lunedì 27 febbraio 2012

23 & 24 & 25 & 26.02.2012 Dakhla - Agadir


Fin dalle 8.30 sono contattato dal centro assistenza marocchino: il camion è arrivato, l'autista sta riposando un pò; fornisco la riconferma dell'indirizzo, avvalendomi anche della collaborazione di un vigile urbano, ormai è questione di poco.
Infatti il camion arriva poco dopo, io spero di poter rimanere a bordo per tutto il periodo del trasporto pur sapendo che, ragioni di sicurezza, me lo impediranno. Moamed mi raggiunge per accertarsi che tutto proceda nel modo giusto e per un ultimo saluto, mentre buona parte degli operatori della strada cerca di agevolare l'autista nelle varie operazioni.
Al dunque sono costretto a salire nella cabina di guida; l'autista, che parla un francese stentato, vorrebbe anche conversare, ma purtroppo non si riesce più di tanto per cui vivo il trasferimento osservando la strada ed il contachilometri, effettuando foto in movimento: noto subito che conduce con grande professionalità, rispettando il limite a lui imposto degli 85 km/h, anche perchè è soggetto all'inserimento del disco collegato al contachilometri sul quale restano registrati diversi parametri. 
L'unica cosa che non riesco a spiegarmi è la mancata osservazione di soste dopo un tot di ore trascorse alla guida, ma non provo nemmeno a chiederglielo. 
Lungo la strada ci sono vari controlli che a me sembrano maggiori rispetto all'andata: la spiegazione non la saprò mai.
Verso le 14 sostiamo per pranzo in un piazzale desolato dove sono in sosta alcuni veicoli olandesi legati ad attività umanitarie; consumiamo una tajine e poi si riprende a correre. 
Dopo un pò raggiungiamo una 2 CV, è proprio quella dei ragazzi belgi già incontrati; la superiamo, ma successivamente, durante una sosta rapida, veniamo a nostra volta superati, così più tardi, mentre loro sono fermi a bordo strada, li raggiungiamo e ci riconosciamo lanciandoci segnali intensi di saluto: è stato bello! Dopo Bandiagara, pays Dogon-Mali, e Zebrabar, langue de Barbarie-Senegal, ora ci si ritrova sul goudron marocchino dopo Boujdour.







Sino a Laayoune si fila lisci, qui l'autista sa in quale stazione di servizio fermarsi. Lì ci sono due tizi della sua organizzazione ad attenderlo, sicchè può imbarcare 400 lt. di gasolio lasciando da firmare una nota al più titolato dei due, quello che nel frattempo si è sbizzarrito a riprendere immagini fotografiche del Nomade a bordo del camion.





Quando ripartiamo il buio ci prende quasi subito, ma lui è intenzionato a raggingere Agadir durante la notte. Effettua una unica sosta dopo Tarfaya per cena (che io preferisco consumare a bordo), continua osservando solo le soste imposte dai controlli, sin che, giunto alle porte di Tiznit, vedo che si indirizza su un grande piazzale di una stazione di servizio: sono le 4.00 del mattino, ha sonno, quindi è bene che dorma un pò, così come ho fatto io per lunghi tratti su quel sedile del camion che ho trovato molto scomodo.





Allora, rientrato nella mia casa, mi butto sul letto completamente vestito, mantenendo anche la giacca a vento, e in men che non si dica, inaspettatamente, mi riaddormento. Il fatto che mi trovo ormai a poca distanza da Agadir, quindi molto più a nord rispetto a Dakhla, si percepisce perfettamente: di notte fa un freddo al quale avevo perso l'abitudine.

Sosta a Tiznit dalle 04.00 alle 10.00

Al risvesglio, verso le sette, ci sono 11° in casa, poi il sole li fa salire rapidamente fino a quasi 20° nel giro di poco più di due ore. Sono in attesa che l'autista dia segnali di vita, segnali che da quasi alle 10, limitandosi a riavviare il motore.
Ormai la distanza da percorrere è breve, sul centinaio di chilometri, ma il traffico è aumentato e la velocità possibile da tenere risulta inferiore.
Dopo altre riflessioni, mi premuro di contattare il centro assistenza italico: il punto è quello di capire se il veicolo è riparabile in Marocco in tempi ragionevole, altrimenti passo a prendere in considerazione il rimpatrio diretto.
La ragazza concorda con me, quindi attendo di incontrare i tecnici Fiat di Agadir che, al momento, non hanno effettato alcuna ricerca in merito, al contrario di quanto ero stato indotto a pensare durante le varie telefonate.
La Fiat si trova in una zona defilata, apparentemente calma; trovo altri due VR lì parcheggiati in attesa di qualche cosa, uno è danese e l'altro è spagnolo. Ora che Il Nomade viene messo a terra si fanno le 12.30, sicchè tutto il personale va in pausa sino alle 14.30; l'approccio non è stato dei migliori con un responsabile dell'officina, un pò schizzato, che è andato subito a controllare i numeri che avevo fornito, trovandoli corretti. Il punto è che costoro si attendevano un veicolo in garanzia, forse come gli altri due presenti, e non uno vecchiotto, pertanto potrebbero aver indirizzato in maniera errata la ricerca preventiva, sempre che si siano degnati di effettuarla.
Per ora di positivo ho trovato la connessione wi fi che ho già effettuato "for free", per il resto attendo l'uomo dell'accettazione.
Costui si fa vivo alle 14.45, compila un foglio in duplice copia, mi chiede di appiccicarne una al vetro e se ne va. Per un pò cerco di stargli sotto, ma quando lo schizzato mi avvicina capisco che la situazione non è facilmente dipanabile; infatti mi informa circa il fatto che in Marocco, nel circuito Fiat, il pezzo di ricambio non c'è, però ci sarebbe un completo motore e cambio revisionato che potrebbe andare bene. Come al solito in questi casi, le prime sono manovre per capire fino a che punto sei disposto a spendere sulla base del livello di urgenza che palesi.
Per quanto mi riguarda, ho spiegato bene che desidero valutare ciò che mi viene proposto prima di decidere su quale soluzione orientarmi, fra le quali c'è anche quella del rimpatrio.
Più volte sono tornato a farmi vivo, ma la risposta è sempre stata la stessa: il patron si sta dando da fare, ma ancora non ci sono novità.
Trovo modo di sentire anche il meccanico che ha rifatto il motore del Nomade: lui lo avrebbe trovato subito un cambio revisionato, ma per ora gli chiedo di verificare quelli dotati di garanzia.
Più passa il tempo e più parlo con le operatrici italiane del centro assistenza, più sento maturare l'idea di un possibile rimpatrio.
Dato che il segnale wi fi è debole, non riesco a parlare telefonicamente con il computer tramite skype, ma il mio amico tecnologicamente più avanzato aggira l'ostacolo chiamandomi sul cellulare, pure tramite skype: è l'unico capace di una simile azione, altri non ne conosco, e anche se non è una cosa difficile, lui dimostra di essere sempre avanti in questi settori.
Ormai si sta facendo notte e le novità, se ce ne saranno, verranno domani, giornata del sabato durante la quale qui si lavora sino all'una.
Ho modo di conoscere prima il guardiano di giorno, successivamente se ne fa vivo un'altro che è quello per la notte: si chiama Omar, è un chiaccherone che fa di tutto per "agevolarti" intromettendosi in cose che non lo riguardano, con il fine di ottenere in cambio del denaro.
Attualmente di VR ce ne sono complessivamente cinque, dei quali due italici, tutti collegati all'energia elettrica: per quanto mi riguarda non ne ho bisogno, oggi i pannelli hanno lavorato bene e hanno portato le batterie ad essi collegate al 96% di carica; in più, prima di attaccare l'energia elettrica, dovrei operare sulla ventola di raffreddamento della centralina onde rendere nulla la sua rumorosità, ma ora non sono proprio interessato.
25 Agadir
La notte è stata meno fresca di quanto pensassi: meglio così!
Fin dal mattino cerco di stare appresso al capo officina, la persona ieri definita schizzata, per arrivare ad un dunque. Innanzitutto devo precisare che l'uomo un pò schizzato lo è, ma, conoscendolo meglio, ho imparato a vedere anche altri lati più positivi del suo carattere. Certo che quando mi avvicina per dirmi che il pezzo, d'occasione, è stato trovato in una località a una certa distanza da qui al prezzo di € 1.000,00, in questa occasione mette in azione uno schema localmente accettato, quello di dare un alto valore a qualcosa sulla base delle presunte capacità economiche dell'interlocutore. Purtroppo per lui, questo schema va ad impattare con la mia realtà, quella di una persona che sull'argomento scatola del cambio ha già speso troppo,complessivamente l'equivalente di quasi € 500,00, ottenendo solo guai; inoltre il mio atteggiamento sarebbe sicuramente diverso se mi trovassi all'inizio del viaggio anzichè alla sua conclusione, se, anzichè dover percorrere la parte restante del Marocco, sicuramente affascinante, ma anche la più contaminata, dovessi muovermi verso orizzonti maggiormente in sintonia con il mio modo di essere.
Replico negativamente all'offerta e così, poco dopo, vengo a sapere di un ricambio adatto al caso mio la cui richiesta è di € 800,00.
A questo punto l'elaborazione della mia decisione è già in fase avanzata: fermo il fatto che il pezzo di ricambio è necessario, che la mano d'opera relativa è necessaria così come l'olio approprito, resta la realtà che essere rimpatriati per me risulta essere la condizione economicamente più vantaggiosa.
E' vero, rinuncio così a visitare una parte della costa atlantica alla quale tenevo da tempo, specialmente Sidi Ifni, Essaouira, Asilah, così come alla deviazione per Marrakech che mi avrebbe portato alle "cascades d'Ouzoud", ma così facendo lascio spazio ad una possibile successiva permanenza costì, in uno spazio temporale indefinito.
Per giunta, il Nomade, alla fine di questo impegnativo periodo durante il quale ho potuto testarlo in ogni suo comparto, ha bisogno di una messa a punto generale, ancora più necessaria alla luce della successiva partenza per il Nord America, un pò minata da rogne già maturate in Italia durante la mia assenza.
L'esperienza acquisita sulle strade e sulle piste mi induce a pensare che non sarà così tanto diverso, dal punto di vista delle difficoltà, risalire l'Alaska fin dove mi sarà possibile, o scalare le Ande, o attraversare i deserti del Sud America, pertanto mi piacerebbe trovare in fretta una soluzione tecnica idonea a tenere il motore più distanziato da terra, oltre che a dargli qualche cavallo in più attraverso una nuova mappatura della centralina, se possibile, o la dotazione di un intercooler.
Anche l'inserimento di un foglio di balestra ulteriore potrebbe agevolarmi per alzare il retrotreno.
Forse non sarebbe male anche poter usufruire di un contagiri e di un rilevatore supplementare della temperatura dell'acqua nell'area della testata, mentre non mi ha soddisfatto l'inserimento nel circuito del gasolio di un ulteriore filtro, visto che è servito soltanto a rovinare il nuovo radiatore andandoci a picchiare dentro, fortunatamente senza lesionarlo: quanto meno doveva essere montato in una posizione diversa.
Per la parte abitativa, tutto sommato, gli interventi necessari non saranno molti, ma qualcosa deve essere fatto, per cui il Nomade dovrà comunque trascorrere qualche giorno anche a Paderno Franciacorta, dove potrà intervenire anche l'elettrauto.
Ho notato che i camion Scania incrociati sulle strade africane, sul tetto, al di sopra del parabrezza, spesso montano un optional consistente in una banda parasole metallica che incorpora anche due fari; mi piacerebbe far realizzare una cosa simile, così come vorrei esaminare la possibilità di sostituire il paramotore attuale, in vtr, con uno in acciaio, anche se non è stato l'impatto con la carcassa di vacca ad aver ragione di lui.
Lungi da me il pensare di trasformare il Nomade per il fuori strada; penso soltanto a prepararlo meglio per le strade più disagiate, agevolando il modo di condurlo onde ridurre eventuali rischi.
Complessivamente gli apparati Webasto si sono comportati bene sia per il riscaldamento di aria ed acqua che per cucinare, ma qualcosa desidero farla controllare comunque, così come i serbatoi dell'acqua che hanno dati segnali precisi di richiesta di manutenzione.
Verso la fine della mattinata vengo avvicinato dal Patron, persona di 62 anni che parla meglio l'inglese che il francese, il quale mi fa un ragionamento tendente a convincermi di come sarebbe meglio per me poter completare il mio viaggio con il veicolo marciante; esegue una telefonata in mia presenza e poi mi informa che il pezzo già identificato potrebbe essere acquisito a € 600,00, con garanzia di sei mesi sul territorio marocchino. Ciò annulla di fatto la garanzia, visto che il Nomade lascerebbe comunque questo territorio in tempi brevi; pertanto prendo tempo anticipandogli che per me è più conveniente il rimpatrio, soluzione questa che ho in mente di affrontare decisamente al prossimo rendez vous con il centro assistenza in Italia.
Ormai la mattinata è trascorsa, l'officina chiude e se ne riparla lunedì mattina; mi premuro di rifornirmi di altra acqua, mentre prima ho riorganizzato il garage e messo la bici su strada in modo da poterla usare.
Valuto tutte le scorte di bordo e, per il momento, ritengo di non dover effettuare acquisti; ho in mente di raggiungere l'organizzazione commerciale denominata Marjane per rendermi conto di che cosa offre: so che non dista da qui oltre i cinque chilometri e, dopo aver tratto il dado chiamando l'assistenza e mettendo in moto una nuova fase, mi accingo a raggiungerla sotto un bel sole caldo.
La pedalata è sana, tutta eseguita su ciclabile in mezzo al verde, parallela ad una grande strada a doppia corsia; in particolare noto la vegetazione, composta prevalentemente da boungavillea e plumbago impostati a minialberello, dal buon effetto ottico, oltre a varie altre tipologie minori, comprese delle striscianti non meglio identificate.
La città è stata completamente ricostruita a partire dal 1962 dopo il catastrofico terremoto che la distrusse durante la notte del 29.02.1960; si presenta semplice e moderna, dotata di ampi viali e grandi spazi che separano i vari quartieri, sdraiata alle pendici dell'antica Kasba, orientata a sud.
Nei pressi della meta vengo cercato da una ragazza dell'assistenza; nulla di nuovo sul fronte, una chiamata di cortesia nell'ambito della quale trovo il modo di ribadire il concetto che, per anticipare i tempi, anzichè attendere un camion dall'Italia con i relativi doppi tempi di traversata come mi era stato inizialmente accennato, sarebbe opportuno utilizzare un vettore locale sino all'imbarco del Nomade sulla nave a Tangeri, ed uno italico da Genova all'officina. Ritengo dovrebbe essere la soluzione migliore anche per i costi, pur non essendo essi di mia competenza.
E' arrivato il momento di entrare nel grande centro commerciale; penso di poter trovare articoli marocchini di vario genere, ma dalle provenienze indicate sui prodotti mi rendo conto che questo è diventato un mercato cinese; una minima parte di articoli è sicuramente locale, ma non mi è sembrata di qualità, mentre, precedentemente, di questa organizzazione ne avevo sentito parlare bene: come spesso accade, è tutto relativo.
Si tratta di qualche cosa di simile a quanto c'è in Francia, ma lì l'organizzazione Leclerc, o Carrefour, o quella dei 4 Moschettieri, o Auchan presentano sempre un vasto repertorio di articoli dal taglio artigianale provenienti dalla stessa area in cui essi sono all'opera; qui, a dir il vero, sono esposte varie misure di Tajine a prezzi accettabili, e questo mi sembra l'unico articolo acquistabile.
Invece ho trovato interessanti i prodotti freschi, frutta e verdura, grande l'offerta di olive lavorate in diversi modi, quasi inavvicinabili i formaggi; domani penso di tornarci, sempre in bici, ma organizzato meglio perchè, se decido alcuni acquisti, avrò bisogno di caricarmeli in qualche modo.
Posso dire che l'uso della bici su un percorso come quello odierno è stato l'ideale; se dovrò trattenermi a lungo, vedrò di ampliare il mio raggio d'azione, sino ad arrivare al mare; al rientro ormai è buio, ma me la cavo senza problemi di orientamento, anzi, mi sembra che la pedalata sia stata molto più veloce che all'andata.
Oggi mi sono pianificato la giornata in modo da visitare il centro città e poi raggiungere Marjane.
Mentre sono indaffarato ad organizzarmi ricevo una ulteriore chiamata sul portatile dall'amico tecnologicamente oltre rispetto a me, sempre utilizzando skype. Vengo così a sapere che dalle sue parti, il basso Trentino, si può dire che ad oggi non c'è ancora stata una nevicata seria.
Quando lascio casa sono intenzionato a gironzolare per perdermi onde avere poi il piacere di ritrovarmi, sicchè abbandono il percorso noto e mi infilo per quartieri in parte ancora in costruzione o mai terminati.
Ad un certo punto, quando interseco un'arteria importante, mi tolgo lo sfizio di interpellare un vigile circa la direzione da prendere: la breve conversazione risulta interessante in quanto costui mi informa di aver appreso a scuola la conoscenza di Genova, e presto mi sciorina che è stata un'importante repubblica marinara! La mia direzione di marcia è corretta, ma decido di non entrare subito da Marjane, bensì di proseguire verso il centro città.
Non è una località che desta troppo interesse in me, ma sono contento di poterla esplorare a modo mio, esclusivamente seguendo le indicazioni apposte dalla municipalità e chiedendo ogni tanto a qualcuno. 
E' così che trovo il palazzo delle poste, segnalato per la sua architettura, quindi la Moschea; poi decido di arrivare alla "gare routiere" per informarmi dei collegamenti con Essaouira e Marrakech. Ho pensato che, nel caso dovessi avere un numero di giorni sufficienti da trascorrere qui, potrei eseguire un minitour utilizzando i trasporti locali e dormendo fuori un paio di notti, in modo da mettere il naso a Essaouira e di rimetterlo a Marrakech.
Accidenti, per arrivare alla gare ho dovuto pedalare in salita e controvento per un bel pò, passando davanti ad un souk che forse avrebbe meritato una sosta; ora sono già le 14.00 ed è tempo di Marjane, dove ho deciso degli acquisti mirati, e quindi non perderò troppo tempo.

Però un paio d'ore riesco a passarle fra gli scaffali, così all'uscita ho ancora il chiaro per percorrere il ritorno a casa; con tutto il carico che mi porto addosso devo faticare, ma penso che ne sia valsa la pena.
Questa sera mi metterò a cucinare, inventandomi un modo per trattare il pagello con la pentola a pressione, mentre con i carciofi penso di realizzare un buon risotto utilizzando l'ottimo riso che mi sono procurato a Dakhla.





















venerdì 24 febbraio 2012

19 & 20 & 21 & 22.02.2012 Dakhla e i suoi meccanici


Che giornata logorante! Ma andiamo con ordine: l'altoparlante della moschea ha diffuso il richiamo alla preghiera soltanto alle 6.30, quando ero già sveglio, pertanto non mi ha arrecato alcun fastidio; il meccanico si è presentato ad aprir bottega alle 8.30, però si è subito recato al caffè all'angolo dove si è intrattenuto sino alle 9.30. Non riuscendo a capire bene i tempi residui dell'intervento, sono indeciso:allontanarmi per le mie commissioni o restare a controllare?
Alla fine decido di restare, e così facendo ho l'opportunità di conoscere un residente che si trova nella boutique dell'elettrauto: si chiama Moamed, ha 38 anni, ha trascorso un lungo periodo della sua vita in Italia dove si è sposato ed ha un figlio quasi maggiorenne, nel 2009 la storia d'amore si è conclusa e lui ha deciso di tornare nella terra natia, però non a Casablanca, sua città d'origine, bensì a Dakhla dove, all'epoca, il padre aveva incarichi religiosi nell'ambito della moschea. Infatti Moamed occupa un appartamento a fianco alla moschea dove, momentaneamente, vive da solo, pur avendo per la testa l'idea di prendere moglie.
L'incontro si rivela subito interessante per il livello culturale della persona, qui impiegata come insegnante di lingue (inglese e francese), ed utile per poter finalmente dialogare, suo tramite, con il team dei meccanici & elettrauto. Dato che la sua abitazione è praticamente di fronte al garage, è sempre in grado di sapere se arrivano degli italiani semplicemente osservando le targhe, e ciò perché ha una gran voglia di parlare nella lingua che ha usato per così tanto tempo. Mi mette al corrente di aver dato supporto, mesi addietro, ad un italiano che aveva una piccola auto con dei problemi meccanici, ed automaticamente esprime la stranezza data dal fatto che anche costui fosse stato indirizzato a questi meccanici dal campeggio. Ricordo perfettamente l'episodio perché ero presente quando arrivò con la sua piccola Opel Agila diesel in avaria, immatricolata in Senegal; ebbi modo di conversare con lui, un toscano da diversi anni in quel paese, che esprimeva considerazioni poco positive sui senegalesi, specialmente in funzione dei rapporti commerciali che aveva creato là: li definì inaffidabili, mentre aveva maggior riguardo per i mauritani.
La conversazione si è sviluppata ad ampio raggio, toccando argomenti sociali, politici ed economici inerenti tutta l'area araba islamica che va dalla Siria al Marocco.
Quando gli chiedo se sa indicarmi un luogo dove poter acquistare delle bombolette campingas, in modo da poter utilizzare il fornelletto che mi lasciarono quei carissimi amici che, dopo averli iniziati alla vita in camper nel lontano 1998, in varie occasioni successive hanno condiviso dei periodi con me sia noleggiando un VR che essendo miei ospiti, egli si rende subito disponibile ad accompagnarmi. Il luogo non è lontano, così poi ci fermiamo in un bar a consumare un caffè mentre la nostra conversazione non ha sosta. Dopo averlo messo al corrente dell'episodio innescato dai gendarmi e relativo alla mappa del mondo, non ha remore a definirli degli imbecilli. E va oltre quando parliamo di argomenti religiosi, quando mi racconta di un prete lombardo che lo aiutò all'inizio del suo periodo italico, una persona con la quale è rimasto in contatto, una persona che definisce come molto al di sopra dei religiosi locali, i quali non si danno da fare per nulla nei confronti della gente, al contrario del conterraneo; inoltre evidenzia la maggiore umanità della religione cattolica e degli italici rispetto alla religione islamica e ai musulmani che la praticano. Quindi mi racconta dei rapporti fra gli abitanti di questo ex Sahara spagnolo ed il Marocco, definendole persone ignoranti e senza scrupoli nel giocare qualsiasi carta pur di avere vantaggi economici, gente che è arrivata ad esporre la bandiera algerina alle finestre delle proprie case per ottenere qualcosa dai governanti marocchini onde ritirarle. Ora pare che il Marocco abbia cambiato politica verso costoro, prendendo un atteggiamento più energico, anche a tutela di chi non usa la prepotenza come merce di scambio. Tornati al garage posso constatare che le operazioni sono ancora indietro, anche se non manca molto, fatto salvo quanto la prova su strada potrà rivelare. L'ora del pranzo sarebbe già maturata da un pezzo, ma non mi sento in condizione di utilizzare il Nomade sin che salgono e scendono i vari “specialisti”, i loro assistenti, gli apprendisti.
Pertanto invito Moamed ad accompagnarmi in un qualche ristorantino, ed egli accetta di buon grado. Ci sediamo all'interno di un locale non più squallido di altri, ordinando del pesce fritto secondo gli usi locali: a ciascuno viene servito un piattino di verdure cotte con del riso, due ciotole, una contenente dei fagioli stufati e l'altra una salsa, quindi il piatto con il pesce accompagnato da patate fritte, qualche foglia di insalata e delle olive, il tutto a 30 D. cad. = € 3,00 cad..
Successivamente viene il momento del giro di prova a fine lavori; mi metto alla guida con Moamed di fianco ed uno dei meccanici dietro: non è servito fare tanta strada per rendermi conto che non c'è stato nessun miglioramento per quanto riguarda il cambio, mentre per il relè si sa che la soluzione del problema è opera del camperista francese: questi hanno impegnato del tempo senza concludere nulla!
Il meccanico mi informa che servirebbero altri due giorni di lavoro per sistemare il cambio, ma io per grullo posso passarci una sola volta e quindi rifiuto, imponendogli di finire il rimontaggio dei pezzi ancora mancanti e di tirare le somme. Certo che non avrei voglia di pagarli questi cialtroni, ma preferisco chiudere la faccenda avvalendomi dell'intermediazione di Moamed che sembra viverla come Babacar aveva vissuto quella con il meccanico senegalese.
Si fa vivo l'elettrauto che reclama 300 D.; replico che il suo apporto non è stato di grande aiuto, ma visto che è stato coinvolto dal meccanico, reputo questi capo commessa e quindi preferisco avere un solo interlocutore. A voce mi viene riferito che la richiesta dei meccanici è di 3.000 D.; attraverso Moamed chiedo di poter avere una nota esplicativa. Quando questa arriva, avendo capito l'aria che tira, essa evidenzia una somma di 1.500 D., sempre eccessiva per ciò che hanno fatto, ma non ho voglia di sollevare una questione di stato, quindi faccio sapere che sono disponibile a liquidare quell'importo come inclusivo anche della prestazione dell'elettrauto. Quando sembra di essere sul punto di concludere, salta fuori la richiesta di 300 D. da parte di un aiuto meccanico; gli faccio avere 200 D. e colgo la sua prima reazione di stizza, consistente nel lanciarli a terra sdegnato: penso, chi se ne frega! O questo o niente.
Quindi, complessivamente, ho regalato 1.700 D., sono stato impegnato 3 gg., e ci stiamo lasciando in un modo poco elegante, mentre con Moamed ci scambiamo i rispettivi numeri telefonici.
Le esperienze meccaniche riferite da altri camperisti in questo paese sono generalmente state positive, ma questo paese, che i gendarmi mi hanno fatto notare essere tutto uno sino al confine con la Mauritania, in realtà cambia dopo Agadir, e a me è capitato di trovarmi abbondantemente dopo Agadir ad affrontare la questione.
Prima di rientrare al campeggio mi fermo nel luogo deputato alla connessione wi fi, dove riesco nell'intento; in più riesco anche ad effettuare diversi collegamenti a mezzo skype, apprendendo di incombenze nuove e fastidiose che mi attendono al rientro.
A questo proposito, se il cambio riuscirà a mantenere lo stato attuale di funzionamento, cercherò di rientrare senza cercare altra assistenza meccanica, ma se dovesse peggiorare, conto di poterla trovare, qualificata, sia ad Agadir che a Casablanca, località entrambe assai distanti da qui..
Certo che ora il viaggio diventa a rischio, specialmente nei lunghi tratti desertici che mi attendono nei prossimi giorni; inoltre, esperienze come quella appena vissuta, inevitabilmente tolgono smalto al viaggio.
Ed ora la notizia buona, come usa fare la Gabanelli alla fine della puntata: sono riuscito a rimettere in funzione il Webasto, ora si tratta di capire se continuerà a cucinare o se farà altre bizze, ed in questo caso mi potrà tornare utile il piccolo fornelletto da tendisti.
Dopo una notte segnata dalla preoccupazione per le condizioni del cambio e dai 1.150 km. che mi separano da Agadir, decido di trascorrere la giornata a Dakhla cercando di prendere fiducia, impegnandomi nella sistemazione di varie commissioni, fra le quali la sottoscrizione di una RCA che, se non fossi stato così preso dalle lunghe procedure, avrei potuto individuare il luogo dove procedere alla bisogna già alla frontiera. 
Mi ripasso ancora il mercato rifornendo a dovere la cambusa, quindi vado sulla costa a godermi l'impeto dell'oceano che, con il vento costantemente presente come in questi giorni, è particolarmente spumeggiante. Se non mi guardo attorno e mi concentro solo sulle onde, sul colore dell'acqua, sulle canne da pesca piantate sulla spiaggia, il luogo risulta gradevole, ma lo sguardo non può essere limitato da un paraocchi, pertanto non posso non considerare lo scempio della costa che è in corso attraverso lo sversamento di terra mista a residui di spazzatura precedentemente combusta, operazione che lascia spuntare ovunque sacchetti di plastica ed altro: un vero peccato, che va di pari passo con con la miriade di costruzioni in fase avanzata di confusa realizzazione poco lontano.
Nella calma del posto dove mi sono fermato inizio a cucinare il pesce acquistato stamane, un bel trancio di coubrine; dopo il pranzo, prima di prendere altre iniziative, scendo a rinfrescarmi con una bella sventolata d'aria pungente; è così che posso rilevare la pozza d'olio formatasi sotto al motore, immediatamente riconoscendo al mio intuito il merito di aver preso tempo prima di riprendere la strada verso Nord.
Mi vien da pensare che il veicolo non è più in grado di muoversi, ma che fare? In circostanze di questo tipo non resta che chiamare il soccorso stradale: rapida riflessione; per me, qui ed ora, l'unica possibilità di soccorso è rappresentata da Moamed.
Lo chiamo sul portatile, sperando che sia in funzione; così è. Dopo avermi ascoltato mi invita a richiamarlo trascorsi 20', in modo da organizzare il mio recupero. Al momento di richiamarlo scopro di non avere più credito! Recuperata velocemente la scheda mauritana che ancora è dotata di credito, finalmente riesco a ripristinare i contatti; vengo così a sapere che lui ed un meccanico sono già per strada, ma, equivocando le mie indicazioni, anziché muoversi in direzione opposta al faro, dove io mi trovo, loro sono andati oltre il faro.
Al momento del ritrovamento il meccanico esprime difficoltà a poter rimorchiare il Nomade, quindi mi invita a mettere in moto e a seguirlo molto lentamente: dove? Nella stessa via dove operano i cialtroni, la via dei meccanici, quasi di fronte a loro. Moamed intanto mi parla della correttezza di questo meccanico, mentre io attendo di vederlo all'opera per rendermi conto in quale categoria collocarlo.
Dopo aver smontato lo scudo paramotore che i cialtroni, pur avendo sistematicamente insistito sull'argomento, si erano ben guardati dal fare, viene messo a nudo una componente della scatola del cambio fessurata, ed è proprio da lì che è fuoriuscito l'olio. Perché è fessurata? Perché qualche cosa, dall'interno, ha provocato una pressione anomala. Quindi si tratta di smontare questa parte, non prima di aver liberato da altri componenti il vano motore; fatto ciò, il risultato è quello di aver messo in evidenza un tot. di residui ferrosi, sfere di un cuscinetto ed altro, vaganti, il tutto di pertinenza al quinto rapporto. Brutta faccenda, ma ora mi è chiaro da che cos'era generato il rumore di fondo che avevo cominciato a percepire, il cui peggioramento, prima di raggiungere Dakhla, mi aveva allarmato.
Se i cialtroni non avessero impiegato tre giorni continuando a recitare per far salire il prezzo delle loro inutili prestazioni, non solo il problema avrebbe potuto essere risolto prima, ma soprattutto il danno avrebbe potuto essere di minor entità.
A questo punto chiedo di approfondire l'indagine procedendo a smontare tutta la scatola del cambio, cogliendo nel segno: infatti si scoprono altri ingranaggi erosi a causa della masticatura di residui che non avrebbero dovuto andare in circolo.
Quando i meccanici tirano giù la clerck il quadro è preoccupante, ma ci sono speranze di trovare in loco una “boite de vitesse” usata presso qualche sfasciacarrozze. Prima di procedere chiederò di verificare la possibilità di averne una ufficiale interpellando Fiat dove è presente.
Nell'attesa che Moamed termini i suoi impegni con degli allievi nella piccola aula posta all'interno del suo antro abitativo, gironzolo qui attorno alla ricerca di una ricarica Maroc Telecom, mischiandomi alla quotidianità della vita delle persone che si muovono attorno a me. Così noto meglio boutique ed attività in corso di svolgimento, anche con il buio, verso le ore 20.00; ce ne sono alcune aperte, ma temporaneamente senza il titolare che tornerà a momenti, una volta terminata la preghiera alla Moschea qui a fianco. Dopo aver messo il naso dentro ad alcuni esercizi, vengo indirizzato al posto giusto, dove posso effettuare la ricarica usufruendo di un'offerta che la moltiplica per cinque: niente male!
Trovando la porta aperta, mi affaccio nell'aula di Moamed, dove scopro alcuni giovani studenti assai simpatici e desiderosi di interagire con me in qualche modo. Appena l'aula si libera propongo a Moamed di condividere la mia cena a bordo del Nomade, il quale è pendente su di un lato perché nell'altro, dove è stata tolta la ruota, è sollevato da un crick, lasciando comunque possibile la vita a bordo. Egli accetta di buon grado, trattenendosi sino alle 22.00, dopo aver gustato il tacchino affogato nelle lenticchie accompagnato da un purè di patate, ricordando tanti episodi della sua vita in Italia, della quale porta un ricordo molto positivo, mettendo in evidenza come io sia stato sottoposto ad un trattamento iniquo e razzistico da parte dei meccanici cialtroni. Secondo lui questi sono in combutta con quelli del campeggio e restano impuniti per i favori che elargiscono a chi dovrebbe mettere in atto delle azioni di controllo. Devo onestamente dire che non tutte le persone incontrate in quest'area si sono dimostrate di questa pasta, anche se mi rendo conto che Moamed qui è visto come un marziano, appartenente ad un altro sistema solare a causa della sua mentalità, così diversa e lontana dalla loro.
Sarà il giorno della verità? Per ora, l'unica verità riscontrabile è data da un uovo lanciato contro il finestrino della guida da qualcuno, forse insofferente per la mappa. Mi decido allora a ritagliare su carta la sagoma di tutto il territorio marocchino, sovrapponendola a quella della mappa con dello scotch trasparente, in modo da non dover innescare suscettibilità di valenza negativa nei miei confronti. Alle 8.30 vedo arrivare il meccanico, più tardi mi reco al Bar con Moamed per un caffè, e lì si accoda anche lui ed il suo assistente; vedo che il tempo passa e nessuno si agita per il lavoro, sino a che, alle 10.30, il meccanico si defila, ma non è per il mio problema, bensì per un'auto a targa nera = governativa sulla quale si concentra per un paio d'ore. Onde evitare di continuare a sollecitarlo senza ottenere alcun esito, come dice Moamed, meglio mettere i nervi in frigo e dedicarsi ad altro. Prima una breve passeggiata indirizzata alla ricerca di qualche cosa che mi manca, poi la lettura di qualche passo di un interessante libro sul sufismo, all'ombra del giardinetto a fianco all'abitazione di Moamed, quindi la verifica che il meccanico si sia messo in moto per me: ora non c'è nè lui nè la sua auto, non mi resta che attendere per saperne di più.
Prima, mentre stavo cercando di orientarmi fra gli scaffali di in un negozio, ho sentito Moamed conversare con una ragazza; ho poi saputo che questa ha visto la scena del lancio dell'uovo contro il Nomade. Ancora prima avevo notato due ragazzi con gli zaini sulle spalle, sicuramente degli studenti, puntare direttamente alla mappa del Nomade, e poi, vista la correzione da me appiccicata, allontanarsi sorridenti in altra direzione.
Intanto è arrivato il primo responso da parte del meccanico: se ho ben capito ci sarebbe una scatola del cambio da andare a vedere con i propri occhi a Laayoune, 500 km. da qui, a mio avviso con il rischio che non vada bene. Allora preferirei interpellare la Fiat per avere delle certezze!
Stamane ho ricevuto una comunicazione da BnD nell'ambito della quale, per il mio problema, mi è stato indicato di rivolgermi a Polona per cercare di avere la possibilità di indagare a Marrakech. Credo che la sosta sarà lunga, debbo riconsiderare le mie strategie, mi sento addosso un vago senso di stanchezza, più psicologico che altro.
Decido che è giunto il momento di riascoltare il meccanico italico per un consulto, ma purtroppo egli si trova alla guida fra gallerie e mi invita a richiamarlo dopo; successivamente non mi è stato più possibile parlargli, quindi gioco la mia ultima carta, che avrebbe potuto essere la prima, quella del soccorso stradale previsto come garanzia aggiuntiva della polizza auto. Dopo aver spiegato per bene la situazione all'operatore, successivamente vengo chiamato dallo stesso e messo al corrente che verrò contattato da un corrispondente in Marocco, consigliandomi di mantenere la calma e portare pazienza perché l'operazione non sarà così immediata. Valuto anche l'opzione Laayoune indicata dal meccanico, sentendomi pronto a mettere qualche D. anche su questa ruota se riuscirò a parlare con il meccanico prima che con quelli del soccorso, soccorso che pare dovrà muoversi da Agadir (circa 1.200 km.) o da Casa (circa 1.800 km.) e quindi impiegherà almeno due gg. Per arrivare da me. Purtroppo il meccanico torna al lavoro quando è troppo tardi per la giocata su di lui, quindi lo invito a rimontare l'essenziale di quanto ha smontato, riponendo il resto nel vano garage.
Intanto vengo contattato prima dalla centrale operativa di Casa, poi da un soccorritore locale che deve accertare le misure del mio veicolo, quindi dall'Italia per scoprire che lì non si sono resi conto nè delle distanze esistenti fra me e Agadir, nè del fatto che qui non vorrei passare un'altra notte su strada. Così rispiego tutto daccapo circa la situazione ambientale e il tipo di avaria in cui sono incappato. Dopo poco più di tre ore dalla mia richiesta di soccorso, dall'Italia mi viene chiesto se il camion che dovrà prestarmi soccorso è già arrivato: spiego che no, che ancora non è stato trovato un camion adatto e che comunque c'è molta strada da percorrere. Scopro così che la cortese interlocutrice non ha la minima idea di dove io sia, anzi, costei sostiene che esiste una località denominata Dakhla anche non lontano da Agadir, sic! Inoltre capisco che sta operando usando Google Maps, sistema non idoneo ad indicare le distanze di questi luoghi che non rientrano fra quelli in memoria.
Intanto avvicino il bancomat per poter sistemare quanto richiesto dal meccanico, anche se non meriterebbe nulla dopo la scena violenta alla quale mi ha sottoposto, stracciando la notula che gli avevo richiesto solo perchè gli avevo contestato l'importo esposto a fronte delle 4 ore di lavoro dichiarate. Il suo socio mi chiede di scusarlo incolpando il diabete, del quale soffre, per la reazione inconsulta, ma rincarando la dose sul fatto che le ore di lavoro per stranieri dovrebbero essere quotate 300 D. cad, mentre loro le hanno quotate solo 100 D. cad., peccato che la realtà corrente sia di 30 D. cad., e ne avrò conferma poco dopo.
Quando torno pretendo di avere una nuova edizione della ricevuta strappata, tanto per avere un ricordo da inserire nella mia raccolta (essa riporta quanto segue: le voyage en voiture + le telephone + 4 heures du travaille, l'essence pour chercher le piece de la boite + les appelle telephonique a Layoune), consegno i 1.000 D. richiesti spiegando ad entrambi che non sono rimasto per niente soddisfatto di dover pagare più del doppio del giusto il loro intervento.
Ma essendo bloccato qui ancora per almeno due giorni ed avendo già dei non amici nei meccanici cialtroni della prima ora, ho ritenuto di non seguire il motto "tanti nemici = molto onore", anche se la voglia di far presente la situazione a qualcuno, che però non so chi potrebbe essere, mi è venuta in mente.
Lascio Moamed per il suo impegno serale con gli allievi privati e, fra una telefonata da Casa ed altre dall'Italia che non spostano i termini di tempo e le modalità del soccorso, vengo avvicinato da Flavia, che insieme ad Alberto, costituisce l'equipaggio di un piccolo Iveco 4x4 che avevo notato sia di passaggio al camping che in sosta davanti al mercato coperto. Anche loro mi avevano notato mentre ero in avaria, inoltre avevano saputo altro di me dai meranesi ed ora, trovandomi qui mi chiedono notizie. Inizia così una buona conversazione con due persone che mi danno l'impressione di essere semplici e molto positive, viaggiatori da 4x4 prima in auto e adesso in camper, dotate di tutti i visti prepagati in Italia per l'itinerario da loro prescelto al quale hanno dovuto rinunciare a causa della improvvisa chiusura della frontiera fra la Mauritania ed il Mali. Secondo loro, che come me hanno subito una mutilazione sulle mappe apposte sulle due fiancate appena sbarcati a Tangeri, c'è qualcosa che sta bollendo in pentola anche in questo paese, con un accento particolare a quest'area, anche se nessuno ufficialmente lo ammette. Così parlando delle nostre esperienze presenti e passate relative a viaggi in paesi lontani, il tempo vola; vengo a conoscenza del fatto che pure loro hanno appena fatto eseguire un intervento meccanico, ma non su questa strada dove si annidano i ladri, bensì poco lontano, ricevendo dall'operatore una richiesta di pagamento assolutamente corretta, con le ore di lavoro valutate a 30 D. cad., esattamente come immaginavo essere la valutazione su piazza. Mi vedo poi costretto a rifiutare l'invito a cenare assieme questa sera visto che ho già preso un impegno con Moamed, ma concordiamo per stare insieme domani a mezzogiorno, visto che loro sostano liberi poco lontano da qui.
Rraggiungo Moamed un pò tardi sull'orario previsto, quando nell'aula sono rimaste le ultime allieve, fascia di età 14 – 18 anni; Le trovo vivaci e spigliate, molto comunicative, anche se non hanno una conoscenza dell'inglese e del francese tale da poter fare conversazione, se non attraverso Moamed: alla loro richiesta di conoscere il mio parere su Dakhla, non posso celare le duplici esperienze con i meccanici e le loro esose richieste; al sentire ciò la loro reazione è immediata, comunicandomi che non loro non avrebbero pagato, bensì sarebbero andate alla polizia a denunciare il fatto. Ragionamento lineare che non fa una grinza: beata gioventù!
Una di queste, Maryam di anni 14, agginge un suo commento al fatto dicendo che sono stato spellato come un pollo, ma senza l'ausilio dell'acqua che normalmente si usa per facilitare l'operazione: resto colpito da questa immagine così concreta e rispondente al vero evidenziata da una ragazzina.
Lasciando l'aula mi salutano tutte con grande slancio, pur avendomi conosciuto per poco tempo, ma quanto basta per rappresentare per loro un incontro esotico.
Questa sera la condivisione della cena con Moamed prevede la coubrine, il pesce acquistato ieri e già bello che cotto; dopo cena facciamo quattro passi nel quartiere dove sono ancora vive molte attività; la spiegazione è semplice: visto che l'apertura al mattino non avviene quasi mai prima delle 9.30/10.00, di conseguenza la chiusura avviene in orari inconsueti per un europeo!
Intanto, passeggiando, mi racconta di alcune sue allieve di una fascia di età che arriva sino ai 22 anni alle quali aveva parlato di me tanto da destare in loro la curiosità di conoscermi; il mio arrivo in ritardo non lo ha consentito, e secondo me fra queste ci potrebbe essere quella sulla quale Moamed ha messo gli occhi, per cui, dopo i tanti discorsi incentrati sull' argomento del rapporto uomo donna costì, penso che ci avrebbe tenuto a farmela conoscere (ovviamente il tutto senza averlo palesato questo suo eventuale interesse).
Durante un'ultima conversazione telefonica dall'Italia tendente ad aggiornarmi, effettuata da Alessia, operatrice del centro assistnza che mi ha amorevolmente adottato, a fronte della sua preoccupazione, è mio il compito di tranquillizzarla sul fatto che me la caverò anche per questa notte da trascorrere su strada; ciononostante mi anticipa una sua chiamata per domattina verso le 9.00 onde informarsi su di me. Non so se rientra nelle normali procedure seguite dal centro assistenza, ma questo gentile accudimento da lontano lo trovo squisito.
Puntualmente arriva la chiamata da Alessia verso le nove del mattino: il veicolo di soccorso è per strada, non si sa se riuscirà ad arrivare entro sera; personalmente sono portato ad escludere questa ipotesi, ma colgo l'occasione affinchè Lei comunichi ai corrispondenti i dati tecnici del mio veicolo onde poter iniziare una ricerca sulla presenza o meno del ricambio laddove verrò condotto, perché mi sembra assurdo dover poi stare in sosta là nell'attesa di un ricambio che probabilmente dovrà arrivare dall'Italia. Mi chiede se sono sicuro su ciò che serve in quanto, normalmente, solo a veicolo giunto in officina questa effettua la ricognizione; indico nella "Boite de vitesse" completa la mia esigenza, pertanto mi assicura che anticiperà questa richiesta via fax, sapendomi dire qualche cosa nel pomeriggio.
Mi decido ad uscire per fare quattro passi nell'attesa del rendez vous con Flavia ed Alberto; questo quartiere lo giro da giorni eppure mi sfugge sempre qualcosa: oggi noto un piccolo giardino pubblico, un pò defilato, senza frequentatori. Camminando mi trovo nella direzione del mercato, così decido di raggiungerlo sapendo che lì vicino è parcheggiato il 4x4 degli amici; infatti lo trovo facilmente, solo che loro sono già usciti, quindi rientro dalle mie parti trovandoli seduti al bar ad attendermi. Iniziamo a raccontarcela come ieri, sin tanto che arriviamo a parlare di noi, così salta fuori il mio progetto per le Americhe. Consumiamo un pranzo in un ristorantino qui dietro quando, improvvisamente, Alberto mi chiede maggiori dettagli rispetto alle mie tempistiche per arrivare in Alaska; questa è una meta che lo stuzzica, al contrario del resto del Nord America, quindi mi lancia una proposta sulla quale riflettere consistente nell'ospitarli a bordo a fronte di una precisa condivisione delle spese per il periodo, salvo interrompere la convivenza se non dovessimo stare bene insieme. Non mi aspettavo certo un discorso di questo tipo, sono impreparato, ma la cosa non mi dispiace e pertanto ci rifletterò prima di decidere, tenendoci in contatto by email. Stiamo insieme fino al calar del sole e ci lasciamo davanti alla loro, come dire, maisonette, viste le dimensioni essenziali dello spazio abitativo di cui dispongono.
Nel frattempo ho potuto dialogare telefonicamente sia con Alessia che con l'officina Fiat di Agadir in quanto non viene identificato il mio veicolo con i numeri forniti; forse che uno 0 è invece una O?
Comunque qualcosa si è messo in moto! Vengo informato che il veicolo di soccorso arriverà a Dakhla durante la notte, l'autista si riposerà il tempo necessario e dovrebbe poi venire a caricarmi in mattinata: sono tutte notizie rassicuranti, tali da poter attendere l'evolversi della situazione con fiducia.
In serata raggiungo Moamed a casa sua per la cena alla quale contribuisco con un buon risotto; il tempo tarscorso in questa città mi ha consentito di conoscere persone come lui, e poi Flavia e Alberto, per cui tutto il male non è venuto per nuocere.