martedì 8 agosto 2017

Dopo il rientro dal Senegal e nel frastuono generato dalle "informazioni quotidiane"



Carissimi africani vicini e lontani, come va?
Qui è l'Europa che vi parla! Da Bruxelles, avete presente? La città dove ha sede il nostro onorevole
parlamento unitario.

Pensate che proprio da qui giusto un secolo e mezzo fa ci si divertiva a farvi lavorare gratis nelle piantagioni e nelle miniere per la maggior ricchezza di re Leopoldo, ve lo ricordate? O non ne siete neppure informati?








Però dai, ragazzi, noi ci si conosceva già da parecchio prima: quando tutti insieme - inglesi, olandesi, portoghesi, spagnoli etc, abbiamo messo in catene 12 milioni di voi per vendervi in America.
Che bel business! Certo, un business d'altri tempi, pazienza: si sa che tutto è impermanente a questo mondo!
D'accordo, un paio di milioni ci sono rimasti durante la navigazione, ma insomma, si trattò di danni collaterali, tutto previsto nell'indice di rischio assunto dagli armatori delle navi: su quel lucrosissimo commercio triangolare abbiamo costruito la nostra rivoluzione industriale, quella che voi non avete avuto, quella che ha dato il via agli odierni cambiamenti climatici che invece avete
anche voi grazie alla nostra magnanimità.





Poi però portarvi di là in catene non è stato più così lucroso a causa dei costi del trasporto - anche se, a onor del vero, di cibo non ne consumavate per niente - e allora abbiamo pensato di prendere direttamente le vostre terre, perché abbiamo scoperto che erano piene di roba che ci poteva essere utile.

I francesi hanno iniziato dal nord e gli inglesi da sud, un po' di stragi a schioppettate ed è diventato tutto roba nostra.
Anche i belgi, si diceva, si sono dati da fare, pensate che a un certo punto il loro impero era composto al 98 per cento di terre africane.
Spagnoli, portoghesi e olandesi hanno pizzicato qua e la, poi si sono mossi i tedeschi ed infine gli italiani: insomma, dopo un po' non c'era più un fazzoletto di continente che fosse vostro, aha aha aha, le stesse risate che qualcuno ha fatto recentemente in Italia ai tempi dei terremoti al solo pensiero del business della ricostruzione.









A proposito degli italiani, come sempre sono arrivati ultimi, però si sono rifatti con il record di prima nazione al mondo che ha usato i gas sui civili: a un certo punto donne e bambini si ritrovavano dentro una nuvola di iprite e morivano a migliaia tra orrendi spasmi.

«Mica vorranno che gli buttiamo giù confetti», disse il generale De Bono, un sano esempio di “italiani brava gente”: ma che simpatico burlone.
Il bello è che chi si trovava nei dintorni moriva anche una settimana dopo, il corpo pieno di devastanti piaghe, per aver bevuto l'acqua dei laghi satura di veleno: che "fresconi" che siete stati a non accorgervene.





Finito il colonialismo - ormai vi avevamo rubato quasi tutto, dai diamanti agli obelischi passando dalle antiche pergamene amhare - non è che ci andasse proprio di levare le tende.

E' stato allora che abbiamo messo in pratica un'altra grande furbata che voi non avete capito: si è trattato di un gioco da ragazzi!
Abbiamo semplicemente continuato a controllare la vostra politica e la vostra economia riempiendo d'armi i dittatori da noi scelti per stipulare democraticamente dei contratti di fornitura della vostra roba a condizioni a noi più favorevoli senza nemmeno mettere in atto il controllo qualità sulle forniture; ovviamente volevamo solo quella roba che ci serviva in Europa, devastando i vostri territori e imponendo le nostre multinazionali per quello che abbiamo deciso dovesse essere il vostro sviluppo.






Voi siete proprio degli irriducibili creduloni; ci siete cascati ancora e noi ci siamo visti costretti a giocare lo stesso gioco per divertirci così per un altro mezzo secolo.
Per certi aspetti ricordate i “First Nations” americani: là erano bastate quattro perline e un po' di “medicine” molto alcoliche a farli giocare con noi.
Forse è stato un po più difficile, ma mica poi tanto, dalle parti della Nuova Zelanda e dell'Australia con quegli zucconi dei Maori e degli Aussies.









Se poi uno dei dittatori delle nostre scuderie create su misura per voi si montava un po' la testa e pensava di fare da solo, niente di grave: noi siamo sempre stati previdenti ed avevamo il ricambio pronto in poche ore, dopo aver bombardato un po' di città e aver rifornito di cannoni le milizie che ci stavano diventando simpatiche per massacrare quelle che ci stavano diventando antipatiche.









Del resto, voi ci dovete capire, da qualche parte le mitragliatrici o i carri armati e le mine antiuomo che produciamo li dobbiamo pure piazzare: purtroppo qui in Europa siamo in pace da settant'anni e mica possiamo rinunciare a un settore così florido. 

Negli ultimi venti-trent'anni poi abbiamo creato un modello nuovo che si chiama iper-consumismo e globalizzazione, una invenzione intelligente che si può esportare ovunque sotto le mentite spoglie della “democrazia”.









E' stato solo allora che ci siamo resi conto che l'Africa era perfetta per piazzare tutto quello che noi non volevamo più perché noi dobbiamo sempre essere i primi a possedere roba nuova e con più funzioni, così abbiamo trasformato il porto di Lomé in un immenso centro di svendita dei nostri vecchi telefonini e delle nostre vecchie tivù, tanto voi “bamboccioni” vi comprate tutto pur di cercare di essere come noi. 













Già che c'eravamo, abbiamo usato i vostri Paesi come discarica dei nostri prodotti elettronici ormai esausti, quelli che nemmeno voi avreste potuto usare.

Pensate che curiosa la vita di una nostra diavoleria digitale: inizia grazie al “coltan” per estrarre il quale vi ammazzate nelle vostre miniere e finisce bruciando tra gas cancerogeni nelle vostre discariche.
Ma in mezzo ci siamo noi che intanto ci siamo divertiti o magari abbiamo scritto dei posts come questo.








Nel frattempo, con l'avvento del cosiddetto “socialismo di mercato”, si sono presentati da voi anche altri interlocutori: gente assolutamente priva di scrupoli nei vostri confronti, mica come noi!

Insomma, ragazzi, siete nel liquame fino al collo e ci siete da tre-quattrocento anni, ma a noi di avere avuto qualche ruolo in questa situazione non importa proprio niente, non abbiamo voglia di pensarci perché abbiamo ben altro a cui pensare, altro da fare. 

Negli ultimi tempi poi, con questa storia dei televisori, dei computers e delle parabole satellitari, purtroppo siete cascati in un altro increscioso equivoco: vi siete messi in testa che qui in Europa si sta meglio che da voi!

Ma come ragionate? Come fa a venirvi in mente che vivere in una casa con l'acqua corrente e l'elettricità sia meglio di stare in mezzo al fango e tra quattro pareti di lamiera ondulata?
Siete proprio delle strane creature!










Anche questa cosa che avere un ospedale è meglio che morire di parto, o che uscire di casa a prendere un autobus sia meglio che uscire di casa e prendere una mina, o che mangiare tre volte al giorno sia meglio che morire di dissenteria per malnutrizione, ma che noia, mamma mia!

Così alcuni di voi, di solito i più “zarri”, hanno iniziato a lasciare la baracca e le bombe per attraversare prima il deserto e poi il mare per venire qui a rompere gli “zebedei” a noi, proprio a noi che cerchiamo da un sacco di tempo di aiutarvi a casa vostra! 











Proprio non siete mai contenti! Vi stiamo anche facendo arrivare tutte le nostre vecchie carrette dotate di motori senza elettronica, quelli a “euro meno di zero”, e voi è così che ci ripagate?

D'accordo, quelli che lo fanno alla fine sono poche decine di migliaia rispetto a oltre un miliardo e duecento milioni o giù di lì di quanti siete voi, perché non a tutti piace l'idea di restare “insabbiato” o con i polmoni pieni d'acqua salata.

I migranti sono pochini anche rispetto a noi, che siamo mezzo miliardo; ma insomma, ve lo dobbiamo ripetere? I migranti ci stanno sugli “zebedei” lo stesso e quindi non li vogliamo, perciò abbiamo deciso che devono tornare al loro posto, il posto da dove provengono, anche se lì c'è la guerra, la fame, la malaria e tutto il resto di quelle cose lì.








Tanto più che quelli che vengono qui mica stanno sempre bene, alcuni hanno pure la scabbia, e a noi non è che ci interessa perché hanno la scabbia, ci interessa che non vengano qui e basta, è chiaro?  O siete proprio così testoni!

Concludendo, con tutta l'amicizia e senza nessun razzismo - ci mancherebbe, noi non siamo razzisti - dovreste gentilmente stare fuori dai nostri “zebedei” e vivere tutta la vita nell'inferno che vi abbiamo creato.







Ma se farete i bravi, un lavoro in un cantiere di Addis o in una miniera di Mbomou per due dollari al giorno potete anche trovarlo, con un po' di fortuna, purché naturalmente a quella cifra lavoriate dieci ore dal lunedì al sabato a chiamata giornaliera, e non diciate troppo in giro quanta gente ci schiatta ogni giorno. 
Per i minori proponiamo altre tariffe, tanto quelli hanno meno esigenze per via dell'età.

Se poi trasportate sacchi anche la domenica “full time” non si potrà mai dire che non siamo generosi, vi daremo qualcosa di più, così magari tra un po' potrete comprarvi un altro nostro televisore di scarto.

Però - mi raccomando - da usare lì, nella baracca piena di deiezioni di capra in cui vivete.

Contenti?








Scritto a quattro mani con Severino, uno che di Africa ne sa certamente più di me! Appositamente il tono utilizzato e semi serio variante sul serio: scelta effettuata per cercare di evitare di versare troppo lacrime.