Ho esaminato la foto del veicolo NL e credo potrebbe
trattarsi di un 4x4, perché è difficile che uno a trazione normale
si doti di verricello: comunque il mio giudizio è positivo!
Mount
Rainier N.P. è lontano, e quando mi muovo non ho ancora preso una
decisione per visita si o visita no ad Olimpia, ma mentre
l'attraverso mi rendo conto che non c'è nulla di particolare che
potrebbe destare il mio interesse, così procedo oltre.
Il percorso
che GPS stamani ha deciso di farmi seguire è un misto di stradine
residenziali e Hiway, più le prime che le seconde. Ho così modo di
apprezzare ville & giardini, tutto molto curato; dopo le case dei
Nativi osservate nelle Riseve ed anche tante di non nativi, fra queste, anche le più semplici, comunicano positività per come si presentano. Quando
si torna in HiWay noto subito che la segnalazione della prossima Rest
Area evidenzia il camper service: proprio quello che stavo cercando!
Continuando a guidare a velocità molto moderata per le limitazioni
imposte, anche se su strade sempre belle attorniate da tanto verde,
mi sto deconcentrando quando, all'improvviso, mi trovo davanti la
visione del Mount Rainier (che poi è un vulcano) ancora lontano: basta questa apparizione a
ridarmi la centratura.
Quando
raggiungo la prima postazione Rangers chiedo subito su quali trails
dovrò dirigermi per entrare in contatto con il ghiacciaio; lo
specialista mi fornisce tutte le delucidazioni, ma aggiunge che forse
per oggi non farò più a tempo ad impegnarmi su un percorso.
Con
questa info cerco di salire al Visitor Center senza effettuare soste,
così per le 16 circa sono già parcheggiato e addobbato per partire.
La buona notizia è che il parcheggio consente la sosta overnight,
così me la posso prendere più comodamente.
L'escursione
inizia e continua in un tripudio di fioriture per le quali è noto
questo N.P.: pur non essendo molto il dislivello da superare, la
pendenza del sentiero è notevole.
Raggiungo
la prima opzione di fine trail dove mi trovo di fronte il ghiacciaio
Nisqually, con questa visione sento che posso andare oltre, così
continuo la salita sino a raggiungere i primi nevai ed il secondo
step, rappresentato da Glacier Vista quota 6.300 feet (2.100 m.).
Da
questa postazione è possibile vedere meglio i particolari del
ghiacciaio, ma non mi accontento e vado ancora oltre per un po'.
Girando lo sguardo oltre alle catene montuose di questo complesso
vulcanico, anche se inferiore in altezza al Rainier e piuttosto
lontano, colgo anche il Mt. Adams, la cui forma isolata si fa notare
per la sua eleganza.
Il
luogo in cui mi sto muovendo è talmente affascinante ai miei occhi
che continuerei a salire, ma capisco anche che devo porre un limite,
così mi fermo ad osservare a 360°.
Mentre
ero intento in questa attività colgo un movimento nell'erba a poca
distanza da me; per capire di che si tratta resto in attesa
mantenendo la mia attenzione in quella direzione sin tanto che
capisco che questo è l'incontro della giornata: si tratta di una
marmotta che pascola fra i fiori, e con grande selettività sta
scegliendo i baccelli dei lupini, dei quali sembra ghiotta.
Dopo
aver segnalato anche ad altri la sua presenza, mi avvio a rientrare
effettuando delle digressioni: la località dove sorge il V.C. si
chiama Paradise, e devo dire che ci sono tutte le ragioni per
meritarsi questo nome!
Una volta sceso viene il momento del V.C., ma ormai sono le 19, orario di chiusura, così penso che potrò tornerci domani: ora si va a casa a controllare che
situazione c'è.
Le auto se ne sono andate per una gran parte, quelle
rimaste appartengono a gente che campeggia in quota, oppure proprio
qui! Ho visto tirare giù da dei pick-up il materiale e predisporre
le tende a fianco al veicolo, così come ci sono un paio di VW con
tetto a soffietto che si sono sistemati per il pic-nic al buio a
fianco allo sportellone posteriore del loro mezzo.
Con
un tramonto da cartolina il sole se ne va altrove, oltre le montagne,
quando è già alta una bella mezza luna.
Sabato 25 - Ero informato circa il fatto che durante la notte era attesa una minima di 5° e ne avevo tenuto conto, ma al risveglio trovare il termometro in casa a 11° mi ha scioccamente sorpreso. Qui fin dalle 7 è iniziato un gran movimento di arrivi di gente che, ben bardata, parte per qualche meta fra le più impegnative.
Ci sono anche dei giovani che stanno predisponendo il materiale da portarsi al seguito, inclusi gli sci: se penso alla fatica che sopporteranno nella salita devo considerare che la loro passione deve essere molto accentuata per motivarli a tanto!
Dopo
aver preso qualche immagine con la luce del mattino ed essermi
riguardato le informazioni relative al luogo, capisco che qui non ho
altro da fare, e mi dispiace non solo perché il luogo è bellissimo,
ma anche perché oggi è sabato, giornata sconsigliata per muoversi
in queste aree dove la strada finisce in un parcheggio, e quando
questo si è riempito bisogna attendere o fare inversione a U verso
un'altra meta.
Lungo
il percorso nel quale mi immetto ho modo di incontrare un canyon
strettissimo in fondo al quale scorre un torrente che si trova a
oltre 50 m. di profondità, nonché di riprendere ancora immagini con
altre angolature del Rainier.
L'ipotesi
poi puntualmente si avvera: volevo raggiungere un altro versante del
Rainier per toccare un altro ghiacciaio, ma quando mi sono arrivato
sulla strada che raggiunge località Sunrise già ho trovato il
cartello indicante lunghe soste di attesa. Dopo aver proseguito
ancora un po' ed essermi trovato in coda ho preferito guadagnare una
piazzola laterale ed effettuare pausa pranzo;
alla fine della pausa la situazione non si era modificata, ed allora via per Mount St. Helens, quello che nel 1980 ritornò improvvisamente attivo togliendo la vita ad oltre cinquanta persone e cambiando i connotati della zona. La strada in avvicinamento è spesso molto inforestata, tutta curve, con un fondo stradale pieno di crepe e di avvallamenti, insomma, da stare in campana.
alla fine della pausa la situazione non si era modificata, ed allora via per Mount St. Helens, quello che nel 1980 ritornò improvvisamente attivo togliendo la vita ad oltre cinquanta persone e cambiando i connotati della zona. La strada in avvicinamento è spesso molto inforestata, tutta curve, con un fondo stradale pieno di crepe e di avvallamenti, insomma, da stare in campana.
Oggi
è stato tutto un guadagnare quota per poi perderla e riguadagnarla,
quindi nuovamente perderla, ed anche questa salita, non essendo
costante, bisogna continuare a riprenderla da quote inferiori. Sto
viaggiando verso questa meta in un orario già tardo, traffico
praticamente assente. Durante una sosta foto incrocio un motociclista
su BMW da 450 kg. e ci scambiamo un saluto, ma alla successiva sosta
costui mi raggiunge, ha capito che sono italiano e mi chiede se
provengo da Palermo o Napoli. Cominciamo quindi a parlare: la sua
origine è italica con genitore napoletano che gli ha dato il cognome
Di Lucia, ma non la conoscenza della nostra lingua. Non ho capito se
è lui o la moglie che appartiene alla Navy, però ho capito che è
stato per alcuni mesi in Oriente (ha citato anche Myanmar) e che ora
sta a Portland.
Quando
io proseguo lui si mette a parlare con una schiera di H.D, così ci
lanciamo un saluto ad alta voce utilizzando i rispettivi cognomi.
Il
panorama che ho davanti agli occhi è quello di una zona devastata
oltre 30 anni fa, che da poco ha ripreso a generare sul terreno
nuova vita, ma restano ancora visibili gli effetti di ciò che
accadde. In effetti cosa sono 30 anni rispetto ai tempi della natura?
Sono niente!
Ho
voluto effettuare questa visita perché non avevo memoria degli
avvenimenti accaduti nel maggio 1980, forse distratto da altre
faccende più personali, ma quell'eruzione scatenò una potenza
superiore a quella di 21.000 bombe atomiche, e rese noto al mondo il
nome di questa montagna. Un terremoto di magnitudo 5,1 scala Richter
provocò la più massiccia frana mai verificatasi a memoria d'uomo
sommergendo circa 600 kmq. di foresta sotto milioni di tonnellate di
rocce e ceneri vulcaniche.
Ancora
oggi nel lago sottostante, che a causa dei detriti immessi cambiò
completamente dimensione, sono visibili le quantità enormi di
tronchi d'albero rimaste intrappolate.
Anche le montagne presentano quantità rilevanti di tronchi d'albero a terra, e ancora molti rimasti in piedi senza vita. In lontananza, a seconda dell'orientamento, mi appare il Mount Adams, meno celebre dei suoi vicini, ma incantevole per la bellezza della sua forma.
Anche le montagne presentano quantità rilevanti di tronchi d'albero a terra, e ancora molti rimasti in piedi senza vita. In lontananza, a seconda dell'orientamento, mi appare il Mount Adams, meno celebre dei suoi vicini, ma incantevole per la bellezza della sua forma.
Su al Windy Ridge, il luogo di arrivo al St. Helens, contavo di poter trovare una
condizione come quella di ieri, ma non è così, quindi sono
costretto a ripartire.
Quando
ho già avviato il motore noto un foglio sotto al tergicristallo: la
cosa mi sembra molto strana! Una volta recuperato il foglio leggo
testualmente: “congratulazioni, è stata un'emozione vedere una
targa italiana. Noi siamo diretti ad Est, il nostro numero di
telefono è....Simone (Firenze) & Viviana (Napoli)”. Meglio
così che una multa!
Dopo
essermi impegnato in guida notturna sino a tardi, raggiunto Cougar
mi sistemo in una Public Rest Area per passare una notte che sarà
breve.
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