martedì 26 febbraio 2013




Lunedì 25.02 – Giornata caratterizzata dall'addio al gruppo spagnolo: alle 13, terminati gli interventi chirurgici, dopo la consegna dei diplomi a coloro che avevano collaborato attivamente (ho sentito parlare di 142 interventi effettuati durante una permanenza di circa un mese), alla clinica Nazareth è calato il silenzio.


Ho potuto così parlare a lungo con Felix, il responsabile in comando, al quale ho posto vari quesiti ottenendo risposte ben argomentate.
Ho chiesto dell'operatività della clinica, del suo bacino di utenza (travalica ampiamente San Rafael), del progetto adozioni a distanza (non si rivolge solo ai bambini), del progetto musica, ma soprattutto ho appreso del progetto microcredito (è coinvolta anche l'italica O.N.G. Unione Volontariato Internazionale per lo Sviluppo e la Pace) e del progetto imperniato sull'ammodernamento delle strutture scolastiche sparpagliate sul territorio.


Il colloquio è avvenuto alla presenza di Carmen, ma non si è reso necessario il suo intervento in qualità di interprete.
Nei prossimi giorni ho chiesto che mi venga sottoposto almeno un progetto a basso impatto economico da valutare.
Quando tutti se ne sono andati ho avuto modo di scambiare opinioni con Carmen, quindi si è fatta viva Ana Cecilia, la ragazzina diventata grande conoscitrice del Nomade; io ho notato che la sella della sua bici era troppo bassa in riferimento alla misura della sua gamba. Lei non avrebbe voluto modificare nulla, ma io sono riuscito a convincerla in modo da ottenere, con lo stesso sforzo, un risultato migliore dalla sua pedalata.


Al momento di pensare alla cena ho avuto bisogno della connessione all'elettricità dopo aver provato a dare motore senza sentirne il rumore; per me è misteriosa questa faccenda perché la batteria che serve il motore non dovrebbe cedere energia a quelle della cellula abitativa, che sono risultate sempre al 100% di carica (stando al display). L'argomento elettrico è un altro talloncino d'Achille al quale non sono e non sarò in condizione di porre rimedio, se non una volta tornato alla madre patria.

Festeggiamenti a San Rafael


Domenica 24.02 – E stata una giornata assolutamente fuori dal normale quella odierna: in mattinata acquisizione di ulteriori informazioni sulle attività dell'Asociacion, sull'operatività della clinica (dispone quotidianamente di un medico generico, un odontoiatra, un analista di laboratorio, mentre al sabato ci sono degli specialisti di Jinotega e Managua per cardiologia, ginecologia, pediatria e per le ecografie), sui medici spagnoli di Quesada Solidaria che domani termineranno il loro periodo qui (3 chirurghi, 1 anestesista, 1 medico di famiglia, 3 infermieri), su quelli che verranno dopo (in marzo gli italiani di Nuova Officina, poi ancora spagnoli e U.S.A. dall'Arizona, mentre per i disabili opera una organizzazione del Nicaragua durante i mesi estivi).


Dal primissimo pomeriggio ho visitato Frate Damiano al quale ho consegnato dei medicinali per il dispensario e dell'abbigliamento (ho alleggerito il Nomade!); 


i suoi impegni parrocchiali hanno poi messo una parentesi nel nostro incontro (è stato divertente trovarmi attorno al Nomade una serie di ragazzine incuriosite che cercavano di parlarmi in inglese), ripreso subito dopo. Siamo però stati raggiunti da una chiamata per partecipare ad un evento organizzato presso la clinica: i ragazzi della scuola di musica (progetto portato avanti con successo) si sono esibiti principalmente per gli spagnoli in partenza.






Lasciata la musica Damiano mi ha accompagnato al santuario e in un terreno soprastante avuto in donazione e reso libero dagli arbusti onde potervi celebrare prossimamente una cerimonia in coincidenza con la ricorrenza del Siervo de Dios Padre Odorico D'Andrea Misionero Franciscano ofm 1916-1990 ( ha operato qui dal 1954!).
Stando con Damiano ho appreso altre informazioni sulla realtà locale e sono stato invitato ad accompagnarlo presso comunità sperdute sia mercoledì che giovedì.
Damiano, penso d'averlo già manifestato, mi piace: gran lavoratore, gran conoscitore dell'area che va dal Guatemala a qui, sviluppatore di una miriade di iniziative in vari settori con stile da imprenditore, accentra su di sé molte responsabilità legate ad un vasto territorio: non c'è nulla che non passi attraverso il suo placet, anche se spesso il suo placet non viene corrisposto esattamente in operatività, e ciò si trasforma in disappunto del tutto umano e comprensibile.
Per certi aspetti mi è venuto da pensare che avrebbe potuto essere qui semplicemente come laico, ma in realtà l'appartenenza all'ordine dei francescani e la tonaca credo diano agevolazioni che senza renderebbero tutto più difficile.


Con il buio sono tornato a sistemarmi per la notte quando, poco dopo le 8 p.m., i medici spagnoli mi hanno sollecitato a raggiungere subito la sede della festa da loro organizzata per tutto il personale della clinica: cena attorno a dei tavoli disposti a U, musica con DJ e poi danze.
Accidenti come ce l'hanno nel sangue la capacità di agitare il loro corpo al suono della musica questi nicaraguensi: tutti indistintamente, dall'esile all'esuberante in peso, sono stati una delizia per i miei occhi da spettatore.
Si, è vero, sono stato spesso richiesto di unirmi agli altri, ma ho preferito sempre evitare, sin tanto che, dopo aver ammirato le movenze delle due cooperanti spagnole (una chirurgo e l'altra infermiera) nell'interpretazione di qualche flamenco, dopo essermi complimentato con loro sono stato cooptato in occasione di un eventuale replay.
Questo non c'è stato, ma la giovane di Granada è alla fine riuscita a tirarmi in ballo su una musica qualsiasi durante la quale credo di aver dato il peggio di me; per fortuna che non ho mai aderito alla opzione del canto (karaoke in spagnolo) se no ne sarei uscito a pezzi.


Il clima è stato gradevole, con l'improvvisazione di un chirurgo dotato di una specie di carboncino atto a modificare i volti di molte persone: 


a questo non ho potuto sottrarmi, anche perché il truccatore ha sostenuto che mi stava ringiovanendo di 30 anni e il pubblico ha sostenuto che così ero diventato più guapo.


Quando ho potuto vedermi sono rimasto orripilato dal risultato, ma ormai era troppo tardi e sono stato dignitosamente al gioco.
La serata non è però finita qui in quanto, lasciato il locale dopo la mezzanotte, buona parte del gruppo si è trasferita nella casa occupata dagli spagnoli; io mi ero già accomiatato ma sono stato ripescato. 


Alla fine è stata improvvisata una paella valenciana in collaborazione fra medici e le cuciniere nicaraguensi specializzate nel cucinare sul fuoco a legna; questa è poi stata consumata al cucchiaio, direttamente dalla pentola. 


Altro particolare non indifferente: quanto bevono tutti quanti: e non solo cerveza locale 4.6% di grado alcolico, ma anche rum mischiato a coca o a gazosa, e le mujer in questo non sono seconde a nessuno!


Mi sono ritirato ben dopo le 2 a.m., ma prima di coricarmi ho dovuto provvedere ad uno shampoo per ripulire i capelli “ringiovaniti”.

domenica 24 febbraio 2013

Rientro a San Rafael


Sabato 23.02 – Oggi Rito è arrivato alle 6 a.m. e poco dopo si è dedicato ad un ultimo particolare riguardante il Nomade: si è trattato di una sciocchezza, ma c'è voluto più tempo del previsto a sistemarla.
Quindi è venuto il momento del conto; sono stato accompagnato in Oficina = ufficio dove il genero ha prontamente stilato a mano la fattura di ben 4.800 Cordoba, cifra importante qui, pari a 200 USD.
Se penso a quanto lavoro è stato eseguito, ai pezzi mandati e tornati da Managua, a quelli cercati con il campione, lì trovati e poi recapitati, al retrotreno smontato, rinforzato e rimontato, a tutte le ulteriori piccolezze sistemate, oltre alla capacità e responsabilità dimostrata da Rito, all'ospitalità concessami nel cortile, devo dire che il conto è stato pari ad un'inezia, tant'è che, tornando sull'argomento avantreno, ho concordato con Rito il tipo di intervento da realizzare e la prossima settimana gli affiderò nuovamente il Nomade in modo che, nello stesso tempo impegnato per la ricopertura dei pneumatici, egli possa sistemare la parte meccanica che mi ha creato le maggiori preoccupazioni da inizio viaggio.
L'allineamento non è invece stato possibile per questioni tecniche dipendenti dall'apparecchiatura che è risultata incompatibile con il Nomade.


Lungo la strada per San Rafael l'apparato frenante ha sempre risposto bene alle sollecitazioni: è incredibile come l'atteggiamento di guida possa cambiare rapidamente appena si ritrova una sicurezza che per tanti chilometri non c'era più stata.


Me la sono presa comoda fermandomi a riprendere alcune immagini fotografiche e a consumare la pausa pranzo; 


all'arrivo a San Rafael ho puntato la chiesa pensando di trovarci Frey Damiano in modo da alleggerirmi dei medicinali e di abbigliamento appositamente selezionato dal mio guardaroba, ma sia la chiesa che la canonica erano chiuse inducendomi a proseguire per Nazareth.


Oggi i medici spagnoli avevano già terminato il loro lavoro ed avevano lasciato la clinica che in queste condizioni mi è sembrata quasi abbandonata; ho allora dialogato con Carmen per programmare la mia settimana entrante con loro, mi sono guardato un po' attorno, sino a che la Brigada è ripassata in serata invitandomi a condividere la cena con loro in un locale di nome Snoopy.


E' stato gradevole conversare con loro, in particolare con la persona che riveste il ruolo del medico di famiglia, avendo facilmente trovato tanti spunti sui quali argomentare, suscitando l'interesse dei nicaraguensi dell'asociacion presenti.
La sorpresa è venuta al ristorante in quanto mi aspettavo di ordinare qualche cosa mentre invece è stato usato il locale per consumare il cibo predisposto dalle cuciniere dell'organizzazione che per l'occasione era rappresentato da due grandi teglie di pizza e da dell'insalata.


Non sono un gran consumatore di pizza nel suolo natio, ma mai avrei pensato di trovarmela di fronte in Nicaragua, paese che, se cerchi di conoscerlo meglio, si rivela ricco di inimmaginabili sfaccettature.
Ad esempio, affrontando temi di un certo spessore con chi è disposto a parlarne, ho ulteriormente indagato su Somoza, i Sandinisti e la realtà di oggi apprendendo quanto segue : l'ex capo sandinista Noriega, sconfitto sul campo dai contras = U.S.A., è oggi il presidente della repubblica avendo ottenuto consensi schiaccianti alle ultime elezioni.
Solo che il sistema di potere messo in atto è più simile ad una dittatura destrorsa che altro. Nel paese c'è chi si lamenta, ma di fatto non esiste un'opposizione perché qui si dice che se la sia comprata con i soldi pubblici.
Il diffuso modesto livello culturale presente nella popolazione consente a qualcuno di detenere il potere in maniera quasi assoluta solo per il fatto che, avendo donato una gallina a famiglia, questo basta ad accontentarla ed a renderla pro, perché comunque è stato dato qualcosa marcando così una differenza con l'atteggiamento tenuto dai predecessori verso i governati.


Ho avuto anche tanti altri ragguagli per me interessanti, ma che non riporto per non tediare chi mi leggerà: quando me ne sono uscito con l'affermazione circa il fatto che ogni paese ha il governo che la gente si merita ho sollevato un certo disappunto in chi mi ascoltava.
Certo è che se l'opposizione uscita dalle elezioni si lascia comprare e svanisce dissolvendosi nel nulla mi sembra che non ci sia più niente da dire.
Oggi è stata proprio una giornata di ampie e varie relazioni dopo le tante trascorse fra le mura del taller (e anche di differente soddisfazione).

Ultimo giorno della sessione Jinotega


Venerdì 22.02 – L'apparato del servofreno è già nelle mani di Rito sin dal suo arrivo in officina avvenuto poco dopo le 6 a.m.: forse entro questa sera potrei muovermi in modo da lasciar spaziare i miei occhi oltre queste mura.
Qui sono state fatte cose utili, anche piccole che non vale la pena citare, perché il Nomade di ferite ne aveva accumulate un bel pò ed a poco erano valsi certi cerotti appiccicati on the road, ma dopo tanti giorni trascorsi in questa città a chiunque verrebbe voglia di lasciarla.
Ho partecipato attivamente al lavoro di Rito fin verso le 11, dopo che ho avuto l'onore di visitare la sua casa in costruzione posta su un angolo della proprietà sulla quale insiste il taller: piano terra, un primo piano, un secondo previsto ma ancora da improntare. L'annata del caffè non è andata troppo bene, il denaro non circola, anche il lavoro di Rito ne ha risentito. Per far andare avanti i lavori in carenza di liquidità è essenziale non cadere fra le braccia delle banche (18% annuo gli interessi richiesti sul capitale dal sistema), perciò questi ora sono temporaneamente sospesi.
Eseguite le mie operazioni al solito internet point, ho trovato un ristorantino normalmente frequentato dai viaggiatori che utilizzano il sistema di trasporto locale dove sfamarmi con l'equivalente di 2,50 USD (il cibo non era tanto diverso da quello di ieri, ma l'ambiente si), poi ho cambiato itinerario per rientrare incrociando un negozio che mi ha consentito di acquisire materia prima per la cena di questa sera.
Alle 2 p.m. ero di nuovo in attività, anche se le idee confuse sul proseguimento dell'avventura hanno contribuito a togliermi verve; poi è arrivato il momento della prova su strada: il Nomade si è arrampicato verso Matagalpa per alcuni chilometri in modo da poter usare i freni nel ritorno, durante la discesa: tutto ok.!
Successivamente, manovrando a passo da lumaca davanti ad un mercao, il freno non ha risposto a dovere mentre il pedale si induriva: sembra la stessa situazione iniziale, quando avevo cominciato a rendermi conto che la frenata presentava problemi in talune situazioni.
Dopo, andando presso un elettrauto per un'altra verifica e quindi nel rientrare al taller, la frenata è stata costante: non so che dire, forse c'è solo ancora un po' d'aria da spurgare, altro in proposito non ho saputo pensare.
Oramai si è fatto tardi per raggiungere San Rafael, lo farò domani dopo aver effettuato anche l'allineamento del quale sento la necessità da tempo, ed ora, con la rotazione dei pneumatici, anche di più.
Dopo aver cucinato, mentre stavo scrivendo, mi son sentito così stanco da preferire interrompere il lavoro e ritirarmi, in un orario assolutamente inusuale per me. 

sabato 23 febbraio 2013

Proseguimento di Pit Stop a Jinotega


Giovedì 21.02 – Stamane ho approfondito la questione inerente ai pneumatici coinvolgendo un gommista il cui taller è poco distante da quello di Rito.
Fra quelli che erano sul tetto ne ho scartato subito uno così ora ne verrebbero ricoperti cinque: in questo modo dovrei essere in grado di acquisire autonomia teorica sino all'Argentina, paese dove la situazione dovrebbe essere più favorevole per le sostituzioni che si renderanno necessarie.


Dopo aver trafficato dentro e fuori la buca è giunto il momento in cui è arrivato il pacchetto contenente il supporto motore, mentre per il servofreno si è reso necessario l'invio a Managua anche della pompa; il che vuol dire che forse per domani sera potrei essere in ordine di marcia.
Verso le 11 ho lasciato casa con l'intento di accedere ad una connessione e poi cercare di fare un minimo di acquisti; ho così appreso attraverso una telefonata by skype con la base operativa che il booster di ricambio non è ancora stato rintracciato.
Ciò mi ha confortato sulla strada intrapresa localmente.
Avendo terminato tardi i miei lavori mi è sembrato opportuno pranzare in città e provvedere agli acquisti successivamente.


Ho consumato un pasto simile a quello dell'altro ieri, esattamente nello stesso luogo, al costo di 105 Cordoba = 4 USD, quindi mi sono guardato attorno percorrendo le vie della città senza trovare nulla di attraente e pertanto ho ripreso la via del ritorno, che è tutta in salita.
Perciò non ho acquistato la tanica dell'acqua per evitare di sovraccaricarmi, a parte che non ho visto rivendite di tale prodotto: inoltre l'offerta di frutta e verdura sulle bancarelle era così modesta da rendere limitate le scelte.


Rientrato a casa ho trovato il supporto motore già adattato e montato; invece circa l'irrobustimento dell'avantreno Rito mi ha riferito che le sue pensate non sono realizzabili.
Ho discusso su altre alternative ma, per un motivo o per l'altro, con le risorse disponibili qui sembra di essere in un cul de sac.
Per far scorrere il lavoro delle sostituzioni di cerchi e pneumatici ho fatto la spola da qui al gommista facendo rotolare lungo la strada i copertoni, esattamente come facevano i ragazzini in Europa nel primo dopoguerra a mo di gioco, e come ho visto fare nei tempi attuali in Africa.


Poi sono stato raggiunto sul cellulare di Rito da una chiamata di Carmen tendente a sapere come stavano procedendo le cose: non me l'aspettavo perciò ho maggiormente gradito l'interessamento dell'asociacion materializzatosi attraverso la sua voce.
A fine giornata Rito ha iniziato a saldare il cerchio che non aveva più tenuta; ho capito perché perdeva aria, c'era una crepa piuttosto lunga alla quale in Arizona avevano posto rimedio inserendo una camera d'aria, mentre con il lavoro attuale il cerchio, che comunque continuerò ad utilizzare per la ruota di scorta, dovrebbe diventare sicuro come prima.


Ho appreso che in questa nazione la ricopertura dei pneumatici risulta più costosa che altrove: domani ne saprò di più.
Fra una saldatura e l'altra, a fronte di un piccolo argomento da me introdotto, Rito si è lanciato in un lungo discorso molto articolato e complesso per cui si è visto costretto a lasciare l'officina oltre alle 7 p.m., quando normalmente ciò accade attorno alle 6 p.m..
Per la sera cena “francescana”, imbastita con le poche scorte delle quali il Nomade è rimasto dotato.

venerdì 22 febbraio 2013

Gente di Jinotega


Mercoledì 20.02 – Rito, a inizio giornata, mi ha presentato un suo vicino di casa, Luis, il quale, ancora prima di visitare il Nomade, mi aveva già invitato a prendere un caffè nel suo bar.


E così, verso le 10.30, proprio quando da Managua stavano arrivando le prime notizie sulle parti di ricambio, Luis mi ha prelevato portandomi in centro dove lui si occupa di una panaderia e di un caffè siti nello stesso luogo dell'abitazione.



Abbiamo conversato a lungo, anche con la moglie quando ha fatto una fugace apparenza, e, dopo aver ripreso alcune immagini, sono stato riaccompagnato al Taller.



Tutti restano sbasiti nel sentire che ho percorso tanta strada da solo, preoccupati dall'aspetto della sicurezza personale; d'altronde, se corrisponde a verità il fatto che il Nicaragua è oggi un paese tranquillo, il più sicuro fra quelli del Centro America, c'è da chiedersi perché ci sono inferriate e filo spinato a doppio cerchio dappertutto, così come gli uomini della seguridad privata schierati un po' ovunque. La risposta di Luis a proposito di Jinotega è stata la seguente: pur essendo una città tranquilla, è preferibile non trascurare i sistemi anti intrusione.


Al Taller ho poi deciso di verificare i medicinali che ho trasportato prima di consegnarli, mentre dopo la pausa pranzo mi sono deciso a salire sul tetto per liberarlo dei pneumatici.
Ho preferito tenere solo quelli in migliori condizioni, due su quattro, di montarne anteriormente due a 8 tele provenienti dal garage, già usati in Africa ed in buone condizioni, sostituendo un posteriore con un altro fra i migliori a disposizione, in modo da pensare ad una eventuale ricopertura di quelli più integri. In ogni caso, anche il treno di gomme attualmente in uso, così come il precedente, non durerà più di 25.000 km.: ora ne ha precorsi oltre 19.000 ed un paio è meglio fermarli già adesso, quindi è sicuramente arrivata l'ora di pensare alla ricopertura in tempi ristretti.
Quando mi sono reso conto che per oggi Rito non avrebbe dedicato altro tempo al Nomade, allora mi sono deciso a cercare una connessione, trovata abbastanza vicino all'officina.
Sia Bambini nel Deserto, attraverso il suo Presidente, che la Brigata Medica, hanno voluto ringraziarmi per il lavoro svolto attraverso emails; domani, anche se il lavoro in corso lascia ben sperare per il proseguimento del viaggio, penso che svolgerò comunque un'indagine tendente a identificare eventuali porti di imbarco verso l'Europa.


Ho anche avuto modo di esaminare le info lasciatemi da Stefan, in particolare quelle inerenti ad una coppia francese, Nat et Jean, che dal 09.11.2011 hanno iniziato a percorrere il Chile e l'Argentina sino al 05.03.2012, toccando Ushuaia il 08.01.12 e la penisola di Valdes il 16.02.12, per poi passare in Uruguay il 06.03, in Brasile il 24.03, ancora in Argentina il 26.05, in Paraguay il 01.06, in Argentina il 03.06, in Chile il 21.06, in Bolivia il 28.06, in Argentina il 01.07, in Bolivia il 10.07, in Peru il 12.08, in Ecuador il 18.09 e in Colombia il 05.10, il tutto in poco più di un anno, sino al 21.11.2012.
Da lì hanno proseguito per San Blas e Panama sino al 05.12, Costa Rica sino al 30.12, Nicaragua sino al 03.01, passaggio in Honduras per entrare in El Salvador il 04.01; le info finiscono lì, ma credo che ora stiano percorrendo strade in Mexico.


Al momento non ho le idee per niente chiare, ma appena tornerò a San Rafael valuterò con attenzione ogni possibile opzione.
In serata, con un forte vento che scuoteva il Nomade al riparo sotto una tettoia, mi sono guardato un altro film: Il solista.
E' stato come vederlo per la prima volta per quanto non me lo ricordassi; mi è sembrato un remake di storie simili già raccontate, anche se il segnale forte che rimane è quello circa il fatto che più che le medicine, in certe situazioni di disagio consolidato, valgono i rapporti umani, l'amicizia che si riesce a scambiarsi.

giovedì 21 febbraio 2013

Pit Stop a Jinotega



Martedì 19.02 – E' stata una notte buona quella appena andata; stamane la connessione risulta migliore, forse per le condizioni meteo mutate al bello dopo la pioggerella di ieri sera.
Nell'attesa del meccanico sono stato cercato da Carmen per raggiungere Felix: questi aveva preso un appuntamento con un meccanico più esperto e più organizzato di Chaco giù in città, a Jinotega, dove lui risiede.
Mi sono così mosso subito in compagnia di Carmen che mi agevolerà come interprete, senza aver capito che anche Felix ci stava precedendo con la sua auto.
Lungo il percorso ho chiesto informazioni sulla guerra avvenuta fra i sandinisti e l'esercito regolare prima, poi con i contras, questi ultimi ben dotati di materiali e tecnologia fornita dagli U.S.A..
Dopo una decina d'anni pare che più nessuno avesse voglia di combattere così, sotto la presidenza di una donna, Violeta, le cose iniziarono a ricomporsi.
Nessuno però, ancora oggi, ha voglia di parlare di quei tempi, e lo comprendo in quanto la guerra è stata una guerra fratricida.
Questo Paese che da poco tempo è frequentato da qualche turista, è sviluppato esclusivamente lungo la costa del Pacifico, ma è verso il Caribe che si trovano territori quasi disabitati, difficilissimi da raggiungere, praticamente natura vergine allo stato puro.


Giunto in città è stato semplice trovare il Talleres Unidos dove ho conosciuto Rito Emilio Contreras, una persona non più giovane e con un bel modo di fare. Dopo le spiegazioni del caso Felix e Carmen si sono allontanati dedicandosi ai loro interessi mentre io sono rimasto a tiro di Rito che subito si è messo al lavoro.




Era da Oaxaca Mexico che non mi capitava di trovare una officina meccanica al coperto e dotata di una ampia fossa sopra la quale sistemare un veicolo come il Nomade onde rendere agevole il lavoro al meccanico.


In poco tempo è stato confermato essere il booster il problema ed una volta smontato si è potuto vedere una piccola falla che probabilmente gli stava impedendo di lavorare come si deve; speranzoso di trovare un ricambio adattabile Rito è partito per tornare più tardi con la notizia che mi aspettavo: missione impossibile!


Ora il gioco si sposterà a Managua, la capitale, distante circa 150 km. da Jinotega; dopo aver ragionato sul come fare per spedire giù ad un corrispondente sia il booster per una revisione che il supporto del cambio da trovare nuovo e adattabile, in attesa di prendere una decisione in merito, Felix è passato a prelevarmi per comar assieme: si è trattato di una gustosa pausa pranzo a base di arroz = riso, Judias = fagioli, cerdo = maiale, patatas = patate e queso = formaggio.
Dopo io sono rientrato al taller, dove dovrò restare almeno due notti, mentre lui e Carmen se ne sono tornati all'asociacion.


Rito non si è fermato mai, andando avanti secondo l'elenco da me predisposto, trovando anche un problema al silenziatore; ogni tanto sono sceso nella buca ed è così che, sempre per cercare soluzioni al sovrappeso, si è stabilito di smontare l'asse posteriore incurvato per rimetterlo in linea e possibilmente rinforzarlo, mentre per l'avantreno abbiamo parlato di spessori e di sostituzione delle molle con altre più rigide.


Alla fine sono riuscito a sporcarmi le mani per bene anche questa volta, come sempre quando il Nomade si ferma per un pit stop.
Collegato il Nomade alla corrente esterna, ho pensato che trascorrerò una serata a bordo, anche per evitare di imbattermi nel perro de guardia (cane da guardia) che dopo una certa ora viene liberato dalla catena in modo da fare il suo lavoro.


Non voglio farmi illusioni, ma Rito è convinto che la revisione del booster sarà effettuata a regola d'arte e che un supporto motore adattabile sarà possibile trovarlo: se poi veramente si riuscirà ad irrobustire l'asse posteriore e ad alzare l'avantreno di quel tanto che sarà possibile, chi lo fermerà più il vecchio Nomade?


Dopo aver aperto il file “film”, fra le varie opzioni mi sono trovato a klikkare su “Il giardino dei limoni”, film che avevo gradito vedere in prima visione e che ora ho rivisto molto volentieri: una storia vera, raccontata senza sbavature, essenziale e pulita, dove, attraverso le vicende del limoneto, vengono sviluppati i sentimenti della austera donna palestinese e quelli più mondani della donna ebrea, trovandovi un punto d'incontro invece impossibile da trovarsi nel modo di sentire dei maschi di quei territori (faida che perdura da oltre 2.000 anni!).

martedì 19 febbraio 2013

Obbiettivo San Rafael del Norte raggiunto: consegnato materiale per conto di Bambini nel Deserto


Lunedì 18.02 – Dopo le ultime notti ce ne voleva proprio una non disturbata dai rumori; l'unico che si è sentito è stato quello del vento, a tratti così forte da far ballare il Nomade.
Il fatto di avere a disposizione la connessione del collegio mi ha consentito di dare subito seguito ad alcune emails riguardanti rogne italiche mentre sul piazzale era in corso una cerimonia nell'ambito della quale le varie classi maschili e femminili erano ordinatamente schierate: a un certo punto alcuni ragazzi hanno espresso davanti al microfono dei loro pensieri che mi sono sembrati molto incentrati sulla loro patria.



Su questo argomento colgo l'occasione per aprire una piccola parentesi: è da quando sono entrato in Belize che colgo affermazioni, cartelli, atteggiamenti fortemente inneggianti al proprio paese, dal taglio spiccatamente nazionalistico.
Proprio oggi ho ricevuto notizie dalla persona che mi aveva aiutato a Puerto Quetzales; leggendole ho ritrovato questa stessa vena che qui riporto parzialmente: “Le cuento que soy Oficial de Ejercito de Guatemala con el grado militar de Mayor de Infanteria (jubilado o sea en retiro).
Tambien le se decir que estos del servicio al projimo viene de casa (de mi familia), de las escuelas donde estudie, incluyendo las militares y propiamente del glorioso Ejercito de Guatemala”.
Per le mie convinzioni il filone del nazionalismo non fa presa su di me, anzi, me lo fanno sentire come foriero di nulla di buono; specialmente più le nazioni sono piccole ed i loro confini sono così ravvicinati!
Oggi non era giornata da muoversi troppo in fretta, ma non pensavo certo di essere su strada soltanto verso le 10!


Il percorso da coprire è stato breve e ricco di bei panorami; 



la strada si è inerpicata solo sull'ultimo tratto ed il Nomade è riuscito a raggiungere l'indirizzo della Asociaciòn Nazareth Nicaragua senza problema alcuno.




Gli ambiti antro i quali l'associazione si da da fare sono: “desarollo productivo, medio ambiente, infraecstructuras sociales, salud, educaciçn, cultura, deportes, derechos humanos”.



Appena arrivato ho conosciuto Carmen, una giovane graziosa con una buona conoscenza del nostro idioma reso affascinante dalla cadenza ispanica: 



è stata nel sud dell'Italia tempo fa in ordine alla collaborazione della associazione per la quale opera con le Brigate Mediche Internazionali, entro le quali una italiana ha operato l'hanno scorso qui.





Mi è stata riservata un'ottima accoglienza; subito sono stato portato a conoscere la struttura e le persone che vi lavorano, a partire dal responsabile di nome Felix.



Mentre stavo prendendo accordi per la consegna del materiale ho conosciuto Rodolfo, uno degli otto componenti la Brigata Medica Andalusa che completerà la propria opera qui a fine mese: 



con la calorosa cordialità che contraddistingue l'Andaluso, sono stato subito invitato a condividere la comida nella casa dove abitano, dopo la sessione degli interventi chirurgici ancora in corso.
La mattinata è volata, ed anche il primo pomeriggio visto che l'equipe medica è solita fare pausa pranzo verso le 15!
Prima di allora ho provveduto a far scendere dal tetto il materiale che vi avevo stipato, predisponendo quello contenuto nel garage alla successiva consegna, liberando la bici da dove è rimasta per mesi, con lo scopo di lasciarla all'associazione che probabilmente la venderà per realizzare denaro utile a mantenersi.
Purtroppo alcune confezioni non avevano retto lo stress dato dal viaggiare parzialmente esposte, ma la maggior parte di esse è arrivata in buone condizioni.
Durante il tempo trascorso con gli Andalusi attorno al tavolo le condizioni climatiche hanno iniziato a modificarsi sino a virare in pioggerella microscopica con relativo calo della temperatura: penso proprio che questa notte rimetterò in funzione il piumino Ikea livello termico 01 anche perché, in ogni caso, qui la quota è di 1.200 m.s.l.m..
Ritornato alla sede dell'associazione ho trovato ad attendermi Frey Damiano, un francescano di Assisi, poco più datato di me, operativo fra Guatemala e Nicaragua da una mezza vita. 






Persona concreta ed essenziale, promotore dell'associazione assieme ad altri, ha partecipato alle operazioni di consegna assieme a Felix e a Carmen mentre vari fruitori dei servizi della clinica osservavano incuriositi la “casa ambulante”, come è venuto spontaneo chiamarla alla gente presente in loco.







Già in mattinata molti l'avevano visitata restandone impressionati, ma la persona che più se ne è interessata è stata una ragazina, dodici anni max., figlia della responsabile della lavanderia, venuta a bordo in più occasioni; mi parlava ed io non tutto capivo, eppure quando ci sono state altre persone in visita è stata lei a spiegare loro ciò che stavo dicendo.




Prima di concludere la giornata operativa Damiano ha voluto accompagnarmi da un meccanico per accertarsi se costui sarà in grado di svolgere il lavoro essenziale al proseguimento del viaggio, quello riguardante l'apparato frenante. 
Ciaco ha detto sì e domani mattina dovrebbe iniziare ad occuparsene.
Quindi, a bordo del Toyota pick-up del frate sono stato accompagnato in un santuario poco lontano, in una zona dove la gente vive in case di legno e lamiera senza servizi igienici, appena fuori San Rafael, in un'area nella quale ha imperversato la guerra civile.
Il Santuario è molto visitato da nicaraguensi che vengono anche da lontano perché è il luogo dove è sepolto un frate francescano abruzzese che ha operato in questa zona per tutta la vita facendo molto per i suoi abitanti tanto da essere passato da Beato a Santo: il suo nome era Odorico, se non ricordo male.



Damiano mi ha fatto visitare alcune sue realizzazioni: il museo riguardante Odorico, il museo archeologico dove sono esposti pezzi di valore da lui recuperati dalle mani delle popolazioni che vivono sperdute sulle montagne. 



In particolare sono rimasto colpito da una statuetta in terracotta risalente all'epoca classica (VII-IX secolo ), senza mani e piedi perché usata come giocattolo dai bambini! 

Ho visto pezzi che dovrebbero essere catalogati da specialisti e stare protetti in un museo, invece si trovano esposti in una bacheca o addirittura a portata di mano, che è sempre meglio che tornare polvere, cosa che sarebbe già accaduta se non ci fosse stato l'impegno di questo giovanile italico francescano.



Parlando con lui ho appreso informazioni su come funziona la famiglia, sullo sviluppo del posto iniziato dopo la fine della guerriglia, sulle coltivazioni e le loro dimensioni (esistono alcuni latifondisti in zona, il cui conto in banca è pingue ma le loro case si presentano miserevoli come quelle dei non abbienti), sul sistema sanitario nazionale e sulla tassazione, esistente più sulla carta che effettiva a causa dell'alto tasso di evasione fiscale al quale il governo sopperisce con tasse sui prodotti, come sul caffè, ad esempio.
Ci rivedremo domani e forse nei prossimi giorni potrò accompagnarlo a visitare uno di quei posti sperduti su per le montagne dei quali mi ha già palato.
Poi ho dialogato su vari argomenti con Carmen prima di ritirarmi con la sensazione che un tassello importante di questo viaggio ha trovato la sua definitiva collocazione: per il Nomade staremo a vedere.

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