lunedì 27 febbraio 2012

23 & 24 & 25 & 26.02.2012 Dakhla - Agadir


Fin dalle 8.30 sono contattato dal centro assistenza marocchino: il camion è arrivato, l'autista sta riposando un pò; fornisco la riconferma dell'indirizzo, avvalendomi anche della collaborazione di un vigile urbano, ormai è questione di poco.
Infatti il camion arriva poco dopo, io spero di poter rimanere a bordo per tutto il periodo del trasporto pur sapendo che, ragioni di sicurezza, me lo impediranno. Moamed mi raggiunge per accertarsi che tutto proceda nel modo giusto e per un ultimo saluto, mentre buona parte degli operatori della strada cerca di agevolare l'autista nelle varie operazioni.
Al dunque sono costretto a salire nella cabina di guida; l'autista, che parla un francese stentato, vorrebbe anche conversare, ma purtroppo non si riesce più di tanto per cui vivo il trasferimento osservando la strada ed il contachilometri, effettuando foto in movimento: noto subito che conduce con grande professionalità, rispettando il limite a lui imposto degli 85 km/h, anche perchè è soggetto all'inserimento del disco collegato al contachilometri sul quale restano registrati diversi parametri. 
L'unica cosa che non riesco a spiegarmi è la mancata osservazione di soste dopo un tot di ore trascorse alla guida, ma non provo nemmeno a chiederglielo. 
Lungo la strada ci sono vari controlli che a me sembrano maggiori rispetto all'andata: la spiegazione non la saprò mai.
Verso le 14 sostiamo per pranzo in un piazzale desolato dove sono in sosta alcuni veicoli olandesi legati ad attività umanitarie; consumiamo una tajine e poi si riprende a correre. 
Dopo un pò raggiungiamo una 2 CV, è proprio quella dei ragazzi belgi già incontrati; la superiamo, ma successivamente, durante una sosta rapida, veniamo a nostra volta superati, così più tardi, mentre loro sono fermi a bordo strada, li raggiungiamo e ci riconosciamo lanciandoci segnali intensi di saluto: è stato bello! Dopo Bandiagara, pays Dogon-Mali, e Zebrabar, langue de Barbarie-Senegal, ora ci si ritrova sul goudron marocchino dopo Boujdour.







Sino a Laayoune si fila lisci, qui l'autista sa in quale stazione di servizio fermarsi. Lì ci sono due tizi della sua organizzazione ad attenderlo, sicchè può imbarcare 400 lt. di gasolio lasciando da firmare una nota al più titolato dei due, quello che nel frattempo si è sbizzarrito a riprendere immagini fotografiche del Nomade a bordo del camion.





Quando ripartiamo il buio ci prende quasi subito, ma lui è intenzionato a raggingere Agadir durante la notte. Effettua una unica sosta dopo Tarfaya per cena (che io preferisco consumare a bordo), continua osservando solo le soste imposte dai controlli, sin che, giunto alle porte di Tiznit, vedo che si indirizza su un grande piazzale di una stazione di servizio: sono le 4.00 del mattino, ha sonno, quindi è bene che dorma un pò, così come ho fatto io per lunghi tratti su quel sedile del camion che ho trovato molto scomodo.





Allora, rientrato nella mia casa, mi butto sul letto completamente vestito, mantenendo anche la giacca a vento, e in men che non si dica, inaspettatamente, mi riaddormento. Il fatto che mi trovo ormai a poca distanza da Agadir, quindi molto più a nord rispetto a Dakhla, si percepisce perfettamente: di notte fa un freddo al quale avevo perso l'abitudine.

Sosta a Tiznit dalle 04.00 alle 10.00

Al risvesglio, verso le sette, ci sono 11° in casa, poi il sole li fa salire rapidamente fino a quasi 20° nel giro di poco più di due ore. Sono in attesa che l'autista dia segnali di vita, segnali che da quasi alle 10, limitandosi a riavviare il motore.
Ormai la distanza da percorrere è breve, sul centinaio di chilometri, ma il traffico è aumentato e la velocità possibile da tenere risulta inferiore.
Dopo altre riflessioni, mi premuro di contattare il centro assistenza italico: il punto è quello di capire se il veicolo è riparabile in Marocco in tempi ragionevole, altrimenti passo a prendere in considerazione il rimpatrio diretto.
La ragazza concorda con me, quindi attendo di incontrare i tecnici Fiat di Agadir che, al momento, non hanno effettato alcuna ricerca in merito, al contrario di quanto ero stato indotto a pensare durante le varie telefonate.
La Fiat si trova in una zona defilata, apparentemente calma; trovo altri due VR lì parcheggiati in attesa di qualche cosa, uno è danese e l'altro è spagnolo. Ora che Il Nomade viene messo a terra si fanno le 12.30, sicchè tutto il personale va in pausa sino alle 14.30; l'approccio non è stato dei migliori con un responsabile dell'officina, un pò schizzato, che è andato subito a controllare i numeri che avevo fornito, trovandoli corretti. Il punto è che costoro si attendevano un veicolo in garanzia, forse come gli altri due presenti, e non uno vecchiotto, pertanto potrebbero aver indirizzato in maniera errata la ricerca preventiva, sempre che si siano degnati di effettuarla.
Per ora di positivo ho trovato la connessione wi fi che ho già effettuato "for free", per il resto attendo l'uomo dell'accettazione.
Costui si fa vivo alle 14.45, compila un foglio in duplice copia, mi chiede di appiccicarne una al vetro e se ne va. Per un pò cerco di stargli sotto, ma quando lo schizzato mi avvicina capisco che la situazione non è facilmente dipanabile; infatti mi informa circa il fatto che in Marocco, nel circuito Fiat, il pezzo di ricambio non c'è, però ci sarebbe un completo motore e cambio revisionato che potrebbe andare bene. Come al solito in questi casi, le prime sono manovre per capire fino a che punto sei disposto a spendere sulla base del livello di urgenza che palesi.
Per quanto mi riguarda, ho spiegato bene che desidero valutare ciò che mi viene proposto prima di decidere su quale soluzione orientarmi, fra le quali c'è anche quella del rimpatrio.
Più volte sono tornato a farmi vivo, ma la risposta è sempre stata la stessa: il patron si sta dando da fare, ma ancora non ci sono novità.
Trovo modo di sentire anche il meccanico che ha rifatto il motore del Nomade: lui lo avrebbe trovato subito un cambio revisionato, ma per ora gli chiedo di verificare quelli dotati di garanzia.
Più passa il tempo e più parlo con le operatrici italiane del centro assistenza, più sento maturare l'idea di un possibile rimpatrio.
Dato che il segnale wi fi è debole, non riesco a parlare telefonicamente con il computer tramite skype, ma il mio amico tecnologicamente più avanzato aggira l'ostacolo chiamandomi sul cellulare, pure tramite skype: è l'unico capace di una simile azione, altri non ne conosco, e anche se non è una cosa difficile, lui dimostra di essere sempre avanti in questi settori.
Ormai si sta facendo notte e le novità, se ce ne saranno, verranno domani, giornata del sabato durante la quale qui si lavora sino all'una.
Ho modo di conoscere prima il guardiano di giorno, successivamente se ne fa vivo un'altro che è quello per la notte: si chiama Omar, è un chiaccherone che fa di tutto per "agevolarti" intromettendosi in cose che non lo riguardano, con il fine di ottenere in cambio del denaro.
Attualmente di VR ce ne sono complessivamente cinque, dei quali due italici, tutti collegati all'energia elettrica: per quanto mi riguarda non ne ho bisogno, oggi i pannelli hanno lavorato bene e hanno portato le batterie ad essi collegate al 96% di carica; in più, prima di attaccare l'energia elettrica, dovrei operare sulla ventola di raffreddamento della centralina onde rendere nulla la sua rumorosità, ma ora non sono proprio interessato.
25 Agadir
La notte è stata meno fresca di quanto pensassi: meglio così!
Fin dal mattino cerco di stare appresso al capo officina, la persona ieri definita schizzata, per arrivare ad un dunque. Innanzitutto devo precisare che l'uomo un pò schizzato lo è, ma, conoscendolo meglio, ho imparato a vedere anche altri lati più positivi del suo carattere. Certo che quando mi avvicina per dirmi che il pezzo, d'occasione, è stato trovato in una località a una certa distanza da qui al prezzo di € 1.000,00, in questa occasione mette in azione uno schema localmente accettato, quello di dare un alto valore a qualcosa sulla base delle presunte capacità economiche dell'interlocutore. Purtroppo per lui, questo schema va ad impattare con la mia realtà, quella di una persona che sull'argomento scatola del cambio ha già speso troppo,complessivamente l'equivalente di quasi € 500,00, ottenendo solo guai; inoltre il mio atteggiamento sarebbe sicuramente diverso se mi trovassi all'inizio del viaggio anzichè alla sua conclusione, se, anzichè dover percorrere la parte restante del Marocco, sicuramente affascinante, ma anche la più contaminata, dovessi muovermi verso orizzonti maggiormente in sintonia con il mio modo di essere.
Replico negativamente all'offerta e così, poco dopo, vengo a sapere di un ricambio adatto al caso mio la cui richiesta è di € 800,00.
A questo punto l'elaborazione della mia decisione è già in fase avanzata: fermo il fatto che il pezzo di ricambio è necessario, che la mano d'opera relativa è necessaria così come l'olio approprito, resta la realtà che essere rimpatriati per me risulta essere la condizione economicamente più vantaggiosa.
E' vero, rinuncio così a visitare una parte della costa atlantica alla quale tenevo da tempo, specialmente Sidi Ifni, Essaouira, Asilah, così come alla deviazione per Marrakech che mi avrebbe portato alle "cascades d'Ouzoud", ma così facendo lascio spazio ad una possibile successiva permanenza costì, in uno spazio temporale indefinito.
Per giunta, il Nomade, alla fine di questo impegnativo periodo durante il quale ho potuto testarlo in ogni suo comparto, ha bisogno di una messa a punto generale, ancora più necessaria alla luce della successiva partenza per il Nord America, un pò minata da rogne già maturate in Italia durante la mia assenza.
L'esperienza acquisita sulle strade e sulle piste mi induce a pensare che non sarà così tanto diverso, dal punto di vista delle difficoltà, risalire l'Alaska fin dove mi sarà possibile, o scalare le Ande, o attraversare i deserti del Sud America, pertanto mi piacerebbe trovare in fretta una soluzione tecnica idonea a tenere il motore più distanziato da terra, oltre che a dargli qualche cavallo in più attraverso una nuova mappatura della centralina, se possibile, o la dotazione di un intercooler.
Anche l'inserimento di un foglio di balestra ulteriore potrebbe agevolarmi per alzare il retrotreno.
Forse non sarebbe male anche poter usufruire di un contagiri e di un rilevatore supplementare della temperatura dell'acqua nell'area della testata, mentre non mi ha soddisfatto l'inserimento nel circuito del gasolio di un ulteriore filtro, visto che è servito soltanto a rovinare il nuovo radiatore andandoci a picchiare dentro, fortunatamente senza lesionarlo: quanto meno doveva essere montato in una posizione diversa.
Per la parte abitativa, tutto sommato, gli interventi necessari non saranno molti, ma qualcosa deve essere fatto, per cui il Nomade dovrà comunque trascorrere qualche giorno anche a Paderno Franciacorta, dove potrà intervenire anche l'elettrauto.
Ho notato che i camion Scania incrociati sulle strade africane, sul tetto, al di sopra del parabrezza, spesso montano un optional consistente in una banda parasole metallica che incorpora anche due fari; mi piacerebbe far realizzare una cosa simile, così come vorrei esaminare la possibilità di sostituire il paramotore attuale, in vtr, con uno in acciaio, anche se non è stato l'impatto con la carcassa di vacca ad aver ragione di lui.
Lungi da me il pensare di trasformare il Nomade per il fuori strada; penso soltanto a prepararlo meglio per le strade più disagiate, agevolando il modo di condurlo onde ridurre eventuali rischi.
Complessivamente gli apparati Webasto si sono comportati bene sia per il riscaldamento di aria ed acqua che per cucinare, ma qualcosa desidero farla controllare comunque, così come i serbatoi dell'acqua che hanno dati segnali precisi di richiesta di manutenzione.
Verso la fine della mattinata vengo avvicinato dal Patron, persona di 62 anni che parla meglio l'inglese che il francese, il quale mi fa un ragionamento tendente a convincermi di come sarebbe meglio per me poter completare il mio viaggio con il veicolo marciante; esegue una telefonata in mia presenza e poi mi informa che il pezzo già identificato potrebbe essere acquisito a € 600,00, con garanzia di sei mesi sul territorio marocchino. Ciò annulla di fatto la garanzia, visto che il Nomade lascerebbe comunque questo territorio in tempi brevi; pertanto prendo tempo anticipandogli che per me è più conveniente il rimpatrio, soluzione questa che ho in mente di affrontare decisamente al prossimo rendez vous con il centro assistenza in Italia.
Ormai la mattinata è trascorsa, l'officina chiude e se ne riparla lunedì mattina; mi premuro di rifornirmi di altra acqua, mentre prima ho riorganizzato il garage e messo la bici su strada in modo da poterla usare.
Valuto tutte le scorte di bordo e, per il momento, ritengo di non dover effettuare acquisti; ho in mente di raggiungere l'organizzazione commerciale denominata Marjane per rendermi conto di che cosa offre: so che non dista da qui oltre i cinque chilometri e, dopo aver tratto il dado chiamando l'assistenza e mettendo in moto una nuova fase, mi accingo a raggiungerla sotto un bel sole caldo.
La pedalata è sana, tutta eseguita su ciclabile in mezzo al verde, parallela ad una grande strada a doppia corsia; in particolare noto la vegetazione, composta prevalentemente da boungavillea e plumbago impostati a minialberello, dal buon effetto ottico, oltre a varie altre tipologie minori, comprese delle striscianti non meglio identificate.
La città è stata completamente ricostruita a partire dal 1962 dopo il catastrofico terremoto che la distrusse durante la notte del 29.02.1960; si presenta semplice e moderna, dotata di ampi viali e grandi spazi che separano i vari quartieri, sdraiata alle pendici dell'antica Kasba, orientata a sud.
Nei pressi della meta vengo cercato da una ragazza dell'assistenza; nulla di nuovo sul fronte, una chiamata di cortesia nell'ambito della quale trovo il modo di ribadire il concetto che, per anticipare i tempi, anzichè attendere un camion dall'Italia con i relativi doppi tempi di traversata come mi era stato inizialmente accennato, sarebbe opportuno utilizzare un vettore locale sino all'imbarco del Nomade sulla nave a Tangeri, ed uno italico da Genova all'officina. Ritengo dovrebbe essere la soluzione migliore anche per i costi, pur non essendo essi di mia competenza.
E' arrivato il momento di entrare nel grande centro commerciale; penso di poter trovare articoli marocchini di vario genere, ma dalle provenienze indicate sui prodotti mi rendo conto che questo è diventato un mercato cinese; una minima parte di articoli è sicuramente locale, ma non mi è sembrata di qualità, mentre, precedentemente, di questa organizzazione ne avevo sentito parlare bene: come spesso accade, è tutto relativo.
Si tratta di qualche cosa di simile a quanto c'è in Francia, ma lì l'organizzazione Leclerc, o Carrefour, o quella dei 4 Moschettieri, o Auchan presentano sempre un vasto repertorio di articoli dal taglio artigianale provenienti dalla stessa area in cui essi sono all'opera; qui, a dir il vero, sono esposte varie misure di Tajine a prezzi accettabili, e questo mi sembra l'unico articolo acquistabile.
Invece ho trovato interessanti i prodotti freschi, frutta e verdura, grande l'offerta di olive lavorate in diversi modi, quasi inavvicinabili i formaggi; domani penso di tornarci, sempre in bici, ma organizzato meglio perchè, se decido alcuni acquisti, avrò bisogno di caricarmeli in qualche modo.
Posso dire che l'uso della bici su un percorso come quello odierno è stato l'ideale; se dovrò trattenermi a lungo, vedrò di ampliare il mio raggio d'azione, sino ad arrivare al mare; al rientro ormai è buio, ma me la cavo senza problemi di orientamento, anzi, mi sembra che la pedalata sia stata molto più veloce che all'andata.
Oggi mi sono pianificato la giornata in modo da visitare il centro città e poi raggiungere Marjane.
Mentre sono indaffarato ad organizzarmi ricevo una ulteriore chiamata sul portatile dall'amico tecnologicamente oltre rispetto a me, sempre utilizzando skype. Vengo così a sapere che dalle sue parti, il basso Trentino, si può dire che ad oggi non c'è ancora stata una nevicata seria.
Quando lascio casa sono intenzionato a gironzolare per perdermi onde avere poi il piacere di ritrovarmi, sicchè abbandono il percorso noto e mi infilo per quartieri in parte ancora in costruzione o mai terminati.
Ad un certo punto, quando interseco un'arteria importante, mi tolgo lo sfizio di interpellare un vigile circa la direzione da prendere: la breve conversazione risulta interessante in quanto costui mi informa di aver appreso a scuola la conoscenza di Genova, e presto mi sciorina che è stata un'importante repubblica marinara! La mia direzione di marcia è corretta, ma decido di non entrare subito da Marjane, bensì di proseguire verso il centro città.
Non è una località che desta troppo interesse in me, ma sono contento di poterla esplorare a modo mio, esclusivamente seguendo le indicazioni apposte dalla municipalità e chiedendo ogni tanto a qualcuno. 
E' così che trovo il palazzo delle poste, segnalato per la sua architettura, quindi la Moschea; poi decido di arrivare alla "gare routiere" per informarmi dei collegamenti con Essaouira e Marrakech. Ho pensato che, nel caso dovessi avere un numero di giorni sufficienti da trascorrere qui, potrei eseguire un minitour utilizzando i trasporti locali e dormendo fuori un paio di notti, in modo da mettere il naso a Essaouira e di rimetterlo a Marrakech.
Accidenti, per arrivare alla gare ho dovuto pedalare in salita e controvento per un bel pò, passando davanti ad un souk che forse avrebbe meritato una sosta; ora sono già le 14.00 ed è tempo di Marjane, dove ho deciso degli acquisti mirati, e quindi non perderò troppo tempo.

Però un paio d'ore riesco a passarle fra gli scaffali, così all'uscita ho ancora il chiaro per percorrere il ritorno a casa; con tutto il carico che mi porto addosso devo faticare, ma penso che ne sia valsa la pena.
Questa sera mi metterò a cucinare, inventandomi un modo per trattare il pagello con la pentola a pressione, mentre con i carciofi penso di realizzare un buon risotto utilizzando l'ottimo riso che mi sono procurato a Dakhla.





















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