Proprio restando qui,
durante il pomeriggio di mercoledì ho sollecitato Moustapha a
mettere in moto Africa Twin, così come deve ricordarsi di fare
almeno una volta a settimana.
Dopo avergli
consegnato le chiavi lui ha tolto i lucchetti; con Valeria sorretta
dal cavalletto laterale egli ha iniziato a premere il pulsante della
messa in moto senza ottenere il risultato desiderato.
Quando ho cominciato a
dirgli che forse bisognava inserire l'aria il motore è partito
emettendo un rumore rassicurante, quello giusto, quello che un motore
emana solo se è in piena salute.
A quel punto ho
chiesto di posizionare Valeria sul cavalletto centrale;
successivamente ho cominciato ad accelerare apprezzando la sua pronta
risposta.
Ma mentre manovravo ho
percepito che il motore stava perdendo la sua allegria ed in un
battibaleno si è spento.
Ogni tentativo di
riavvio è risultato nullo; ho notato sia che il pulsante non dava
nessun impulso al motore di avviamento sia che il quadro delle spie
ora ne presentava solo due accese ed entrambe di colore rosso.
Ho immaginato si fosse
inserita erroneamente una levetta di esclusione della corrente, ma
non ho visto nulla.
Moustapha, che aveva
ricevuto direttamente da Antonio tutte le istruzioni, stava entrando
in una crisi di panico mentre io pensavo: bello ricevere in dono una
moto arrivata direttamente dall'Italia via strada dopo aver percorso
oltre 7.000 km. senza aver mai accusato un problema per poi
trovarsela qui bloccata senza sapere cosa fare.
Moustapha è un
maliano che parla il francese più che altro per la sua forza di
volontà e va già bene che parla il Moore; asserisce e sorride
spesso quando gli parli, ma nell'85% dei casi non capisce.
Essendomi reso conto
che anche con Antonio probabilmente la comunicazione fra di loro è
avvenuta secondo queste regole, contando di trovare connesso l'amico
Senese, ho cominciato ad informarlo su quanto stava accadendo.
Immediatamente sono
arrivati via etere tutta una serie di consigli sul da farsi, compreso
quello inerente alle centraline poste sotto la sella: una per
cilindro.
Li per li mi è
sembrata una pista da esplorare e pertanto ho chiesto che venisse
smontata la sella: operazione semplice e veloce, ma ho subito intuito
che il problema nasceva altrove.
Altri scambi via
messanger si sono susseguiti: in uno di questi venivo informato che
la pedivella del cambio spesso non rilevava la posizione neutra e
pertanto, in mancanza del corretto consenso, specie se la moto si
trova sul cavalletto centrale, si interrompe il passaggio
dell'elettricità.
Con tutti i ragazzi
posizionati attorno a Moustapha, a me e a Valeria, ho chiesto di
toglierla da quella posizione per rimetterla sul laterale;
contestualmente ho sfiorato con le dita la pedivella e, come per
magia, tutte le spie hanno ripreso i loro colori, inclusa quella
recante il segnale verde attestante il fatto che il motore è in
posizione neutra.
A quel punto ho
sfiorato anche il pulsante dell'avviamento e subito il motore è
tornato a ruggire: chissà che interpretazione avranno dato i giovani
allievi al risultato ottenuto dall'anziano bianco che si ritrovano
fra i loro piedi oramai già da due settimane!
In tutto questo andare
avanti e indietro fra l'interno e l'estero alla ricerca della
centralina che Antonio ha lasciato come ricambio in dotazione,
Moustapha mi ha fatto vedere dove aveva collocato il tutto donato dal
team di “progettofolle03”: un sacco di roba, ma non organizzata e
priva di inventario.
Ho passato un sacco di
tempo ad esaminare ogni cosa, ma della centralina che avrei dovuto
trovare in una scatola nera contraddistinta dal marchio Adige nessuna
traccia.
Esattamente come ai
tempi della Toyota 4Runner: accidenti!
Constatare che il
lavoro educativo di allora è andato disperso tanto in fretta è
scoraggiante, ciononostante alla fine ho stilato un duplice elenco,
uno per contenitore, e poi ho fatto riporre il tutto a magazzino
proponendomi di riprendere la questione alla prossima occasione
settimanale, sperando che nel frattempo la mercanzia accumulata in
attesa dell'avvio del Cyber possa trovare la sua giusta collocazione
onde poter agire con maggiore facilità nello spazio attualmente reso
angusto da quella presenza.
Da che sono qui la mia
RAM ha iniziato a recuperare dati che avevo volutamente resi
dormienti: si tratta di esperienze passate, di considerazioni
elaborate, di motivazioni di decisioni prese, tutta roba che se
avessi recuperato prima non so se mi sarei tuffato ancora da queste
parti.
La vita è difficile
comunque, sia che tu sia attivo o passivo, sia che tu indirizzi in
buona fede i tuoi sforzi da una parte come dalla parte opposta, e
forse tutto questo vale ovunque, non solo in Africa.
Nella giornata di
venerdì si sono succeduti tanti incontri che hanno generato tante
parole: sui fatti si vedrà.
Con Jean Raymonde lo
psigologo ho parlato di certe dinamiche riscontrate fra gli allievi,
dell'incompletezza dei dati recepiti e della necessità di addivenire
presto a chiudere il cerchio sulle visite mediche individuali; con
Basil ho cercato di capire a cosa si riferissero le continue sue
scritture sul p.c.: spesso l'ho trovato seduto all'esterno con il
portatile sulle ginocchia e le dita sui tasti.
Ora so che, seguendo
uno schema in dotazione all'Action Sociale, redige dei verbali,
spesso con delle parti ricorrenti che sono come un copia e incolla,
immagino assai utili alla Direzione, anche se sono convinto che più
burocrazia c'è in un paese meno sono considerati i contenuti delle
relazioni quotidiane.
Con Roland ancora
tutto fermo circa lo spostamento del materiale Cyber: là manca il
guardiano ed egli non vuol rischiare un furto facilitato da ciò!
Nel primo pomeriggio è
rientrata Folgore recando con se anche quattro ospiti imprevisti
oltre a Bruna e Fulvio: era giusto il momento in cui i ragazzi
stavano avendo la lezione di informatica e pertanto nel salone si è
creata una certa confusione con tutte quelle presenze umane e i
bagagli a terra.
Fra i ragazzi ne ho
visti un paio andare spediti, qualcun altro più “riflessivo” ed
uno fermo all'età della pietra: ci sta! Si tratta di un ragazzino
molto giovane e ne posso immaginare il background. In ogni caso anche
quelli più bravi non avevano controllato ciò che avevano scritto e
quindi ho voluto segnalare loro qualche particolare da migliorare.
Nel frattempo è
arrivato Abass l'artista, del tutto inatteso: aveva con se i filtri
Megane Scenic che Davide si era scordato di portarmi e il lavoro per
me completato.
Prima di esaminarlo
gli ho chiesto se sarebbe in grado di dare ai ragazzi anche un minimo
di formazione nel disegno tecnico e lui si è detto disponibile.
Bruna mi ha pregato però di non distogliere i ragazzi dal lavoro che
Abass sta già facendo con i ragazzi e pertanto gli proporrà un'ora
aggiuntiva alla settimana della quale mi farò carico personalmente
del risvolto economico.
Ritiratici in cucina
egli ha tolto da un sacchetto di plastica i lavori eseguiti dopo
essere stati concordati, spiegati, rispiegati e ancora spiegati con
preghiera di chiamarmi per qualsiasi dubbio.
Risultato: un
disastro! Tale da pensare seriamente di essere al cospetto di un
incapace. Queste persone hanno l'abilità di guardarti dritto negli
occhi mantenendo un atteggiamento di grande rispetto
nell'interlocutore il quale è spesso indotto a dare la propria
fiducia sotto la spinta di un sentimento di simpatia e solidarietà.
Quindi mi addosso la
maggior parte della responsabilità su quanto accaduto, ciononostante
non sono venuto qui per sprecare denaro affidando ripetutamente
lavori a chi non è competente in materia: la lezione credo di averla
capita.
Ho dato credito a
quanto mi veniva raccontato da Abass esclusivamente perché ero
partito dall'Italia con l'idea di trovare una soluzione africana alla
sistemazione della camera matrimoniale mansardata nella nuova
edizione e il fatto che l'artista avesse bisogno di lavorare mi ha
dato la spinta a conferire l'incarico senza aver visto nessun Batik
da lui realizzato: infatti a casa sua mi aveva fatto vedere le opere
cervellotiche da lui ideate, opere che qui pare stiano incontrando il
successo e che a me non avevano comunicato grandi impressioni.
Quindi la regola è:
far fare a qualcuno quello che sa fare e che è possibile prima
verificare; non farsi prendere dal “buonismo” a meno che non si
percepiscano nell'individuo capacità inespresse sino a quel momento,
tali da offrire una chance.
Purtroppo l'uomo non
sa leggere e forse nemmeno scrivere, ha difficoltà a riconoscere i
numeri, avendolo lasciato libero di esprimersi mi aveva già dato
segno dei suoi limiti artistici, ciononostante ho voluto continuare a
pretendere che fosse in grado di riparare agli errori commessi.
Invece a quelli se ne
sono aggiunti altri; a questo punto la sua espressione contrita mi fa
meno effetto dopo che gli ho già messo in mano 115.000 Fcfa
nell'attesa di veder completata in qualche modo la sua opera.
L'avevo già pensato e
ne ho avuto la conferma: se ti capita di imbatterti in qualcosa che
ti interessa, che ti piace, che è già pronto lì, allora e solo
allora, dopo un'ulteriore riflessione, non ti resta che trattare ed
eventualmente acquistare.
A meno che non si
tratti di un artista con comprovate capacità; nel mio caso ho invece
pagato al prezzo di un artista di comprovate capacità un apprendista
alla caccia di una manciata di Fcfa per sopravvivere.
Quando per scusarsi ha
fatto cenno alle sue difficoltà non mi è rimasto da fare altro che
rispondergli dicendo che la vita presenta difficoltà diverse e di
vario genere in capo a ciascuno di noi.
L'ho licenziato
facendogli portare vie quanto mi aveva portato con l'idea di
chiamarlo nei prossimi giorni pensando di assisterlo nel suo atelier
passo dopo passo, ma poi ho maturato l'idea che andrò a trovarlo per
recuperare ciò che oramai mi appartiene nello stato di fatto in cui
si trova: stop.
Usciti i ragazzi e gli
ospiti, Bruna e Fulvio hanno avuto a disposizione tutto lo spazio per
sanare la loro fame di connessione dopo i giorni trascorsi in brousse
fino a quando, verso le sei di sera, Roland è tornato in compagnia
del candidato alla posizione di formatore nel settore della
saldatura. Il giovane in questione è stato alle dipendenze di colui
che rappresenta la prima scelta per noi, ma che a causa della sua
richiesta economica è stato messo in stand by; pertanto mi attendevo
un discorso ragionevole visto che Roland gli aveva già spiegato la
situazione.
Invece costui, con
l'auricolare del telefono pendente da un orecchio, dopo poche nostre
domande e risposte, dopo avergli spiegato che si tratterebbe di un
impegno sviluppato su due mattinate ed un pomeriggio per complessive
10 ore settimanali, dopo avergli anticipato che l'impegno del capo
meccanico è di 34 ore settimanali, ha emesso una richiesta economica
pari a quella della prima scelta che in realtà avrebbe fatto qualche
ora in più, ma soprattutto pari a quella corrispondente allo
stipendio mensile del capo meccanico quando il rapporto fra le ore
dedicate dall'uno e dall'altro risulta pari al 29% per il saldatore!
Inutile è stato
spiegargli che il lavoro non verrebbe fatto a vantaggio di noi
bianchi bensì di suoi giovani connazionali burkinabé: alla luce di
quanto emerso l'incontro si è concluso rapidamente con un nulla di
fatto.
Così come per
l'Africano è difficile capire che un bianco venga qui ad offrire
loro qualcosa in cambio di niente, allo stesso modo la loro mente
funziona anche nei confronti di altri africani.
Tutti pronti a dire:
che bello quello che state facendo qui per noi, ma quasi nessuno
parimenti manifesta disponibilità verso i fratelli.
In serata si è deciso
di andare a fare cena a La Giardiniere; per l'occasione sono stato
delegato alla guida di Folgore, ma appena salito ho visto che oltre
all'avvisatore acustico che aveva smesso di funzionare nell'ultimo
tratto di strada percorso da Bruna, ben più grave è risultata
l'avaria alle luci.
Quindi cambio di auto
forzoso: dentro Folgore e fuori Megane Scenic, auto che non avrei più
voluto guidare.
Infatti sin da subito
ha dimostrato tutti i suoi limiti, limiti che ho cercato di
compensare con la mia condotta di guida.
Bruna ha insistito per
farmi fare la strada che lei conosce ed io, sotto la sua
responsabilità, ho accettato: in realtà ho preferito così perché
dopo tre anni raggiungere con il buio e le strade rosse quel luogo
non sarebbe stato facile.
Ma anche con le
indicazioni di Bruna non è stato facile; quando il buio è vero buio
basta poco a non riconoscere un riferimento e a ritrovarsi nei
canions cittadini.
Dopo un po' è stato
identificato un riferimento certo e quindi si è raggiunto
l'obiettivo.
Ho trovato il locale
un po' modificato ed il personale cambiato, ma soprattutto Bruna alla
fine ha confessato che non sarebbe più tornata lì perché
insoddisfatta del cibo, cosi come in precedenza aveva manifestato
insoddisfazione del ristorante tanto caldeggiato per la qualità
della pizza non più trovata all'altezza alla seconda prova.
Dal ristorante ho
chiamato Omar per informarlo che l'indomani gli avrei fatto visita
per risolvere i problemi elettrici prima di partire per Koubri:
l'uomo si è palesato ancora una volta sveglio e disponibile.
Al ritorno ho
imbroccato subito la “mia” strada ed il rientro è stato così
velocizzato.
Sabato 22.XII.18
Con la camerata quasi
al completo è stata usata A/C durante la notte, notte
contraddistinta dai rumori emessi dai vari componenti: immagino di
aver contribuito anch'io, anche se quelli personali sono rumori più
difficili da identificare, tant'è che io non li ho sentiti.
Sono poi stato
l'ultimo ad alzarmi perché gli altri hanno esagerato anticipando i
tempi.
Ciononostante prima di
andare ho provveduto a delle sistemazioni esterne in funzione
dell'inizio delle nuove offerte formative.
Alle 8.30 ero da Omar;
stupidamente non mi ero ricordato che per la parte elettrica si
avvale di un altro operatore, un tipo di bassa statura,
apparentemente molto giovane che quando è arrivato ci siamo
reciprocamente riconosciuti.
In pratica è stato
più lungo il tempo trascorso nella sua attesa che quello impegnato
per le riparazioni: tutto è andato a buon fine e forse alla fine ci
stanno anche i 6.000 Fcfa pagati dopo breve trattativa (2.000 il solo
fusibile).
Ho preferito rimarcare
che oggi stavo accettando l'importo da pagare, ma che in futuro dovrà
riflettere bene perché io per lui non sono un bianco, sono un
burkinabé.
Sorrisi e strette di
mano e poi via per Koubri in mezzo ad un traffico notevole nella
prima parte sino al raccordo autostradale.
La giornata non sembra
caldissima ma il vento soffia costante ed io so bene cosa vuol dire
se ti trovi nella brousse, esattamente dove eravamo diretti.
Prima di entrare a
Koubri Fulvio ha identificato il segnale indicante Watinoma
(Benvenuto in lingua locale), una organizzazione che ha sede qui, che
fa capo a Flora ((Brianza) e Ado (Mossi) e che si occupa della
scolarizzazione di oltre 140 bambini sostenuti dall'Italia.
Inoltre dispone di un
locale semicoperto adatto ad incontri e dotato di bar, ristorante e
qualche camera; in più di un terreno da 20.000 mq dotato di forage +
pompa elettrica supportata da pannelli fotovoltaici dove le mamme dei
bambini della scuola coltivano prodotti da vendere sul mercato per
aiutare la propria famiglia.
Questa organizzazione
nei prossimi giorni sarà protagonista di un festival denominato La
lune du Sahel e Fulvio è stato invitato per fotografare il backstage
dei bambini impegnati in varie coreografie.
Subito siamo stati
condotti nell'ambito della scuola dove erano in corso le prime prove
dei bambini guidati da due istruttori dal piglio militare: le
eseguono sia al mattino che poi al pomeriggio.
Il pranzo si è
consumato tutti assieme a base di pollo (brianzolo: Flora è arrivata
questa notte da Villasanta) e ignam, il tutto cotto in umido.
Durante il pranzo ho
parlato con Ado e lui, persona assai comunicativa nonché personaggio
noto in tutto il Burkina per la pratica di una certa musica popolare,
mi ha raccontato dei quindici anni trascorsi in Italia facendo il
mediatore culturale ed esibendosi artisticamente in varie località.
Via via che si parlava
mi è venuto in mente che mio figlio, al tempo delle scuole
elementari, quindi parliamo di 25 anni fa, un giorno tornò a casa da
scuola entusiasta per la visita alla sua classe di una persona del
Burkina che aveva spiegato molte cose del suo paese, in particolare
in campo musicale.
Quando ho posto il
quesito specifico è emerso che al 90% potrebbe essersi trattato
proprio di lui! Dopo aver chiesto ad Ado se anche nei tempi trascorsi
in Italia avesse avuto i capelli tipo Rasta come adesso ed averne
avuto conferma, allora ho chiesto a mio figlio se si ricordasse dei
capelli di quella persona. No, lui non se lo ricorda questo
particolare, ma anche così, con un margine di incertezza, questa è
una storia che mi è piaciuta subito.
Successivamente sono
stato accompagnato a visitare l'orto dove erano all'opera diverse
mamme dei ragazzi; a seguire ho voluto raggiungere il monastero
benedettino di Koubri dove tre anni fa avevo conosciuto Soeur
Bernadette, un'anziana esperta di radici ed erbe nonché depositaria
della scienza sulla spirulina, altro prodotto sviluppato in loco
attraverso l'utilizzo di una particolare piscina in quanto la piccola
alga vive bene in acqua limida sempre in movimento.
Ne era nato un
simpatico rapporto: io la chiamavo Soeur Marketing per la sua
spiccata capacità commerciale e lei, sin da subito, era tutta
contenta di questo soprannome.
Prima di lasciare il
Burkina ero andato a salutarla; le avevo lasciato tutti i miei
medicinali ed anche degli attrezzi medici destinati alla maternità
da loro gestita.
In quell'occasione mi
aveva anticipato una sua puntata in Francia, dalla parte di Parigi,
per cure mediche; era una donna già anziana e non messa benissimo,
ma con uno spirito travolgente.
Mi aveva raccontato
che quando 60 anni prima era arrivata al monastero, in quella zona
giravano ancora indisturbati vari tipi di animali: leoni, scimmie e
serpenti.
Successivamente
ricevetti una sua email quando si trovava in Francia con l'invito ad
andarla a trovare; replicai che non mi sarebbe stato possibile in
quanto anch'io avevo qualche problema di salute da mettere a posto.
Da allora non avevo
più avuto notizie, ma qualcosa dentro di me diceva che non l'avrei
ritrovata: ho saputo da Ado che da qualche tempo quella nobile
persona che era stata da viva è entrata a far parte del club dei
più.
Inevitabile.
Per tutti arriva quel
momento; io stesso mi sento appartenere al numero di coloro che si
aggirano fra le rampe di lancio in attesa del proprio momento.
Per questo motivo la
visita più che al monastero è stata indirizzata allo spaccio per
gustare al volo uno yogurt fresco e acquistarne per casa.
Ho voluto anche
raggiungere il lago e cercare di identificare la casa realizzata da
Eugene sul terreno che allora avevo visto nudo, ma questa operazione
non mi è riuscita.
Ho allora accompagnato
Fulvio al Watinoma e ho ripreso la strada del rientro prima che
calasse il buio.
A casa Bruna non c'era
per accompagnamento di Martin così io mi sono fiondato in doccia per
prepararmi all'impegno serale consistente in un invito a cena a casa
di Achille che proprio in questi giorni ha traslocato.
Sono perciò rimasto
sorpreso nell'uscire dal bagno quando ho visto Marcel; praticamente
l'ho ignorato e mentre mi stavo vestendo ho sentito arrivare Bruna.
E' stato inevitabile
licenziarlo velocemente per mancanza di tempo: alle 19 Achille
sarebbe venuto a prenderci e Achille ha già dimostrato di essere
persona precisa.
Abbiamo portato del
tonno e del caffe, il primo per inserirlo in un sugo che la moglie di
Achille non saprebbe fare ed il secondo come omaggio per la serata.
Dopo le presentazioni
con i vari membri della famiglia, una moglie Giselle, una figlia
quattordicenne Benedetta, una seconda figlia Gloria e il più giovane
Angelo Maximo, entrando ho rivisto la casa che era ancora un cantiere
pochi giorni fa, ma ora ci sono le pareti dipinte e fa un'altra
impressione.
Molte cose erano già
state preparate ma c'era ancora da fare così tutte le donne si sono
attivate, e pure io per degli aspetti marginali.
Poi mi sono seduto sul
divano con Achille e così ho appreso che stavamo attendendo un suo
caro amico sin dall'infanzia, oggi impegnato con un importante
incarico al Ministero della Sicurezza Nazionale, e relativa famiglia
composta da moglie chirurgo e tre figli, due maschi ed una femmina.
Fra questi il più giovane, apparentemente due anni, è sempre stato
in movimento e tutti siamo stati attenti a che non combinasse danni.
La pasta al sugo di
cipolle, pomodoro, olive e tonno ha avuto successo: pare che la
famiglia amica avesse già mangiato a casa loro, ma non si è
lasciata fuggire la possibilità di ripetere (il peso specifico del
gruppo è sicuramente superiore alla media).
A seguire del buon
pollo arrosto e varie crudité condite con italico olio d'oliva
precedentemente donato da Bruna. Verso la fine è arrivato anche lo
psicologo Jean Raymond che non sapevo fosse amico del padrone di
casa: ho saputo così che egli è impegnato anche con i figli dei
minatori di Pissy, studenti della scuola realizzata forse da Shalom,
ONG toscana di qualità piuttosto attiva in B.F..
Verso le undici siamo
stati gli ultimi a lasciare: ho salutato con particolare simpatia la
tonda Giselle e la grande lavoratrice Benedetta.
Domenica 23.XII.18
Mattinata sotto
l'influsso dell'Harmattan, il vento polveroso che mi toglie la voglia
di uscire: per ben due anni, una volta qui ed una volta in Senegal,
in questo stesso periodo dell'anno ne ho sofferto le malevole
conseguenze.
Quando Marcel ha fatto
capolino senza essersi preannunciato, come è consuetudine da queste
parti, sia io che Bruna eravamo impegnati sui nostri rispettivi p.c.;
Bruna però ha interrotto la sua attività per prestare ascolto al
Presidente AJUDS chiedendomi se anch'io potessi unirmi a loro.
Premesso che nei
giorni scorsi, dopo aver ricevuto via email un Projet de Formation et
de Sensibilisation sur l'immigration, me lo ero letto sino in fondo
sviluppando delle mie considerazioni in merito, considerazioni che
sostanzialmente sono poi le seguenti:
- non voglio farmi prendere nella rete fatta di parole con la quale è stato scritto questo progetto, forte della esperienza maturata a fronte del progetto informatico dalla stessa organizzazione presentato tre anni fa;
- Anche allora come adesso sembrava che fossero già stati coinvolti enti statali e sponsor di nome, ma ciò era solo scritto nel preambolo. Si è trattato di intenzioni rimaste sulla carta;
- Inoltre la finalità del progetto informatico erano chiare e in parte raggiungibili anche da una piccola organizzazione volenterosa come AJUDS, mentre quelle del progetto attuale mi sembrano confuse e non alla portata di chi le propone.
Senza dilungarmi oltre
penso che non parteciperò il giorno 11 e 12 gennaio in qualità di
“formatore”come vorrebbe AJUDS, al massimo potrei fare un
intervento mirato.
A differenza di Bruna
io ravvedo solo la velleità di questo progetto che prevede da parte
dei partecipanti un'iscrizione a pagamento ( Fcfa 25.000: una cosa da
ricchi) a copertura dei costi per le pause caffe/dejuné e per i
formatori = Marcel Presidente ADJUS, in pratica l'unico ad avere
convenienza a che l'evento sia il più partecipato possibile, anche
se si ipotizzano massimo 20 presenze.
I temi da trattare
sarebbero: Technique specifique de mobilisation des finances pour la
creation de la nouvelle entreprise; Investissement rentable et sur;
L'éducation financière; La motivation pour faire face aux défis du
moment; Les risques de la migration clandestine; Les conditions de
vie des migrants en Europe.
Praticamente quasi un
master!
Beatrice è da ieri
che mi sta cercando sia con passaggi a G.I. che con telefonate: Bruna
dice che è molto affezionata a me, ma io ho qualche riserva in
merito alla luce del comportamento da lei tenuto nel triennio di mia
assenza.
Quando si è fatta
viva dopo la cerimonia religiosa domenicale - in quanto appartenente
ad una chiesa protestante denominata “biblica”è molto impegnata
nei momenti topici, indossava un abito adeguato all'evento al quale
aveva partecipato.
Mentre Bruna era in
attesa di essere prelevata da Sama si è preparato il caffe e la
visita sembrava essere effettivamente solo di cortesia;
successivamente la donna ha esordito che avrebbe voluto parlare con
Bruna, ma essendo Bruna partita dopo un po' si è decisa a parlare
con me.
Quando meno te lo
aspetti ti trovi comunque e sempre coinvolto in una storia africana,
piena di risvolti e di misteri che te la fanno apparire di difficile
comprensione.
In questo caso c'è un
pregresso che io avevo smesso di voler accertare, ma che qui
riaffiora mischiato con l'operazione di micro credito della quale Bea
fu beneficiaria per realizzare il Maquis.
Nei tre anni passati
mi ha inviato tanti bei saluti e auguri di eccellenti giornate, ma
mai un resoconto, anche approssimativo, sull'attività per la quale
era stata aiutata.
Da quando sono
arrivato gravita più spesso su Garage Italia e pertanto, fra mezza
parola oggi ed un'altra mezza alla volta successiva, mi sono reso
conto della situazione fallimentare in cui si trova: a titolo
esemplificativo riporto il passaggio successivo.
“Avevo prestato dei
soldi per l'acquisto di una vacca ad una parente al villaggio, ma poi
la vacca è stata rubata e quel bel pacchetto di Fcfa se ne è andato
in fumo senza poter più nulla recriminare o pretendere”.
Qui è così; a volte
ti vengono fornite notizie parziali solo per non darti preoccupazioni
aggiuntive. Questo non è dire menzogne, anche se gli assomiglia
molto, è solo segno di grande rispetto per chi ha fatto qualcosa per
te e tu non sei stato in grado di corrispondere adeguatamente.
E' emerso che si trova
senza acqua dove abita, una piccola corte condivisa con altre tre
persone. Nei giorni scorsi le avevo consigliato di verificare il
pagamento delle fatture ed ora vengo a sapere che sin dal mese di
giugno queste non sono state pagate. Mi ha chiesto di anticipare Fcfa
10.000, ma io non ho voluto darglieli perché non sono riuscito a
capire il motivo per cui non si agitano anche gli altri della stessa
corte (pare che uno abbia i figli malati, un altro sia senza lavoro
etc etc: capisco, sono le solite storie di miseria in cui la
sopravvivenza giornaliera è l'obiettivo minimo da raggiungere
quotidianamente).
Mi è venuto da
pensare che così come molti Burkinabé stanno rientrando
dall'Europa, allo stesso modo altri dovrebbero dismettere la città e
tornarsene nei villaggi siti nella brousse da dove provengono.
Le ho parlato un po'
da padre e un po' da anziano saggio, ma sempre al senso di
responsabilità individuale portavano i vari discorsi.
Se non riesci a vivere
ai costi di qui prima o poi bisogna sapersi inventare qualcosa di
diverso dalla compassione delle persone bianche, per quanto chiamate
maman e papa.
Le ho detto che
l'indomani avrei voluto parlarle insieme a Bruna in relazione alla
imminente riapertura del chiosco/maquis, tanto per capire meglio il
livello di affidabilità e quindi se vale la pena per BnD regalare
un ulteriore importo destinato alla ripartenza (oramai la terza in
ordine di tempo).
Sono giorni questi in
cui G.I. rimane chiuso, ma quante piccole rogne ci sono sempre da
ascoltare e da dirimere: sembra la vignetta dei Peanuts di Lucy van
Pelt “Psychiatric help 5 cent – the doctor is in”.
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