lunedì 27 agosto 2012

Going out Washington State - coming in Oregon State


Domenica 26.08- Da qualsiasi parte rigiri il programma odierno sono costretto a prendere atto che lascerò Washington State entro sera, e non è facile dopo 22 giorni che mi hanno dato emozioni di ogni tipo passando da Montagne, Ghiacciai, Fiordi, Oceano, Laghi, Fiumi, Praterie, diverse tipologie di Animali selvatici, ad altri Fiumi, Laghi, Ghiacciai, Montagne, Vulcani e Praterie: in questo Stato sono rappresentate molte sfaccettature fra quelle che la Natura ha distribuito in giro per il Mondo, rendendolo affascinante nella sua dimensione selvaggia, per certi aspetti apocalittica perché, essendo molte ed ampie le aree sotto tutela ambientale, lì la Natura compie le sue azioni fuori dal tempo che noi siamo abituati a misurare al secondo.
E così mi tirerò dietro la porta di questo Stato ed inizierò a scendere in Oregon, “lasciando solo orme, portando via solo ricordi” dalle terre ove visse Chief Seath, dai bianchi conosciuto come Chief Seattle, con la speranza di rivederci in una prossima vita, se ci sarà!


Per me è anche emblematico: senza alcuna specifica programmazione in merito, l'addio avviene a Fort Vancouver, luogo strategicamente posto sul Columbia River dalla Hudson's Bay Company.
Di proposito ho evitato di tornare a Vancouver - British Columbia – Canada, finendo per inciampare in Fort Vancouver sulle sponde del Columbia – Washington – U.S.A.!


A proposito, non ho mai fatto cenno a questi baracchini, uno dei quali si vede nella immagine qui sopra, che sono sparpagliati ovunque e che offrono principalmente caffè a chi ha fretta; i prezzi mi sono sembrati eguali a quelli praticati dalle grandi organizzazioni, solo che questa soluzione ti evita il problema del parcheggio! 


Da Cougar a Fort Vancouver ho percorso una strada ultra secondaria che mi ha portato a superare colline ed a transitare per praterie dove ho visto appezzamenti di terreno di dimensione contenute coltivati in vario modo, spesso con abitazioni minuscole e malandate, al punto da chiedermi come fanno a tornare i conti di questo paese che statisticamente dichiara un certo montante di $ pro capite: attraversando i vari Stati, spesso mi è capitato di vedere situazioni simili, e sempre mi sono chiesto su quale qualità di vita possono contare le famiglie che ci vivono.
Questi sono tutti aspetti che dovrei trovare modo di approfondire per capire, anche se, a sensazione, mi inducono a considerazioni che partono da chi erano coloro che sono arrivati qui fra il 1750 ed il 1950, da come si è costituita questa società e da come si è sviluppata, incentrata esclusivamente sulle capacità individuali, dove moltissimi seguono i riti domenicali presenziando nella miriade di congregazioni religiose esistenti, tutte rispettose delle sacre scritture, che ognuna interpreta in maniera differenziata.
Ma torniamo al concreto: lungo la strada sono rimasto in sosta a Battle Ground per connessione WiFi e per fare cambusa; ricordando che nel 2001 a Vancouver mi servivo da Safeway e che mi ero dotato di Card per ottenere gli sconti riservati ai membri, mi sono presentato allo Store indirizzandomi al Customer Service per vedere di ottenere la qualifica di membro. La cosa è stata più semplice del previsto, basta avere un indirizzo di riferimento negli U.S.A., ed io ho utilizzato quello già usato in passato (solo 80 gg. fa, il tempo in cui qualcuno fece il giro del mondo!), cioè quello dello spedizioniere.





Da qui in poco tempo si arriva a Vancouver, alla periferia della quale vi è il sito storico di Fort Vancouver, posto in un contesto costituito da ampi spazi verdi dove l'occhio può vagare senza trovare ostacoli, quanto da me preferito.
La visita si è rivelata interessante perché ha in parte colmato alcune lacune date dalla mia ignoranza in materia: ora mi è più chiara la funzione della Hudson's Bay Company sul territorio che dominava, ed ho finalmente capito che cosa ha voluto dire l'atto di rifiuto a sottostare al suo potere da parte di un gruppo di Settlers americani, così come ho capito che grande personaggio sia stato John McLoughlin, l'uomo che la compagnia delegò allo sviluppo delle attività nel 1826, che ottenne successo, ma ciò non bastò ad evitargli pesanti critiche per il suo atteggiamento che lo portò ad aiutare i Settlers, tanto da indurlo a lasciare la compagnia e, dopo la conclusione del trattato denominato dell'Oregon intervenuto nel 1846 fra U.S.A. e G.B., a stabilirsi al di là del fiume diventando cittadino degli U.S., considerato sin da allora come padre dell'Oregon.





Il Forte era completamente autosufficiente sotto ogni punto di vista, ed ha rappresentato un punto di riferimento importante non solo per chi aveva a che farci in vario modo, ma anche per tutta un'ampia gamma di persone che vi gravitava anche solo per aiuti medici.












Ho trovato molto belle le case realizzate poi dagli americani a fine '800 per i vari comandanti che si sono succeduti a dirigere le operazioni: alcune di queste sono ancora utilizzate, altre sono diventate sede di ristoranti, altre sono rimaste in carico al National Park e fanno parte del patrimonio culturale visitabile da parte del pubblico, il tutto a pagamento perché qui non si muove foglia senza l'esibizione del bigliettone verde (per me accesso gratuito grazie alla sottoscrizione iniziale della tessera annuale N.P. il cui costo ho già abbondantemente ammortizzato).



Alla fine della visita sono passate le 17, in poco tempo sono sul ponte che collega le due rive del Colombia River e voilà, mi trovo in uno Stato diverso.
L'impatto iniziale non è così rilassato e friendly come viene descritto nelle guide, quindi decido di rimandare la visita a Portland city e proseguo per effettuare un percorso scenico sul Columbia river e attorno al Mount Hook ( anche questo un vulcano) che svetta solitario ed elegante a non troppi km. dalla città, in direzione Est.
La sosta avviene a Wood Village dove trovo casualmente uno Store della catena della quale sono diventato membro da poche ore: non ho alcun indugio, mi fermo.   

Vulcani in Washington State: Rainier, Adams, Helens




Ho esaminato la foto del veicolo NL e credo potrebbe trattarsi di un 4x4, perché è difficile che uno a trazione normale si doti di verricello: comunque il mio giudizio è positivo!
Mount Rainier N.P. è lontano, e quando mi muovo non ho ancora preso una decisione per visita si o visita no ad Olimpia, ma mentre l'attraverso mi rendo conto che non c'è nulla di particolare che potrebbe destare il mio interesse, così procedo oltre. 
Il percorso che GPS stamani ha deciso di farmi seguire è un misto di stradine residenziali e Hiway, più le prime che le seconde. Ho così modo di apprezzare ville & giardini, tutto molto curato; dopo le case dei Nativi osservate nelle Riseve ed anche tante di non nativi, fra queste, anche le più semplici, comunicano positività per come si presentano. Quando si torna in HiWay noto subito che la segnalazione della prossima Rest Area evidenzia il camper service: proprio quello che stavo cercando! 
Continuando a guidare a velocità molto moderata per le limitazioni imposte, anche se su strade sempre belle attorniate da tanto verde, mi sto deconcentrando quando, all'improvviso, mi trovo davanti la visione del Mount Rainier (che poi è un vulcano) ancora lontano: basta questa apparizione a ridarmi la centratura.


Quando raggiungo la prima postazione Rangers chiedo subito su quali trails dovrò dirigermi per entrare in contatto con il ghiacciaio; lo specialista mi fornisce tutte le delucidazioni, ma aggiunge che forse per oggi non farò più a tempo ad impegnarmi su un percorso. 


Con questa info cerco di salire al Visitor Center senza effettuare soste, così per le 16 circa sono già parcheggiato e addobbato per partire. La buona notizia è che il parcheggio consente la sosta overnight, così me la posso prendere più comodamente.




L'escursione inizia e continua in un tripudio di fioriture per le quali è noto questo N.P.: pur non essendo molto il dislivello da superare, la pendenza del sentiero è notevole.






Raggiungo la prima opzione di fine trail dove mi trovo di fronte il ghiacciaio Nisqually, con questa visione sento che posso andare oltre, così continuo la salita sino a raggiungere i primi nevai ed il secondo step, rappresentato da Glacier Vista quota 6.300 feet (2.100 m.). 








Da questa postazione è possibile vedere meglio i particolari del ghiacciaio, ma non mi accontento e vado ancora oltre per un po'. Girando lo sguardo oltre alle catene montuose di questo complesso vulcanico, anche se inferiore in altezza al Rainier e piuttosto lontano, colgo anche il Mt. Adams, la cui forma isolata si fa notare per la sua eleganza.


Il luogo in cui mi sto muovendo è talmente affascinante ai miei occhi che continuerei a salire, ma capisco anche che devo porre un limite, così mi fermo ad osservare a 360°.




Mentre ero intento in questa attività colgo un movimento nell'erba a poca distanza da me; per capire di che si tratta resto in attesa mantenendo la mia attenzione in quella direzione sin tanto che capisco che questo è l'incontro della giornata: si tratta di una marmotta che pascola fra i fiori, e con grande selettività sta scegliendo i baccelli dei lupini, dei quali sembra ghiotta.





Dopo aver segnalato anche ad altri la sua presenza, mi avvio a rientrare effettuando delle digressioni: la località dove sorge il V.C. si chiama Paradise, e devo dire che ci sono tutte le ragioni per meritarsi questo nome!
Una volta sceso viene il momento del V.C., ma ormai sono le 19, orario di chiusura, così penso che potrò tornerci domani: ora si va a casa a controllare che situazione c'è. 



Le auto se ne sono andate per una gran parte, quelle rimaste appartengono a gente che campeggia in quota, oppure proprio qui! Ho visto tirare giù da dei pick-up il materiale e predisporre le tende a fianco al veicolo, così come ci sono un paio di VW con tetto a soffietto che si sono sistemati per il pic-nic al buio a fianco allo sportellone posteriore del loro mezzo.


Con un tramonto da cartolina il sole se ne va altrove, oltre le montagne, quando è già alta una bella mezza luna.

Sabato 25 - Ero informato circa il fatto che durante la notte era attesa una minima di 5° e ne avevo tenuto conto, ma al risveglio trovare il termometro in casa a 11° mi ha scioccamente sorpreso. Qui fin dalle 7 è iniziato un gran movimento di arrivi di gente che, ben bardata, parte per qualche meta fra le più impegnative.


Ci sono anche dei giovani che stanno predisponendo il materiale da portarsi al seguito, inclusi gli sci: se penso alla fatica che sopporteranno nella salita devo considerare che la loro passione deve essere molto accentuata per motivarli a tanto!


Dopo aver preso qualche immagine con la luce del mattino ed essermi riguardato le informazioni relative al luogo, capisco che qui non ho altro da fare, e mi dispiace non solo perché il luogo è bellissimo, ma anche perché oggi è sabato, giornata sconsigliata per muoversi in queste aree dove la strada finisce in un parcheggio, e quando questo si è riempito bisogna attendere o fare inversione a U verso un'altra meta.



Lungo il percorso nel quale mi immetto ho modo di incontrare un canyon strettissimo in fondo al quale scorre un torrente che si trova a oltre 50 m. di profondità, nonché di riprendere ancora immagini con altre angolature del Rainier.



L'ipotesi poi puntualmente si avvera: volevo raggiungere un altro versante del Rainier per toccare un altro ghiacciaio, ma quando mi sono arrivato sulla strada che raggiunge località Sunrise già ho trovato il cartello indicante lunghe soste di attesa. Dopo aver proseguito ancora un po' ed essermi trovato in coda ho preferito guadagnare una piazzola laterale ed effettuare pausa pranzo;



alla fine della pausa la situazione non si era modificata, ed allora via per Mount St. Helens, quello che nel 1980 ritornò improvvisamente attivo togliendo la vita ad oltre cinquanta persone e cambiando i connotati della zona. La strada in avvicinamento è spesso molto inforestata, tutta curve, con un fondo stradale pieno di crepe e di avvallamenti, insomma, da stare in campana.


Oggi è stato tutto un guadagnare quota per poi perderla e riguadagnarla, quindi nuovamente perderla, ed anche questa salita, non essendo costante, bisogna continuare a riprenderla da quote inferiori. Sto viaggiando verso questa meta in un orario già tardo, traffico praticamente assente. Durante una sosta foto incrocio un motociclista su BMW da 450 kg. e ci scambiamo un saluto, ma alla successiva sosta costui mi raggiunge, ha capito che sono italiano e mi chiede se provengo da Palermo o Napoli. Cominciamo quindi a parlare: la sua origine è italica con genitore napoletano che gli ha dato il cognome Di Lucia, ma non la conoscenza della nostra lingua. Non ho capito se è lui o la moglie che appartiene alla Navy, però ho capito che è stato per alcuni mesi in Oriente (ha citato anche Myanmar) e che ora sta a Portland.



Quando io proseguo lui si mette a parlare con una schiera di H.D, così ci lanciamo un saluto ad alta voce utilizzando i rispettivi cognomi.



Il panorama che ho davanti agli occhi è quello di una zona devastata oltre 30 anni fa, che da poco ha ripreso a generare sul terreno nuova vita, ma restano ancora visibili gli effetti di ciò che accadde. In effetti cosa sono 30 anni rispetto ai tempi della natura? Sono niente!




Ho voluto effettuare questa visita perché non avevo memoria degli avvenimenti accaduti nel maggio 1980, forse distratto da altre faccende più personali, ma quell'eruzione scatenò una potenza superiore a quella di 21.000 bombe atomiche, e rese noto al mondo il nome di questa montagna. Un terremoto di magnitudo 5,1 scala Richter provocò la più massiccia frana mai verificatasi a memoria d'uomo sommergendo circa 600 kmq. di foresta sotto milioni di tonnellate di rocce e ceneri vulcaniche.
Ancora oggi nel lago sottostante, che a causa dei detriti immessi cambiò completamente dimensione, sono visibili le quantità enormi di tronchi d'albero rimaste intrappolate.





Anche le montagne presentano quantità rilevanti di tronchi d'albero a terra, e ancora molti rimasti in piedi senza vita. In lontananza, a seconda dell'orientamento, mi appare il Mount Adams, meno celebre dei suoi vicini, ma incantevole per la bellezza della sua forma.




Su al Windy Ridge, il luogo di arrivo al St. Helens, contavo di poter trovare una condizione come quella di ieri, ma non è così, quindi sono costretto a ripartire.


Quando ho già avviato il motore noto un foglio sotto al tergicristallo: la cosa mi sembra molto strana! Una volta recuperato il foglio leggo testualmente: “congratulazioni, è stata un'emozione vedere una targa italiana. Noi siamo diretti ad Est, il nostro numero di telefono è....Simone (Firenze) & Viviana (Napoli)”. Meglio così che una multa!
Dopo essermi impegnato in guida notturna sino a tardi, raggiunto Cougar mi sistemo in una Public Rest Area per passare una notte che sarà breve.