lunedì 6 maggio 2013

Zeebrugge - Paderno Franciacorta


Dal 22 al 26 aprile

Dopo un volo tranquillo, una volta giunto in Italia alla fine di marzo ho avuto modo di trascorrere una settimana a Milano, quindi quindici giorni a Sestri senza alcuna voglia di calarmi nel ruolo dismesso circa un anno addietro, anche se non ho potuto trattenermi dal raccogliere gli agrumi maturati già da tempo negli intervalli fra un acquazzone e l'altro.


L'attesa della nave non è andata delusa: è così arrivato il momento di muoversi per andare a ritirare la parte meccanica del Nomade  sbarcata a Zeebrugge sabato giorno 20.


Tutto ha funzionato perfettamente sino al Terminal dove un donnone fiammingo si è occupato della mia pratica senza che io riuscissi troppo a comprenderlo.
Solo quando costei è uscita a verificare il veicolo, accortasi della targa italica, è diventata molto più simpatica rivolgendosi a me in italiano, lingua che ha iniziato a studiare durante gli ultimi soggiorni estivi nel nostro paese, dopo essersene innamorata avendolo scoperto incantevole.


Verso le 15.30 il Nomade ha lasciato Zeebrugge in uno stato di guidabilità molto precaria; purtroppo non è stato possibile trovare un'assistenza meccanica lungo il percorso che è diventato quasi subito di tipo autostradale.
Dopo 350 km. è avvenuta la sosta per trascorrere la notte;  appena ripresa la marcia il mattino seguente è avvenuto ciò che mi auguravo non dovesse avvenire. 


Esattamente ciò che i sogni premonitori avevano in qualche modo preannunciato e che percepivo già dal mio rientro in patria si è avverato in un momento, alle 8.15: la causa è stato l'impatto con la ruota anteriore destra in uno sperone di asfalto che ha  scatenato l'inferno!
Fumo a bordo e odore di bruciato, sbandamento dell'avantreno controllato a fatica.
L'autostrada a tre corsie è priva di quella di emergenza; fortunatamente sono riuscito ad infilarmi nell'unica piazzola disponibile a latere per controllare la situazione: pneumatico fresato centralmente nell'impatto con la giuntura della parte posteriore del passaruota, ruota rimasta decentrata fuori asse.


Mi sono rivolto all'assistenza stradale fornita dalla copertura assicurativa; dopo una attesa di circa due ore è arrivato un bel camion MAN a caricarmi per poi depositarmi presso un Fiat Service alla periferia della cittadina di Mayen, a venti km. da Koblenz.


Quando il meccanico ha controllato è emerso che la barra trapezoidale era uscita dalla sua sede a causa dello svitamento e perdita del dado di fissaggio: colpevole il rollio della nave? Vai a saperlo, forse il meccanico di David – Panama si sarà sentito fischiare nelle orecchie!


Pensavo peggio ed ho così sperato di poter riprendere a viaggiare nel giro di poco, ma la precisione teutonica ha imposto la sistemazione dell'avaria ricorrendo a pezzi originali (rondelle e dadi) che sono poi arrivati da Francoforte il mattino successivo.
Il telaio presentava una lacerazione che si sarebbe dovuta saldare, ma qui l'operazione non è possibile: ad ognuno il proprio mestiere, la farai in Italia, mi ha detto nel suo inglese addirittura più povero del mio!


Il giorno seguente sono stato in grado di ripartire verso le 14 ed il veicolo era tornato guidabile in maniera quasi inaspettata.


Dopo aver condotto per quasi 500 km. ho deciso di utilizzare l'ultima area autostradale possibile per la sosta in quanto poi la viabilità sarebbe diventata ordinaria: così mi sono fermato con una bella luna piena poco prima di Kempten, nella zona del castello di Ludwing, una delle prime mete raggiunte fra il 1990 ed il 1991in motorhome, quando correvano altri tempi, quelli in cui a bordo viaggiava una famiglia intera.


Pur trovandomi un po' in quota e con montagne innevate tutto attorno il clima trovato era più mite che nei giorni precedenti, quasi dolce come sicuramente sarà quello che troverò valicando le Alpi.
Appena sceso ho però constatato un notevole disassamento fra le due ruote anteriori: strano, visto il lavoro appena eseguito e la buona guidabilità del veicolo. Tanto è bastato a indurmi a pensare che il resto del viaggio sarebbe stato a rischio costante.


Il mattino seguente, prima di dare motore, ho voluto rilevare con delle misurazioni la situazione, in modo da poterla tenere sotto controllo ad ogni sosta.





Da Kempten la strada va via via stringendosi sino a scalare il Fernpass, disceso il quale si costeggia il fiume sino a raggiungere Innsbruck: qui ho effettuato una pausa caffè e rifornito il serbatoio con gasolio a buon mercato; quindi ho ripetuto le misurazioni constatando che la situazione era rimasta quella della sera precedente: ma come è possibile che la guidabilità risulti così buona correndo in questo stato? Ho cominciato a pensare al telaio!




La giornata era splendida, la corona di montagne che ha consentito ad Innsbruck di essere sede di Olimpiadi invernali si presentava in forma smagliante, le abetaie al di sotto della linea dell'innevamento producevano un forte contrasto cromatico ed in me un grande senso di appagamento.
Ora tocca al Brennerpass, mi sono detto, ed il Nomade lo ha affrontato con tutto il brio possibile raggiungendo il confine prima di mezzogiorno: da adesso un eventuale soccorso potrà essere richiesto in madre lingua!


Superata Bolzano ho poi trovato una soluzione per pausa pranzo appena dopo Ora, cittadina invasa da gente attratta da una manifestazione fieristica open air.




Ho pensato bene di non infilarmi nella Gardesana per non correre il rischio di bloccarla in caso di avaria; quindi ho proceduto sulla provinciale dell'Abetone e del Brennero godendomi i panorami, la vista della Paganella e del Bondone prima, quella degli uliveti della zona del Garda dopo.


Una coda verso Peschiera del Garda mi ha inibito di arrivare prima alla meta, quell'officina di Paderno Franciacorta che ha partorito Il Nomade e che ho incaricato di farmi da capo commessa per tutti gli interventi necessari da parte dei vari operatori; meta raggiunta prima dell'imbrunire dopo aver percorso 500 km. su viabilità ordinaria.
Domattina di buon ora mi spetta lo smobilizzo di tutto quanto sarà bene riportare a casa per non esporlo alle polveri delle officine, tutto ciò prima di essere prelevato dall'operatore che ha svolto per me funzioni da base logistica per tanti mesi, una delle persone più affidabili che ho potuto conoscere nella mia vita: mio fratello.