venerdì 30 dicembre 2011

29.12.20111 Nouakchott


Prima che me ne dimentichi sarà meglio comunicare il numero telefonico che utilizzo in Mauritania: 0022241009825.
Oggi la partenza è avvenuta per le 9.00 l.t.; la strada corre sempre lontano dal mare, ma quando il Nomade ha cominciato ad essere nella zona del Banc d'Arguin, dal deserto sulla sx ha cominciato a tirare un vento che è andato via via rinforzandosi, sino a diventare tempesta di sabbia, forse non delle più forti, ma tale da rendere la visibilità vicino allo zero e la strada ricoperta di un velo impalpabile; in un punto, in particolare, se ne era accumulata abbastanza su entrambi i lati, e, trattandosi di un dosso, pur essendomene accorto all'ultimo sono riuscito ad infilare la traiettoria giusta per evitare l'insabbiamento; da lì in avanti sono stato più attento, ma gli accumuli spesso sono rilevabili tardivamente a causa della scarsa visibilità: in queste condizioni il cielo si offusca e tutto il panorama circostante diventa patinato.
Il trasferimento, per quanto lungo circa 500 km., con numerose soste per controlli e solo tre per scelta, si è concluso attorno alle 17.00 con rifornimento carburante; ho caricato 100 lt.di gasolio che, al costo di quasi € 1.00 per lt., ha voluto dire il prosciugamento della valuta locale nelle mie tasche.


Trovata la sistemazione grazie all'esperienza di Danilo che l'aveva già positivamente testata, 


resta solo il tempo per una breve escursione alla ricerca di cibo, visto che domani si punta a raggiungere la zona dell'Adrar, considerata la perla della Mauritania, area dove è preferibile essere ben riforniti. Da notizie assunte, pare sia possibile arrivare sino a Chinguetti con il Nomade, il che sarebbe un gran risultato in quanto il goudron termina ad Atar, dopo esistono solo piste prevalentemente idonee alle 4x4.

28.12.2011 Nouadhibou & Cap Blanc



Durante l'escursione mattutina effettuata a piedi per il centro della città (altre fotocopie dei documenti personali, l'acquisto di una scheda telefonica mauritana con relativa ricarica, l'acquisizione di info su copertura RCA per Mali e Senegal) avviene il contatto con la realtà locale, e ciò suscita in me un forte senso di inadeguatezza.
Dovunque giri lo sguardo non ritrovi nemmeno un mezzo parametro di quelli che normalmente ho in uso durante i miei viaggi: qui è tutto mischiato, come la stessa polvere sabbiosa che si muove nell'aria.
Macchine scassatissime che viaggiano suonando il clacson per attirarti a bordo (sono taxi, non so se abusivi o meno), rifiuti di tutti i generi a lato strada utilizzati come mangiatoia da capre libere che, così facendo, si garantiscono la sopravvivenza, salvo restarci secche ogni tanto,

attività commerciali svolte in baraccopoli di lamiera e legno, asini minuscoli costretti a tirare carretti carichi di ogni cosa, incluso il conducente che non lesina l'uso della frusta, altoparlanti dislocati in varie posizioni che continuano a diffondere arringhe di qualcuno (probabilmente prediche islamiche), 


spazi urbani fra un agglomerato e l'altro usati come discariche dove vengono parcheggiate piccole mandrie di vacche dall'aspetto tendenzialmente depresso, ragazzini che giocano a calcio su terreni scoscesi, sassosi e polverosi, a differenza della squadra di prima serie che dispone invece di un campo con erba sintetica; 


nella zona del porto si unisce anche l'odore intenso del pesce messo a seccare, oltre a quello dell'altro, fresco, costantemente scaricato dalle piroghe e portato a terra da uomini che entrano ed escono dall'acqua (livello del torace) per farsi sotto bordo e ricevere una cassa da portare a spalla in un opificio “ocean front”, ragazzine che non frequentano la scuola e si muovono vezzose nella favela sulla spiaggia, con gomma da masticare in bocca, desiderose di farsi fotografare: 
a parte tutto questo, mediamente la gente è assai dignitosa, per nulla assillante.
Dopo la full immersion nel sociale del mattino, nel pomeriggio si decide per l'esplorazione di Cap Blanc, regno della foca monaca. 
Dopo il percorso sul goudron, c'è la pista desertica ad attenderci: questa viene affrontata con le bici, e vi assicuro che l'esperienza non la dimenticherò tanto presto. Fra ondulé, sabbia dura, fondo di torrente pietroso, sabbia morbida nella quale ci si impantana regolarmente rischiando la caduta, piccole pendenze in salita e discesa che con i rapporti corti ti mettono a dura prova, il tutto inserito in un paesaggio per niente incoraggiante finché si vede il faro a forma intera, che risulta inavvicinabile per la presenza di una sbarra.
Subito si materializza il guardiano di questa entità fuori dal mondo, dove, in tutto il percorso, non si è incontrato un'anima viva. Ci illustra i pregi del sito, e quando capisce che siamo interessati alla visita (dopo tanta fatica mica te ne puoi andare così alla chetichella) chiede il costo dell'ingresso: 1.200 ouguiya cadauno, circa € 3,50, con rilascio di tanto di ticket ufficiale. 
In compenso ci indica dove poter incontrare la foca monaca, unica residente fra gli scogli della zona.
In questo habitat la vista può spaziare a 360° restandone appagata: le alte falesie rosate, gli scogli, il mare color smeraldo, le piroghe dei pescatori al largo, impegnate nella pesca, il sole già proiettato verso il tramonto, il faro, e poi lei, la fochina (che poi tanto fochina non è), che si è fatta vedere fra un'immersione e l'altra, ma, come da usanza locale, non ha voluto farsi fotografare.

Ormai il sole è sparito dietro una coltre di nubi, il buio arriva presto e il percorso da coprire è impegnativo, specialmente al buio. In un certo senso va meglio perché, a parte gli insabbiamenti inevitabili, non vedendo chiaramente e usando rapporti cortissimi, sei costretto a pedalare di buona lena costantemente concentrato, mentre all'andata, quando si prendeva la sabbia era inevitabile osservare la traiettoria per cercare di stare in piedi, perdendo concentrazione.
Finalmente incrociamo il goudron e, poco dopo, ritroviamo il Nomade ad attenderci.
Rientrando in città, fra le vie del centro non illuminate incrocio due vacche (che associo alla mandria di stamane); stanno vagando senza una meta precisa, e gli automobilisti le aggirano come birilli, sfiorandole: ma non apparterranno a qualcuno?



27,12.2011 passaggio in Mauritania


Sveglia ore 6.00, buio assoluto, sarei pronto in ordine di marcia alle 6.45 (con parabrezza e retrovisori puliti), ma attendo Danilo che deve smontare la sua tenda e passarmi il bagaglio da infilare nel garage; alla fine si parte alle 7.20 con il primo chiarore, filando a medie sostenute in assenza totale di traffico in entrambe le direzioni. Ormai il terreno che si percorre, oltre ad essere sempre più Sahara, manca completamente di insediamenti significativi: sono presenti solo posti di blocco ogni tanto, ma si percepisce la presenza dei militari ovunque. Dalle parti di Bir Guendouz, dove si trova la penultima stazione di servizio prima del confine distante ancora 80 km., si arriva attorno alle 10.30, dopo aver percorso circa 300 km. quasi volando; sosta thè, servito con piattino d'olio con al centro della confiture (niente male l'accostamento) e del pane. Prima di effettuare l'ultimo rabbocco di gasolio in territorio marocchino ci pendiamo anche un caffè, vengo avvicinato con una scusa da un tipo che mi dice di avermi preso per un belga che gli aveva chiesto delle aragoste, e comunque, anche se sono di un'altra nazionalità, mi chiede: sei interessato alle aragoste?
Questi è solo un intermediario e la risposta non poteva che essere negativa. A questo punto si va diretti al confine dove si arriva all'incirca alle 12.30, dopo essere incorso in un'infrazione rilevata dal laser dopo una cunetta. Sembra che il limite fosse di 80 km./h, ma nell'abbrivio della discesa ho toccato i 90 km./h che qui ora, da quando è entrato in vigore il nuovo codice della strada più severo del precedente, vale 300 D.di multa, pazienza!
Pur essendo preparato sulle modalità delle operazioni per uscire dal Marocco, non gradisco troppo l'atteggiamento di alcuni fra poliziotti/gendarmi/doganieri/finanzieri che insistono per avere un cadeau, lasciando intravvedere la possibilità di perquisizioni lunghe e fastidiose, magari essendo sottoposti allo scanner, il tutto per ottenere principalmente dell'alcol sotto qualsiasi forma: si, perché le soste avvengono ogni 30 m., ogni volta con un interlocutore di un settore diverso che ti chiede le stesse cose e verifica i timbri già apposti dai colleghi. Un po' snervante. Nelle varie attese controllo il contachilometri e mi rendo conto che ho già percorso oltre 3.700 km. sulle strade marocchine!
Dopo due ore il Nomade è libero di affrontare la “no men's land”, quel territorio fra Marocco e Mauritania che dovrebbe essere sorvegliato dall'ONU, ma che in realtà non è sorvegliato da nessuno. Si tratta di pochi km. che sembrano tanti in quanto non c'è una pista delimitata e ogni tipo di veicolo deve scegliersi il proprio percorso, praticamente a passo d'uomo a causa della difficoltà rappresentata dal tipo di terreno. Cercando di stare prevalentemente sul duro, che è poi come affrontare il letto sassoso di un torrente in secca, si incappa inevitabilmente nel tratto sabbioso che può cedere sotto il peso del veicolo. Infatti, se ti insabbi, arrivano subito i falchi famelici che ti seguono da lontano nell'attesa di questo evento, pronti a farti volare fuori dall'insabbiamento se sei pronto a mettere dei biglietti da € 50,00 sotto le ruote! Questi stessi falchi, sicuramente in combutta con i vari organi che operano alla frontiera, appena ti rimetti in coda dalla parte dell'ingresso nella repubblica islamica di Mauritania, allora ti avvicinano chi per offrirti il cambio, chi per offrirti i servigi per rendere veloce il passaggio, chi per catturarti come guida per il vicino Banc d'Arguin (parco nazionale dove sono presenti infinite specie di uccelli migratori, per questo uno dei siti più noti in tutto il mondo), chi per proporti la scheda telefonica mauritana, etc. etc.
Mi sembrava di aver fatto tutto per bene senza accettare nulla da nessuno quando si avvicina un tale con fare da finanziere in borghese, mi chiede i documenti di entrambi, punta Danilo con fare affabile e sorridente, dice di riconoscerlo dall'anno precedente (cosa possibile perché da tempo egli frequenta questi luoghi in questo stesso periodo dell'anno); la cosa suscita un riflesso condizionato di valenza positiva in Danilo, persona sempre molto ben disposta verso le popolazioni che incontriamo, anche se colgo in lui una certa perplessità. Molto professionalmente mi chiede di seguirlo in ufficio per la pratica di temporanea importazione del veicolo, mette il naso prima dove ci sono dei colleghi che operano, poi mi introduce nella stanza dove c'è il suo capo. Per sbrigare la formalità bisogna compilare un modulo, allora mi invita a tornare a bordo per questo, non dopo avermi fatto vedere un biglietto da visita di una persona che organizza viaggi avventura con 4x4 dall'Italia e che io ho avuto modo di conoscere, aggiungendo che lui gli fa da guida locale. E così capisco che sono stato intortato! La sua collaborazione non ha certo comportato dei vantaggi in termini di tempo per superare le varie tappe obbligatorie per entrare in territorio mauritano, ma alla fine gli ho sganciato € 5,00 per non inimicarmelo in funzione dell'attraversamento futuro.
Una volta ripresa la marcia prendo atto che le procedure hanno comportato complessivamente un impegno di quattro ore, sotto il sole, senza toccare cibo perché le chiamate avvengono a discrezione del personale (ed è consigliabile farsi vedere sempre molto rilassati), che si è azzerata l'ipotetica possibilità di proseguire direttamente per la capitale, Nouakchott, che è più saggio percorrere i 60 km. per giungere a Nouadhibou e chiudere la giornata sotto una doccia rivitalizzante di un campeggio (dei due esistenti).
Oltre a ciò trovo ancora gli stimoli per cucinare una grandiosa ratatuje (non garantisco sulla correttezza della trascrizione, trattasi di verdure in umido, pomodori, peperoni, melanzane, zucchine), parte della quale è utilizzata per condire saporitamente una quantità enorme di fusilli.
Oggi nessuna foto!  

martedì 27 dicembre 2011

25 & 26.12.2011 Dakhla


Giornate relax; raccolta indumenti per lavatrice, pulizia e riordino a bordo, estrazione della bici che però non uso (troppo vento = faticaccia), quindi escursione in centro per acquisti.
La città è un insediamento in grande sviluppo, molto recente, molto abitata da militari di vari corpi che la presidiano, la sensazione è che la gente qui si faccia di più gli affari propri, apparentemente senza mosconi, con un golfo incantevole ed un oceano sempre battente, gagliardo e spumeggiante, e la presenza di turisti con camper + quad + 4x4 (un'esagerazione), spesso qui per lunghi periodi, incluso diversi italici. Passate le feste ci saranno arrivi più consistenti, anche se la crisi economica, a detta dei locali, ha già scremato parecchie presenze.
Nel piccolo mercato coperto fervono le varie attività, divise per settore e con prezzi pressoché fissi; inizio la visita dal settore dei pesci dove, disposti su una dozzina di banchi, ne sono esposti una grande varietà, per la maggior parte di grossa taglia ed anche di grossissima taglia.
La mia scelta si focalizza su un sarago da 2 kg. che mi viene offerto a 60 D., meno di € 3.00 al kg.!
Il giorno successivo scelgo un pagello reale, sempre da 2 kg., molto più caro: 110 D., € 5,00 al kg.!
Tutti gli acquisti effettuati passano poi dal banco di vendita ad un bancone centrale dove due persone sono impegnate a squamare, togliere le interiora, sfilettare, tranciare; quindi si ritira l'acquisto, trattato a seconda della richiesta personale, lasciando qualcosa ai pulitori, nel mio caso 5 D., poco meno di € 0,50.
Proseguendo passo al settore della frutta e verdura dove scelgo ciò che desidero acquistare mettendo la merce in un catino di plastica; nel mio caso patate, zucchine, pomodori, clementine ed arance. Completata la scelta passo il catino all'addetto pensando che avrebbe pesato separatamente le varie qualità; invece la pesata è unica perché è tutto in vendita allo stesso prezzo, 6 D. al kg., circa € 0,50 al kg. indifferentemente ogni cosa! E senza dover trattare.
Mi guardo attorno nel settore delle carni; mi sembra di essere in uno di quei paesi dove vengono offerti sacrifici animali alle divinità: da una parte teste di cammello, dall'altra quelle di bue, e poi quelle di pecora e di capra, uno spettacolo inquietante per chi non vi è abituato.
Velocemente mi muovo nell'area delle spezie, delle granaglie, della frutta secca e dei dolci, acquistando olio nuovo di prima spremitura venduto in bottiglie di plastica ex H2O, un certo numero di scatolame, dei formaggini, assaggio un limone lavorato in qualche modo (risulta gradevole al mio palato, anche se il sapore è forte e piccante) che qui viene mangiato assieme alle olive ( inoltre mi soffermo sulle attività esterne che vanno dall'abbigliamento alle scarpe, dagli elettrodomestici ai mobili, il tutto sia nuovo che usato).
Le ore scorrono velocemente e, prima di rientrare alla base, vado ad esplorare la zona del faro ed oltre. Il faro non ha il fascino di altri ammirati in giro per il mondo, inoltre si trova a contatto con un vastissimo terreno che rappresenta la soluzione locale dell'inceneritore, qui en plain air; 
probabilmente la diossina che si scatena dai fuochi non è qui considerata pericolosa come altrove.
In compenso ora posso ammirare l'oceano atlantico, le sue onde lunghe che battono costantemente la falesia in uno spumeggiare cristallino. Tira vento da nord e non c'è questo gran caldo, anche se il termometro a bordo segna circa 25°; ciononostante ci sono persone in mare, sembrano rilassate e tranquille, non come quelle impegnate in un cimento invernale, bensì lì per divertirsi.
Sulla strada del rientro eseguo una sosta wi fi; oggi è una giornata speciale perché sono così fortunato da riuscire ad utilizzare skype che risponde in maniera perfetta: praticamente è la prima volta e sono già alla fine del Marocco, in Mauritania (che qui è considerata Africa allo stato puro) vedrò come sarà possibile usufruire di questa tecnologia.
Il giorno dopo mi spingo ad esplorare il grande golfo che avevo ammirato arrivando: è uno spettacolo (anche se avrei preferito trovarlo a marea bassa), ogni tanto ridimensionato dalla presenza di agglomerati costituiti da camping cars prevalentemente francesi e tedeschi, ma anche le presenze italiche non scherzano, gli equipaggi dei quali (apparentemente ritirati dal lavoro = pensionati) si dedicano al kite surf, alla pesca, a delle camminate, a prendere il sole come fosse estate.



In serata altra grigliata in società con Danilo, questa volta con quel bel pagello, nonché sistemazioni per la partenza di domattina che vedrà il Nomade in compagnia di un ospite a bordo per qualche tempo: l'itinerario è già fissato, anche se la decorrenza del visa maliano mi condiziona a presentarmi a quel confine a partire dal 5 gennaio.



domenica 25 dicembre 2011

24.12.2011 da Tarfaya a Dakhla


Ho puntato la sveglia alle 6 perché oggi ho in mente di arrivare a Dakhla; la strada è lunga, a tratti impegnativa, forse soffrirò il caldo, inoltre voglio assolutamente avere un margine di tempo con luce solare sufficiente a mettermi in condizione di sistemarmi per bene.


Alle 6.30 avvio il motore; accidenti quanto è buio ancora! Il traffico è scarso, ma tutto di mezzi pesanti; inoltre c'è del vento che porta sabbia sulla strada, sabbia che viene alzata in volo ad ogni passaggio di veicolo, tanto di più quanto il veicolo è grande. E tutto questo comporta le solite due ruote esterne da mettere fuori asfalto, con in più una visibilità ridotta in dipendenza degli sfareggiamenti e del pulviscolo di sabbia nell'aria: forse avrei
 fatto meglio a tardare la partenza, ma ormai sono in ballo! 
Mi concedo in fretta un bel rifornimento da oltre 100 lt. di gasolio che qui, in quest'area depressa dell'ex western Sahara, ha un prezzo agevolato (rispetto alla media di 7,50 D.x Lt, qui va a 5,1 D. x Lt; c'est a dire da € 0,75 x Lt. a € 0,50 x Lt.); la sosta mi consente di pulire al meglio il parabrezza per non rischiare di rimanere sfritellato giusto come un veicolo che è fuori strada subito dopo il rifornimento.
Verso le 7.30 comincia a schiarire sulla mia sx, sin che entro in Laayoune con l'idea di fermarmi per fare colazione. La città è tutto un presidio militare, per fortuna ancora senza traffico, e ne esco pulito; appena fuori, dopo l'aeroporto, il misero nastrino asfaltato che ho praticato negli ultimi giorni diventa una strada a doppia corsia, quasi un'autostrada. Ne resto meravigliato e allo stesso tempo sono felice di poter fare un lungo percorso in queste condizioni, ma si è trattato di un effetto momentaneo. Infatti la cuccagna dura solo sino a Boujdour, che ha quanto capisco è sì un centro turistico, ma anche l'area industriale di Laayoune con la quale ha questo collegamento veloce.
Oltre si torna al passato, con le stesse condizioni già descritte nei giorni precedenti; mi meraviglio di quanto riesco a rendere oggi al volante: nessun colpo di sonno (grazie al caffè doppio del mattino e a quello delle 13, dopo uno spuntino consumato in piedi), velocità costante fra i 90 ed 110 di tachimetro, nessuna sbavatura negli inserimenti plurimi in curve a vario raggio, pur sotto la spinta di un bel venticello, sorpassi ineccepibili, motore in gran spolvero.

Le soste di oggi avvengono per volontà delle forze dell'ordine, presenti in ogni punto strategico del percorso, sempre cortesi, tutte le volte con la richiesta di una fiche (leggi fotocopia del passaporto), ed ogni tanto anche con la richiesta di un regalino, richiesta che io declino con il sorriso sulle labbra.
A parte i mezzi pesanti che continuo a superare, a mia volta vengo superato da vetture e da 4x4, ma non dalle antiche Land Rover in mano ai nomadi, i quali, su quelle cassonate, vi trasportano pure i dromedari. Ed a proposito di dromedari, oggi ho vissuto una situazione già accaduta nella penisola scandinava quando, a fronte del segnale di pericolo attraversamento renne, avevo pensato più a un fatto pubblicitario sin tanto che non me le sono trovate davanti al muso. Qui è accaduto che ho compreso l'importanza del segnale di pericolo attraversamento dromedari, sino ad allora da me poco considerato, quando ho dovuto piantare una bella frenata mentre l'animale, dello stesso colore del territorio circostante, con calma olimpica stava attraversando la strada in compagnia di parenti, nessuno dei quali mi ha degnato del benché minimo sguardo!
Solo con i Pullman c'è stata una certa bagarre, regolata spesso a mio favore dalla gendarmeria in quanto una cosa è controllare un passaporto, un'altra è controllarne tanti quanti sono i passeggeri del pullman. La racconto così, ma è pacifico che su questo tipo di strada un veicolo dotato di un solo occupante deve sempre scegliere il comportamento di massima prudenza, esattamente come è avvenuto nella realtà.
L'arrivo nell'area di Dakhla è stato il momento più esaltanti della giornata per l'imponenza del paesaggio ispirato a colori chiarissimi, accompagnati da quelli più scuri della sabbia bagnata e da quello del mare, con riflessi argentei nelle zone coperte da un velo d'acqua: uno spettacolo che ripaga delle tante ore di guida.

Raggiunto l'unico campeggio presente in loco, mentre chiedo alla “reception” (mi vien da ridere al solo chiamare con questo nome il bugigattolo dell'addetto) info su wi fi e lavatrice (entrambi argomenti dei quali abbisogno), si ferma sulla strada uno dei Pullman con i quali ho fatto strada: è quello che collega Agadir a qui in quasi due giorni di alternanza alla guida di due autisti, e scarica un unico passeggero, quel tal Danilo che avevo conosciuto a Chefchaouen, diretto pure lui in Mali.
Dopo i saluti (lui si è scalato il Tichka, oltre 4000 m.s.l.m. - ci parleremo con calma domani, ma è probabile che si proceda insieme per un tratto di strada) io parto verso wi fi che mi è stato indicato in centro; l'albergo che ne dispone appartiene alla stessa proprietà del campeggio, pertanto è un servizio del quale fruisco gratuitamente, salvo il petit taxi del rientro (20 D., cioè € 2 circa per percorrere 6 km.).
Domani esplorerò il centro e farò cambusa mentre gli indumenti passeranno un paio d'ore in lavatrice; presumo di rimettermi in viaggio per la Mauritania il giorno 26 o 27, dopo aver escogitato la migliore strategia per superare tutti quei trabocchetti per i quali questa frontiera si è fatta un nome, incluso l'attraversamento di quegli ultimi km. considerati terra di nessuno, tuttora area minata..