venerdì 29 marzo 2013

Il sipario cala: questa avventura è conclusa.


Giovedì 28.03 – Il condizionatore è andato per tutta la notte emettendo la sua rumorosità molesta.


Sbrigate le faccende mattutine mi sono deciso ad effettuare una escursione mirata in zona, escursione che mi è pesata in maniera eccessiva tanto da gradire il rientro in albergo verso mezzogiorno, e senza aver combinato ciò che avevo in mente.


Infatti questa è una zona dotata di cliniche ed ospedali, di alberghi e di uffici governativi, di ambasciate, ma non dei negozi che mi sarebbero serviti per trovare l'omaggio che avevo in mente per Janet.


Dopo aver dato l'assetto definitivo alla valigia ho cominciato a stilare l'elenco dei lavori del quali il Nomade necessita in tutti i casi, sia che in futuro venga utilizzato solo per mete raggiungibili con i propri mezzi, sia nel caso in cui dovesse essere sostituto con un altro tipo di veicolo.



Non sto pensando alla realizzazione del Nomade II, c'è solo qualche idea che ogni tanto si spinge oltre: d'altronde questo è stato un prototipo e come tutti i prototipi ha dovuto percorrere molti chilometri per evidenziare ciò che funziona e ciò che sarebbe stato meglio realizzare diversamente.
E ciò che non ha funzionato è stato lo chassis, inadatto a reggere tutto il peso aggiuntivo che ha dovuto sopportare su ogni tipo di strada: ci sarebbe voluto un telaio da 50 q.li per andare bene, anche se questa scelta avrebbe imposto una licenza di guida differente dalla “B” in mio possesso.
Il sovrappeso ha fatto lavorare male vari organi meccanici, e prima o poi tutti i nodi sono arrivati al pettine nei circa 70.000 km. percorsi dal veicolo con la livrea del Nomade.
Se avessi potuto disporre di migliori insegnanti, forse già dopo i primi 20.000 km. si sarebbe potuto mettere una pezza, ma ormai le cose sono andate così.


Verso le 15.00 ho effettuato un'altra uscita, questa volta in una direzione diversa: la mia ricerca è però andata delusa come in mattinata, anzi, ora mi è sembrato di notare che molti esercizi sono rimasti chiusi nel pomeriggio; quelli aperti sono negozi di mobili, di abbigliamento e di cianfrusaglie.


Si vede che era scritto che non sarebbe stato questo il momento per ringraziare Janet con un presente oltre che con delle belle parole; sono comunque rimasto molto dispiaciuto per questo, come lo studente che non è riuscito a portare a termine il compito nel tempo assegnato.


Con .la disponibilità di wifi in albergo mi è stato possibile inviare e ricevere emails, oltre a comunicare by skype: da adesso però diventerò irreperibile sino all'atterraggio, sperando che il mio Nokia da quattro soldi riprenda a funzionare appena capirà di essere tornato sul suolo europeo.


Ora non mi resta che chiudere i bagagli, fissare la sveglia per le 4.00 e cercare di riposare quanto basta per riuscire a prendere la navetta per l'aeroporto da sveglio.


L'occasione mi sembra quella buona per ringraziare chi, leggendo il blog, ha condiviso le mie esperienze in questi mesi; inoltre è anche il momento giusto per augurare un buon periodo di vacanze pasquali, augurio che idealmente esprimo a tutte quelle persone che ho incontrato sulle strade dei vari paesi visitati, con le quali ho dialogato, dalle quali ho avuto simpatia ed amicizia: PAZ Y BIEN!

giovedì 28 marzo 2013

Last steps to leave Panama


Mercoledì 27.03 – Ora sembra proprio fatta: sono stati due giorni faticosi ed intensi, durante i quali, per arrivare in tempo agli appuntamenti previsti, il Nomade si è messo in moto sempre prima (martedì alle 6.30 e mercoledì alle 5.30): si tratta di una folle corsa con il tempo che vede protagonisti quotidianamente i Panamegni di ogni ordine e grado.
Gli studenti del primo turno entrano a scuola alle 7.00 e per arrivare si muovono ad orari impensabili da noi, gli impiegati che abitano in periferia e che devono raggiungere il posto di lavoro per le 8.00 si muovono a partire dalle 4.00, sia in auto che con gli autobus.
Qui il problema è rappresentato dal fatto che per entrare nella city ci sono solo due ponti utili, che la gente è consapevole di doversi fare almeno 2 ore di coda in entrata e due ore in uscita, che prima ti muovi più coda trovi, salvo partire alle 4 del mattino o dopo le 7.30; la schizofrenia da traffico è accettata da tutti ed usata anche come scusante per i ritardi agli incontri programmati.
Ieri, martedì 26. è stato il giorno della documentazione di polizia inerente al veicolo; orario stampato sul pro memoria dalle 9.00 alle 10.00, le sedi da raggiungere erano due, separate da una autostrada urbana per oltrepassare la quale e arrivare a centrare l'obbiettivo è servita tanta pazienza e la presenza di Janet sia per la conoscenza della viabilità che per le richieste di delucidazione estemporanee.
Quando il Nomade è riuscito a collocarsi al posto giusto in anticipo sull'orario, il pensiero è stato: bene, così il successivo passaggio a WWL potrà essere effettuato prima di mezzogiorno.
Invece le cose sono andate diversamente in quanto è tassativo che il veicolo da esaminare sia in loco per le 9.00, ma il funzionario addetto all'ispezione (verifica del numero dello Chassis) la effettua alle ore 10.00. Ok., mi sono detto, per le 11.00 forse potrò avere nell'altro ufficio il documento che mi spetta e poi correre a WWL.
No, non è andata così: l'ispettore rigorosamente parlante solo lo spagnolo panamegno ha indicato l'orario delle 14.00 per il ritiro del documento.
Erano le 10.30 quando mi sono consultato con Janet su cosa fare: tornare a casa neanche a pensarci, meglio andare a trovare aria fresca in un centro commerciale dove poter utilizzare WiFi e trovare da stampare la nuova prenotazione Condor da presentare al banco in aeroporto.
Prima di muoverci in tal senso ho chiamato la sede Condor locale confermando la mia partenza, senza così dover girare nel traffico cittadino con un veicolo poco adatto.
Nel centro commerciale si è temporaneamente interrotto il cordone ombelicale che mi tiene costantemente unito a Janet, la disponibilità della quale nel farsi carico delle mie esigenze non trova aggettivi qualificativi idonei nel mio vocabolario perché è oltre.
Dopo circa un paio d'ore, non vedendola arrivare, ho cominciato ad effettuare una prima ricognizione a corto raggio. Ho subito capito che lei non mi ha trovato nel posto dove ci eravamo lasciati in quanto il cyber WiFi lì non c'era, ma era poco lontano da lì con insegna visibile.
Volendo essere puntuale alle 14.00, consapevole del problema del parcheggio, ho pensato di andare ad attendere nei pressi del veicolo o di riuscire a far eseguire un annuncio tendente alla ricerca; questa ipotesi mi è sembrata più difficile e quindi mi sono avviato nella direzione del Nomade; ma qui i centri commerciali sono esageratamente sviluppati e non è facile orientarsi.
Stavo percorrendo esattamente l'itinerario dell'andata in senso opposto quando, utilizzando una scala mobile in discesa, miracolosamente mi è apparsa la figura di Janet sulla scala mobile contigua, quella della salita.
Ho allora effettuato una manovra istintuale e inconsulta per non perdere l'aggancio: ho cercato di risalire la rampa che stava scendendo. Manovra da non ripetere mai più se non si vuol rischiare di farsi del male: a me è andata bene in quanto mi sono procurato solo delle escoriazioni, ma c'è stato un momento in cui continuavo ad inciampare sul meccanismo mentre questo continuava a colpirmi, come un pugile quando si trova alle corde con l'avversario che lo incalza.
Ricostituita l'accoppiata, dopo aver consumato velocemente uno Yogurt gelato con frutta come pranzo, il Nomade è arrivato all'ufficio di polizia preposto al rilascio del documento utile per l'imbarco in leggero anticipo. Raggiunta la scrivania dell'addetta mi son sentito dire che ancora non erano arrivati i semilavorati che questa avrebbe dovuto completare.
Nel frattempo sono arrivati anche altri che avevo conosciuto in mattinata, due cinesi californiani a bordo di un mini bus a targa Ceca acquistato negli U.S.A. dopo che i Ciechi avevano concluso il loro giro per le Americhe ed un ragazzotto del Colorado con un mini bus a targa U.S.A.
Quando la tipa mi ha chiesto quale fosse la nazione di sbarco (sul modulo avevo indicato Zeebrugge senza precisare Belgium), non è riuscita a capire la mia spiegazione neanche con la mappa dell'Europa sotto gli occhi. In pratica non era al corrente dell'esistenza di questa piccola nazione e non l'ha presa in considerazione ostinandosi a scrive Francia come nazione di arrivo. Ho pensato che non sarebbe stato grave, già le avevo imposto di ristampare il modulo dopo averle fatto notare un'imperfezione sul numero del mio passaporto, per la destinazione non ho quindi insistito.
Con il prezioso documento acquisito ho raggiunto WWL, ho pagato USD 150 ed incassato le ulteriori istruzioni per Manzanillo. L'orario dell'ufficio WWL che va raggiunto prima di espletare le pratiche successive va dalle 8.30 alle 12 e dalle 13 alle 15, mentre quelli della dogana vanno dalle 9.00 alle 16.00: il consiglio è stato di essere mattinieri per non trovarsi in Dogana nel momento di maggior carico di lavoro.
Con queste informazioni Janet ha subito indicato l'orario di partenza per domani: ore 05.30!
Rientrato al parcheggio è iniziata la ricerca dell'albergo onde poter lasciare la valigia prima di andare a consegnare il Nomade.
Alla fine, dopo che Janet aveva utilizzato il suo computer per aiutarmi a trovare qualcosa, io ho utilizzato il mio arrivando ad effettuare una scelta obbligata quando ormai era già tardi; l'albergo individuato è stato scelto sulla base di tre requisiti basici: disponibilità di A/C, di WiFi, di navetta per l'aeroporto (è inclusa anche la prima colazione, ma penso sarà una mezza bufala).
Era rimasto in dubbio come consegnare la valigia in quanto Janet aveva pensato che avrebbe potuto occuparsene il figlio.
A questo punto ho dovuto mettere mano al rush finale nella predisposizione del veicolo nell'assetto di viaggio, dopo però essere andato a salutare la coppia italo-panamegna: Luisa mi avrebbe invitato a cena per la seconda sera di fila, ma io non ho potuto accettare pensando a quanto avrei ancora dovuto lavorare, tenuto conto che l'indomani mi sarei dovuto alzare prima delle 5.00.
Allora mi è stato offerta la possibilità di portarmi il loro cibo a bordo: l'ho trovata una proposta interessante ed utile, quindi l'ho accettata. Ho così potuto anche utilizzare una bilancia di Adriano per verificare il peso della valigia in modo da decidere come completarla.
Successivamente, nel sistemare le cose con l'idea di non lasciare cibo ad invecchiare, ho messo insieme ancora un po' di prodotti che Janet ha gradito ricevere, l'olio ed il caffè in particolare.
Alla fine della corsa mi sono concesso una doccia ad acqua abbondante; poi ho cominciato a scaricare i serbatoi come atto finale della giornata.

Oggi mercoledì 27, prima di partire, quando Janet mi ha comunicato che la valigia tramite suo figlio prima di domani non sarebbe arrivata, ho pensato di rischiare il passaggio nella city ed effettuare personalmente la consegna.
Come mi aspettavo, dopo 12 chilometri il Nomade è incappato nella coda; Janet allora mi ha invitato a cambiare strada, e per un po' il Nomade l'ha trovata scorrevole sino a che non è stata agganciata la coda.
Vedere trascorrere il tempo mentre sopraggiunge l'alba stando in coda a passo d'uomo è scoraggiante, ma dopo un certo punto è stato possibile ritrovare un ritmo decente, tale da far imboccare le strade cittadine attorno alle 7.00.
Pur avendo l'indirizzo esatto dell'albergo, stante la viabilità a senso unico e delle deviazioni per lavori, dopo aver consultato taxisti vari che hanno fornito indicazioni imprecise, visto un ufficio di polizia ho chiesto a Janet di riproporre il quesito in questa sede.
Praticamente il Nomade non è lontano, solo che si è reso necessario fare un aggiramento di lavori in corso con indicazioni carenti sulle strade; quando ormai stavo pensando che in questo giro non l'avrei agganciato, Janet mi ha fatto notare l'insegna del parcheggio dell'hotel: bel colpo, anche perché ormai erano passate le 7.30!
Sono sceso al volo e la prima cosa che è successa è stata la definitiva rottura dei manici della borsa leggera: pazienza, la eliminerò, ho pensato.
Con la tipa alla reception non è stato semplice intendersi, ma alla fine questa ha aperto un bugigattolo pieno di simil rumenta dove ho lasciato le mie cose sperando di ritrovarle.
L'impressione del luogo non è stata buona, ma in quello stesso momento io dovevo pensare ad altro. Guidando su una strada che corre all'interno di un Parco tutelato ho goduto finalmente di un ambiente gradevole in questo paese; poi il Nomade si è inserito su un'autopista e la velocità di marcia è aumentata; ma non troppo perché lo sterzo è nuovamente troppo leggero, perché ho percepito un problema che potrebbe essere quello del cuscinetto ad aghi dello sterzo, perché la frenata non è stabile, perché il quinto rapporto è uscito spesso dalla sua sede.
Arrivare alla sede WWL non è stato difficile, solo che la persona che avrebbe dovuto prendermi per mano nelle varie operazioni è arrivata alle 10.15, dopo ben 45' di scomoda attesa. Poi è iniziata la richiesta di documenti che avevo già fornito, ma chi li aveva ricevuti probabilmente non li avrà nemmeno esaminati. Mi sono tolto lo sfizio di far correggere un valore che Pamela aveva inserito in maniera indicativa, anche se io glielo avevo fatto notare immediatamente.
Finalmente ci siamo recati presso l'ufficio della Dogana dove ho incontrato sia gli stessi ragazzi di ieri che la coppia alemanna già conosciuta in Mexico e ritrovata in Belize: tutti diretti a Cartagena per involarsi poi verso la Tierra del Fuego (chissà Stefan dove sarà già arrivato nel frattempo).
In dogana si è trattato di firmare documenti e farsi apporre sul passaporto il timbro di scarico del veicolo dal paese.
Il passaggio a seguire è stato il pagamento all'ente del porto di USD 58 con la motivazione della fumigazione (non eseguita) e del parcheggio di un paio di giorni in attesa dell'imbarco.
Tutte queste operazioni che ho descritto sono state espletate in un paese che ho visto vivere di burocrazia cartacea: escluso l'ispettore di polizia che ha verificato ieri il Vehicle Identification Number, tutti gli altri passaggi non hanno comportato nessuna verifica sul veicolo.
L'ultimo passaggio, quello dell'affidamento del veicolo all'autorità che gestisce i movimenti nel territorio portuale, è stato lungo per l'attesa e scadente nel contenuto.
Prima è passato un tipo con un cane da tartufo che non era assolutamente interessato ad annusare dove gli veniva indicato, poi un altro tipo ha crocettato un modulo tendente ad evidenziare stato e consistenza del veicolo in fase di affidamento, infine uno sportellista ha completato l'opera senza ricordarsi di chiedermi di lasciare le chiavi!
Nel frattempo io mi ero reso ulteriormente conto di come l'officina di David sia stata approssimativa in molte parti del lavoro, incluso nel rimontaggio della protezione motore che ora ho trovato penzolante in buona parte a causa della perdita di un certo numero di bulloni.
In più, nel momento di utilizzare lo stacca batteria, mi sono accorto che questo non stacca un bel niente! Il rischio è che le batterie si scaricheranno quasi sicuramente: in questo caso mi dovrò affidare alla buona volontà degli operatori di Zeebrugge per trovare il Nomade a terra!
Il giovanotto che mi ha guidato in tutti questi passaggi, tale Alfredo, parlava in maniera incomprensibile sia in spagnolo (a causa della cadenza della gente di Colon) che in inglese (per lo stesso motivo). Janet è stata molto paziente nell'assoggettarsi alla tempistica che ne è scaturita, sin tanto che alle 15, dopo essere tornato indietro per affidare le chiavi, l'addetto WWL ci ha accompagnato a Colon Terminal per poter rientrare con un Bus diretto.
A bordo ho dormito un po', ma l'aria condizionata era così potente da sentirne il fastidio: lungo la strada è caduta anche qualche goccia d'acqua, forse le prime avvisaglie dell'imminente stagione delle piogge.
In vista di Panama city Janet mi ha detto che mi avrebbe accompagnato sino all'albergo, ma io, essendo al corrente che la sorella la stava aspettando al terminal, avevo rifiutato questa ulteriore gentilezza che sarebbe andata a discapito del suo meritato rientro a casa insieme alla sorella: probabilmente non ci siamo capiti, così mi sono trovato su un bus cittadino che ci ha scaricati non troppo lontano dall'Hotel. Solo allora ho realizzato che lei, vedendomi stanco e sfiancato dalla giornata, ha preso l'iniziativa di darmi il saluto di addio mettendomi nella migliore condizione possibile.
La generosità di questa persona va oltre qualsiasi scala di valori: serberò un posto speciale per lei nei miei ricordi e mi piacerebbe poter un giorno ricambiare le sue attenzioni in suolo patrio: io so che ha molti progetti che vorrebbe realizzare e qui le auguro di cuore che possano andare in porto tutti, o perlomeno quelli ai quali tiene maggiormente.
Entrato nell'Hotel ho provato la stessa sensazione del mattino, questa volta avvalorata dal fatto che in camera ho trovato la macchina dell'aria condizionata mezza scassata, che la camera è un buco senza finestre, che il telefono non funziona, la TV non l'ho nemmeno accesa, le salviette ed il sapone mancavano totalmente.
Dopo essere riuscito a riequilibrare la situazione non mi è rimasto che assaltare un vicino McD prima di mettermi sotto la doccia, nella speranza che WiFi funzioni.
Al di là di ogni altra considerazione, una volta che troverò il modo di trascorrere la giornata di domani, e lo troverò, poi qui dovrò solo salire alle 4.30 di venerdì sulla navetta per l'aeroporto per iniziare il rientro nel mio emisfero: è presto per dirlo, ma questa volta sembra tutto ben avviato.              

martedì 26 marzo 2013

First step leaving Panamà


Lunedì 25.03 – Ok., pronti via per le 7.00; inizialmente il traffico si è presentato scorrevole, ma dopo un po' è stato inevitabile trovarsi in coda, un po' fermi ed un po' in movimento a passo d'uomo. 
Il Nomade è riuscito  presentarsi presso gli uffici WWL verso le 8.30/9.00; identificata la persona addetta a supportarmi, la pratica in se e per se è stata quai una presa in giro, ma costerà comunque USD 150 “efectivo”. 
Pamela mi ha fornito mappa e istruzioni scritte per il secondo step da effettuare domattina, rappresentato dai controlli di polizia, l'ottenimento di un documento con il quale dovrò ripresentarmi presso WWL. In questa circostanza otterrò le istruzioni per la consegna a Manzanillo; ho chiesto come fare per il pagamento, ma sono stato demandato a due WWL email address in Belgio per ottenere chiarimenti.
La giornata è stata una di quelle in cui il sole quasi non si vede a causa della foschia da caldo e umido, quindi situazione pesante per me.



Quando Jenny mi ha proposto di raggiungere Miraflores, luogo ove sono ubicate delle chiuse del canale, ho accettato di buon grado onde cercare di far passare in qualche modo la giornata.
A Miraflores ho trovato parecchi turisti in visita, ma le navi sono state preannunciate dopo le 13.30 e pertanto abbiamo raggiunto un Centro commerciale dove potermi procacciare l'”efectivo” per WWL, respirare aria fresca e sbrigare la procedura della pausa pranzo.



Alla fine del viaggio tutti i nodi stanno venendo al pettine: lo zainetto che mi sono sempre portato appresso ha avuto un cedimento da parte della cerniera e non è più utilizzabile; ad una borsa pieghevole che contavo di portare a bordo dell'aereo insieme allo zaino si sono tranciate le maniglie., la valigia è quello che è.
Ho così dato un'occhiata per un eventuale sostituzione, ma ciò che ho visto non è stato di mio interesse per vari motivi, così vi ho rinunciato. Come zaino ne utilizzerò uno scadente che tenevo a bordo, mentre le maniglie della borsa le ho condite su con del nastro americano, la valigia è già pronta e spero sia entro i 20 kg. autorizzati: basta che il tutto regga per il tempo necessario.




Una volta ritornati a Miraflores ho potuto veder transitare, da Atlantico a Pacifico, tre tipologie di navi: una petroliera, una porta container, ed una Ro.Ro. di nome Tiger appartenente proprio a Wallenius Wilhelmsen.






Verso le 15.30, spompato dal clima, il Nomade ha ripreso la strada del suo parcheggio.





La nota particolare della giornata è stato un incontro casuale avvenuto stamani prima di muovermi: mi sono sentito appellare “cosa ci fa un milanese qui”. Ho pensato ad un Panamegno curioso, invece si trattava di un italico trentino! Il suo nome è Adriano, vive a Mattarello di Trento che ben conosco, lavora nel settore del trasporto dei disabili e cinque anni fa ha conosciuto Luisa, una Panamegna che da sette anni vive e lavora a Trento. Stanno terminando un lungo periodo trascorso qui, nella case della madre di Luisa, che loro hanno ampliato di quel tanto per poter avere indipendenza e comfort. Sono stato invitato a cena, invito che ho subito accettato.



Terminato il tour che ha fatto percorrere al Nomade oltre 100 km., svolte varie pratiche utilizzando la connessione di Jenny, verso le 20 ho percorso i pochi metri che separano le due case e sono stato introdotto al compagno della madre di Lusia ed alla stessa madre.
Ho trovato un'ottima pasta condita con pesto Barilla acquistato al Super chiamato 99 che appartiene alla famiglia del Presidente Martinelli (propone anche prodotti provenienti dall'Italia). A seguire insalata e carne in umido; gelato come dessert: un vero pranzo che ho apprezzato.
In questi ultimi giorni non sto più cucinando, sto consumando le ultime provviste ed il calore mi fa preferire cibo freddo; il pranzo seduto attorno ad un tavolo con altre quattro persone mi mancava dai tempi del Belize, ed è stato ricco di informazioni sul paese, notizie che ho appreso con interesse.
Adriano e Luisa rientreranno in Italia poco dopo di me, ma quando erano partiti nutrivano progetti di trasferimento qui; per ora si sono volatilizzati di fronte ai vari “contro” trovati sulla loro strada, ma in futuro non si può sapere se l'idea riprenderà vigore.
Alle 23.30 mi sono ritirato per avere il tempo di “bagnarmi”, come si usa dire qui: mi sono concesso una doccia abbondante visto che poi dovrò alleggerire il veicolo di tutti i pesi possibili prima dell'imbarco. 

Appendice 4) a gran finale


Domenica 24.03 – Meno 1 a WWL/documenti, meno 2 a controllo polizia, meno 3 a consegna veicolo in Manzanillo e ad albergo con A/C, meno 5 a Condor: con queste ipotesi davanti agli occhi ho trascorso una notte che mi ha mantenuto leggermente inquieto, l'inquietudine di chi aveva già sentito vicina una scaletta simile e poi tutto è stato rimesso in discussione!
Penso che potrebbero manifestarsi problemi meccanici sino all'ultimo momento, penso che potrei avere difficoltà a confermare il volo nell'ufficio Condor in Panamà city (aperto solo il martedì), ma soprattutto temo il pagamento tramite carta di credito da effettuare all'aeroporto con un documento che fisicamente non possiedo.
Se non dovesse essere utilizzabile la mia carta prepagata cosa potrei inventare venerdì mattina all'alba in aeroporto di fronte ad un inflessibile incaricato Condor? Mi porterò dei contanti, ma il mio contatto a San Josè ha precisato by mail che il pagamento dovrà essere effettuato esclusivamente tramite carta di credito in quanto il centro operativo negli U.S.A. è stato informato in questi termini.


Per fortuna che verso mattina il venticello che penetrava mi ha quasi indotto a coprirmi, regalandomi una sensazione piacevole; poi sono arrivati i primi raggi del sole ed ho dovuto subito passare ai ripari, chiudendo le aperture da quella parte.
Ieri sera mi era stata preannunciata la possibilità di un movimento, ma oggi tale possibilità è rientrata.
Tenuto conto di come è parcheggiato il Nomade, è praticamente impossibile restare a bordo dalle 10 alle 17, ed anche alle 17 non è facile; ma con il ventilatore a soffitto lasciato andare a manetta e le finestre di un lato completamente aperta, spogliandosi di ogni indumento ci si può provare.


Inoltre, per le abbondanti sudorazioni dei giorni scorsi ho la pelle irritata tipo morbillo dalla cintura in su: da ieri sera ho cominciato ad avvalermi di una crema, ma ritengo sarà il cambiamento climatico che troverò a partire da Frankfurt la medicina giusta.
Ho quindi trascorso buona parte della mattinata nel soggiorno dove un ventilatore cerca di fare quello che può; quando stavo comunque pensando di salire a bordo rischiando un suicidio naturale, l'”avocado” e Angelica, la sua compagna, mi hanno proposto di accompagnarli qui attorno: ho risposto positivamente all'istante, contando sull'aria condizionata della Suzuki Swift.
Il giro non è stato di particolare interesse, ma ho avuto modo di parlare con il figlio di Jenny: egli è coetaneo di mio figlio, si reca al lavoro ogni giorno, escluso la domenica, alle 5 del mattino, torna a casa verso le 20.30, e dopo aver cenato effettua delle sessioni di studio al computer. Infatti sta cercando di conseguire una specializzazione in logistica attraverso l'università di stato e nel contempo segue un altro corso in materia marittima presso una università privata. Dorme poche ore per notte ed il fine settimana lo usa sia per recuperare sonno perduto che per studiare.
Anche Angelica lavora con gli stessi orari, salvo che tiene libero anche il sabato.


Quando mi è stato richiesto se volessi bere qualcosa, ormai erano quasi le 14, ho accettato. Il luogo, una panaderia dove sarebbe stato possibile pranzare in un format self-service, disponeva di empanada appena sfornate; quindi ho scelto una bibita di tamarindo, non come quelle ottenute usando lo sciroppo bensì ottenuta partendo dalla pianta che porta questo nome (diversa da quella conosciuta in Europa), accompagnata da una empanada di pollo ed una di queso. Ho imposto il pagamento di tutte le consumazioni da parte mia; come avrebbe potuto essere altrimenti con due ragazzi in età da poter essere figli miei?
Una volta rientrati mi è stato proposto di pranzare, ma io non me la sono sentita affatto e, dopo essermi accertato che Jenny non si sarebbe offesa, ho declinato l'invito.
Non sapendo come portare avanti la giornata ho chiesto di vedere la lavatrice solo perché essa è ubicata in una parte aperta della casa, ma al coperto, zona che risulta essere la più ventilata e vivibile.


Lì c'è una amaca dove sono poi stato invitato a sdraiarmi, cosa che ho fatto quando sono rimasto da solo: inutile precisare che sono riuscito ad addormentarmi per un po'. In questo momento le porte delle varie stanze sono chiuse e non si sentono rumori, io scrivo cercando di non pensare a domani.      

domenica 24 marzo 2013

Appendice 3) a gran finale


Venerdì 22.03 – Ore 4.50 sveglia, ore 5.30 partenza con Santiago; il buio era ancora profondo mentre il Nomade si muoveva lentamente alla ricerca della CA 1 seguendo le indicazioni del taxista, sino a che, in zona fiera, una pattuglia di polizia impose l'alt e la prova etilometro al conduttore, notoriamente quasi astemio. Ottenuta l'autorizzazione a procedere è iniziata l'avventura.
Subito è sembrato andare tutto bene, ma presto il quinto rapporto spesso non veniva ritenuto.
Inoltre la spia del radiatore dell'acqua ogni tanto lanciava un segnale tremulo, mentre la radio, della quale non ho più bisogno, non ha mai accennato ad accendersi.
A onor del vero, procedendo su strade meno saliscendi il quinto rapporto si è mantenuto più stabile e la spia non ha più lanciato segnali.
Superato Santiago in poco meno di tre ore, ormai con luce piena, anche se in parte il percorso si è rivelato nebbioso, a Penonome si è imposta una pausa McD quando ormai erano già le 10.30.
Purtroppo la connessione non è stata possibile; dopo aver consumato un quasi pasto siamo ripartiti. Il taxista ogni tanto dormicchiava, ma di un sonno leggero, sicché è sempre stato presente nel momento delle indicazioni.
Inoltre mi è sembrato parecchio interessato a parlarmi del periodo dell'invasione da parte degli U.S.A., della guerra effettuata da Panama = formica contro U.S.A. = elefante per cercare di difendersi: come è andata a finire è risaputo ed è ormai scritto anche su Wikipedia .
Il caldo, anche se non eccessivo, ha cominciato ad essere pesante con l'aumentare del traffico e la diminuzione della velocità.


Ormai il Nomade era arrivato nella cintura della grande Panamà city; lasciata la CA 1 si è inerpicato per strade più strette sino a raggiungere, dopo un percorso a dir poco labirintico, la casa dove vive la sposa di Santiago, luogo assolutamente irraggiungibile senza una guida sia oggi che in futuro.
Al momento del parcheggio la retro ha avuto serie difficoltà ad inserirsi ed il cicalino, che ultimamente stava andando benissimo, ora non si sente più; questo cambio andrà rismontato e risincronizzato, per ora c'è da augurarsi che non crei problemi agli operatori della WWL.
Nell'attesa di conoscere la signora ho sistemato i conti con Santiago che sembrava dover ripartire subito con il Bus per David: in realtà è poi ripartito verso le 16 dopo avermi accompagnato alla ricerca di WiFi eseguendo un giro ad ampio raggio utilizzando una vecchia Hiunday Pony, ricerca risultata nulla (ciò è stato assai più semplice nella città di provincia rispetto alla capitale).
Al rientro Jenny mi ha messo a disposizione la sua postazione fissa e così sono riuscito ad aggiornarmi.
Con uno scostamento di sette giorni rispetto a prima, ora sembra essersi tutto riallineato: lunedì le pratiche per l'imbarco e ciò che andrà a seguire, il biglietto aereo che pagherò in aeroporto, l'albergo del quale forse potrò fare a meno, il passaggio sino all'aeroporto alle 5 del mattino del prossimo venerdì.
Jenny è una persona con la quale mi intendo abbastanza con il mio spagnolo; mi sta dimostrando grande solidarietà per le traversie subite ed apprezzamento per la missione in Nicaragua.
Domani mi accompagnerà ad effettuare il sopralluogo per trovare WWL utilizzando l'aut del figlio, giovane avvocato, che credo si sia affiliato alla religione Mormone; anche il fatto che conosco luoghi e pensieri di questa gente mi ha facilitato l'essere accettato senza remore.
Ho pensato che, oltre che per il minimo indispensabile e necessario, cercherò di spostare il Nomade solo per andare a Manzanillo, e ciò potrebbe avvenire giovedì, in modo da essere indipendente il più a lungo possibile nel tempo da trascorrere nell'attesa .

Sabato 23.03 – Pensavo peggio, invece la notte è stata fresca ed ho potuto dormire con una certa continuità; in tutti questi paesi è raro poter vivere una notte silenziosa. Ognuno ha i propri tempi, i propri ritmi, i propri rumori; il vicino è un'optional quasi sempre presente del quale non interessarsi.
Ero stato informato dall'“avocado”, arrivato sul tardi a casa della madre, che la sua vettura avrebbe potuto rilasciare i suoni dell'allarme durante la notte; questo tende a scattare in automatico in funzione dello spostamento d'aria dovuto al passaggio di grossi veicoli.
Infatti ho avuto anche la modularità dei suoni emessi dall'antifurto fra le divagazioni notturne, ma in confronto alle notti trascorse a David qui sono stato in paradiso.


Alle 8.00 Jenny mi ha proposto un giro al mercato plain air che si tiene al sabato al Parque in Chorrera. Dopo essere passati a prelevare la sorella e sua figlia poco lontano da qui, alle 9.00 siamo partiti. Forse sarebbe stato meglio per me restarmene a casa perché la giornata è stata definita muy caliente da loro, che è tutto dire. Inoltre Jenny, che già è di carnagione scura, ha pensato di utilizzare una crema protezione 100, il che mi ha fatto decidere a indossare il cappello.



Sono riuscito a sopravvivere boccheggiando sempre più, con la sensazione di mancare di energie, sino a che l'ultima sosta prevista è avvenuta ad un supermercato; lì sono entrato volentieri esclusivamente per ritrovare un po' di tonicità.



Di tutti i paesi che ho attraversato questo mi sembra il più difficile da decifrare: la gente ha tratti somatici vari, stature differenti, spesso è obesa, i colori della pelle vanno dal chiaro al molto colorato che però non è mai scurissimo, il presidente attuale è un certo Ricardo Martinelli (alla sua elezione anni fa mi sembra di ricordare venisse dichiarato di italiche origini), secondo Jenny il 60% della popolazione è “panamegno” (scritto secondo la pronuncia), il 40% è suddiviso in parti più o meno eguali fra mischiati con gli spagnoli, gringos, europei e suramericanos (ma sono visibilmente presenti i cinesi: ieri ne ho visto uno con la maglietta del Milan, ma lui non sapeva nemmeno cosa stesse indossando!).



In conclusione, Panamà che mi è dato vedere, un po' per il clima, un po' per il cielo nuvoloso tutto l'anno, un po' per lo sviluppo edilizio in orizzontale che sta creando grandi agglomerati, togliendo molto del verde originale per sostituirlo con il rosso dei tetti in plastica o con il grigio di quelli in lamiera, un po' perché è un'autostrada della droga con tutti gli inconvenienti che essa porta con sé, un po' perché bisogna effettuare lunghi percorsi anche solo per andare a comprare la ricarica del cellulare, un po' perché le mie narici percepiscono odore da inquinamento atmosferico e le mie orecchie percepiscono l'inquinamento acustico, un po' perché la struttura dell'urbanizzazione è labirintica e non consente di identificare dei punti di riferimento, non mi sta sembrando un paese adatto a me.
Riguardando ai tempi dedicati a singoli paesi, incluso quelli spesi in pit stop, sicuramente evinco uno sbilanciamento verso il Mexico (- di 40 gg., avrebbe meritato il doppio), mentre in Belize (15 gg.), in Nicaragua (21 gg.) e in Panama (saranno 14 gg. se la partenza avverrà il prossimo giorno 29) avrebbero potuto essere più contenuti: il progetto iniziale, dal punto di vista delle tempistiche, non era sbagliato. Però è altrettanto vero che ci sono state varie esperienze umane a dare senso alle permanenze più lunghe in Centro America; e se considero che ci sono transitato nel periodo dell'anno più propizio, cosa sarebbe stato diversamente?
Questo vale anche per Colombia ed Ecuador che al momento sono stati rimandati sine die: prima avrò tempo per riflettere pensando ad un modo differente di muovermi.
Attualmente desidero vivere per un po' nel clima che troverò al mio rientro in Europa.



Verso le 16.30 sono stato chiamato da Jenny per andare ad effettuare il sopralluogo: in realtà lei doveva effettuare una commissione in centro città e la mia destinazione risultava sulla strada. Anche per questo percorso sono salite a bordo dell'auto sorella e nipote. WWL è stata raggiunta percorrendo 20 km.; la posizione sarebbe buona anche per passarci la notte se alla garitta non dovessero fare storie.
Rilevate le coordinate l'auto è proseguita sul Ponte delle Americas, consentendomi di vedere sia il mare che il Canale ed uno scorcio di grattacieli costituenti downtown.



La commissione Jenny non è riuscita a concluderla perché si era fatto tardi; io speravo in un rientro veloce a casa, invece è stato percorso un itinerario che mi consentisse di vedere qualche cosa.
Nella zona di Amador, dopo aver ripreso qualche immagine del Canale, nel momento della partenza siamo stati avvicinati da un promotore della chiesa degli avventisti: incredibile come subito Jenny e sua sorella si siano lasciate andare ad una lunga conversazione sfociata in un'orazione/benedizione, poi rilascio di emails address, successiva consegna di libri e CD (loro erano felici di ricevere questi doni; la scena mi ha fatto pensare all'arrivo dei conquistadores ed ai doni elargiti agli indios per ottenerne l'amicizia).



Dopo questa gentilezza, ho pensato, rientreremo sicuramente; invece no, vi è stata la sosta in un enorme centro commerciale dedicato all'abbigliamento. Incuriosito da alcuni prezzi ho controllato la provenienza della merce: China!
Alle 8 p.m. sono stato riaccompagnato a casa: ho così potuto verificare una leggera differenza fra le coordinate rilevate all'arrivo e quelle raggiunte, ma forse potrei farcela anche senza guida.
 

venerdì 22 marzo 2013

Appendice 2) a gran finale


Giovedì 21.03 – Con il fresco del primo mattino mi sono deciso ad accedere al garage per liberarlo di quanto stava davanti al contenitore con il vecchio semiasse; una volta raggiunto l'obbiettivo sono riuscito a sfilare ciò che ho pensato potesse servire.
Quando si è presentato sulla scena Pacho, il capo, ho sottoposto i pezzi; peccato non esserci già capiti ieri quando avevo cercato di comunicargli che disponevo di certi ricambi, comunque lui ha risposto che valgono come polvere di oro, ha preso ciò che ha ritenuto utile ed è partito per il taller del tornitore.
Io ho atteso che Santiago, il fratello taxista, fosse pronto per poter essere accompagnato al cyber.
Dopo aver concordato di essere prelevato da lì alle 12.30, che brutta sorpresa ho avuto nel trovare cyber chiuso per tutta la giornata.
Mentre cercavo l'alternativa sono arrivati due motociclisti con targa Ontario – Canada bisognosi come me di connessione; mi hanno suggerito di avvicinare McD, cosa che ho subito fatto anche perché mi sembra che qui l'aria sia ogni giorno più pesante ed io ho bisogno di respirare fresco.
Con una consumazione minima di USD 1,95 mi sono trattenuto fin che ho potuto, ma senza riuscire a sistemare la faccenda del rimborso o di un nuovo volo: la mia interlocutrice stamane non era in postazione.
Ad un certo punto, spinto dalla necessità, mi son deciso a chiamare telefonicamente l'ufficio in Costa Rica con il mio inglese da sopravvivenza, utilizzando Skype.
Dopo aver spiegato la situazione (ma ormai la conoscono in molti lì perché ho già inviato un tot. di emails), ho capito che nel giro di mezz'ora avrei ricevuto un aggiornamento.
Nell'attesa ho appreso da LaRepubblica la notizia della morte di un grande atleta azzurro, uomo difficile e grande professionista: Pietro Mennea, di parecchi anni più giovane di me!
Prima di lasciare McD per limiti di tempo ho inviato un'altra email a Condor pensando che ormai sarà quel che sarà: forse sarà meglio prima passare lunedì da WWL e dopo pensare al volo di rientro.
Aggiornamento ore 13.00 – Dopo essermi posizionato nel luogo concordato con il taxista con pochi minuti di ritardo, non avendolo incontrato, verso le 12.45 l'ho notato sulla strada. Mi sono precipitato ma ormai era già oltre: che fare? Attendo ancora 5' e poi mi avvarrò di un altro taxi, ho pensato. Proprio quando il taxi alternativo ha fatto il primo metro ho visto il mio parcheggiarsi davanti; chiedendo scusa sono sceso e mi sono infilato sull'altro. Arrivato al taller ho trovato il pezzo lavorato che dovrebbe consentirmi di riprendere a viaggiare. Praticamente di due parti a disposizione ne è stata ricavata una più lunga dell'originale.
Aggiornamento ore 15.00 – Il montaggio è in fase avanzata e sono in attesa dell'arrivo del momento della prova. Intanto, per non sbagliare, il meccanico, il quale mi aveva chiesto USD 50 per il lavoro di tornitura ricevendone da me 60, guarda caso mi ha informato di averli spesi per intero.
Mi ha già chiesto anche il rimborso dell'olio e del grasso acquistati, USD 24 e spiccioli, diventati 25; fra un po' arriverà la botta del suo conto per saldare il quale dovrò effettuare un ricco prelevamento (che poi sarà più di uno perché il sistema non eroga che un certo tot. per operazione in modo da poter moltiplicare i propri addebiti unitari.
Appena tutto è stato sistemato il capo meccanico, il figlio ed io siamo partiti a bordo del Nomade per effettuare il test drive; ero quasi restio a mettere in moto, una certa preoccupazione mi è rimasta dentro anche se il meccanico appare sicuro di ciò che è stato fatto.
Mi sono state indicate strade di vario genere, con pendenze da affrontare anche superiori a quella sulla quale il Nomade si era piantato lunedì sera, e lui si è mosso fluido senza lasciar trapelare nessun “ruido”.
Tornati alla base è stato rimontato il paramotore ed eseguito un allineamento con lo spago, tanto per avere una sicurezza in più visto che Pacho sostiene che l'avaria è avvenuta a causa del mancato allineamento (ruota sx aperta verso l'esterno, meccanismo del semiasse spinto fuori dai bordi).
Mi sono allora deciso a riprendere il taxi sia per connessione wifi che per prelevamento quattrini.
Il collegamento è stato assai utile in quanto stava bollendo in pentola la perdita totale dell'importo a suo tempo versato (già alto di per sé) e, sul filo di lana, contando sulla differenza di un'ora fra qui e Costa Rica, forse sono riuscito a salvarmi in corner con un versamento addizionale di USD 250 per volare venerdì 29 verso l'Europa.
L'operazione del prelevamento ha messo in luce quanto stia perdendo colpi; introdotta la carta e poi tolta per proseguire, inserito il codice e l'importo da prelevare, una serie veloce di schermate mi ha fatto trovare don la fessura dove inserire la carta lampeggiante, zero denaro emesso e targhetta rimangiata!
Ho chiamato Santiago solo per avere qualcuno a cui spiegare cosa era successo, consapevole che in questi casi nessuno è in grado di intervenire. Per fortuna che mi ero fatto portare presso la macchina inserita negli spazi della stessa banca e non in un centro commerciale. Mentre l'agitazione del primo momento lasciava spazio alla riflessione, ho capito che la carta la stavo tenendo in mano in quanto questo tipo di dispenser, dopo avera letta, te la fa togliere per proseguire l'operazione.
Ho poi capito che l'erogazione non era avvenuta per incompatibilità fra la richiesta e la disponibilità. Sono passato all'utilizzo di un'altra carta riuscendo nell'intento.
Pancho mi aveva richiesto USD 450; quando gli ho spiegato che i tempi trascorsi qui mi avevano arrecato il danno della perdita dell'aereo ha abbassato a 425. Io allora ho colto con un sorriso il suo ribasso e ciò l'ha indotto a passare a 400: alla fine si è dimostrato meno esoso di quanto avessi pensato, Mi ha chiesto di chiamarlo una volta arrivato a Panama per informarlo sull'esito del viaggio.
Intanto il fratello, che avevo saputo aver lavorato come taxista a Panama, interpellato circa la conoscenza di qualcuno in loco, mi ha parlato di sua moglie o ex moglie, non ho capito, che potrebbe aiutarmi a muovermi nel caos della city.
Si è dato da fare e dopo varie telefonate mi ha raggiunto a bordo per comunicarmi che verrà con me domani e poi se ne tornerà con un mezzo pubblico. Mi pare strano che voglia rinunciare agli ultimi giorni della fiera visto che mi ha informato che in questi giorni lavora tutta la notte sino alle cinque del mattino.
Vedrò fra poche ore se sarà pronto a salire a bordo, in caso contrario è stato comunque gentile a propormelo.
Devo dire che avere uno della famiglia del meccanico a fianco nel trasferimento non mi dispiacerebbe, mi darebbe quel pizzico di sicurezza che mi è venuta a mancare.  

giovedì 21 marzo 2013

Appendice 1) a gran finale


      Fra le varie cose il giorno di venerdì 29 a Panamà city è festa; l'ufficio Condor normalmente è aperto solo di martedì e venerdì, quindi io dovrò riuscire ad incastrare questo impegno con unica chanche il 26, prima o dopo il controllo di Polizia al quale il Nomade dovrà sottoporsi ante consegna a WWL in Manzanillo.
      Dell'albergo ho deciso di non preoccuparmi: qualche soluzione in proposito la troverò in maniere estemporanea, e se dovesse esserci la possibilità di concatenazione, male che vada potrei passare la notte in aeroporto.
      Ho anche avuto notizia che usando una delle mie carte di credito, quelle che materialmente sono ancora in Italia, proprio per prenotare l'albergo on line ci sarebbe stato un segnale di allarme a fronte del quale la carta sarebbe stata bloccata d'autorità da parte dell'ente emittente: misteri tecnologici nei quali è meglio non entrare.
      Alle 16.30 è passato il taxista, che poi è il fratello di Pacho, il capo della baracca, a prelevarmi: avrò bisogno dei suoi servigi fin che sarò qui bloccato e perciò ho concordato con lui una tariffa abbonamento per non farmi ciucciare ogni volta 5 USD.
      Tornato a casa ho provveduto a sostituire l'adattatore della presa di corrente con un altro in buone condizioni: a me basta che regga una decina di giorni, e se ci riuscirà poi passerà onorevolmente nella raccolta dei souvenir.
      A conclusione di una giornata sostanzialmente dalle attese deluse devo dire che chi ha immaginato sin dall'origine questa “piece tatrale” è sicuramente un regista dalle infinite sfaccettature e di supreme capacità: dopo aver fatto vivere vari episodi al protagonista ha portato la platea a tirare un sospiro di sollievo quando tutte le tessere delle prenotazioni si sono incastrate per poi mischiare ancora il mazzo lanciando le carte per aria in caduta libera nel colpo di scena che spiazza anche le menti più riflessive.

      Mercoledì 20.03 – Ricapitolando, la situazione sembra sfuggire al controllo locale: sono le ore 9.00, è in corso lo smontaggio del gruppo cambio-differenziale.
      Le parti che risulteranno logorate non sarà certo possibile trovarle qui, e molto probabilmente sarà difficile trovarle anche in madre patria.
      Ci vorrebbe un buon tornitore capace di ricostruirle in modo da poter percorrere anche solo 3.000 km., tutti quelli che mi servono per raggiungere una officina italica.


      L'avaria in corso ha messo in evidenza ancora una volta che la funzionalità del motore è perfetta, solo che la potenza che esso è in grado di sviluppare non può essere trasmessa a causa di alcuni raccordi forse consumati in maniera anomala.
      E' come quando una persona in buon stato di salute fisica cade in depressione; all'improvviso tutte le sue energie sembrano perdersi, l'individuo si sente incapace e impotente, resta bloccato, e ciò che sino al giorno prima era semplice a compiersi, il giorno dopo diventa impossibile.


      Nel caso meccanico la riparazione, per quanto complicata dalle difficoltà di reperimento delle parti o dalla loro ricostruzione, essa risulterà sicuramente più semplice ed il recupero più rapido, anche se non è dato sapere per quanto tempo potrà durare.
      In Senegal mi era stato assicurato il rientro in Italia, ma il tempo di quella riparazione al meccanismo del quinto rapporto del cambio finì appena passato il confine Mauritania – Marocco innescando le peripezie di Dakhla che costrinsero il Nomade ad un rientro su carro.
      Ora è ancora il complesso cambio-differenziale a imporre lo stop. 
      Quello avariato era stato integralmente sostituito dopo una lunga ricerca che aveva evidenziato le difficoltà nel reperimento delle parti di ricambio quando un veicolo è già datato. E ciò anche perché la Fiat non ha realizzato questo componente eguale per ogni tipo di Ducato; alla fine la parte compatibile si trovò a Firenze presso un demolitore, fu revisionata, poi montata e per 45.000 km. non diede alcun segnale circa ciò che stava per succedere.
      A Jinotega era stato cambiato l'olio all'apparato e sicuramente Rito si sarebbe accorto di eventuali residui ferrosi così come qui è avvenuto ieri al momento dello scarico.


      Da allora il Nomade ha percorso poco più di 1.300 km.; sto pensando che la variante apportata all'altezza da terra dell'avantreno potrebbe essere la concausa dell'avaria, e ciò in quanto la trasmissione si potrebbe essere trovata improvvisamente a lavorare con un angolo di incidenza diverso, tale da creare controforze che potrebbero aver indotto alla dissaldatura del telaio e a tutto il resto.
      Per ora questa è solo un'ipotesi elaborata da una mente che non dispone di conoscenze specifiche in materia, anche se sembrerebbe contenere dei dati tratti dall'osservazione galileiana della realtà.


      La vita è una concatenazione di casualità; per salvaguardarsi l'individuo non può che adattarsi ad esse utilizzando la propria flessibilità, per quanto le specifiche condizioni ambientali possano anche elevare a potenza le difficoltà sul percorso.
      Mentre il lavoro di smontaggio mi sembra procedere a rilento io mi guardo attorno: non c'è gran che da osservare, ma qualcosa che che mi ha incuriosito l'ho trovato.
      Questo luogo, chiamato taller=officina, consiste in un tetto in lamiera sorretto da pali in ferro ed un pavimento di cemento, il tutto a ridosso di una misera casetta dove abita il titolare dell'impresa, il fratello taxista ed una sorella che mi sembra accudirli. In fondo vi è un'appendice buia contenente attrezzatura. Sul lato opposto alla casa vi è un cortile sul quale insiste un'altra casa.
      Ebbene, non ci sono servizi igienici per chi lavora, ma lungo il confine con il cortile adiacente ho notato una specie di imbuto collegato ad un tubo che sparisce nel terreno. Quando mi sono avvicinato ho percepito odore di urina ed ho quindi dedotto che questo oggetto probabilmente sopperisce alla funzione di un orinatoio.
      La casa a fianco, del tutto simile per modestia alle altre poste sui lati della calle non asfaltata, è abitata da una famiglia che dispone di ben due auto nuove, entrambe 4x4, auto che appartengono ad una fascia superiore di mercato: ciò mi induce a pensare come, nella scala delle priorità di questa persone, venga considerata più importante la necessità dell'auto rispetto a quella di una miglior qualità della casa.
Aggiornamento ore 11.00 – La parte è stata smontata ed ora si attende il ritorno del capo; si tratterà di fare delle considerazioni dopo l'osservazione o di passare al proseguimento dello smontaggio dei vari componenti.
Intanto non oso pensare al momento del rimontaggio a causa dei vari tipi di bulloni e dadi ammonticchiati in vari contenitori di plastica.


Aggiornamento ore 13.00 – Il capo ha osservato ma non è stato in grado di individuare l'origine dell'avaria; perciò bisognerà scendere nel dettaglio e disarmare ulteriormente.
Buzzati docet: nel regno dell'incomprensibile bisogna continuare sino a che non si intravvede un barlume, e questo per ora non si riesce nemmeno ad intuirlo.
Devo cominciare a pensare di cercare un gruppo cambio-differenziale completo per riuscire a lasciare Panamà o mi converrà giocare la carta dell'imbarco con il veicolo non marciante?
Aggiornamento ore 14.00 – Il capo si è messo a lavorare attorno al cambio, ma, ahimé, sembra annaspare. Sia per non soffrire alla vista di questo spettacolo che per evitare di metterlo in ulteriore difficoltà, ho preferito allontanarmi.
I pezzi sul banco sono intanto diventati sempre più numerosi e più minuscoli; sono preso da dubbi circa l'aver consentito l'avanzamento del lavoro in questo posto.
Finalmente, dopo aver aperto la scatola del cambio, il capo mi ha comunicato che tutti i componenti dentati sono in ordine. Ora questa verrà riarmata e poi passerà a disamare ulteriormente il differenziale che, così com'è ora, sembrerebbe altrettanto in ordine.
L'aiutante, che poi è il figlio, avrebbe rimesso al loro posto anche i bulloni che sono stati sforzati (modo di agire da “bergamasco” primi '900), mentre il padre, su mio intervento, è subito partito per acquistare il rimpiazzo.


Aggiornamento ore 16.00 – Ora che anche il differenziale è stato aperto ed è stato denudato il planetario con i quattro satelliti, il capo ha affermato che è tutto a posto e che quindi ora andrà a controllare i semiassi.
Accidenti, questi erano stati smontati per primi dai ragazzotti i quali avevano escluso che il problema fosse annidato lì, mentre ora è come tornare indietro di 24 ore; comunque, di esclusione in esclusione, in questo momento, se non fosse che anche l'aiuto meccanico era presente al momento delle vibrazioni e dei lamenti, sembrerebbe una situazione da malato immaginario (da Buzzati a Moliére).
Sono curioso di attendere il verdetto sui semi assi.
Aggiornamento ore 17.00 – Ciò che stavo attendendo si è manifestato: un segnale forte e chiaro.
Il segnale lo ha evidenziato la parte del semiasse collegato alla ruota che a Playa Hermosa si decentrava: non so se si è trattato di una tecnica, quella di tenere il cliente sulla graticola, nel dubbio (discesa all'infermo) dato da situazioni sempre più complicate = ore di lavoro eseguite inutilmente, per poi, a ritroso, identificare il problema con aria di aver fatto un buon lavoro (salita in paradiso) . Sarebbe stato un buon lavoro se si fosse arrivati dove si è ora già nella giornata di lunedì.


Il capo mi ha parlato dell'applicazione di una camicia da parte di un tornitore, camicia che verrà applicata nella parte logorata. Non mi sembra vero, ma voglio attendere l'effettuazione di un lungo itinerario di prova prima di sciogliere le riserve.
Ora il capo è partito per effettuare il lavoro così come me lo aveva descritto, ma, avendo trovato il taller già chiuso, ci tornerà domattina.

Così lui ed il figlio si sono messi a riarmare cambio e differenziale inutilmente disarmati stamani mentre l'altro aiutante mi ha messo a disposizione il p.c. della sorella attraverso il quale ho potuto apprendere che Condor mi sta creando dei problemi; dopo una prima email di ieri che sembrava poter dare sistemazione nel migliore dei modi, oggi ne ho trovate altre due un po' contraddittorie con la prima:si para di penali, di un prossimo volo forse a partire dal 2 di aprile, del rischio di perdere l'importo già pagato!
Va a capire: domani mattina effettuerò una sessione seria al cyber mentre il lavoro sarà in corso, in modo tale da togliermi da qui, distrarmi un po' e capirne di più.
A conclusione di una giornata piena di sfaccettature, dopo esserci girato attorno più volte negli ultimi mesi, mi sono concesso due ore per rivedere un film che racconta una storia importante: “Il y a longtemps que je t'aime”- produzione franco alemanna - titolo italiano “Ti amerò sempre”.