venerdì 25 dicembre 2015

Al tempo dei Magi

Giovedì 24XII15



La giornata di ieri si è conclusa senza energie da parte mia, con il malessere che non molla la presa e quindi ho saltato la cena per andare a coricarmi temporaneamente alle 21 ancora completamente vestito.
Sono piombato addormentato come un sasso scende nel pozzo; pensavo fosse ormai mattina quando mi sono svegliato sudato constatando che erano soltanto le 23.07.
A quel punto mi sono spogliato ma non è stato più possibile addormentarmi, o forse ho anche sonnecchiato, ma con la sensazione di essere sveglio mentre continuavo a rigirarmi nel sacco lenzuolo.
Ho atteso fin che ho potuto, ma in coincidenza con il richiamo per la prima preghiera della giornata musulmana non c'è l'ho fatta più e mi sono alzato.
Ho consumato uno spuntino e mi sono messo al p.c.: pensavo di trovare una rete più veloce data l'ora, invece era più lenta del solito.
Dopo un'ora sono tornato a letto e questa volta ho dormito sognando, o vedendo, immaginando situazioni attuali che riproducevano storie che ricordo di aver ripetutamente avuto come visioni notturne quando ero ragazzo (il mondo ideale di Gaetano dove tutto funziona a vantaggio di tutti): sono rimasto colpito quando ho realizzato che da allora sono passati oltre cinquanta anni e ancora sono ispirato alla stessa maniera.
Alle sette mi sono messo verticale constatando una certa lentezza nei movimenti: per buona parte della notte ho avuto banali difficoltà respiratorie, ma prima di tornare a letto ho avuto una manifestazione che poi si è ripetuta prima della colazione.
Che ci sia anche un virus a farmi compagnia in questi giorni?


Sento che sono febbricitante ma stimo la cosa come da poco, anche se altrove, in condizioni come queste, effettivamente mi sentirei più a mio agio rispetto a qui dove comunque, anche se non scendo in campo, devo svolgere alcune mansioni.
Quando mi è sembrato di essere in un momento migliore ho aderito alla richiesta di alcuni ragazzi ai quali nei giorni scorsi avevo offerto la possibilità di tagliare i capelli con la mia attrezzatura.
Non pensavo che le cose andassero così, ma si è formata la fila!
Dopo la quarta esecuzione per loro era già ora di cibo ed io ho avuto la visita di Sama, pertanto ho congedato tutti pensando di continuare più tardi.


In realtà poi ho quasi perso la voce e ho iniziato ad avere tosse senza catarro e nessuna voglia di fare nulla.
Ho guadagnato il letto per un quarto d'ora mentre i giovani erano accuditi da Bea dopo che alcuni si erano inventati una scusa per chiedermi di essere congedati prima: ho sorvolato sulla loro motivazione e li ho lasciati andare.
Poi è arrivata Bruna la quale si tratterrà per diversi giorni sin che la sua scuoletta osserva il congedo per le feste; mi ha ricordato l'invito per domani a casa di Sama, ma io che già non avevo interesse a una cosa di questo genere, nelle condizioni attuali - a maggior ragione - non ho voglia di andare da nessuna parte e quindi ho declinato l'invito ringraziando.


Per tutti coloro che invece osservano la data del 25 dicembre con entusiasmo - unitamente a tutto ciò che gli gira attorno - dedico un messaggio che non è farina del mio sacco e che mi sembra  abbastanza laico.





giovedì 24 dicembre 2015

Film Burkinabé: Cella 512

Mercoledì 23XII15


Ieri sera sono stato accompagnato a vedere un film di un regista Burkinabé che racconta una storia  incentrata sui valori locali/tradizionali, la corruzione, la nobiltà d'animo, le tentazioni: insomma un film pieno di moralismo che si dipana fra situazioni drammatiche – il titolo è Cella 512 – per poi concludersi con la vittoria del bene sul male.
Gli attori, salvo pochi, mi sono sembrati più caratteristi che altro, con quel tipo di recitazione un po' teatralmente forzata che normalmente nei film non si vede.
Alla persona che mi aveva invitato avevo già dato buca una volta e non me la sono sentita di tirarmi indietro ancora, anche se ieri era sarebbe stato meglio per me restare a casa al calduccio.
Il cinema è in centro, un centro difficile da ritenersi tale per un europeo; sulla strada per raggiungerlo ho potuto vedere la cattedrale che è citata come monumento da essere visitato e che non avevo mai intercettato prima.


A seguire ho chiesto di fermarci da qualche parte per mangiare qualcosa, ma il centro non offre nulla di diverso dai ristoranti che si trovano lungo qualsiasi strada e alla fine, per un senso di rispetto nei miei confronti, sono stato accompagnato nel giardino di Ouaga 2000 dove, come si usa qui, praticamente al buio quasi assoluto erano posti dei tavoli molto distanziati fra loro.
Appena seduti è arrivato un tipo a chiedere per le bevande che ha portato velocemente; dopo circa un'ora di conversazione ho chiesto se qualcuno sarebbe arrivato a prendere le ordinazioni per il cibo: forse il personale ha pensato che ci fossimo fermati esclusivamente per bere!


Quando ho avuto fra le mani un menu plastificato ho capito che chez Anika per me rimane il miglior posto dove consumare un pasto al giusto prezzo; ma volevo curiosare altrove e sono incappato in un posto per Burkinabè benestanti dove vengono praticati prezzi a metà strada fra quelli di un ristorante che serve cibo africano e quelli che propongono cibo europeo.
Al mio rientro – ero coperto di pile e giacca a vento – mi sembrava di non aver peggiorato la situazione, ma durante la notte ho capito che non stavo andando bene.


Al mattino ho voluto misurarmi la febbre con il termometro nuovo di pacca acquistato prima di partire: non sono riuscito nell'impresa!
Ho allora affrontato la lettura delle istruzioni: la casa produttrice - Vedo Clear PIC solution - deve probabilmente pensare che un mortale qualsiasi possa essere dotato di vista agli infra rossi per riuscire a leggere istruzioni stampate con caratteri forse inferiori al millimetro, dei veri BASTARDI, e lo dico convinto di quello che dico!
Mi sembra di aver capito che l'attrezzo è dotato di batteria da sostituire ancora prima dell'uso, e pertanto figuriamoci se qui sarò in grado di provvedere alla bisogna! 


Dopo aver conquistato la posizione eretta ho capito che oggi non sarei stato in grado di scendere in campo e pertanto mi sono tenuto ritirato nell'attesa della visita di Paul, la persona del Benin divenuta cittadino di Ouaga ormai da venti anni, operatore attivo nel settore turistico, che Luca ha delegato a sviluppare le pratiche doganali con la mia assistenza circa le sei moto in arrivo dall'Italia a fine gennaio: si tratta di capire fra le varie strade possibili da seguire quale potrà essere la migliore sulla base delle esigenze di BnD.
Apresso  a Paul è arrivato Jacob e la sua presenza si è acavallata a sua volta con quella del falegname che ha realizzato il mobile consegnato in questi giorni: costui è un tipo che il mestiere lo sa fare al meglio per come ho visto lavorare i locali, è uno che se gli prospetto la mia idea la sa maneggiare correttamente per addivenire ad un risultato, è uno che sa dove trovare tutti quei componenti che io da solo ero diventato matto a cercare, peraltro senza riuscire a trovarli, insomma è uno con il quale mi intendo e sono contento di farlo lavorare per tutta una serie di manutenzioni delle quali c'era un gran bisogno. 



Nel pomeriggio qualcuno dei ragazzi è venuto a chiamarmi perché volevano che vedessi alcuni disegni eseguiti spontaneamente alla lavagna durante l'intervallo: fra questi c'era anche uno di Bras Ouvert che stamane mi aveva chiesto una medicina per i dolori diffusi che accusava, lo stesso della sceneggiata di una settimana fa.


A me è simpatico, non c'è niente da fare, con quei suoi occhi sempre in movimento e l'espressione sorridente; quindi mi sono recato alla lavagna e ho scattato anche qualche foto non tanto per dare soddisfazione a loro (anche) ma perché mi sono realmente piaciuti.
Era presente anche quell'unico allievo che oggi non si era presentato pensando che fosse iniziato il periodo di congedo come nelle scuole, ma G.I. ha deciso diversamente e quindi resterà sempre aperto tranne nelle giornate comandate.


L'unico che per il secondo giorno di fila non si è fatto vedere è il sarto: pazienza, avrei voluto consegnare l'abito da lavoro che egli sta realizzando per gli allievi in questi giorni, ma mi vedrò costretto a posticipare.
Negli scambi email con la casa madre mi sono reso conto che per la prima volta ho sollecitato l'approvazione di un paio di preventivi per lavori importanti già discussi ma ancora da realizzare, ricordando a tutti che la mia presenza terminerà a metà marzo: quindi comincia a non esserci poi tanto tempo se non ci si sbriga.

mercoledì 23 dicembre 2015

Oltre la boa delle nove settimane e mezzo





Domenica, 20XII15

Pensavo di stare peggio stamane rispetto a come mi sento effettivamente.
Allettato dall'idea di prendere una doccia calda apro l'acqua e mi denudo, ma capisco presto che l'annuncio relativo all'acqua calda in camera rappresenta un messaggio inattendibile: poteva mai essere vero dopo che avevo già riscontrato la mancanza delle salviette, di una sedia e di un bicchiere per prendere quel po' di Brufen granulare che ho al seguito?




Sbrigo le mie faccende velocemente limitandomi al lavaggio della testa giusto per togliere ai capelli quel colore biondiccio dato da ciò che il vento porta in sospensione e che mi fa ricordare l'immagine di me ripresa a Toumbouctou dopo aver percorso una giornata di pista su un quatre quatre sgangherato.
Hamadoulla risponde alla mia chiamata telefonica con entusiasmo ed i saluti sono molto cordiali con lui che continua a dire merci merci merci forse perché non sa che altro dire, ma dal tono percepisco che c'è dell'amicizia in quel saluto.




Dopo aver ricevuto Ibrahim ed aver gustato una omlette come petite dejuner – è stato un bene essermi messo in viaggio senza dover pensare al cibo – alle 11 sono già sul Bus per Ouaga.
Mi aspettano 4 ore da trascorrere sullo stretto/scomodo come all'andata e anche se di solito evito di seguire i filmati che vengono trasmessi durante il viaggio – avrei preferito dormire – alla fine seguo abbastanza un Air Force One 2 (se mi ricordo bene il titolo) che racconta di un ipotetico vice presidente U.S. impegnato a cavarsela eroicamente in ambiente ostile: ogni volta che un film in lingua originale inglese prende la lingua francese ho la sensazione che perda già parte di quello che ha, se ce l'ha, da comunicare.




Ciò che evito assolutamente è il film successivo; la sensazione è che il Bus sia più rapido che all'andata pur effettuando tutte le soste del caso.
Ad un certo punto ho uno scambio telefonico con Bruna dal quale apprendo che Bea è pronta per venirmi a recuperare: ok, grazie, richiamerò fra un'oretta quando sarò in vista di Ouaga.
In verità mi sono trovato poco dopo già in territorio Ouaga, in netto anticipo sul tempo stimato: un'ora giusta in meno rispetto all'andata.




Mi accordo per essere prelevato alla grande S.S. Total poco lontana per evitare sia il caos della stazione Bus che eventuali discussioni con i taxisti; in men che non si dica mi ritrovo a “casa”, ma proprio con l'idea di essere a casa.
Bruna è impegnata in una riunione alla quale mi accodo in maniera defilata, poi ci scambiamo qualche info utile prima che lei prenda la strada della sua scuoletta.




Mi lancia un invito tendente a trascorre il giorno 25 a casa di Sama con la sua famiglia, ma io non sono così interessato e prendo tempo forte del fatto che non conosco ancora la data esatta dell'arrivo dall'Italia di Duilio “l'africano” specialista in Land Rover (per l'occasione sarà insieme ad una sua compagna).




Quando riapro il p.c. trovo ringraziamenti e complimenti da parte dei vertici BnD per il lavoro svolto, nonché l'invito a chiamare telefonicamente un certo Paul specialista in affari doganali onde trovare la strategia più utile a BnD – stante le leggi locali – circa le sei moto di grossa cilindrata schedulate in arrivo per fine gennaio.



Lunedì, 21XII15

Sono sempre più acciaccato e pertanto già dalla notte di Ouahigouya ho messo in atto una cura empirica escogitata da mio fratello e qualche volta già da me adottata.
Quando inizio a carburare so già cosa fare in prima mattinata; è da ieri pomeriggio, dopo che ho voluto analizzare il registro delle presenze riportante anche l'orario di arrivo di ogni allievo e dopo aver successivamente elaborato i dati come qualsiasi appassionato di statistica sa fare, alle 8.30 ho convocato tutti nel salone: riunione dedicata a Disciplina e Rispetto, due termini sui quali mi sono soffermato a lungo ma che ancora non hanno trovato un posto stabile nella scheda di memoria dei singoli.


Per l'occasione avevo appositamente atteso l'arrivo di Bea affinché potesse tradurre in tempo reale in lingua moré, e così è stato.
In pratica il messaggio che ho canalizzato è il seguente:
  • chi viene qui deve sapere sempre perché è qui in quanto questo non è un villaggio vacanze;
  • i donatori italiani che consentono il proseguimento del progetto mi chiedono di misurare i risultati che ogni allievo sta conseguendo (questa è una mia esigenza, ma suona meglio nell'altro modo);
  • chi non rispetta se stesso, i compagni e ciò che qui è tenuto a fare, meglio che cambi aria;
  • chi non riesce a rispettare gli orari scolastici, specialmente alla mattina, o si alza prima o non avrà più diritto al pranzo offerto da G.I.;
  • chi non si impegna al massimo non può pretendere nulla in cambio, quindi inutile venire a chiedermi di acquistare un pallone per giocare se prima non è stato fatto il proprio dovere;
  • G.I. ha incaricato un sarto per cucire su misura delle salopette da utilizzare al lavoro, ma non è un ente di beneficenza, le cose bisogna sapersele meritare;
  • ogni uscita dal recinto G.I. è interdetta a tutti se non espressamente approvata: da chi? Da me! E ciò, fra le altre cose, anche per problemi di responsabilità civile che BnD assume nei loro confronti sin che mi troverò qui;
  • quindi ho scritto alla lavagna una doppia classifica tendente ad evidenziare il margine di miglioramento di ognuno circa il rispetto degli orari.

Dopo aver concluso con altre amenità in linea con quanto sopra espresso, li ho indirizzati chi al blocco motore, chi alla scolarizzazione.
Jacob è arrivato in sordina ed è stato qui sino a pomeriggio inoltrato: abbiamo parlato inizialmente dei ragazzi Bras Ouvert – uno dei due ultimi ha già rinunciato – e quindi della qualità del lavoro da lui eseguito e da me giudicato assai carente.
Ho voluto che consumasse il pasto con me come mio ospite in modo da poter continuare la conversazione; infatti è da tempo che volevo fargli scattare un meccanismo e forse oggi ci sono riuscito.


L'ho invitato a riflettere su ciò che è Bras Ouvert al momento, una barca alla deriva, con un nocchiero spesso assente e comunque in crisi di identità, senza donatori per cui destinata a far naufragio a breve, ammesso che non sia già affondata senza che nemmeno lui se ne accorgesse.
Per cui se veramente ha a cuore quei ragazzi, a mio avviso dovrebbe modificare qualcosa; dovrebbe proporre Bras Ouvert come un semi orfanatrofio per ragazzi di strada, un posto dove offrire da mangiare e da dormire, offrire dell'educazione e forse un mestiere piuttosto che proclamarsi paladini dello stimolo della creatività artistica.
Questa potrebbe continuare ad esistere, ma a mio avviso andrebbero cambiate le priorità; su un progetto strutturato sulla falsariga di quanto gli ho comunicato probabilmente sarebbe più facile trovare sostenitori in Europa!


Verso la fine della giornata è arrivato l'armadio realizzato su mio disegno per completare la camera da letto: accidenti, ma queste vernici che vengono utilizzate sono davvero nauseabonde e non può certo far bene respirarne le esalazioni!
Ho temuto di non poter dormire sul mio letto, quindi ho lasciato tutto spalancato anche quando ho raggiunto chez Aneka Eugenio, pronto a partire più tardi per concludere un affare in Costa d'Avorio.



Lui ha confidenza con Emma, la bella e simpatica “direttrice” del locale; anche questa sera ha visto noi come unici clienti, e per il fatto che ha vissuto in Francia e che la pelle è più chiara della media la chiama così come io stesso mi sento spesso appellare per la strada: Blanc!
Il punto di forza della tipa credo sia proprio questo: madre natura l'ha aiutata facendole indossare un bel fisico che lei non muove all'africana, bensì all'europea così come è francese il suo francese, il suo modo di far guizzare gli occhi, il suo modo di esporre monili dorati nelle parti che più possono attrarre l'occhio: sarebbe una tipa da conoscere meglio tanto per capire perché è tornata qui: se nelle sue vene scorre sangue francese, quali progetti ha in mente di realizzare?
Intanto ho gustato la prima insalata cruda da quando mi trovo in questo paese e l'ho gustata parecchio: eventuali effetti secondari si vedranno domani!



Mi sono offerto di accompagnare Eugenio - utilizzando la sua auto - al Bus la cui stazione si trova nella zona aeroporto; al rientro la metterò nel suo cortile consegnando tutte le chiavi al titolare di un negozio a latere.
Devo dire che ho fatto un po' lo spavaldo: anziché percorrere esattamente lo steso itinerario ho voluto mettermi alla prova seguendo un itinerario alternativo.
Quando ho cominciato a pensare di essermi già inguaiato ho azzeccato una svolta a sinistra che mi ha fatto ritrovare sulla strada per casa: e vaaaiiii!!!!
Ho poi lavorato sino ad oltre l'una di notte sia per aggiornare il blog che per ritardare il momento di accesso alla camera a gas.



Martedì 22XII15

Prima che ieri i ragazzi se ne andassero avevo notato una ferita sul palmo della mano di un Bras Ouvert e l'ho convocato per darle una ripulita: così ho scoperto che quello era niente rispetto a come erano conciate le gambe.
Non sono un medico e non ho una farmacia così fornita al seguito, ma acqua ossigenata, mercurio cromo e cerotti sì, quelli li ho e li ho usati.
Dopo quell'episodio, stamane ho avuto la fila di ragazzi alla ricerca di cure, come quando, durante il servizio militare si marcava visita: dentro uno e fuori un altro, sempre operazioni semplici ma che mi hanno fatto ulteriormente capire come non ci sia alcuna attenzione alla propria salute da parte di questa gente, o forse non ci siano i mezzi per curarsi!
Ho visto ferite alle ginocchia e alle gambe avvenute ormai da giorni, ma l'acqua ossigenata ha fatto comunque la sua reazione inducendo i ragazzi ad emettere lamenti di sofferenza e perciò io li redarguivo scherzosamente.
C'è chi la ferita l'aveva pulita con la benzina, chi non l'aveva pulita o pulita con mani sporche: insomma tanti candidati ad avere problemi di infezione.
Solo chi ha palesato dolore agli occhi non ho potuto aiutare, soltanto consigliare (sosteneva che il male gli era stato procurato dalla troppa TV vista la sera precedente!).
La presenza di Bea impegnata ad occuparsi dei ragazzi mi ha fatto decidere per mettermi sdraiato: oggi invece che migliorare mi sembra di essere peggiorato, ma potrebbe essere anche una intossicazione da esalazioni di vernice a non avermi aiutato.
Sono finalmente riuscito a prendere contatto con Paul, l'uomo che viene dal Benin ma che vive a Ouaga da venti anni, lo specialista di affari doganali: lo incontrerò domattina qui, ma lui mi ha spiegato che era già passato due volte mentre io ero in viaggio: accidenti ad Hamadou, questa volta gli ho veramente tirato le orecchie invitandolo a scrivere nel suo prezioso quaderno informazioni come queste piuttosto che dimenticarsele.
Già ieri il tipo che ha provveduto alla ricarica dell'estintore mi aveva detto di aver chiamato ripetutamente il guardiano senza mai avere risposta.

E Luca avrebbe pensato di dargli l'incarico di vendere indumenti provenienti dall'Italia e poi, con il ricavato delle vendite, rimpolpare il progetto modificando Hamadou da Guardien a Vendeur!  

Edizione Speciale

Nei giorni scorsi ho conosciuto a Kao degli operatori individuali nel settore della ricerca dell'oro.

Ieri sera sono andato per la prima volta al cinema ed ho assistito alla proiezione di un film Burkinabé il cui argomento sostanzialmente era incentrato sulla corruzione e allo stesso tempo anche sulla nobiltà della gente comune nel cercare di non cedere ai ricatti di chi detiene il potere.
Oggi mi posso dichiarare ufficialmente ammalato e pertanto, oltre ad un paio di incontri previsti in agenda, non mi sento di partecipare alle attività quotidiane così ho più tempo per cercare di essere aggiornato su ciò che succede nel mondo lontano da me ed anche in quello più vicino: sono incappato in questo articolo riportato su lefaso.net che ho ritenuto di riportare integralmente in quanto sintetizza il pensiero che ho maturato vivendo qui, vedendo circolare auto stratosferiche ed apprendendo di ricchezze immense di alcuni mentre si percepisce il completo disinteresse alla realtà delle popolazioni, sia delle città che dei villaggi (quelle poi sono solo forza lavoro isolata e per i governanti è bene che nulla intervenga a cambiare qualcosa).
Interessante apprendere dalla accurata indagine condotta da una ONG Svizzera come quel paese mitizzato da molti sia prevalentemente un centro di affari poco puliti: ed è sempre così con il denaro che un vecchio adagio sosteneva non puzzare (qualsiasi ne sia la provenienza).

L’or du Burkina, le Togo et la Suisse
mercredi 23 décembre 2015
En septembre 2015, la Déclaration de Berne (DB) publiait un dossier sur l’or du Burkina dans son journal «Solidaire n°242». Et ce qui est donné à savoir dans ce numéro spécial mérite d’être porté à la connaissance des burkinabé et d’être débattu… De quoi s’agit-il?


L’enquête sur l’or du Burkina est partie de la publication – pour la première fois – en février 2014 des statistiques sur la provenance des importations d’or en Suisse. Il s’avère surprenant que la Suisse a importé près de 1,3 tonne d’or du Togo pour le seul mois de janvier 2014. Les enquêteurs de la DB qui savent que le Togo ne produit de l’or que de manière résiduelle, se demandent alors d’où provient cet or exporté du Togo vers la Suisse. Ils décident alors de remonter la chaîne d’approvisionnement de cet or (voir carte infographie). Un coup de chance leur fournit des documents exclusifs qu’ils se donnent pour but de vérifier. Ce travail qui a duré 10 mois a permis de faire 45 interviews dans les trois pays et visiter 5 mines artisanales au Burkina Faso.
L’or du Burkina, le Togo et la Suisse
La DB est une ONG Suisse qui fait la promotion des relations transparentes et équitables entre le Nord et le Sud. Notamment à travers des campagnes régulières qui mettent à nu les injustices, la corruption et les crimes économiques qui jalonnent les échanges entre pays riches et ceux, appauvris, qu’on dit pauvres. Elle mène des enquêtes et adopte des prises de position en faveur de nouveaux mécanismes politiques et juridiques pour contraindre les multinationales à respecter les droits les plus élémentaires des pays et des populations qu’elles exploitent à travers le monde.

Les résultats de l’enquête montrent que «l’or togolais est en fait burkinabé». Et c’est de ces mines artisanales du Burkina que provient l’or expédié en contrebande au Togo pour être exporté vers la Suisse. Outre les «conditions de travail déplorables», l’enquête révèle «un manque à gagner de plusieurs millions de francs suisses pour les recettes publiques burkinabé», un «écart considérable entre les déclarations officielles des raffineurs d’or Suisse et leurs pratiques réelles» et que «ces opérations s’effectuent sans le moindre contrôle des autorités suisses », encore moins celles du Burkina et du Togo.
Les conditions précaires et périlleuses dans lesquelles ces sites d’orpaillage sont exploités sont bien connues et documentées (voir le petit film documentaire ici). Travail des enfants, criminalité et réseaux de ventes des concessions et de l’or, etc. Sans oublier les dégâts environnementaux causés par les produits chimiques, la destruction des espaces et des sols par une massification démographique sur les sites mêmes… et cette illusion qui attire de jeunes gens abandonnant tout, dans la contrainte ou le dans désespoir, pour risquer leur santé et leur vie dans ces mines d’or. Cet or qu’ils s’échinent à extraire ne bénéficiera que très marginalement à eux comme au pays qui se voit littéralement piller et détruire les ressources sans complexe !
Mais qui sont ces acteurs ? Ceux-là qui attribuent les concessions d’exploitation, les acheteurs officiels et officieux de l’or extrait ainsi que tous ces petits et gros trafiquants qui s’activent autour de l’or du Burkina. Comment se fait-il qu’il y ait tant d’or du Burkina qui « échappe » aux douanes et autres services de contrôles burkinabé, à tel point qu’en 2014 sept tonnes d’or (estimation basse de la DB) se retrouvent au Togo sans que l’Etat burkinabé n’en perçoive aucune taxe ? Les acteurs de ce commerce triangulaire de l’or burkinabé sont pourtant bien connus.
Au Burkina Faso

Du côté burkinabé, avec les mines d’or artisanales et leurs divers trafiquants, il y a la SOMIKA (et quelques autres), la Société minière Kindo Adama et ses liens étroits avec le régime Compaoré ainsi qu’avec la Guinée Conakry (un autre pays minier) dont il est consul honoraire. A elle seule la SOMIKA du sieur Adama Kindo, qui est un comptoir d’achat d’or, possède 289 permis d’exploitations minières. Ce grand nombre de permis contrastent cependant avec les chiffres officiels qui affirment que seules 3 mines principales produisent à elles seules 97 % de l’or extrait au Burkina. La SOMIKA bénéficie sans aucun doute de réseaux de passe-droits dans l’administration publique sans la complicité desquels ce trafic frauduleux ne saurait prospérer.
Ensuite il y a le Ministère des Finances qui ne semble pas se préoccuper de cette perte fiscale systématique due à la contrebande de l’or via la filière togolaise. Le Ministère des Mines et de l’Energie, un autre acteur de ce dossier reconnaît qu’il n’y a « pratiquement pas d’’exportations légales d’or entre le Burkina et le Togo ». Et pourtant cet« or togolais » vient du Burkina par le biais de « négociants burkinabé qui sont en fait des contrebandiers échappant aux impôts ».
Comparées aux 36 tonnes d’or industriel produits en 2014, les 7 tonnes d’or burkinabé expédiées frauduleusement au Togo puis exportés vers la Suisse la même année représentent près de 20 % de la production d’or industrielle du pays. Les pertes fiscales pour le Burkina sont estimées à 6,47 millions de francs suisses, soient près de 4 milliards de CFA perdus pour les recettes publiques rien que pour l’année 2014. Cela équivaut à 24.32 % de toutes les aides cumulées de la coopération suisse au Burkina Faso en 2014 (voir chiffre DDC 2014).
Ces opérations frauduleuses n’auraient jamais été possibles sans la complicité d’hommes politiques et d’agents des administrations publiques des deux ministères qui partagent avec les négociants « contrebandiers » le butin de leur pillage du pays. Car l’argent perdu par le fisc burkinabé est bien gagné par ces trafiquants d’or et leurs complices dans la politique et l’administration locale qui agissent en toute impunité… privatisant ainsi des ressources publics à leur profit.
Enfin il y a le Groupe Ammar, propriété de frères libanais qui s’arrangent avec divers négociants comme SOMIKA pour exporter l’or du Burkina depuis le Togo en réalisant un substantiel bénéficie fiscal car la taxe à l’exportation d’or à Lomé (45CFA/gr d’or) est dix fois inférieure à Ouaga (500CFA/gr d’or). Voilà comment agissent ces groupes au Faso, et cela rien qu’à travers la filière togolaise de la contrebande de l’or du Burkina… sans compter les autres circuits illégaux !
Au Togo
Au Togo, deuxième pays de cette triade, c’est encore le Groupe Ammar, avec sa filiale Wafex, qui se charge d’exporter l’or sorti frauduleusement du Burkina vers la Suisse. Il apparaît dans l’enquête que les autorités togolaises sont bien au courant de ces opérations, car il est inimaginable que cette société bien implantée au Togo puisse recevoir de l’or du Burkina pour ensuite l’exporter en Suisse sans leur bénédiction. D’ailleurs l’or est exporté vers la Suisse comme de l’or togolais alors que les autorités togolaises savent bien que leur pays n’en produit pas. Cette activité centrale est l’œuvre d’une famille libanaise, les Ammar qui se trouvent impliqués de part et d’autre dans la chaîne d’approvisionnement de cet or.
En Suisse
Le Groupe Ammar possède en Suisse une autre filiale dénommée MM Multitrade qui opère comme importateur exclusif de l’or burkinabé exporté du Togo par sa filiale Wafex basée à Lomé. La famille Ammar possède et contrôle donc les trois circuits de la contrebande de l’or burkinabé (contrebande au Burkina, export du Togo et import en Suisse). En tout cas c’est le cas de ces 7 tonnes d’or achetées en 2014 par la société suisse de raffinage d’or VALCAMBI au Groupe Ammar.
Outre ce raffineur d’or suisse qui est pratiquement l’unique client du Groupe Ammar pour l’or exporté du Togo, il y a l’ARAB BANK de Suisse qui gère les transactions financières de ce commerce triangulaire. Ces groupes sembles toutes en règle et les autorités douanières suisses, autres acteurs de cette contrebande, ne posent pratiquement aucune question sur l’origine réelle de cet or importé du Togo. Elles se contentent des déclarations de l’importateur MM Multitrade pour certifier la provenance de l’or importé qui n’est pas forcément le pays d’origine de l’or que la Suisse achète…
Toutefois, il ne faut pas demander aux suisses de faire le boulot des autorités burkinabé et togolaises qui laissent filer autant de ressources sans possibilités de les taxer. La Suisse importe de l’or massivement et de partout. Mais, dans les faits, elle pose rarement des questions sur son origine. Sauf, cas rarissime, pour répondre à des interpellations d’ONG comme la DB ou d’acteurs de la société civile ou politiques qui demandent la transparence dans les importations suisses d’or et d’autres matières premières et/ou précieuses. Comme c’est le cas de la publication des statistiques sur l’importation d’or en Suisse en 2014 et qui a été le point de départ de cette enquête.
Il est à signaler qu’elle a commencé juste après la chute du régime Compaoré en octobre 2014. On pouvait espérer que ces résultats allaient intéresser les organes de la Transition… qui s’achève bientôt. Mais apparemment ce ne fut pas le cas à la publication ses résultats en août 2015. A part quelques échos (Mutations et Le Reporter… ?), il semble que ce travail n’ait pas reçu toute l’attention qu’il méritait tant du côté Suisse que burkinabé.
Les nouvelles autorités du pays, à commencer par le Président Kaboré, doivent savoir qu’il y a des endroits où prendre/reprendre cet argent qui est dû à l’Etat et ne pas le laisser filer entre les mains de contrebandiers qui siphonnent les ressources du pays avec la complicité de certains fonctionnaires et politiciens. Il est déroutant de constater que des pays qui se disent pauvres et qui déploient d’humiliants, d’épuisants et d’aliénants efforts pour quémander de l’aide alors qu’ils semblent incapables de contrôler, de mobiliser et de redistribuer le peu de ressources qu’ils possèdent.
Comment peut-on voir autant de pertes fiscales, sans compter les diverses exonérations fiscales que l’Etat offre aux compagnies de mines industrielles, sans se demander ce que veulent finalement nos gouvernants et autres gestionnaires de la chose publique. L’or est un cas emblématique, mais cette situation qui consacre le siphonnage de nos ressources vers d’autres cieux avec la complicité et la bénédiction de nos propres Etats n’est pas isolée et ne peut pas durer. On ne peut pas dire qu’on ne savait pas… Et on ne peut pas non plus continuer de se plaindre de notre pauvreté et en faire l’excuse de nos problèmes structurels et de notre sous-développement alors qu’on laisse filer des ressources substantielles et parfois essentielles pour aller mendier auprès de ces mêmes pays qui, comme la Suisse, contribue à sa manière à appauvrir un pays comme le Burkina tout en prétendant lui apporter de l’aide. Une chose est sûre, la Suisse ne lèvera pas le petit doigt pour mettre fin à ce pillage dont elle bénéficie, malgré le travail remarquable d’ONG suisses comme la DB qui tentent de mettre en lumière la nature criminelle et inéquitable des échanges économiques qui profitent presqu’exclusivement aux pays riches et à leurs multinationales au détriment des pays qu’ils appauvrissent en prétendant y investir…
C’est le lieu d’interpeller ici les nouvelles autorités du Burkina qui clament que « plus rien ne sera comment avant ». On le voudrait bien. Mais pour cela, dans les nombreux dossiers et chantiers qui attendent le Président Kaboré, son/ses gouvernement à venir et la nouvelle assemblée nationale post-Compaoré, il faudra montrer un réelle volonté politique de changer les choses.
L’or est l’une des principales et rares exportations du pays, et ses implications tant en termes économiques et financières que sanitaires et environnementales méritent que l’on y regardent désormais de plus près. Et avec la publication de cette enquête, il y a de la matière pour les nouvelles autorités si elles décident de mener des investigations sur cette affaire d’or pour éclairer davantage l’opinion publique et prendre des mesures conséquentes pour arrêter cette saignée fiscale qui participe directement à l’appauvrissement du pays.
Pour approfondir cette lecture voici des liens où vous pouvez trouver les résultats et compléments documentaires de cette enquête : 

1 – Le dossier « Un filon en or : La véritable histoire de l’or « togolais » raffiné en Suisse »
2 – Campagne et actions « Un filon en or » :
3 – Résumé du dossier « A golden racket… »
4 – Infographie : Carte du cheminement de l’or du Burkina vers la Suisse via le Togo :
5 – Un filon en or… le petit film documentaire de la DB sur Youtube :

21 décembre 2015
Une correspondance particulière de B. Parfait Bayala

Journaliste Indépendant Géneve

martedì 22 dicembre 2015

Nove settimane e mezzo da che mi trovo in B.F.: il tempo di una relazione



Domenica 13XII15

Giornata per buona parte trascorsa in casa.
Solo nel pomeriggio, prima del calar del sole, mi sono mosso per un tour nel quartiere.
L'episodio più interessante è stato quello relativo all'incontro con un gruppo di donne intente a cucinare delle fritelline da vendere sulla sterrata: una delle tre mi ha salutato per poi chiedere una foto.
Io ho eseguito e quando le ho fatto vedere gli scatti ho aggiunto che, nel caso avesse un email addresse, avrei potuto spedirle.



Certo, mia figlia ce l'ha ed ora la chiamo: detto fatto, si è materializzata una tipa sovrappeso che ha scritto il tutto su un foglio e mentre io attendevo la prima mi ha messo alcune fritelline nel piatto per un assaggio.
Gustose! Questa sera scaricherò le foto e farò l'invio alla tipa intraprendente.
Altre scenette curiose colte si riferiscono ai venditori su sterrato di indumenti invernali provenienti dall'Europa.




In effetti le notti ora raggiungono minime attorno ai 14° e per i termostati dei Burkinabé sono veramente pochi tant'è che ne sento parecchi tossicchiare; io stesso, che sino ad ora ho dormito con finestra aperta, sento un pizzicorino in gola che potrebbe virare presto in un raffreddore se non mi deciderò a sigillarmi per la notte.



Ovunque mi sono mosso ho trovato ragazzini intenti a giocare con palloni che tutto erano meno che tali, se non per la forma più o meno tonda.
Mi puntavano da lontano richiamando la mia attenzione felici di poter essere ripresi in una foto cercando di scambiare qualche parola con un Bianco!




L'itinerario è stato abbastanza ampio e per la maggior parte su sterrate; basta lasciare il goudron e sembra di essere nella brousse!




L'imprenditore Burkinabé-italico incontrato per la cena ha confermato che lui qui ha paura a girare in mobilette e pertanto ha a disposizione un'auto, non si muove da Ouaga se non per piccole tratte nell'ordine dei 25 km e mi ha chiesto se non fosse un po' bizzarra la mia spedizione a Kao prevista a breve.
Ha parlato molto bene della Costa d'Avorio, paese che mi piacerebbe puntare da qui; con il treno si parte alle 7 del mattino e si arriva ad Abidjan alle 10 del giorno dopo viaggiando da signori in prima classe, mi ha confidato Eugenio, oppure con Bus 5***** notturno si parte verso le 22.30 dalla zona aeroporto e alle 7 del mattino ci si trova nella capitale Ivoriana.
E' stato interessante chiacchierare con lui e alla fine ci siamo lasciati con l'intenzione di rivederci presto.



Lunedì 14XII15

Appuntamento alle ore 9.00 presso la sede della Cooperazione Italiana che ho raggiunto con Bruna invitata alla presentazione delle nuove linee guida che entreranno in funzione a gennaio anche con il supporto di un nuovo sistema organizzativo del Ministero degli Affari Esteri in questo settore.
Al di la delle ore trascorse in un diverso habitat, degno di menzione è come è stato affrontato il percorso.

Mobilette terzo capitolo (ultimo?)
Bruna sembra un venditore ambulante fra la valigia morbida su ruote, zainetto a dimensione variabile sulle spalle e qualche sacchetto della spesa in mano: si presenta così ogni volta, solo che questa volta lei ha deciso senza informarmi di andare alla riunione con tutto il suo equipaggiamento per poi raggiungere una stazione di taxi brousse da dove proseguire per la sua scuoletta.
Il taxi è sempre un argomento difficile e quindi, pensando che poi saremmo tornati qui, avevo proposto la mobilette dopo che ancora una volta Moustapha l'aveva data per buona: Bruna ha accettato con entusiasmo, ma con la variante del bagaglio appresso.
Nel sud est asiatico spesso ho utilizzato moto taxi e i conduttori erano in grado di caricare tutto, quindi ci sarei riuscito anch'io!
A caricare effettivamente ci sono riuscito abbastanza facilmente, anche la messa in moto non è stata complicata, ma appena uscito dal portone il motore si è spento e se la marcia resta inserita (qui non hanno il variatore di velocità come quelli in vendita in Europa) diventa problematica l'operazione.
Moustapha era giusto lì impegnato con un moto taxi e mi ha soccorso immediatamente.
Primo e unico stop previsto quello per il rifornimento; io avevo già fatto Essence una volta ma ora Bruna mi ha messo il dubbio che forse questo veicolo si muove con la Melangé.
L'addetto ha fugato i dubbi confermando Essence, quindi messa in moto a pedivellate multiple ed infine via sul goudron senza avere una indicazione precisa se non quella autofornita dopo la presa visione della mappa tanto ostica a molti, Bruna incluso.
Ho fatto tutto per bene, ma ai semafori, nel bel mezzo del caos, improvvisamente il minimo perdeva colpi ed il motore moriva di morte naturale.
Tenendolo su di giri con la marcia che non si liberava mai verso il folle bisognava anche tenere il pedale del freno attivo, e fin qui ci sta, ma il vero problema è che con tutto quel carico, con il pneumatico posteriore liscio, con la ruota anteriore sbirula, il cambio un optional fuori portata ed il manubrio compromesso dalla presenza della valigia + lo stress da guida nel traffico mattutino che si dipanava nella bambagia della pollution tipo Pekino, ogni momento è stato a rischio sosta per avaria.
Non so dire quante volte il motore non ha risposto, spesso subito dopo una rimessa in moto che si svolgeva nel seguente modo:
  1. la discesa di Bruna,
  2. il posizionamento sul cavalletto laterale,
  3. l'asportazione del mio zainetto che tenevo sul petto e che quindi rendeva difficile l'operazione,
  4. il tentativo di mettere in folle un cambio sgangherato che restava bloccato.
Quando ben la pedivella riusciva a far miagolare il cilindro e tutto il carico di persone e cose si ricompattava ecco improvvisamente rimorire il malefico ancora prima di fare qualche centimetro!
Tante volte è stato prima necessario spostarsi a bordo strada evitando la fiumana, e tante volte qualcuno mi ha visto in difficoltà e senza passare dai 4 punti sopra esposti si è offerto di pedivellare al mio posto.
Insomma, alle 9.20 siamo arrivati dopo aver dovuto subire un cambio itinerario per vialone bloccato dalla gendarmeria ed aver chiesto info solo una volta quando ormai alla meta ci eravamo a ridosso.
Dopo la riunione ci siamo divisi e tutto l'itinerario del rientro è avvenuto con le stesse modalità, solo che ero più facilitato nei movimenti: ma se la marcia non esce allora devi spostarti facendo una gran fatica in quanto in avanti non ci si muove e resta l'opzione della spinta in dietro non sempre fattibile.
Erano le 14.40 quando G.I. mi ha visto rientrare con gli occhi arrossati da inquinamento e polvere: subito ho affrontato Moustapha inducendolo a smetterla di dirmi che la mobilette è in ordine
Sono caduto anche troppe volte nel tranello, e per fortuna che non sono rimasto per strada!
Allora M. ha semismontato il veicolo ed ha fatto un elenco lavori pari a Fcfa 150.000 per poter dire che la mobilette è in ordine; io invece ho sostenuto di darsi da fare a venderla nello stato di fatto in cui si trova e poi cercare un veicolo migliore per il quale mi ha accennato serviranno circa Fcfa 250.000!

Martedì 15XII15

In prima mattinata Bras Ouvert mi ha comunicato telefonicamente che due ragazzi provenienti da lì sarebbero venuti a vedere G.I. con l'idea di essere accolti.
La notizia non mi ha allietato visto come stanno andando faticosamente le cose dal punto di vista dell'apprendimento, nel senso che è mia opinione che servirebbe la presenza costante di un adulto capace di intrattenere i ragazzi sia nella meccanica che nella alfabetizzazione, oltre al meccanico che può far fare pratica solo a pochi per volta (e infatti gli altri pascolano: ecco perché la mia discesa in campo sta prendendo giorno dopo giorno una connotazione più forte in questa direzione).
Per aumentare gli allievi bisognerebbe aumentare i meccanici in modo che attorno ad un meccanico finito ci possano essere al massimo tre elementi; quindi 6 elementi potrebbero sempre essere mantenuti attivi in quel modo e gli altri tirati dentro nel salone per essere interrogati/alfabetizzati/resi edotti sui calcoli/essere informati ad ampio raggio su argomenti da riportare alla meccanica e/o all'educazione in senso lato.
Perciò oggi ne ho impegnati alcuni con un nuovo giochino: partendo dagli argomenti che sono già stati sviluppati, ho inforcato la brochure meccanica e chiesto a chi di scrivere, a chi di disegnare alla lavagna qualcosa che fosse attinente con l'argomento da me evidenziato precedentemente.
E ha funzionato! Inoltre i ragazzi sanno che prima o poi verificherò la loro capacità di montare e smontare il blocco motore sul quale si esercitano quotidianamente quando io insisto nel volerli vedere in movimento; perciò sono rimasto piacevolmente stupito quando ieri sera, ad atelier vuoto, ho notato e raccolto un foglio di carta strappato da un quaderno e scritto in moré, la lingua locale.
Ho subito capito che poteva essere interessante decifrarlo; quando ho chiesto aiuto per capirlo mi sono reso conto che fra di loro i ragazzi avevano già fatto due prove cronometrate con risultati apprezzabili per almeno tre di loro.
Il più rapido ha eseguito l'operazione in 11' alla prima prova portati a 9' nella seconda: questo si che è un buon suono da ascoltare per le mie orecchie!
Il più lento è anche un caso umano e il suo risultato è stato di 30', ma ci sono parecchi classificati fra i 12' ed i 16'!
Come immaginavo i due di Bras Ouvert sono a zero per alfabetizzazione, quindi lingua francese idem ed anche i calcoli.
E' straziante quando ti vedi due ragazzi di 14 e 15 anni con lo sguardo perso, incapaci di relazionarsi con me per mancanza di mezzi.
Poco convinto della loro ammissione al corso li ho portati nel gruppo e dopo una presentazione con richiesta a M. di tenerseli appresso ho pensato che avrei elargito il pranzo ma che poi avrei voluto parlare con Jacob, il loro tutor.
Invece Jacob è diventato imprendibile e tutti i ragazzi Bras Ouvert hanno lasciato il campo prima che potessi affidare loro una missiva.
Nel frattempo l'operazione Kao sembra essere diventata indifferibile e le pressioni sono aumentate: domani dovrò decidermi a fare qualche cosa.

Mercoledì 16XII15

Sono stato poco attento e ieri sera non ho chiuso la finestra; risultato pizzicorino in aumento, starnuti ed inizio di lacrimazione agli occhi: se ci siamo è perché me la sono cercata.
All'arrivo dei ragazzi Bras Ouvert, con l'aiuto di un interprete ho cercato di capire un po' di più dei due disgraziati, perché di disgraziati si tratta.
Uno dorme nei locali di Bras Ouvert e la famiglia lo ha espulso invitandolo ad arrangiarsi, l'altro abita in un villaggio e più o meno la situazione è la stessa.
Ma come fate ad avere il cellulare, gli occhiali da sole in testa? e mi sono limitato a ciò che era in vista.
Conoscevo già la risposta e in qualche modo mi è stata servita, seppur nella formula più accettabile che è quella della richiesta di denaro alla gente, il che vuol dire che se non c'è una risposta diretta i quattrini me li procuro comunque facendoli "volare" a qualcuno, da cui il termine voleur per indicare il ladro?
Ho indetto una sessione in aula per far stare i due nuovi a contatto con M., quindi li ho trattenuti facendo lavorare due “anziani” con loro, e mi sembra che se la siano cavata bene, ma soprattutto i due sembravano in grado di memorizzare e ripetere a tono ciò che avevano prima udito.
Dopo ho continuato a lavorare con “anziani” arrivando sino alla pausa pranzo; se dovrò assentarmi per qualche giorno qui tornerà l'anarchia? Forse non del tutto, vedo qualche lume di responsabilizzazione in alcuni e da quando ho scritto alla lavagna la frase “Je peux etre toujours concentré” questa sta diventata un mantra come ai tempi del “mago” H.Herrera per i giocatori dell'Inter indotti a diventare vincenti con l'applicazione del suo metodo fatto di ben altro, ma rispondente a questa impostazione.
Il fatto è che qui spesso inizio parlando di meccanica o di calcoli, a seconda dell'occasione, ma il discorso poi lo ampio per cercare di aprire le menti portandole a ragionare sugli stili di vita che con le loro scelte consapevoli, o più spesso inconsapevoli, si stanno preparando a vivere.
Oggi pomeriggio, dopo essere partito dagli effetti della lubrificazione nel motore sono andato ai vari tipi di olio lubrificante che oggi il mercato offre (dall'organico tradizionale al semi sintetico sino al sintetico) per chiedere se sapessero che cosa è il greggio di petrolio: non lo sapevano e allora via per la spiegazione di cosa è e come si è formato, dove si trova e come si fa per individuarlo, dove deve andare per essere trasformato in una catena di prodotti utili, come deve essere riciclato il prodotto esausto e così via.
A un certo punto qualcuno ha riferito di uno di loro che sniffando benzina ha informato gli altri di come fosse buona la sensazione, al che ho replicato che ciò che può apparire buono nell'immediato può rivelarsi distruttivo nel tempo, come chi ha subito i gas tossici tipo diossina e poi muore di cancro a distanza di anni, e quindi ancora sulla salute e la cura del proprio corpo stando attenti a cosa si mangia (qui spesso vedo i ragazzi mangiucchiare/succhiare qualcosa: mi chiedo sempre dove beccano i quattrini, ma ora lo so. Resta il fatto che spesso sono cose dolci e quindi li ho indotti a riflettere sul fatto che, se non ci si lava i denti, le loro bocche sono destinate a rimanerne prive).
Mi auguro che un granellino di quello che dico possa essere utile; alla fine dell'incontro ho chiesto a tutti di riassumere qualche aspetto trattato. Uno di questi che per tutto il tempo mi aveva guardato intensamente negli occhi lasciandomi intendere quanto fosse preso dal discorso, quando è stato il suo momento non ha saputo dire nulla sino a che un compagno gli ha riproposto il quesito in lingua moré ed allora mi ha confessato che aveva capito poco perché non è in grado di parlare il francese.
Mi sono fatto una risata e gli ho dato un buffetto sulla faccia (è lo stesso che per fargli capire l'effetto del raffreddamento e dell'attrito ai quali l'olio pone rimedio avevo invitato a strofinarsi con forza le mani sia per sentire la sensazione di caldo che per percepire l'attrito, ma non era riuscito a dare la risposta giusta comunque).
Mollati tutti e consegnata una lettera per Jacob Bras Ouvert ai suoi ragazzi, ho ripreso i contatti con il mondo attraverso internet dove ho trovato le esortazioni ad organizzare la spedizione a Kao subito; io avevo già provveduto a chiamare Ibrahim al villaggio per riceverne la disponibilità a venirmi a prendere al bus, avevo già organizzato una puntata presso due stazioni di Bus di due compagnie diverse per conoscerne gli orari dei collegamenti facendomi accompagnare da M. con la sua mobilette, inoltre ho già concordato che sempre lui mi accompagnerà alla partenza.
Luca sostiene che piuttosto che dormire a caro prezzo in un misero albergo a Ouahigouya sarebbe preferibile comprare un materasso e portarselo al villaggio: mi sembra un'idea allettante.

Per aver aiutato il proprietario della casa sede di G.I. a disbrigare una pratica con BnD che per lui vuol dire quattrini da ricevere mi sono trovato invitato a cena questa sera in una formula che non avevo capito troppo bene sino a che egli si è presentato per prelevarmi.
Mi ha visto lavorare al pc e quindi mi è stato facile chiedere di scusarmi ma fra il lavoro, il raffreddore crescente e la partenza per Kao sarebbe per me stato preferibile rimandare al mio ritorno.
Una volta uscito è tornato indietro per dirmi che ciò che aveva fatto preparare me lo avrebbe portato qui.
Dopo un po' si è materializzata quella bella signora che quindici giorni fa mi aveva trovato una domenica mattina poco più che in mutande mentre me la prendevo comoda e della cui presenza avevo capito poco o nulla: ora si è svelato il mistero!
E' in un qualche rapporto di parentela con il proprietario dello stabile ed è anche la responsabile di un ristorante dove saremmo dovuti andare a consumare la cena; meno comprensibile è perché me l'abbia portata costei che poi, in attesa di essere prelevata dal parente, è rimasta fuori in attesa mentre io piluccavo continuando ad  usare la tastiera.
Altro tipo rispetto alla prorompenza della collaboratrice di Anika; questa persona mi è sembrata un tipo molto distinto e dotato di classe, con un buon francese e con qualche anno più dell'altra

Giovedì 17XII15

Organizzazione e partenza per Ouahigouya
Mobilette avanti e indietro con Moustapha
Bea non può fare alfabetizzazione e i ragazzi fanno tabelline con me quasi sino all'orario della partenza: alcuni si appassionano!
Visita Jacob contrito e manifestante mancanza di serenità personale: ci parleremo al mio rientro.
Rischio di perdere il Bus pur essendo arrivato in grande anticipo per non aver compreso l'avviso: salgo al volo e via.
4 ore di viaggio, arrivo a destinazione ancora poco convinto circa le condizioni di Garmin che giusto sino a che è rimasto collegato al mio p.c. dava informazioni confuse sul suo stato.
Appena giunto ho chiamato Ibrahim il quale mi ha girato il numero di un suo amico che sarebbe venuto a prelevarmi: quindi poco dopo conoscenza di Issaka/Billy, presa camera nell'albergo suggerito da Luca, consumata cena a caro prezzo con Billy, rientro in albergo sulla sua mobilette percependo una sensazione di freddo.
Appena in camera attivo il p.c.: capisco che la ricarica della batteria di Grmin procede troppo lentamente e così escogito un sistema per procedere più rapidamente partendo dall'unica presa di corrente a disposizione, peraltro priva di salviette, di una sedia e dell'acqua calda inclusa nel prezzo di Fcfa 16.000.
Allo stesso prezzo a Bobo la camera era confortevole come essere al Grand Hotel di Rimini!

Venerdì 18XII15


Attendendo Ibrahim dopo varie telefonate intercorse è arrivato Hamadoulla a prendermi e via in mobilette in una giornata di Harmattan sino alla maisonette di Kao.
A un certo punto, dopo che mi è stata tenuta compagnia da un numero variabile fra uno e quattro persone rigorosamente di sesso maschile, vengo lasciato solo per riposare nell'attesa che Ibrahim termini i suoi impegni: solo allora apprendo che egli è l'animatore della scuola del villaggio, ma ancora ero convinto che risiedesse in loco.


Nel momento in cui mi sono sdraiato a terra su una stuoia all'uopo posizionata arriva una belloccia locale piuttosto giovane, dall'espressione fra il sorridente e il soave: io credo sia per fare pulizia, ma in realtà predispone il tavolo per il pranzo: Ibrahim, Hamadoulla + altri due arrivano poco dopo e inizia così il primo dei pasti consumati al villaggio.
Ibrahim viaggia ancora con le stampelle dopo un incidente di qualche mese fa; mi accompagna verso la zona degli alberi da riprendere con Garmin spiegandomi come fare e informandomi ulteriormente circa il fatto che l'Harmattan li ha completamente spogliati delle foglie: lui palesemente non è in grado di operare e quindi si mette seduto tranquillo in disparte.



Nel frattempo ci sono altri che ripuliscono il terreno dove alloggiano i moncherini di Baobab e mi portano ad ogni pianta: eseguendo gli ordini impartiti dalla casa madre precedenza Baobab, anche se sono veramente difficili da individuare sul terreno.
Poveretti, sono degli stecchini! Fanno venire in mente il gioco con i bastoncini cinesi, ma questi sono in scala ridotta rispetto a quelli.




Dopo aver ripreso 94 piante con altrettante manovre di genuflessione necessarie in quanto non è possibile riprenderle dall'alto mancando di chioma, tutto il gruppetto operativo rientra dopo che Ibrahim mi ha fatto vedere come eseguire la manovra più importante della giornata: Data Export.
L'operazione va a buon fine e a questo punto si pone il problema della ricarica della batteria; sul tetto della maisonette c'è un pannello fotovoltaico ma manca la batteria ed i fili dell'impianto sono messi male e parzialmente scollegati fra loro.



Mi viene offerto di fare una doccia ed io accetto: non credevo di trovare nel vano doccia all'aperto dell'acqua calda scaldata appositamente per me!
Ad un certo punto, a buio inchiostro oramai in corso, arriva una batteria ed il tipo prova a collegare i fili senza successo fino a che uno dei ragazzini sempre presenti gli da le dritte giuste: a quel punto esclusivamente da una delle lampade al neon si propaga una flebile luce.



Intanto viene posato a terra un pannello più rigido che morbido e sopra viene messa una zanzariera: sarà il mio giaciglio.
In un momento in cui sono solo sento bussare alla porta ed io do l'assenso ad entrare: questa volta è una tipa bellina che dopo aver chiacchierato mi dice che sarebbe andata a lavarsi prima di tornare: devo aver capito male, anzi ho capito male, ma è stato divertente fantasticare.
Poi arriva il cibo che si consuma fra uomini come in ogni realtà rurale.
C'é un gran andare e venire di adulti curiosi di incontrarmi: per loro è una grande occasione, ma non sanno come lo sia anche per me!
Tanti discorsi con quei pochi che parlano francese e anche tante risate: questi di Kao sono veramente molto ospitali e sorridenti, i bambini, per quanto non particolarmente puliti, sempre attenti alle mie mosse: non entrano nella maisonette ma la tengono sotto assedio costantemente.




Se qualcuno allunga un piede più del dovuto viene subito richiamato duramente da uno degli adulti che non mi mollano mai.
Ho notato che l'unica signora che è venuta a visitarmi e che non parlava francese, osservando il giaciglio preparato per me, ha lasciato intendere la sua contrarietà circa il fatto che avrei dormito solo!?!
Finalmente, dopo che nell'ultima mezzora erano più gli sbadigli da parte loro che le parole da parte mia, avviene la cerimonia del commiato già sapendo che dopo la preghiera delle cinque comincerà il movimento del nuovo giorno, e non mancano tante ore; sono arrivato qui non in perfette condizioni fisiche e temo questa notte senza troppi ripari dal freddo potrà lasciare un segno.

Sabato 19XII15


Non ho patito il freddo ma la durezza dell'appoggio; inoltre ora è quasi raffreddore e gli occhi lacrimano, la testa è pesante, la voce alterata, ma io sono qui per completare un lavoro e devo agire di conseguenza.
Quando metto fuori il naso vedo che è stata depositata dalla bella locale che provvede al cibo, che poi è una delle due mogli di Hamadoulla, la teiera per il bidè contenente acqua calda per lavarmi: sono manifestazioni che apprezzo molto e che in questo ambiente rurale non te le aspetteresti mai!.



Dopo arriva la coppia, lui per fermarsi e lei per portare la colazione.
Tè, ma anche nescafè, bomboloni e tanto zucchero che io non utilizzo per niente – motivando la scelta - creando scandalo tra i presenti che si fanno delle grandi risate quando spiego i problemi indotti ai denti dei quali quasi tutti soffrono.
Con uno strumento applicato alla batteria dalla belloccia ingegnosa moglie posso mettere sotto carica Garmin, ma la ricarica si palesa molto lenta ed io vorrei cercare di terminare entro un orario utile tale da poter percorrere in sicurezza la pista per la città.




Nell'attesa chiedo ed ottengo di fare un giretto per il villaggio scoprendo subito che i più ricchi, quelli che vestono elegante e con abiti tagliati alla pseudo occidentale, sono quelli che hanno a che fare con le miniere d'oro.




Conosco Marjam, presidente del vivaio, onniscente in materia di alberi e loro localizzazione di impianto: gira con una bimbetta di 14 mesi attaccata alla schiena che poi sposta in avanti per allattarla senza che nessuno dei maschi presenti abbia occhi per il suo bel seno materno.
Qui è tutto così naturale e apparentemente semplice!
Si forma il gruppo come ieri e il lavoro procede per completare i Baobab; quando sto per eseguire la manovra finale tanto importante mi accerto che non ce ne siano altri e così scopro che una delle mie vedette ne ha individuati ancora una trentina.
Poi Export Treedom e i giochi sono fatti.



Al rientro metto subito in carica Garmin; anche il mio mobile sta tirando le cuoia, ma più di un oggetto per volta non si può e la cosa mi pesa perché sono sempre in attesa di sms da parte di Bruna che fa da ponte con BnD attraverso il suo p.c..
Chiedo ed ottengo prontamente accesso ad una toilette che si trova all'aperto, sempre predisposta con acqua calda a disposizione, quindi ancora cibo sempre troppo abbondante che io accetto nella giusta quantità anche se loro continuano a dirmi: “c'est pour vous, mangé”, ed io replico ringraziando e invitando tutti gli altri quattro o cinque a darsi da fare.
Finalmente arriva l'ora della preghiera e posso restare con la testa appoggiata al tavolo e gli occhi chiusi per cinque minuti.
Ma questa è una preghiera breve e si riparte in gruppo per Acacie e Karitè: dovrebbero essere complessivamente 100 pezzi invece sono di più a causa di altri Baobab scovati dalle mie vedette scorrazzanti sull'itinerario.



Il lavoro procede alacremente e sono veramente stanco quando l'ultima Acacia e l'ultimo Karité della serie spariscono alle mie spalle: fra genuflessioni, dolori alla testa e raffreddore ormai conclamato ho bisogno di mettermi al riparo fuori dal vento in un luogo protetto da finestre, anche se mi dispiace lasciare tanto frettolosamente la gente e l'ambiente che ho avuto la possibilità di conoscere ed apprezzare.



Finito l'opera e prese delle foto con gli aiutanti mi appresto a partire, ma prima sono andato a salutare un ottantenne che mi aveva omaggiato di alcuni piccoli limoni, gli ultimi frutti stagionali del suo limoneto posto a confine con il vivaio: è la persona più anziana che ho incontrato, e mi è anche sembrato in buona salute.



Marjam mi porta delle arachidi in omaggio: carina e gentile!
Anche la moglie di Hamadoulla è venuta a salutarmi esprimendosi con tutto il francese del suo bagaglio culturale: attenta ai bisogni e allo stesso tempo invisibile, penso proprio possa essere considerata una buona moglie, un affare per Hamadoulla!
Certo che qui cresce ogni ben di dio solo bagnando la terra, e l'acqua per farlo c'è: ho visto diversi pozzi collocati in vari luoghi strategici.



Poi la mobilette percorre i 17 km che separano Kao da Ouahigouya senza problemi e mi deposita all'albergo dove arrivo bisognoso di medicamenti, anche se con me ho solo del Brufen 600 mg granulato effervescente che senza un bicchiere diventa complicato da assumere.
Appena riattivo la connessione wifi avvengono scambi di email veloci e alla fine invio a destinazione il risultato del mio lavoro utilizzando “drive”; poi vengo a sapere che solo usando wetransfer posso avere la certezza che tutto vada per il giusto verso.
Inizialmente ho pensato si trattasse di una funzione di Garmin ma è arrivata al volo l'imbeccata di Luca e ho cominciato a trafficare con questa soluzione: per me è una novità, ma ripeto volentieri l'operazione in questa modalità.
Mentre ancora i files si stanno caricando arriva la prima conferma sul buon esito della spedizione effettuata con la modalità a me nota: bene, allora posso rientrare alla base e lo farò volentieri domani in tarda mattinata dopo aver incontrato Ibrahim per un saluto ed aver informato Hamadoulla che forse ci vedremo più avanti, all'epoca della crescita delle nuove foglie dai bastoncini che ho conosciuto uno a uno..