giovedì 30 gennaio 2014

Myanmar sempre più vicino






Martedì 28; ultimi preparativi in costanza di connessione, brevi uscite in bici - una in mattinata e l'altra all'incirca al tramonto - per accomiatarmi da un altro paese che ha trovato spazio in me principalmente per la prima parte dell'itinerario, quella sino ad Angor, e che ora quasi non vorrei lasciare. 






Mercoledì 29; Giornata faticosa impegnata nel trasferimento a Bangkok - 430 km: sveglia ore 6.30, mototaxi ore 7.45, con guida morbida raggiunto Cambodia border ore 8.15, enter to Thailand ore 8.30, Minivan to Trat ore 8.40, Bus to Bangkok ore 11.00, arrivo Bus terminal Bangkok ore 17.45 inclusi tre stops e qualche ingorgo, Metro + 2 Bus urbani arrivo hotel 19.00.


E' stato gran successo non aver fallito le fermate dei vari cambi, ma che stanchezza!
Viaggiare sui mezzi pubblici urbani negli orari di punta con lo zaino carico di 15 kg. di roba appeso sulle spalle e quello piccolo carico di 5 kg. di roba portato come una valigia è faticosissimo, un'esperienza da non ripetere mai più.


Totale ore impegnate nell'operazione di trasferimento: 12.30, delle quali 10.45 su strada.
Dall'alto del percorso della metropolitana ho visto la gente che tiene bloccate pacificamente le strade di una vasta area cittadina, perciò avevo in mente che l'afflusso di foresti fosse diminuito, ma mi sbagliavo!
Infine Samsen Road, praticamente una casa ritrovata: è rimasto solo il tempo per cibo di strada e alcuni acquisti di beni primari al solito 7eleven prima di ritirarmi nella stanza quasi monacale riservata che, peraltro, è disponibile solo per questa notte.




martedì 28 gennaio 2014

Koh Kong Kraoh & Asia's largest unspoiled mangrove forest

All'inizio del 1968, poco più che ventenne, tutto potevo essere meno che un sessantottino, così come allora venivano identificati i giovani contrari al sistema di potere in essere nel mondo. 
Sono passati tanti anni da allora: circa il sistema di potere in essere nel mondo sostanzialmente non mi sembra sia cambiato molto,  ciononostante il mio destino mi ha consentito, da oggi,  di raggiungere  il conseguimento di un titolo, anche se solo "pro tempore",  che mi da il diritto di affermare per un anno intero di essere un sessantottino d.o.c..


Oltre a questo la giornata mi ha portato a definire la sistemazione che utilizzerò a Bangkok e a fissare un appuntamento a Yangon, subito dopo il mio arrivo in albergo, con il responsabile di una NGO  operativa in Myanmar subito: il resto maturerà in corsa.


Lunedì è stata una giornata dedicata ad una escursione nell'isola di Koh Kong Kraoh e a alle foreste di mangrovie che coprono buona parte dell'area marina in cui mi trovo.






Dell'isola si dice che prossimamente verrà turisticamente sviluppata perché ne avrebbe tutte le caratteristiche; che devo dire al proposito, che non sarei d'accordo? Questo ho già avuto modo di constatare essere un paese senza regole, per cui accadrà ciò che qualche gruppo economicamente potente vorrà far accadere, non diversamente da come avviene in altre parti del mondo.






Attualmente, e lo si può dedurre anche da qualche immagini che ho ripreso, anche quando un posto non è abitato stabilmente l'inquinato non manca: come sarebbe a dire? La civiltà della plastica e del polistirolo non immaginavo fosse così avanti nei paesi sottosviluppati: qualiasi cosa si comperi viene infilata in un sacchetto di plastica; se si tratta di cibo da asporto questo prima entra in una confezione di polistirolo, poi in un primo sacchettino di plastica e quindi il tutto finisce in uno più grande.
Caspita! che sistema igienicamente accurato. Peccato che tutti questi involucri, come qualsiasi altro contenitore, vengano abbandonati ovunque: il 99,5% dei rifiuti non degradabili finisce in natura, lo 0,5% in qualche raccoglitore.
Come italico dovrei starmene zitto, ma non tutti gli italici sono eguali ed io credo di appartenere ad una ristrettissima minoranza che presta particolare attenzione sia all'inquinamento che agli sprechi, quella stessa minoranza che fa della raccolta differenziata e del riutilizzo  in generale quasi una filosofia di vita.






Tutto questo per dire che anche questa isola vergine - con delle caratteristiche che oggettivamente rendono difficile la sua penetrarazione  - porta già i segni del passaggio umano atraverso cumuli di materiale plastico gettato ovunque e accumulato dalla forza del mare fra gli scogli e sotto agli alberi.
Il gruppo casualmente formatosi oggi era composto da 9 psseggeri (cinque femmine e quattro maschi) per la maggioranza di provenienza alemanna, più l'equipaggio.



Le ragazze erano abbastanza giovani e mi è sembrato avessero il pregio di non appartenere a quella schiacciante maggioranza che ha conformato in ogni parte del mondo i propri abitanti, risultato di uno stampino che si esprime esteticamente con capelli lisci e lunghi, vestiti stretti e corti, quasi niente vestiti, tacchi alti e la stessa lunghezza d'onda nella conversazione: i loro guru sono spesso evanescenti  personaggi resi visibili dalla TV, i loro desideri sono legati alla civiltà dell'avere e dell'apparire, quella che semplifica le cose annullando la capacità di pensiero autonomo individuale, l'unico che servirebbe utilmente a sperimentare e a confrontarsi al di fuori di rigidi schemi che solo apparentemente sono protettivi per coloro che spesso inconsapevolmente li adottano, ma di fatto, divenendo questi succubi di quegli schemi mentali che per perpetrarsi negano la realtà per continuare ad affermare la loro forza e superiorità, sono altamente nocivi.





Inutile enfatizzare il fatto che sulla parte dell'isola che ho potuto vedere non c'era nessun altro essere umano; l'esplorazione si è presto rivelata più difficile di quanto potessi immaginare in quanto le rocce erano in buona percentuale scivolose o troppo scalfitte per poterci camminare a piede nudo.
Ciò che mi ha interessato maggiormente è stato cercare di entrare in contatto con la vita della fauna marina, in particolare con le schiere di granchi abilissimi a mimetizzarsi e ad imboscarsi.




Non sono riuscito a capire da dove potrebbero essere arrivate le larve delle piccole ostriche che ho visto vivere aggrappate agli scogli, anche se la laguna antistante alle foreste di mangrovie, che però non è così vicina all'isola, mi sembra  avere buone caratteristiche per una eventuale  loro coltivazione.



L'altra cosa che mi ha colpito è stata vedere in mare aperto, in pieno golfo di Thailandia, gigantesche chiatte piene di sabbia che, con l'utilizzo di macchine appropriate, veniva spostata su navi che erano lì affiancate per poi partire verso qualche meta.
Ho pensato che si trattasse di sabbia di cava difficilmente trasferibile altrove altrimenti: però, che lavoro complicato!




Per quanto riguarda l'ultima parte del "trip", le mangrovie che fittamente ricoprono sponde ed interi isolotti sono di per se uno spettacolo al quale è mancato solo la possibilità di mettere sul palcoscenico almeno una parte di quella fauna che le utilizza: nel campo visivo del mio sguardo sono entrate esclusivamente delle garzette, o uccelli similari, ma zero gabbiani, zero cormorani, zero aironi, etc..







Di altro livello ricordo la presenza faunistica fra le mangrovie del Senegal.
Con il cielo diventato grigio presto si è concluso poco dopo le 6 p.m. il trip iniziato dieci ore prima sullo stesso molo, lasciandomi la consapevolezza di aver potuto ammirare una realtà in rapida trasformazione.