lunedì 30 novembre 2015

Attendendo l'esito delle Elezioni Presidenziali

Domenica 29XI15



Mentre la giornata sta prendendo forma sono al corrente che sin dalle 5 del mattino sono iniziate le attività che andranno a coronare il grande evento odierno: prima della mezzanotte verranno chiusi i seggi e nei giorni successivi si saprà chi avrà l'incarico di condurre questo paese per i prossimi cinque anni o se sarà necessario andare al ballottaggio fra coloro che avranno raccolto il maggior numero di preferenze.


Chiunque sarà la persona desidero augurarle di agire per il bene del suo popolo, e già so che non sarà facile.
Più mi sto attestando in questo paese e più mi chiedo che cosa vogliono davvero i Burkinabé: il paese è leggermente più piccolo dell'Italia e conta meno di 13 milioni di abitanti, ma essi appartengono a molte etnie differenti fra loro e spesso molto legate a tradizioni ancestrali.
Tutti gli abitanti della “brousse”, e penso siano la maggioranza, sono già distanti da quelli, magari della stessa etnia, ma che vivono nelle città costituite principalmente di grandi periferie prive di servizi.




Ieri parlavo con una persona dotata di “mobilette” che vive poco lontano da qui in una casa di recente costruzione proprio di fronte al Golden Beach Hotel, costruzione apparentemente fuori luogo lì dove sorge essendo dotata di ogni comfort ed avendo un costo camera fissato a CFA 22.500 per notte.
Ebbene, pur condividendo con l'Hotel la stessa strada sterrata dove pascolano capre, becchettano galline e ragliano asini in mezzo alla solita situazione “igienica”, la casa di quella persona non gode ancora dell'allaccio all'energia elettrica della quale quindi non può disporne, così come spesso non può disporre dell'acqua esattamente come capita anche qui a G.I..




Se questa è la situazione nella capitale, per quanto periferia, quale potrà essere la situazione altrove?
Già la situazione che ho descritto corrisponde ad una situazione da privilegiati in quanto spesso nelle sterrate si aprono ampi spazi che sono utilizzati come discarica a cielo aperto, attorniate da cubicoli fatiscenti costruiti in terra e dalle dimensioni minuscole che sono poi le case della maggioranza delle persone.




Moustapha, il capo meccanico, mi ha spiegato che vive in un quartiere lontano da qui, verso Nord, dove non c'è lottizzazione e pertanto la situazione sarà ancora più caotica di quella accennata.
Apparentemente la gente non protesta per queste cose; esse rappresentano ciò che conoscono e sembra andar loro bene così.



Fra un cubicolo e l'altro non è raro vedere una proprietà costruita diversamente, si potrebbe dire una villa, con tanto di area verde all'interno delle mura e padella satellitare ben esposta: ciò non garantisce però circa il fatto che la qualità dei servizi interni siano tanto diversi da quelli dei cubicoli.




I villaggi della “brousse”, quelli più sperduti, sembrano proprio vivere fuori dal tempo in una situazione cristallizzata dove l'eventuale presenza di un pozzo ove attingere l'acqua rappresenta già una modernità fantascientifica.




Fra i 13 ml. circa di abitanti la maggior parte è rappresentata da giovani e da giovanissimi - stante l'indice attuale di procreazione a 6,5 unità/donna: sulla carta l'elevato numero di giovani rappresenta un serbatoio di forze da forgiare positivamente, ma quando vedo le masse di bambini non scolarizzate e idem vale per i meno giovani, mi trovo spesso a pensare all'enorme spreco e al nulla che viene dato a queste generazioni.




In contrasto a ciò dappertutto in giro si vedono costruzioni ove sono allocate scuole di vario genere, ma private: non so che tipo di preparazione venga fornita, certo è già qualcosa rispetto al nulla o al poco più del nulla, ma è qualcosa che va nella direzione adatta ad aumentare le distanze fra le cassi sociali senza creare un minimo di solidarietà fra di esse e quindi verso l'aumento dello scollamento di un paese che non è mai stato incollato, salvo forse ai tempi in cui Thomas Sankarà ci aveva provato con buoni risultati. Ciò aveva destato timori di non poter esercitare più i propri interessi in questo paese sia fra i potenti di altri paesi africani che fra le solite potenze straniere: per questo motivo mi dicono sia stato soppresso violentemente con la benedizione dei paesi democratici occidentali, gli stessi che si fanno vanto al proprio interno di essere molto attivi ed impegnati nel sociale.



venerdì 27 novembre 2015

Venerdì 27XI15



Domenica i Burkinabé si esprimeranno attraverso il voto che li porterà ad eleggere democraticamente un Presidente che li sappia rappresentare degnamente.
Ho visto cartelloni che incitano a votare l'uno o l'altro sulla base di promesse basiche: c'è chi ha puntato sull'acqua, chi sul lavoro, chi sull'onestà, chi sulla voglia di dare una spinta decisiva al paese.
Non c'è traccia di alcun ponte sullo stretto o qualche ospedale per ogni località sperduta, non si parla di potenziare l'esercito con nuove armi o di estendere la rete stradale/ferroviaria.


I candidati sono 14 in rappresentanza di altrettante formazioni; il partito che sulla carta si rifà all'ultimo legittimo Presidente – Sankarà – ucciso a colpi di pistola da colui che poi ha detenuto il potere per 27 anni, sembra compromesso da vicende interne.
Pare che risulterà vincitore il rappresentante del MPP seguito da quello dell'UPC (partito che ha dichiarato di accettare i voti di coloro che sono ancora in sintonia con l'ex dittatore impegnato tranquillamente a continuare i propri business in Costa d'Avorio), poi potrebbe piazzarsi il PDC che è rappresentato da una donna.
In competizione vi è un altro partito che ha scelto una donna, MLN – BF, e un paio che presentano candidati abbastanza giovani.
Ho saputo che MPP sta facendo la sproporzionata campagna elettorale che sta facendo rispetto agli altri con i quattrini raccolti dai suoi sostenitori interni e con quelli donati da due paesi limitrofi, il Ghana in particolare.


Ibrahim.
Non passa giorno che io non riceva una sua telefonata. Ad un certo punto ho pensato che forse dal mio abortito viaggio al Nord egli avrebbe avuto qualche riconoscimento economico e mi sono preoccupato di porre il quesito al Presidente BnD,
Assolutamente no è stata la risposta, il suo interessamento è dato dal fatto che i Burkinabé amano tenere i contatti.
Probabilmente è cosi perché questa sera ho ricevuto una telefonata dalla sarta Fatime che era informata della mia missione e oggi ha autonomamente deciso di cercarmi.



Banca Popolare di Cissin.
Ho avuto modo di accompagnare Désiré, il proprietario dell'edificio dove ha sede BnD e dove vivo, presso la sua Banca per accertarmi che tutti i dati da lui ottenuti fossero sufficienti a Bnd nel momento di ordinare mensilmente il bonifico a suo favore – innovazione da me proposta ed accettata.
Il percorso per raggiungere la Banca è stato completamente eseguito su sterrate continuando a girare sia a sinistra che a destra come in un percorso labirintico, ma alla fine l'imponente sede che giace essa pure sullo sterrato si è palesata ai miei occhi.
Ho così capito su quale vasto spazio si estende il quartiere di Cissin, ma non tornerò a dire come è organizzato perché mi sembra di essermi già soffermato su questo aspetto.
Al primo abboccamento in un ufficio reso fresco dall'aria condizionata ho parlato con una Matrona attorniata da altre due simili; la Matrona ci ha indirizzati ad un livello superiore sia per piano che per importanza.


Anche qui dietro alla scrivania ed impegnata ad utilizzare un ordinateur ho trovato una Matrona con una assistente in un ambiente fresco e dotato di poltrone per l'attesa, poltrone sulle quali sono stato invitato ad accomodarmi mentre veniva svolta al volo la pratica.
Sui tavoli davanti alle poltrone vi erano dei giornali che ho iniziato a sfogliare. Subito è comparso dalla porta a fianco il Direttore che ha tolto vecchi quotidiani provvedendo a rimpiazzarli con altri recenti.
Quando il papiro denominato”Releve d'identite bancaire” è stato consegnato con timbro fresco e la bella firma di quel Direttore è anche venuto il momento di accomiatarsi dalla sveglia Matrona e dalla sua preziosa collaboratrice rimasta inerte per tutto il tempo: questa banca che poggia sulla nuda terra, che non è dotata della possibilità di utilizzare un Bancomat con cip internazionale mi ha però dato la sensazione di saper dare una giusta rilevanza alla presenza femminile ai vari livelli funzionali/operativi.



Operazione Bancomat
Primo tentativo presso una Banca associata a ParisBas dove ho dovuto attendere prima di avere accesso alla stanzetta preposta ai prelevamenti con carta.
Qui o mi è sfuggito qualcosa nei vari passaggi dopo l'introduzione della carta o è stata troppo rapida la procedura per cui mi sono ritrovato con la carta in mano senza aver potuto prelevare.
Secondo tentativo ad uno sportello di una banca concorrente poco lontana: questa volta tutto è filato via liscio e così mi sono trovato in mano quanto richiesto, inclusa la relativa ricevuta.
Ma allora aveva ragione il Console Generale del Burkina Faso quando a Milano mi aveva parlato del sistema bancario locale come fosse quello svizzero!



Materasso 190x90 h20 non morbido
Mi devo decidere all'acquisto di un materasso che sorregga meglio di quello che sto utilizzando: per chi si ferma per un lungo periodo è indispensabile onde cercare di limitare o di evitare danni collaterali alla schiena.
Il fatto è che i venditori di materassi che ho visto sino ad ora tengono la loro mercanzia sulla strada esposta a polvere, inquinamento e non so che altro: decisamente poco allettante l'idea di comprare uno di quegli oggetti e sistemarlo direttamente sul letto.


Ho provato ad informarmi al Buon Samaritano dove i materassi erano esposti all'interno e sembravano sigillati nella plastica: non ho trovato compatibilità con la misura che mi vincola.
Vincendo la mia renitenza mi sono fermato a chiedere presso uno dei tanti che sta sul goudron.
Per la misura a me utile “pas de problems” mi ha detto, ma io ho chiesto di vedere prima ciò che eventualmente acquisterò sennò tanto vale comprare on-line su un Amazon africano (ci sarà?).

Quello che on-line c'è sicuramente è l'offerta di incontri + o meno ravvicinati con africane/i così come compaiono sullo schermo in qualsiasi parte del mondo ci si possa trovare, ma come direbbe qualcuno a me molto vicino, mai lasciarsi fuorviare dalle immagini pubblicate: potrebbero non corrispondere affatto (questo discorso mi era stato palesato all'epoca in cui fui sotto il tiro di alcune “splendide” russe della zona del Volga le cui foto allegate alle e-mail evidenziavano giovani donne dalle fattezze di fotomodella).  


Giovedì 26XI15



Sebbene la notte non sia stata riposata come si dovrebbe a causa del caldo (risultato: testa pesante), dovendo mettere il naso fuori da G.I. ho deciso di farlo subito contando nelle ore “fresche”.
Il mezzo che uso con maggior frequenza nei miei spostamenti è una bici che G.I. aveva acquistato per offrirla in uso ad un allievo residente lontano che poi non si è più presentato, quindi si tratta di un cadavere pagato CFA 15.000 più qualche altra cosa per mettere a nuovo il copertone anteriore.
Prima di salire sul sellino “mobile” (pur essendo fisso ed inamovibile ad un'altezza inadeguata alla mia gamba risulta però mobile nella punta del triangolo per cui pedalare diventa ancora più scomodo) l'aiutante di Moustapha ha ritenuto di dover infilare aria nella camera d'aria della ruota posteriore in quanto questa perde durezza molto velocemente, così ho approfittato per indicare a Moustapha una soluzione provvisoria per far rimanere il sellino orizzontale.
Con uno spaghetto di recupero è stato fissato in qualche modo il sellino alla canna.
Una volta partito mi sono recato a consegnare indumenti da lavare nel solito posto, ma il tipo non si era ancora presentato al lavoro e ciò mi ha fatto indugiare nell'area nell'attesa di essere più fortunato al passaggio successivo.


Dopo aver esplorato altre sterrate tanto per far passare il tempo, quando al terzo passaggio ho visto ancora chiuso ho deciso di mollare a casa il fardello degli indumenti per raggiungere il grand crozon sul goudron dove i supermercati cominciano ad essere degni di questo nome.
Per arrivarci ho provato a percorrere delle sterrate + o – parallele al goudron dove è vero che il fondo non è mai liscio e respiri fumi alla diossina derivanti dai rifiuti bruciati sui bordi, però ti risparmi lo stress da traffico e da altro tipo di inquinamento: in effetti, alla fine, il primo supplizio non è diverso dall'altro.
Quando mi è sembrato di averne abbastanza degli sterrati e il sellino ha ripreso a comportarsi come prima dell'intervento, ma soprattutto quando mi è sembrato che quegli sterrati mi stessero allontanando troppo dal goudron (per giunta ad un certo punto mi è parso di addentrarmi nelle case; invece era la sterrata che si stringeva ulteriormente dove le case sono collocate molto vicine le une alle altre) allora mi sono deciso a mettere le ruote sull'asfalto in prossimità della meta.


Proprio sull'incrocio ci sono due organizzazioni commerciali, una già esplorata recentemente che si identifica come “Les Bons Amis”, una seconda identificata come “Le Bon Samaritain” che oggi è inquadrata nel mio schermo visivo per una visita.
Però, tanto per mantenermi fedele al motto “cosa c'è dietro l'angolo”, mi sono prima indirizzato sullo stradone che porta all'aeroporto pensando di trovare altre opzioni addizionali a queste due.
Ad un certo punto ho capito che pedalavo senza avanzare se non per inerzia: infatti ho visto la catena penzolare bisognosa di essere allocata al suo posto.
Accidenti, non ho alcuna voglia di sporcarmi le mani ed io so bene che con le catene delle biciclette è impossibile non sporcarsele; inoltre con una bici con cambio a più rapporti l'operazione riesce meglio perché è possibile giocare sul movimento del meccanismo, ma con bici a rapporto unico la cosa è un po' diversa.


Mentre stavo ragionando ho allungato lo sguardo tanto da cogliere un bel sacchetto di plastica di recente abbandono e pressoché immacolato in sosta sotto una pianta ornamentale all'ingresso di una pizzeria; l'ho raggiunto con la tecnica della “pantera rosa” e me ne sono appropriato con uno scatto fulmineo.
Il sacchetto ne conteneva un altro al suo interno in modo da potermi riparare entrambe le mani; molto bene, si vede che è la mia giornata fortunata - quindi ho cominciato ad armeggiare senza riuscire a concludere con successo immediato.
A questo punto un signore di azzurro vestito indossante una tunica trapezoidale lunga sino a terra ed una papalina in testa mi ha avvicinato con il sorriso sulle labbra ed io, di fronte a tanta squisita gentilezza, ho ceduto volentieri uno dei due sacchetti al volenteroso.
Egli ha cominciato a raccogliere con quel sacchetto polvere terrosa per subito passarla su tutta la lunghezza della catena, esattamente ciò che io non avrei mai fatto in quanto ligio al dettame che la catena di una bici deve sempre essere tenuta al riparo dalla polvere, sempre ben lubrificata e ingrassata.
Fatto sta che dopo questa manovra la catena è andata a posto ed io, oltre a ringraziarlo, ho ritenuto inutile proseguire in quella direzione.


Il Buon Samaritano è una organizzazione che si sviluppa su due piani, con quattro postazioni di casse e piena di personale in divisa (equamente diviso fra femmine e maschi) desideroso di aiutarti.
Ho subito capito che l'offerta di merce in esposizione era varia e con prezzi allettanti, perciò mi sono lanciato decisamente negli acquisti di ciò che avevo in mente.
Uno dei motivi per cui oggi ho fatto tanta strada era perché sono arrivato a saturazione sul tipo di cibo che fa parte della mia dieta quotidiana e la mia intenzione sarebbe di cambiare qualcosa.
Speravo di trovare nel settore del fresco la soluzione ai miei problemi, ma questo è risultato meno dotato rispetto a quello dei Buoni Amici e pertanto mi sono concesso solo una punta di Emmenthal che probabilmente avrà un gusto diverso da quello memorizzato (altri formaggi non ce n'erano se non i soliti formaggini).


Però ho trovato il pane alle spezie per la colazione del mattino, le lenticchie=sostituto della carne che già non mangio più nemmeno a casa - figuriamoci qui, onde interrompere il solito condimento di verdure da me elaborato che risulta idoneo ad essere utilizzato sia con il cous cous che con il riso o la pasta - ma a un certo punto non se ne può più, le sardine sia marocchine (molto convenienti) che francesi, olio extra vergine di oliva sia francese che spagnolo a prezzi che lasciano qualche dubbio sul fatto che contenga solo la prima spremitura (comunque da tener presente come finirà quello tunisino), olive nere alla greca e molto altro ancora.
Al piano superiore sono allocate merci da bazar (roba elettrica, giocattoli, plastiche di tutti i tipi, valige, elettrodomestici, materassi etc. etc. etc); lì mi sono deciso ad acquistare una padella degna di questo nome perché la dotazione di G.I. lascia molto, ma molto, a desiderare sotto ogni punto di vista (bisogna però precisare che è anche la prima volta che un piccione viaggiatore vi effettua una sosta di lungo periodo).
Alla fine ho riempito lo zainetto lasciando sul posto CFA 16.000 e, ormai con sole tosto, ho iniziato il rientro tutto su goudron.
Dopo tre pedalate mi sono trovato ancora con la catena penzolante; molto acutamente avevo conservato uno dei due sacchetti di plastica in caso di una successiva necessità e così ho subito risolto la faccenda.



Arrivato ad un terzo del percorso la bici ha cominciato a sbandare: inutile far finta di nulla, meglio fermarsi e capire: così ho potuto constatare che la gomma posteriore era definitivamente a terra.
Che giro complicato sta diventando questo giro!
In ogni caso il primo obiettivo è stato quello di non rimanere esposto al sole per quanto fossi riparato dal mio berretto a falda ampia ben calato sulla testa.
Quindi ho proseguito il rientro con bici a mano senza nemmeno dover faticare più di tanto; arrivato in prossimità di G.I. mi sono trovato ad una certa distanza da una immagine femminile che si stava muovendo apparentemente verso di me con tutta l'eleganza data dal passo corto e quindi con quell'andamento morbido che carica di ulteriore sensualità il portamento eretto conquistato dalle donne alla scuola del trasporto utilizzando il proprio capo, in questo caso dotato di affascinanti treccioline di notevole lunghezza che mi è sembrata appropriata alla statura della giovane, il volto recante quell'espressione assorta che sembra andare oltre perdendosi in una dimensione eterea.
La pelle di un colore scuro ma non scurissimo era poco visibile a causa dell'abito lungo dalle tonalità sull'azzurro in due nouance che separavano bene il busto dai fianchi conferendo il giusto risalto ad ogni parte anatomica: insomma, mi sono trovato a contatto con una “madonna” del Burkina sfuggita a Silvia Amodio fotografa che recentemente ha esposto a Milano con il titolo “Deo Gratias Burkina Faso” una serie di immagini dedicate alle madonne africane.



Dopo aver capito che non si trattava di una visione creata dalla fata Morgana, quando la distanza fra noi è diminuita lei ha virato a sinistra e poco dopo io ho virato a destra nella stessa direzione, curioso di capire dove un tipo così si sarebbe diretto.
Venti metri dopo la virata è posto il cancello di G.I. ed è proprio lì che la “madonna” è entrata non certo per me bensì per ritirare la propria “mobilette” in riparazione: una cliente quindi, e da vicino ho potuto maggiormente apprezzarne i lineamenti.



Successivamente ho raggiunto a piedi il lavatore con il quale ho scambiato qualche battuta circa la ritardata apertura odierna del suo esercizio.
Conclusi i giri all'esterno avrei subito voluto mettermi sotto al flusso d'acqua della doccia per rigenerarmi, ma la società dell'acqua potabile aveva anticipato il mio desiderio con la propria decisione consistente nel non erogare H2O per tutto il giorno.
Ancora adesso che sta calando il buio l'acqua è una chimera; in aggiunta anche l'elettricità ha momentaneamente fatto la stessa fine!
Appena le pale a soffitto hanno smesso di ruotare ho cominciato a sudare in maniera tale da valutare positivamente l'efficace loro servizio nel quale non avevo prima creduto molto.
Ad un certo punto non mi è restato altro da fare che pensare alla cena: alla luce di una candelina mi sono messo a mondare cipolla ed aglio e dopo averne fatto un soffritto utilizzando la nuova padella, vi ho aggiunto del pomodoro concentrato opportunamente diluito (qui si usa così) e del peperoncino; quindi ho versato le lenticchie.
Certo non si può chiamare il risultato ottenuto con il nome classico di zuppetta di lenticchie, ma qui in B.F. quel piatto è stato assai apprezzato.
Se le giornate qui non valgono una storia nuova tutti i giorni.......




giovedì 26 novembre 2015

Mercoledì 25XI15


E' da ventotto anni che la data odierna è diventata una di quelle date alle quali un buon padre di famiglia resta vincolato: se sei sulla mia stessa lunghezza d'onda ricevi ora gli auguri per il tuo compleanno, figlio mio, così come ai tempi quando per te ero il tuo “Gaepapà”!




Una cara amica appassionata al mio blog sin dai primi post pubblicati oramai quattro anni fa, una persona che ricorda gli episodi da me descritti anche quando io li vado un po' perdendo per strada, ha trovato modo recentemente di ricordarmi come ormai manchi alla mia collezione di incontri ravvicinati con meccanici di tutti i continenti solo quelli Indiani e quelli Cinesi: 


(Myanmar - veicolo ibrido fra trattore e camion molto diffuso su quel territorio)

è vero, e cercherò di porre rimedio quanto prima se la carcassa entro la quale aleggia il mio spirito reggerà ancora per un po'.


(due grandi progettazioni automoiblistiche d'altri tempi che ormai in pochi ricordano)


Questa cosa dei meccanici ha per me un risvolto che è collocato veramente molto lontano nel tempo, penso entro i miei primi nove anni di vita quando, ogni tanto, e non riesco a ricordare come, si innescava una situazione che ho spesso desiderato rivivere.


(spettatore alla 1000 km. di Monza - versione storica - con i figli su una Morgan di famiglia)

Ero piccolo allora, e pertanto avrò sicuramente deformato nel tempo qualcosa, ma gli episodi relativi alla prima parte della vita di mio papà mi sono sempre sembrati idonei ad essere riportati in un romanzo.


(le due auto che nella mia vita che ho avuto il piacere di condurre per lungo tempo: Mini Cooper Innocenti del 1968 e Porsche 911E del 1965)

Ciò non è successo allora né tanto meno succederà ora, ma è vivo in me il racconto di quando quel giovincello che ai tempi odierni verrebbe definito un personaggio un po' “difficile”, dopo la morte del padre avvenuta durante i tempi della prima guerra mondiale fu condotto in un collegio abbastanza lontano dalla zona della sua residenza.






(Il Nomade pimpante sula pista di Cinguetti - Mauritania; in avaria in Senegal; stop finale a Dahkla e rientro assistito con tappa ad Agadir e poi via sino all'imbarco a Tanger)

Ebbene, quando sua madre – mia nonna - rientrò a casa tutta contenta di essere riuscita a sistemarlo se lo ritrovò invece già lì!
I suoi studi non diedero grandi frutti, però era un tipo caparbio; dopo aver conseguito l'equivalente della licenza media andò a lavorare in una officina per auto di prestigio, le Lancia, delle quali rimase innamorato per tutta la vita tanto che la sua ultima vera auto fu una Lancia Fulvia GT.
Dopo, con l'età ormai avanzata, accettò di sedersi alla guida di una piccola Fiat Punto.



(disavventure negli U.S.: New England e California dove si scopre che i ferodi portati al seguito non sono quelli adatti: sic!!!!) 

Come mi inorgogliva sentire dalle sue parole che certi clienti importanti in una Padova ben antecedente alla seconda guerra mondiale, volessero che fosse proprio colui che poi diventò mio papà ad occuparsi dei loro preziosi gioiellini.




(i primi poblemi irrisolvibili durante il viaggio nelle Americhe si sono verificati in California e poi in Mexico)

Successivamente la sua attività professionale prese un'altra piega, ma il suo orecchio nel sentire il motore rimase ed era riconosciuto da tutti.
Credo che questa caratteristica appartenga anche a me e altresì credo di non averla acquisita attraverso la successione apertasi nel 2004 al suo decesso.



(la tortura è proseguita sino alla fine del Mexico ed anche in Guatemala)



Senza aver mai fatto – come papà - alcuna esperienza in officina se non nell'assistenza prestata in tanti anni da girovago per il mondo al mio alter ego, il Nomade (da per “sempre” sta effettuando una mutazione irrefrenabile verso il “sino a quando”), posso dire che un buon orecchio ce l'ho anch'io.



(la sosta per raggiunta meta del viaggio in Nicaragua sembrava essere risultata utile per poter proseguire poi nel Sud America)



(ma le cose sono andate diversamente e c'è voluta tutta la mia volontà per riuscire a portare il Nomade all'imbarco a Panamà per un rientro anticipato sul territorio di casa)

Questo particolare però non pone assolutamente al riparo da quegli inconvenienti che ti possono lasciare per strada quando meno te lo aspetti.


(Il Nomade sistemato dopo le Americhe per poter raggiungere il Kurdistan che invece non raggiungerà mai causa avaria in Romania) 


(La Land Rover Discovery - chiamata Disco0697 - prescelta per subentrare al Nomade su altre piste per cra indefinite)