giovedì 28 giugno 2012

Cape Cod Bay


Dopo la lettura della guida Lonely Planet, sono consapevole che oggi, martedì 26, non sarà una giornata facile: e ciò in quanto questa Cape Cod Bay è una zona per ricchi, quindi piena di limitazioni al traffico ed al parcheggio, con strade a pagamento e parcheggi dedicati a chi vuol raggiungere le spiagge, sempre a pagamento. Ah, la Danimarca, con le sue spiagge libere e le sue alte dune, quanto è stato tutto più semplice!

 
Raggiungo prima delle 9 Salt Pold Visitor Center per sentirmi dire che non apre se non più tardi. Nell'attesa uso la tecnologia di bordo, ma qui è impensabile una connessione. Intanto vedo che il piazzale antistante al Visitor Center si va riempendo e, contemporaneamente, c'è un certo movimento di polizia e rangers; poco dopo noto un'auto di quest'ultimi che si ferma a fianco del Nomade. Scendo incontro alla giovane ranger e chiedo se ci sono problemi a restare parcheggiato dove mi trovo; mi risponde informandomi che c'è un camp ground poco lontano e che non si può restare dopo le 18. Bene, tanto io sono qui per una visita in giornata, replico. A questo punto il discorso si amplia e la giovane è ben felice di dare una sbirciatina a bordo, restando entusiasmata dal colore giallo dell'interno. Poi mi chiede dello snorkel ed altro, è molto carina e gentile, ma capisco che di nozioni geografiche non ne ha troppe al di fuori di quelle relative ai suoi luoghi.


Intanto dalle auto parcheggiate molti stanno smontando bici per andare a zonzo nell'area. Questo parcheggio, piuttosto ampio, è for free, per questo è preso d'assalto. La zona appartiene ai ricchi, ma ne fruisce anche gente normale che, con l'aria di crisi che tira, è molto attenta a qualsiasi esborso superfluo. Dai frequentatori di Boston avevo avuto impressioni diverse. Raccolte le informazioni che mi servivano, caricato sulle spalle il solito fardello, mi avvio per un'escursione verso Coast Guard Beach, certo non per la beach, ma per il fascino del percorso che si snoda separato da quello destinato a chi lo vuol effettuare in bici, totalmente dentro alla foresta; 

giunto a destinazione, il tempo è grigio e non promette niente di positivo, il terreno è fradicio dalla pioggia del giorno precedente, complessivamente non mi sembra nulla di particolare.


Sto pensando se lasciare il Nomade al parcheggio e, utilizzando un servizio bus, raggiungere altre località della penisola quando, controllando meglio i collegamenti con i bus, mi rendo conto che la cosa è parecchio complicata, pertanto decido di muovermi con il Nomade per come sarà possibile. 


Nel momento del rientro a casa vengo avvicinato da un insegnante in pensione il quale aveva già notato il mio veicolo ed aveva una gran voglia di parlarmi: egli pure possiede un camper e mi suggerisce la visita di alcuni Parchi Nazionali dove è possibile sostare for free, cosa questa che è una rarità. Grazie, ne terrò conto, e vado verso Province Lands Visitor Center & Race Point Beach, l'unica altra meta ad essere dotata di parcheggio for free. 

Lungo la strada mi soffermo al Marconi Station Site, luogo dal quale il nostro scienziato aveva operato con successo. Trovo singolare che anche a Sestri ci sia qualcosa che ricorda gli esperimenti dell'Ingegnere, la torre Marconi, da tempo praticamente ignorata in quanto sita all'interno del promontorio privato appartenente all'Hotel dei Castelli. Qui vi è una segnalazione specifica che ricorda l'opera dello scienziato valorizzandola, a casa nostra non se ne sa nulla, e chissà quanti non sapranno nemmeno chi è stato questo sconosciuto: nemo propheta in patria!


Prima di arrivare a Provincetown resto poco convinto dallo sviluppo immobiliare costante e continuo realizzato sulla Beach Point: i cottage sono tutti allineati, dello stesso anonimo colore, con pochissime varianti di forma. Si tratta quasi esclusivamente di resort dove, personalmente, non ci vorrei passare nemmeno un'ora del mio tempo. 

Mi trovo poi dentro a Provincetown senza averlo voluto, ma per decisione di Garmin: dopo un percorso da incubo riesco ad uscirne indenne e mi allontano in fretta dal demonio per raggiungere PLVC, ben inserito nella natura che lo circonda e dotato di un patio sopraelevato dal quale ammirare a 360° l'area. Comincio a incrociare dei mastodontici e anonimi VR a noleggio, anche al supermarket dove mi fermo verso sera.


Raggiunta Herring Cove Beach senza possibilità di sosta, inverto direzione di marcia per raggiungere Nauset Light. E' allora che si scatena un temporale con la stessa modalità di quelli già incrociati, questa volta con un po' di grandine in aggiunta. 


Come piove le strade tendono a semi allagarsi, anche per le pendenze che portano i rivoli verso il centro anziché all'esterno. Riesco ad arrivare dove volevo in un momento in cui non piove, così posso portarmi via anche un'immagine ricordo di un faro fra i tanti dei quali la zona è ricca, dopo aver lasciato qua e la tracce della mia presenza ( nome e provenienza nei libri dei due Visitor Center).


Speravo in una possibilità di connessione, ma il segnale che percepisco in un parcheggio di un centro commerciale di Orleans, dove mi sono fermato apposta, è debole o assente: non sarà che tanta tecnologia è solo di facciata in questo paese?


E' ormai notte quando riprendo il posto collaudato a Brewster già ieri sera, mentre il contachilometri mi informa che il Nomade ha ormai percorso 2.000 km negli U.S.A.



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