giovedì 21 febbraio 2013

Pit Stop a Jinotega



Martedì 19.02 – E' stata una notte buona quella appena andata; stamane la connessione risulta migliore, forse per le condizioni meteo mutate al bello dopo la pioggerella di ieri sera.
Nell'attesa del meccanico sono stato cercato da Carmen per raggiungere Felix: questi aveva preso un appuntamento con un meccanico più esperto e più organizzato di Chaco giù in città, a Jinotega, dove lui risiede.
Mi sono così mosso subito in compagnia di Carmen che mi agevolerà come interprete, senza aver capito che anche Felix ci stava precedendo con la sua auto.
Lungo il percorso ho chiesto informazioni sulla guerra avvenuta fra i sandinisti e l'esercito regolare prima, poi con i contras, questi ultimi ben dotati di materiali e tecnologia fornita dagli U.S.A..
Dopo una decina d'anni pare che più nessuno avesse voglia di combattere così, sotto la presidenza di una donna, Violeta, le cose iniziarono a ricomporsi.
Nessuno però, ancora oggi, ha voglia di parlare di quei tempi, e lo comprendo in quanto la guerra è stata una guerra fratricida.
Questo Paese che da poco tempo è frequentato da qualche turista, è sviluppato esclusivamente lungo la costa del Pacifico, ma è verso il Caribe che si trovano territori quasi disabitati, difficilissimi da raggiungere, praticamente natura vergine allo stato puro.


Giunto in città è stato semplice trovare il Talleres Unidos dove ho conosciuto Rito Emilio Contreras, una persona non più giovane e con un bel modo di fare. Dopo le spiegazioni del caso Felix e Carmen si sono allontanati dedicandosi ai loro interessi mentre io sono rimasto a tiro di Rito che subito si è messo al lavoro.




Era da Oaxaca Mexico che non mi capitava di trovare una officina meccanica al coperto e dotata di una ampia fossa sopra la quale sistemare un veicolo come il Nomade onde rendere agevole il lavoro al meccanico.


In poco tempo è stato confermato essere il booster il problema ed una volta smontato si è potuto vedere una piccola falla che probabilmente gli stava impedendo di lavorare come si deve; speranzoso di trovare un ricambio adattabile Rito è partito per tornare più tardi con la notizia che mi aspettavo: missione impossibile!


Ora il gioco si sposterà a Managua, la capitale, distante circa 150 km. da Jinotega; dopo aver ragionato sul come fare per spedire giù ad un corrispondente sia il booster per una revisione che il supporto del cambio da trovare nuovo e adattabile, in attesa di prendere una decisione in merito, Felix è passato a prelevarmi per comar assieme: si è trattato di una gustosa pausa pranzo a base di arroz = riso, Judias = fagioli, cerdo = maiale, patatas = patate e queso = formaggio.
Dopo io sono rientrato al taller, dove dovrò restare almeno due notti, mentre lui e Carmen se ne sono tornati all'asociacion.


Rito non si è fermato mai, andando avanti secondo l'elenco da me predisposto, trovando anche un problema al silenziatore; ogni tanto sono sceso nella buca ed è così che, sempre per cercare soluzioni al sovrappeso, si è stabilito di smontare l'asse posteriore incurvato per rimetterlo in linea e possibilmente rinforzarlo, mentre per l'avantreno abbiamo parlato di spessori e di sostituzione delle molle con altre più rigide.


Alla fine sono riuscito a sporcarmi le mani per bene anche questa volta, come sempre quando il Nomade si ferma per un pit stop.
Collegato il Nomade alla corrente esterna, ho pensato che trascorrerò una serata a bordo, anche per evitare di imbattermi nel perro de guardia (cane da guardia) che dopo una certa ora viene liberato dalla catena in modo da fare il suo lavoro.


Non voglio farmi illusioni, ma Rito è convinto che la revisione del booster sarà effettuata a regola d'arte e che un supporto motore adattabile sarà possibile trovarlo: se poi veramente si riuscirà ad irrobustire l'asse posteriore e ad alzare l'avantreno di quel tanto che sarà possibile, chi lo fermerà più il vecchio Nomade?


Dopo aver aperto il file “film”, fra le varie opzioni mi sono trovato a klikkare su “Il giardino dei limoni”, film che avevo gradito vedere in prima visione e che ora ho rivisto molto volentieri: una storia vera, raccontata senza sbavature, essenziale e pulita, dove, attraverso le vicende del limoneto, vengono sviluppati i sentimenti della austera donna palestinese e quelli più mondani della donna ebrea, trovandovi un punto d'incontro invece impossibile da trovarsi nel modo di sentire dei maschi di quei territori (faida che perdura da oltre 2.000 anni!).

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