sabato 3 novembre 2018

4 novembre 1966 - 4 novembre 2018: breve racconto di un Angelo del Fango.

Sarà stato casuale, ma da allora io ho serbato un ricordo vivo circa la mia partecipazione a quanto accaduto nel Nord Italia all'inizio di novembre del 1966.


Ero un ragazzo di vent'anni e vestivo l'uniforme perché allora questa era la regola.
Avevo partecipato al 43° corso AUC (Allievi Ufficiali di Complemento) ad Ascoli Piceno e successivamente fui destinato - in qualità di Sergente AUC - al 67° Reggimento Fanteria Legnano di stanza alle porte di Verona.

Nel tardo pomeriggio del giorno 2 di novembre 1966 fui mandato in missione straordinaria ed urgente a Pordenone a bordo di uno dei tre o quattro C.M. (camion medio) caricati di viveri destinati a quell'area d'Italia dove le piogge e le esondazioni erano avvenute per prime. 
Fu un viaggio complicato perché molte strade non erano percorribili e molti ponti erano già impraticabili.
Giunti a destinazione nel cuore della notte, scaricati i materiali, il piccolo convoglio invertì immediatamente la marcia per tornare alla base: alla fine tutti eravamo stanchi e provati tanto che ci fu concesso la parte residua del giorno tre di novembre per riposare e recuperare energie.
Grande fu la sorpresa quando il giorno 4 - all'ora del rancio - la tromba chiamò un'adunata generale: il motivo non era lo scoppio di una guerra bensì il disastro provocato dai fenomeni atmosferici a Firenze.


Fu annunciato di prepararci in assetto da battaglia per raggiungere la caserma dei Lupi di Toscana con base a Scandicci dove ci saremmo trattenuti tutto il tempo necessario per portare soccorso alla città di Firenze massacrata dall'esondazione dell'Arno.
Nel tardo pomeriggio la colonna era pronta ed in ordine di marcia: secondo le regole militari allora vigenti si viaggiò a 30 km/ora sino a destinazione.

Fu così che, casualmente, secondo il film uscito nel 2003 con la regia di Marco Tullio Giordana dal titolo "La meglio gioventù", mi ritrovai in quel racconto limitatamente alla parte inerente ai cosi chiamati "Angeli del Fango".


Ricordo turni inumani di 12 ore dalle 6 o 8 di sera sino alle 6 o 8 del mattino con un breve intervallo per una bevanda calda verso le 2 o 3 di notte, eseguiti inizialmente con indumenti inadatti e senza alcun strumento di lavoro adeguato alla bisogna: nel frattempo la devastazione aveva portato via 35 (dico trentacinque) vite lungo il corso del fiume.

Il Comando Generale alla fine mi gratificò con un Encomio Semplice, ma non fu certo per ottenere quel riconoscimento che mi dedicai con abnegazione al compito per il quale ero stato scelto: si trattò di lavorare ogni giorno in un luogo diverso al comando di una squadra di una decina di ragazzi miei coetanei, assecondando le esigenze della popolazione, in un ambiente non sempre amico, spesso al freddo.

Come poi il decorso della mia vita mi insegnò: nulla è per sempre!
Dopo oltre un mese, anche se acciaccato dalla prova, si tornò alla base.
Oramai mancava poco alla nomina a Sotto Tenente di Complemento, nomina che arrivò verso la fine di quello stesso anno e che mi portò all'11° Reggimento Fanteria Casale nei primi giorni del 1967, località dove terminai la "carriera" militare nel successivo mese di luglio.


Recentemente sono tornato a Firenze per trovare qualche traccia di ciò che era accaduto allora: con l'aiuto di gente del posto alla quale chiedevo informazioni alla fine ci sono riuscito!


E' molto triste per me osservare oggi ciò che sta accadendo ovunque lungo la penisola: chissà se i giovani attuali si troveranno pronti a fare qualcosa sporcandosi le mani e mettendo se stessi al servizio di chi è rimasto, spesso ingiustamente, coinvolto nella tragedia.