martedì 26 febbraio 2013

Festeggiamenti a San Rafael


Domenica 24.02 – E stata una giornata assolutamente fuori dal normale quella odierna: in mattinata acquisizione di ulteriori informazioni sulle attività dell'Asociacion, sull'operatività della clinica (dispone quotidianamente di un medico generico, un odontoiatra, un analista di laboratorio, mentre al sabato ci sono degli specialisti di Jinotega e Managua per cardiologia, ginecologia, pediatria e per le ecografie), sui medici spagnoli di Quesada Solidaria che domani termineranno il loro periodo qui (3 chirurghi, 1 anestesista, 1 medico di famiglia, 3 infermieri), su quelli che verranno dopo (in marzo gli italiani di Nuova Officina, poi ancora spagnoli e U.S.A. dall'Arizona, mentre per i disabili opera una organizzazione del Nicaragua durante i mesi estivi).


Dal primissimo pomeriggio ho visitato Frate Damiano al quale ho consegnato dei medicinali per il dispensario e dell'abbigliamento (ho alleggerito il Nomade!); 


i suoi impegni parrocchiali hanno poi messo una parentesi nel nostro incontro (è stato divertente trovarmi attorno al Nomade una serie di ragazzine incuriosite che cercavano di parlarmi in inglese), ripreso subito dopo. Siamo però stati raggiunti da una chiamata per partecipare ad un evento organizzato presso la clinica: i ragazzi della scuola di musica (progetto portato avanti con successo) si sono esibiti principalmente per gli spagnoli in partenza.






Lasciata la musica Damiano mi ha accompagnato al santuario e in un terreno soprastante avuto in donazione e reso libero dagli arbusti onde potervi celebrare prossimamente una cerimonia in coincidenza con la ricorrenza del Siervo de Dios Padre Odorico D'Andrea Misionero Franciscano ofm 1916-1990 ( ha operato qui dal 1954!).
Stando con Damiano ho appreso altre informazioni sulla realtà locale e sono stato invitato ad accompagnarlo presso comunità sperdute sia mercoledì che giovedì.
Damiano, penso d'averlo già manifestato, mi piace: gran lavoratore, gran conoscitore dell'area che va dal Guatemala a qui, sviluppatore di una miriade di iniziative in vari settori con stile da imprenditore, accentra su di sé molte responsabilità legate ad un vasto territorio: non c'è nulla che non passi attraverso il suo placet, anche se spesso il suo placet non viene corrisposto esattamente in operatività, e ciò si trasforma in disappunto del tutto umano e comprensibile.
Per certi aspetti mi è venuto da pensare che avrebbe potuto essere qui semplicemente come laico, ma in realtà l'appartenenza all'ordine dei francescani e la tonaca credo diano agevolazioni che senza renderebbero tutto più difficile.


Con il buio sono tornato a sistemarmi per la notte quando, poco dopo le 8 p.m., i medici spagnoli mi hanno sollecitato a raggiungere subito la sede della festa da loro organizzata per tutto il personale della clinica: cena attorno a dei tavoli disposti a U, musica con DJ e poi danze.
Accidenti come ce l'hanno nel sangue la capacità di agitare il loro corpo al suono della musica questi nicaraguensi: tutti indistintamente, dall'esile all'esuberante in peso, sono stati una delizia per i miei occhi da spettatore.
Si, è vero, sono stato spesso richiesto di unirmi agli altri, ma ho preferito sempre evitare, sin tanto che, dopo aver ammirato le movenze delle due cooperanti spagnole (una chirurgo e l'altra infermiera) nell'interpretazione di qualche flamenco, dopo essermi complimentato con loro sono stato cooptato in occasione di un eventuale replay.
Questo non c'è stato, ma la giovane di Granada è alla fine riuscita a tirarmi in ballo su una musica qualsiasi durante la quale credo di aver dato il peggio di me; per fortuna che non ho mai aderito alla opzione del canto (karaoke in spagnolo) se no ne sarei uscito a pezzi.


Il clima è stato gradevole, con l'improvvisazione di un chirurgo dotato di una specie di carboncino atto a modificare i volti di molte persone: 


a questo non ho potuto sottrarmi, anche perché il truccatore ha sostenuto che mi stava ringiovanendo di 30 anni e il pubblico ha sostenuto che così ero diventato più guapo.


Quando ho potuto vedermi sono rimasto orripilato dal risultato, ma ormai era troppo tardi e sono stato dignitosamente al gioco.
La serata non è però finita qui in quanto, lasciato il locale dopo la mezzanotte, buona parte del gruppo si è trasferita nella casa occupata dagli spagnoli; io mi ero già accomiatato ma sono stato ripescato. 


Alla fine è stata improvvisata una paella valenciana in collaborazione fra medici e le cuciniere nicaraguensi specializzate nel cucinare sul fuoco a legna; questa è poi stata consumata al cucchiaio, direttamente dalla pentola. 


Altro particolare non indifferente: quanto bevono tutti quanti: e non solo cerveza locale 4.6% di grado alcolico, ma anche rum mischiato a coca o a gazosa, e le mujer in questo non sono seconde a nessuno!


Mi sono ritirato ben dopo le 2 a.m., ma prima di coricarmi ho dovuto provvedere ad uno shampoo per ripulire i capelli “ringiovaniti”.

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