sabato 31 marzo 2012

Emergenza Mali


Avevo da poco lasciato il Mali quando furono chiuse le frontiere con la Mauritania; è invece di questi giorni la notizia del colpo di stato operato dai militari.

Fatti come questo peggiorano le condizioni di vita delle popolazioni per le quali i governanti non hanno mai dimostrato alcuna attenzione, per  i bambini in particolare.

A maggior ragione, dopo i soccorsi umanitari operati in Marocco ed in Mali con l'organizzazione Bambini nel Deserto, sto ora organizzando una raccolta di fondi a vantaggio dei bimbi del Mali.

Di questi tempi non è semplice, ma con l'aiuto di chi vorrà condividere la mia esperienza attraverso la lettura del blog www.nomadesempre.blogspot.com sento che è possibile tradurre in un'azione concreta la propria personale riflessione.

Al proposito segnalo i seguenti posts:
  • in data 15-16-17 dicembre 2011 dal deserto marocchino in località Hassi Labiad;
  • in data 23 dicembre dal centro di riabilitazione per ragazzi portatori di handycap nella città di Guelmim-Western Sahara;
  • in data 7-8 e 29-30 gennaio 2012 dai villaggi nella “brousse” attorno a Diema-Mali.
Bambini nel Deserto è una ONG e ONLUS www.bambinineldeserto.org che opera da oltre dieci anni a favore dei bambini principalmente in sei settori d'intervento: Acqua, Cibo, Sanità, Istruzione.
Attualmente è impegnata con progetti e programmi di cooperazione internazionale in Marocco, Mauritania, Mali, Burkina Faso, Togo, Benin, Ghana, Niger, Ciad e Congo.

Come aiutare?

Ci sono vari modi, fra i quali il più semplice da trasportare è dato da un contributo economico, in quanto per gli altri bisogna pensare ad un vettore, ai costi, alla possibilità che la spedizione vada dispersa; l'attraversamento delle frontiere in Africa è sempre un'incognita ed il recente colpo di stato in Mali mantiene inagibile quel paese.

Nel mio caso già vissuto, avevo organizzato l'itinerario in maniera mirata, riservando lo spazio del garage del mio veicolo al carico di materiale umanitario, ma ciò non è ripetibile nel breve periodo.

In questo momento si rende urgente aiutare i bambini del Mali: i quattrini raccolti a loro favore verranno documentati nel loro utilizzo, utilizzo che avverrà direttamente in loco dove i materiali ed il cibo hanno costi inferiori.

Le coordinate bancarie di Bambini nel Deserto sono: IT 24 G 01030 12900 000001500048 Monte Dei Paschi di Siena Causale “Erogazione liberale DIEMA-MALI”.
Ma anche donando il 5x1000 in sede di dichiarazione fiscale annuale con una firma ed inserendo nell'apposito spazio il Codice Fiscale di Bambini nel Deserto: 94094820365

Chiunque se la senta di darmi una mano o desidera maggiori informazioni può cercarmi al seguente numero telefonico: 00393338409547; o a mezzo mail: gaetanozambon@libero.it

lunedì 19 marzo 2012

Sestri Levante 19 marzo 2012


Epilogo Operazione Bambini nel Deserto: dicembre 2011 - gennaio 2012

Sono rientrato da poco tempo, ma me ne resta poco da spendere qui se riuscirò a portare avanti il programma che mi ero dato, consistente nel far attraversare l'oceano al Nomade per andare a conoscere i luoghi e le popolazioni delle Americhe.
E così, fra un'incertezza e quella successiva, volendo concretizzare l'esperienza acquisita durante la parte del viaggio dedicata ai soccorsi umanitari operata in Marocco ed in Mali per conto di Bambini nel Deserto, sto cercando di organizzare un evento finalizzato alla raccolta di fondi ed altro.
Non so se ci riuscirò, probabilmente da solo lo escludo, ma con l'aiuto di chi ha voluto condividere la mia esperienza attraverso la lettura del blog www.nomadesempre.blogspot.com forse c'è una possibilità in più.
Inoltre Pam, la persona che si occupa in particolare degli orfani abbandonati presenti nei villaggi della “brousse” attorno a Diema – Mali, sarà in Italia a partire dai primi di aprile e, dopo tanti discorsi fra noi intercorsi all'ombra delle fronde del grande albero a fianco del quale è posta la tenda da Lei utilizzata come propria residenza, sarebbe perfetto poterle riservare una buona accoglienza.
Avendola conosciuta, sono convinto che per Lei una buona accoglienza vuol dire accogliere la realtà nella quale vive e per la quale costantemente è impegnata in uno sforzo tendente al suo miglioramento.
Ecco allora che mi sento di esortare chi mi legge a dedicarle un po' di tempo, magari rileggendo i passaggi di quanto ho pubblicato in data 7 e 8 gennaio, inclusa la Breve storia di Pam, nonché ciò che si riferisce ai giorni 27/28/29/30 dello stesso mese, per poter tradurre in un'azione tangibile la propria riflessione.
Come?
Ci sono vari modi, fra i quali il più semplice da trasportare è dato da un contributo economico, in quanto per gli altri bisogna pensare ad un vettore, ai costi, alla possibilità che la spedizione vada dispersa.
Nel mio caso già vissuto, avevo organizzato l'itinerario in maniera mirata, riservando lo spazio del garage del mio veicolo ricreazionale al carico di materiale umanitario affidatomi da BnD www.bambinineldeserto.org , ma ciò non è ripetibile nel breve periodo.
Pam mi ha indicato le seguenti priorità:
  • laptops (personalmente ne ho uno dismesso che metterò a disposizione);
  • indumenti per fascia di età 0-8 anni, con particolare attenzione agli indumenti intimi;
  • piccole radio con funzionamento a batteria (là non esiste la corrente elettrica);
  • attrezzature a carica solare;
  • attrezzature idonee a far funzionare una stazione radio;
  • macchine da cucire (meglio a pedale).
Inutile dire che nei luoghi dove la vita scorre oggi come è descritta nei sacri testi risalenti ad oltre 2000 anni fa, basterebbe cercare nelle nostre cantine o nelle nostre soffitte per trovare materiale riutilizzabile.
Chiunque se la senta di darmi una mano può cercarmi al seguente numero telefonico: 00393338409547; oppure può contattarmi via mail al seguente indirizzo: gaetanozambon@libero.it

In chiusura ricordo anche i post pubblicati in data 13-15-16-17 dicembre, inerenti ai soccorsi portati nel deserto marocchino, in località Midelt ed  Hassi Labiad, nonché quello pubblicato in data 23 dopo la visita al centro di riabilitazione per ragazzi con handycap nella città di Guelmim.

BnD è una ONG e ONLUS che opera da oltre dieci anni a favore delle popolazioni africane in sei settori d'intervento: Acqua, Cibo, Sanità, Istruzione, Sviluppo economico, Migrazioni.
Attualmente è impegnata con progetti e programmi di cooperazione internazionale in Marocco, Mauritania, Mali, Burkina Faso, Togo, Benin, Ghana, Niger, Ciad e Congo.

Vi prego di segnalare a quante più persone è possibile quanto sopra esposto, grazie!

lunedì 5 marzo 2012

01&02&03.03.2012 Navigazione-meta finale


La navigazione non ha dato adito a nessun inconveniente, lo scalo a Barcellona, sempre splendida anche se ho potuta ammirarla solo dal ponte della nave, è stato ben più lungo che quello dell'andata e ciò ha fatto sì che il tempo complessivamente impegnato per coprire il tragitto sia stato di 56 ore; a bordo ho avuto modo di conoscere meglio Saverio e Stefano, ascoltando racconti relativi ad esperienze di navigazione, apprezzandone la grande carica di umanità.
Anche un altro commissario di bordo, Pietro, mi ha dimostrato grande disponibilità quando, dopo l'improvviso decesso del mio cellulare ed avendo bisogno di effettuare un paio di telefonate (sia all'officina meccanica che era al corrente del mio arrivo per venerdì che al centro assistenza per assicurarmi della presenza del soccorso all'arrivo a Genova), saputo del default che mi aveva colpito, non ha esitato a mettermi a disposizione il proprio apparecchio.
Pure il soccorso stradale fornito dal centro assistenza italico merita un encomio; se una piccola falla c'è stata, questa si è manifestata in patria, quando non ho trovato il camion sotto bordo allo sbarco, tanto che ho dovuto darmi da fare andando alla ricerca di un telefono a gettoni d'altri tempi per sollecitare l'intervento.
Sbarcato alle 7.30, soltanto alle 10.30 ci si è inseriti sull'autostrada, e poi via diretti sino all'officina; l'ultima curiosità è data dal fatto che, così come il soccorso è iniziato in Marocco con personale marocchino, è anche terminato con personale marocchino; infatti il conduttore che mi ha portato alla destinazione finale vive a Genova da molto tempo, ma è nativo della zona di Marrakech!
E per concludere, rifacendomi al detto su Toumbouctou ancora d'attualità, ma generato all'epoca in cui fu raggiunta per la prima volta dall'uomo bianco nei primi cinquant'anni dell'ottocento, è stato difficile arrivarci, ma di più tornarne vivo!


giovedì 1 marzo 2012

27&28&29.02.2012 Agadir-Tanger-Tanger Port med


Il contachilometri è fermo da giorni a 230.557 km.; quindi il viaggio su strada percorsa autonomamente posso affermare ufficialmente che è terminato dopo km. 12.307 dal via, nel più profondo sud del Marocco, questo è un dato che ormai non può più cambiare: è stato come ha voluto chi decide delle nostre vite, usano sempre dire i musulmani, inch'Allah, o, come la vedo io, l'usura di in componente meccanico con circa 22 anni di vita.
Vivere il momento presente, essere il regista della propria vita, usare la flessibilità necessaria per effettuare gli opportuni aggiustamenti senza alcuna recriminazione quando qualche cosa va in modo diverso da come previsto: questa è un'altra sfaccettatura dei molteplici modi di affrontare la vita, ma è quella alla quale sono approdato dopo un lungo percorso, quando il cammino ancora non ti stanca e mantieni la capacità di sentire gli stimoli che ti fai muovere al tuo interno.
Forse non è una sfaccettatura completamente contrapposta, ma sicuramente è molto lontana da quella dominante nell'Africa che ho potuto conoscere.
Stamane ho usufruito della cortesia della Fiat per una connessione via cavo che mi ha consentito di aggiornare il blog e la posta; successivamente, quando hanno capito che la mia scelta non sarebbe stata utile ai loro interessi, mi è sembrato di percepire un atteggiamento di minor disponibilità, come quando ho chiesto di sollevare con il crik il Nomade onde sistemare delle parti meccaniche che toccavano terra a causa della mancanza degli ancoraggi: in tutta la giornata ciò non è stato possibile! In ogni caso debbo dire che tutto il personale ha cercato di agevolare la mia sosta così come quella di tutti gli altri VR (veicoli ricreazionali) che giornalmente qui approdano: questa organizzazione Fiat funziona come l'area box del pit stop, c'è un via vai continuo, oltre a quelli che devono forzatamente sostare in attesa dell'arrivo di qualche pezzo di ricambio.
Un fatto che mi ha colpito in quest'angolo di mondo, dove si vive la religiosità come una regola quotidiana, anche un pò stressante, con le sue plurime chiamate nelle diverse fasi della giornata, è la presenza ovunque di muri di cinta, di finestre protette, di guardiani diurni e notturni; attraverso questo aspetto ho percepito la mancanza di fiducia fra individui, anche all'interno della grande famiglia (tribu), dove il rispetto della gerarchia impone ancora oggi ad un maturo quarantenne di seguire i consigli, leggi le scelte, imposte dal genitore in primis, dai parenti maschi anziani in secundis: mi sembra una civiltà dove non si cresce mai sia perchè tutto è deciso sempre e comunque dalla volontà di Allah, sia perchè il concetto di autonomia è soppresso dalle forme mentali autorizzate.
Il che vole anche dire: assunzione di responsabilità personale pressocchè pari a zero!
Nel pomeriggio, dopo aver eseguito un giro ad ampio raggio con la bici, alla ricerca della Medina Politzi (in realtà il nome le deriva da quello dell'architetto italico che la progettò ai tempi della ricostrzione della città, tale Polizzi), mancata per un soffio, ho poi fatto sosta da Marjane, a causa di inesattezze riscontrate sulla ricevuta relativa agli acquisti di ieri; mentre stavo dipanando la matassa sono stato contattato prima dal centro assistenza in Italia, poco dopo da quello marocchino. Praticamente sono stato messo al corrente circa il fatto che il camion del soccorso destinato a portarmi a Tangeri era già per strada! Sono rimasto sorpreso dalla notizia, dopo che, soltanto due giorni fa, mi era stato anticipato un lungo periodo di attesa: meglio così, anche se sono stato preso leggermente in contropiede.
Quindi niente Essaouira, nè Sidi Ifni, nè Marrakech: "a la prochaine fois", inch'Allah!
E niente Valencia, Malaga, Granada, Barcellona, tutte località che mi ero riproposto di visitare nuovamente durante l'itinerario di rientro.
Giusto il tempo di completare gli acquisti, di caricare il tutto, bici inclusa, su una specie di porter e, in men che non si dica sono arrivato a casa, dove ho trovato il camion già pronto per operare. Riposte le cose in tutta fretta, rimessa la scatola del cambio nel garage, immediatamente il cavo d'acciaio si è teso cominciando a trainarmi lentamente sulla piattaforma destinata a sorreggere il Nomade durante il trasferimento.
Una gioviale coppia francese con amici a Lucca, con la quale avevo già avuto modo di dialogare, è venuta a salutarmi fin che poi il camion si è staccato dal marciapiede.
Il veicolo è lo stesso che mi ha soccorso a Dakhla, l'autista, da domani mattina, sarà pure lo stesso, mentre ora stanno operando altri due che mi hanno portato a sostare per la notte su un bel piazzale autostradale della Total, ove sono parcheggiati altri mezzi della loro ditta, in modo da essere pronto nella direzione di Marrakech che si imboccherà domattina.
Mi è stato indicato come buono l'orario delle 8.00, ma ormai sono consapevole dell'elasticità contenuta in questi tipi di affermazioni.
Il luogo mi è subito sembrato il posto giusto per effettuare alcune operazioni tecniche senza dare fastidio a nessuno; poi è calato il buio e non mi è rimasto altro da fare che cucinare qualcosa da avere pronto durante il viaggio.
Nel trascorrere l'ultima notte nella zona di Agadir, che ho trovato ben organizzata e con tanto verde attorno, mi trovo a pensare che mercoledì verso mezzogiorno sarò già sulla nave che mi riporterà a casa, perchè una casa ancora ce l'ho! O forse non ce l'ho più da tempo, a Sestri mi è rimasto solo un pò di terreno con degli ulivi e quattro mura.
Spesso ho sostenuto di essere una persona "déracinés", affermazione che per me ha sempre avuto una valenza positiva, anche se ho visto altri inorridire al mio dire; ora credo di aver accresciuto questo tipo di sensazione: sono trascorsi pochi mesi, sicuramente senza pause, vissuti intensamente sia per gli incontri con le persone, sia per la curiosità di spaziare lo sguardo su luoghi dalla natura così forte e primordiale, rendendomi conto di come sia sempre la componente umana a determinarne il degrado, e tutto questo mi ha fatto comprendere come la modificazione nel mio modo di sentire fosse già in lavorazione da tempo, quest'ultimo periodo lo ha solo maggiormente evidenziato.
Qualcuno che mi legge sul blog mi ha fatto presente che dopo questa esperienza avrò meno argomenti di critica verso l'italico modo di vivere; ma per me esiste principalmente il personale, individuale e responsabile modo di vivere, pertanto rifiuto la generalizzazione, pur prendendo atto della realtà corrente.
In questi giorni mi sto dedicando alla lettura di un testo scritto da Tara Bennet-Goleman dal titolo: "Alchimia Emotiva", sottotitolo "come la mente può curare il cuore", con prefazione del Dalai Lama. Si tratta di un libro innovativo e profondo, nel quale le ultime scoperte delle neuroscienze e della terapia cognitivistica si fondono con gli antichi insegnamenti del buddhismo.
La scelta di questo tomo è venuta a cascata dopo aver già letto "Intelligenza emotiva" scritto da Daniel Goleman, marito di Tara.
Vi sto trovando dei passaggi utili ed interessanti, e delle conferme relative al mio personale percorso, ancora in corso, indirizzato ad un possibile elevamento spirituale; come sempre quando riscontro in teorie attuali delle corrispondenze con il passato, rimango affascinato dalla capacità della mente, per come nei secoli ci sono state persone capaci di utilizzarla, disponendo della necessaria libertà per farlo.
Mi sembra che qui ciò non sia oggi possibile, e non so dire se lo potrà essere in futuro, visto che i sistemi di comunicazione consentono di essere al corrente di molte informazioni, peccato che questi stessi mezzi diffondano anche il peggio di quanto la "nostra" civiltà ha saputo realizzare, e questo ha una presa incredibile sui popoli che passano così da una schiavitù ad un'altra, quella dei bisogni inesistenti, principalmente in mano alle multinazionali.
Alle 8.00 non si vede nessuno così mi metto a riprendere qualche immagine fotografica; ben dopo le 9.00 arriva il conducente, ma siamo in ordine di marcia solo alle 9.45.








Inizialmente il percorso è tortuoso, deve scalare delle montagne e poi discenderle, i colori della terra sono diversi e sempre attraenti, la vegetazione è costituita essenzialmente da piante di Argan; 












poi il paesaggio diventa più desertico per ritrovare i colori del verde attorno a Marrakech.
Sosta pranzo alle sue porte, quindi si effettua un tratto di strada su viabilità ordinaria in mezzo ad una urbanizzazione assai decorosa ma esagerata, sfiorando l'antico palmeto per il quale la città è nominata ancora oggi; quando mi accorgo che il conducente, che non dorme da giorni le ore necessarie, si agita sul sedile di guida esattamente come capita di fare anche a me quando cerco di contrastare il colpo di sonno, propongo immediatamente una pausa caffè.





Il percorso ora è pianeggiante e molto verde;




superata l'area di Casablanca ci si indirizza nella direzione Rabat e poi Fes Tanger; arrivo a destinazione attorno alle 22.00: una bella tirata di circa 900 km, tutta autostradale, anche se a Rabat il collegamento con Tanger è stato difficoltoso sia per traffico che per lavori in corso.









Ora gestisco le scorte in modo da tenere spento il frigo durante l'imbarco, quando non è possibile caricare le batterie tramite i pannelli fotovoltaici; quindi, dopo cena, preparo quasi tutto ciò che mi dovrò portare a bordo della nave.
Qui sento tirare un forte vento e la temperatura a bordo è già sotto i 17°.

Nottata più temperata del previsto; alle 08.00 sono pronto per l'ultimo trasporto al di qua del mediterraneo, ma il tempo scorre e non vedo nessuno. Penso velocemente a tutte le operazioni che devono essere svolte prima dell'imbarco; mi sembra che siamo già sul tempo limite, perciò mi decido a chiamare il centro assistenza italico alle 9.15. Poco dopo vengo richiamato ed inserito in un sistema di conferenza a tre costituito dal centro italico, quello locale ed il sottoscritto; vengo così a scoprire che l'imbarco è si per oggi alle 11, ma quelle della sera, cioè le 23!
Equivoco a parte, vorrei uscire da questa prigione, ma qui il guardiano non parla alcuna lingua per me comprensibile, inoltre mi sembrava d'aver capito che sarebbe venuto qualcuno dall'esterno a liberarmi onde consentirmi un breve tour in città. Dopo un'altra ora di attesa ripercorro la stessa trafila; ora apprendo che il guardiano è autorizzato a liberarmi e ad accompagnarmi dove poter fare qualche acquisto di base. Mi trovo in una zona di tipo artigianale/industriale, con tante costruzioni in fase avanzata di realizzazione; si trova a circa 15 km. da Tanger, ma ci sono anche palazzi ad uso abitativo dotati di boutiques = modesti negozietti e ristoranti.
Dopo gli acquisti decido di restare ancora in libertà, sicchè mi metto ad esplorare l'area; capisco così che sono alle spalle di Tanger free zone, ecco spiegato il perchè di tanta security, security che mi ha fischiato perchè stavo riprendendo delle foto innocue a delle bandiere ben stese dal vento.
Evidentemente ogni tipologia di forza dell'ordine qui in Marocco è investita del compito di dire che va tutto bene, ma deve invece seguire un protocollo di allerta di un certo grado per ciò che si paventa possa accadere da un momento all'altro.
Eseguita la mia perlustrazione torno a casa pensando che oggi ho fatto gli ultimi acquisti a prezzi che mi dovrò dimenticare in fretta: due grossi pani tondi e piatti, 6 uova giganti ed una barra di cioccolato con le mandorle da 150 gr. per 17 D., meno di € 2,00!
Non mi resta che attendere le 15 per essere caricato su un altro camion che mi trasporterà a Tanger Port med, il nuovo grande porto dove sono sbarcato circa tre mesi addietro.
In realtà le cose si sono poi sviluppate diversamente. Vedendo che non succedeva nulla, mi sono rimesso alla lettura del libro già citato; solo verso le 16.30 è arrivato l'operatore il quale, disponendo di un camion assolutamente inadeguato al trasporto del Nomade, ha dovuto sudare le fatidiche sette camice per caricarlo, combinando anche un piccolo inconveniente a causa delle dimensioni troppo contenute del camion. Niente di grave, ma comunque qualcosa che lo ha subito preoccupato; si, perché già qui vige un sistema in cui tutti devono sapere di tutti, ma in un rapporto subordinato è il patron che deve sempre essere messo al corrente del minimo particolare. Per questo qui i telefoni mobili sono tanto diffusi, perché la gente sente la necessità di comunicare in continuazione. Per farla breve, in una delle varie comunicazioni operatore-patron-operatore, questi aveva comunicato del piccolo inconveniente accaduto; visto che ad operazione di carico completata non si partiva, ho chiesto spiegazioni. Mi è stato risposto che il patron sarebbe arrivato per constatare il danno causato, lasciandomi intendere che ne sarebbe andato di mezzo personalmente. Ho così garantito che non avrei preteso nulla, scrivendolo sulla nota, ma che avrei gradito partire subito e non attendere le 19.00 come mi era stato anticipato. Altra telefonata fra i due e poi via.
Il percorso per raggiungere il porto è di circa 60 km., totalmente autostradale; la luminosità è ormai quella che precede il calare del sole, mi consente di vedere quanto è verde questa zona, ma non mi da la possibilità di riprendere foto di qualità.
Le procedure di controllo al porto avvengono in maniera abbastanza scorrevole, anche perché mi sembra esserci ancora meno gente che a dicembre, ma la dogana impone la verifica allo scanner a tutti i veicoli; ho avuto così modo di dialogare con il conduttore circa l'altezza alla quale il braccio dello scanner sarebbe passato sopra ai veicoli, m. 4.65, praticamente al limite per il Nomade caricato sul camion; infatti l'operazione si è resa possibile perché il camion è stato fatto mettere in una posizione dove il terreno si trova ad una quota più bassa, così da avere più spazio utile per la manovra.
Dopo aver completato tutti gli obblighi burocratici arriviamo sul piazzale per l' imbarco dove mi preoccupo di informarmi come deve avvenire l'operazione di salita a bordo; vengo indirizzato ad un capo responsabile al quale spiego la situazione, ottenendo una risposta poco piacevole: i mezzi in panne normalmente non vengono imbarcati, ma c'è disponibilità a fare un'eccezione, solo che il Nomade deve essere scaricato dal camion sul piazzale per poi essere trainato da un muletto, intervento che ha un costo indicato in € 500,00!
Al contrario di quanto riteneva l'operatore del soccorso e la sua organizzazione, che probabilmente si atteneva ad una prassi consolidata nel comunicarmelo, al camion non è concesso entrare nella nave di questa compagnia. Inoltre, anche se ci fosse stata la disponibilità di GNV, la testa al toro l'avrebbe tagliata l'altezza massima del varco di accesso, pari a m. 4.20, assolutamente insufficiente.
Sto correndo il rischio di non partire, quindi decido di mettere al corrente della novità l'assistenza italica, mentre il conduttore ha già effettuato almeno cinque scambi telefonici con il suo patron: quello che dovevo fare l'ho fatto, ora tocca ad altri impegnarsi per trovare una soluzione, così, sentiti i morsi della fame, nell'attesa di novità ne approfitto per addentare quel bel paninone tondo imbottito di un'ottima frittata con carciofi da me personalmente elaborata poche ore fa.
Il conduttore, da buon nordafricano, non ci stà a subire la penalizzazione prevista da una regola, peraltro assai opinabile, così comincia a lavorarsi tutto il personale marocchino presente sul piazzale per cercare di superare l'ostacolo, mentre l'assistenza italica mi tranquillizza informandomi che si sta cercando di raggiungere telefonicamente il comandante della nave per trovare una soluzione.
Nel frattempo il conduttore sembra aver ottenuto il risultato sperato consistente nello scaricarmi davanti alla nave per poi spingermi al suo interno; io sono perplesso, anche perché il servosterzo ed il servofreno sono al momento inattivi nelle condizioni in cui si trova la meccanica del Nomade. Intanto tutto il personale operativo addetto all'imbarco è al corrente della problematica, e fra questi ci sono due commissari di bordo, Rosario e Stefano, che mi avvicinano e gentilmente mi incoraggiano dicendomi che sicuramente non sarò lasciato a terra (successivamente, incrociati a bordo, mi hanno comunicato di aver visto lo scoramento nei miei occhi e hanno pensato che il Nomade, per il quale hanno manifestato ammirazione sin dal primo momento in cui lo hanno visto, aveva titolo per essere caricato in tutti i modi), così come avviene da parte di altri, tutti marocchini dotati di furgoni che rientrano in Italia carichi di merce da vendere.
Viene il momento di muoverci per scaricare il Nomade dal camion; è a questo punto che il capo da me precedentemente interpellato, senza fare alcun "plissé", mi chiede conferma del fatto di poter essere agganciato sul davanti, comunicandomi che mi farà entrare trainato dal muletto. Ricevo anche comunicazione dal centro assistenza italico che il problema ha trovato una soluzione e che non si ripeterà allo sbarco la stessa spiacevole situazione.
Bene, dopo aver personalmente agganciato la corda del muletto al Nomade, mi metto al posto di guida stando attento a non fare danni. Quando la corda è in tensione non ci sono problemi, ma quando si rilassa devo essere pronto sia con freno a mano che con quello a pedale, onde evitare che la massa del Nomade mi faccia finire contro il muletto. Alla fine sono entrato e sono stato allocato in una buona posizione: il triller, così come si era presentato all'improvviso, altrettanto improvvisamente si è risolto.
Quale sorpresa, poco dopo, nel rendermi conto che sono stato alloggiato in una camera che può ospitare sino a tre persone, dotata di finestra vista mare, roba da ricchi.... tutta per me; e così è spiegato anche il fatto che il costo di questo passaggio nave è superiore a quello dell'andata di un buon 50%!
Devo risalire alla metà degli anni ottanta-sino agli inizi degli anni novanta per trovare traccia, nella mia "terza" vita, di episodi simili, che comunque allora avevo vissuto ritenedoli "oltre" la mia dimensione in quanto coerenti esclusivamente con quella economica del momento, ma assolutamente incoerenti con quella del mio essere.
Quel periodo è ormai andato, è stato il viatico per poter passare alla mia "quarta" vita; ed è così che mi coglie un flash, sento di avere qui utilizzato la metafora ben raccontata da Kim ki-duk in "primavera estate autunno inverno".
In realtà lui ci aveva aggiunto ancora un quadro, a simboleggiare la continuità.
Nella parabola esistenziale delineata nel film, le cui tappe di dieci anni in dieci anni sono scandite dallo svolgersi delle stagioni, l’individuo, rispondendo di se stesso e di ogni suo atto, emerge come centro morale assoluto; il regista parla, in contrasto all’immota bellezza del paesaggio, di una natura umana fallace, violenta e sofferente che nel processo verso la maturazione trova il suo senso e il suo riscatto: vien da chiedersi se questa che percepisco come la mia quarta vita abbia a che fare con quel processo di maturazione così ben descritto da K k-d., consapevole che nell'ignoto che mi attende continueranno a non esserci tacche di misurazione. Come questo viaggio, è andato così come è andato; l'importante è stato viverlo.