venerdì 30 dicembre 2016

Attesa della fine di un altro anno Africano a Toubab Dialaw


Martedi 20 dicembre 2016
Tutto pronto per il trasferimento a S.Louis: ricevute alcune dritte dalla moglie di Fabio mi sono incamminato con il mio bagaglio al seguito su un percorso di un migliaio di metri per intercettare l'autobus della linea 69.
Già far girare le ruote della valigia sulla sabbia non è semplice e quando sono arrivato a destinazione mi sono lasciato distrarre da alcune persone in attesa del bus. Alla richiesta se quello fosse anche lo stop del bus che avrei dovuto prendere la risposta è arrivata in senso affermativo chiara e forte.
Subito un giovane ha iniziato a rivolgermi delle domande mirate a ottenere una assunzione o un aiuto per ottenere il VISA per l'Italia.
A quel punto mi è sopraggiunto un dubbio vedendo transitare tanti bus meno il mio: infatti la fermata era dieci metri più avanti.


Appena salito sono stato invitato dal bigliettaio a depositare il bagaglio fra le sue gambe e a trovare un posto a sedere per complessive FCFA 500.
Il viaggio è durato un'ora fra viuzze ove si procedeva a passo d'uomo e poi su stradoni intasati sino a che mi è stato fatto cenno per scendere.
Da li la gare routiere è raggiungibile velocemente ed io per le 10 ero già alla ricerca del mezzo adatto al viaggio. Sono stato subito affiancato da un “bagagiste” dotato di carta di riconoscimento il quale mi ha elencato le tre opzioni possibili: sept-place, minibus o Bus.


Ricordando quelli moderni del Burkina ho optato per questa tipologia di veicolo anche perché gli autisti continuavano a ripetere che sarebbe partito alle 10 quando ormai erano già le 10.20 , quindi, ho pensato, subito.
Invece ci è voluto ancora un'oretta prima che venisse acceso il motore di un semi cadavere che nulla aveva a che fare con quelli che ricordavo viaggiare sulle strade del ben più povero Burkina Faso rispetto al Senegal.
Già mentre ero seduto in attesa della partenza una signora da due file dietro si è messa a parlarmi in Wolof con l'intenzione di ottenere la mia maglietta antivento della quechua: sorridendo ho rifiutato.
Una volta uscito dalla gare routiere il bus ha continuato a fermarsi ogni due per due per raccogliere passeggeri mischiati ad un traffico esagerato sino a dopo Rufisque.



La conferma che non si sarebbe presa l'autostrada è avvenuta presto; intanto ad ogni sosta il bus veniva assalito da donne venditrici di frutta, creme, vestiti per bimbi, acqua, dolcetti, uova sode ed altro, a volte ottenendo buoni risultati.


La merce che si presentava davanti ai miei occhi era sempre la stessa ad ogni stop e pertanto spesso le donne dovevano scendere dal bus già ripartito senza essere riuscite a ragranellare nulla.
Sino a Thies è stato un viaggio al rallentatore, dopo è stato più veloce sino a Kebemer e sino a Louga, ma perdendo tempo in soste per carburante e non so che cosa.


Ha sempre viaggiato con le porte aperte e un tipo in particolare fra i coadiuvanti sembrava un capetto con tanti interessi da sbrigare velocemente ad ogni fermata.
A questo punto Marco ha cominciato a cercarmi spesso nella speranza di sentirsi dire che ero prossimo all'arrivo, ma non è stato così sino alle ore 20 quando sono sceso a Gancon, l'ultimo paese prima di S.Louis, dove sono stato da lui prelevato.



Sono sceso con le gambe rattrappite e un po' frullato; per fortuna che la mia valigia è stata rintracciata in fretta sul tetto e calata a terra nel buio della notte calata da tempo.
Sono entrato nella proprietà dell'amico alle 20.30 ottenendo un'ottima accoglienza sia da Ben, la moglie, che dalla mamma di lei presente in visita prolungata dall'Italia, e poi dai bimbi.
Si è resa necessaria una doccia per essere in grado di occupare un posto a tavola insieme a Marco; tutti gli altri hanno consumato il pasto seduti a terra.
Alla fine le conversazioni si sono prolungate quasi sino alle 24 quando tutti i rimasti si sono ritirati.


Mercoledì 21 dicembre 2016
Itinerario a S.Louis. Qualche timida presenza di turisti. Il villaggio dei pescatori, la spiaggia, due passi nel Patrimonio UNESCO.







Incontro con un tale definitosi pescatore; dopo discorsi generici ha citato il film Terra Nostra per poi raccontare una storia da lui vissuta relativa ad un tentativo di espatrio in piroga. 



La storia era la stessa del film “la Pirogue”, quindi o il film si è ispirato alla sua storia o lui la storia la stava recitando per ottenere qualcosa, così come alla fine si è dimostrato!








Pranzo preparato da Ben gustoso e abbondante, troppo abbondante.
Dopo ho effettuato un contatto telefonicamente M.me Niang a Thies punto di riferimento locale della onlus l'aurora con la quale collabora Maria Grazia, la persona conosciuta poco prima della partenza per il Burkina che aveva messo subito a disposizione di BnD mio tramite parecchio materiale medicale; al suo rientro dall'ultima missione in Senegal, dopo aver visitato il website trovando spunti interessanti, avevo contattato il responsabile in capo ottenendo una risposta di grande apertura alla iniziativa che sto conducendo.



Avevo deciso di dedicare del tempo ad una visita e l'occasione di una sosta a Thies nel rientro verso casa mi è sembrata appropriata.




Pomeriggio al villaggio di Gui Guelack dove è insediata una comunità autosufficiente che si occupa di allevamento, di trasformazione del latte in formaggi, di agricoltura, di tessuti, di insegnamento, di sanità: il tutto in un contesto tranquillo nel cuore della “brousse” mantenuto pulito e ordinato.





Vorrei esimermi dal partecipare alla cena, ma la promessa di una insalata e l'assaggio di un caprino appena acquistato mi convincono a partecipare.




Dei tre figli presenti in famiglia, il bimbo piccolo è iperattivo e costantemente accudito dalla mamma o dalla nonna, in questi giorni ospite come me, o da una cugina grande che è qui alla pari.
Ancora conversazioni su aspetti di vita particolarmente interessanti riferiti da Ben, persona ricca di qualità e carattere che forse potrei definire come Senegalese della diaspora.



Giovedì 22 dicembre 2016
Preso contatto telefonico sia con il referente presente al villaggio dove è in predicato un intervento per la realizzazione di un "forage" che con capo villaggio: entrambi non rispondono.
Procedo con sms contando sul fatto che durante la giornata ci si possa parlare.
A farsi vivo è il capo villaggio il quale mi comunica di essere in partenza per Dakar dove trascorrerà delle vacanze.
Però mi preannuncia l'invio del numero telefonico del Sindaco tramite sms.
Appena ricevuto mi metto in contatto con il Sindaco con il quale concordo per domani.
Intanto da un numero a me sconosciuto vengo raggiunto da una persona che faticosamente riesco a capire essere il referente; a fronte delle sue doglianze per non essere al corrente della mia visita gli ricordo di aver spedito sms sul suo numero a me noto.
Egli domani lavora e non è in grado di assistermi per cui propone di spostare la mia visita al giorno dopo in quanto non è necessario che io abbia contatti con altri al villaggio: già qui ho cominciato a capire che l'operazione sarebbe stata in salita con Harmattan contro!
Cominciano a svelarsi gli altarini, penso, e lo rimando ad una chiamata che effettuerò domani.
Verso le 15 costui mi richiama spiegando che il progetto ha già avuto tutte le autorizzazioni necessarie e quindi basta che io incontri lui; un po' infastidito come nella precedente telefonata lo rimando a domani. Il mio mandato è quello di conoscere la realtà del villaggio, quindi il progetto per come è stato impostato: pertanto partirò domattina come preannunciato a tutti e poi starò a vedere chi mi verrà a prendere.




La giornata è battuta da un Harmattan piuttosto duro con raffiche che generano sibili da rifugio alpino mentre è in corso una bufera; ciononostante accetto l'invito di Marco per andare verso le coltivazioni di riso a circa una cinquantina di km. da casa sua.




Il percorso è quasi tutto su sabbia con qualche tratto di pista “ondulé”; primo stop in un posto che mi affascina per la presenza del fiume e di una struttura coloniale destinata alla produzione dell'acqua .
Un gruppo di donne sta lavando i panni come tutti i giorni, oggi sotto le raffiche del vento, come tante altre volte.





Dopo raggiungiamo la zona delle coltivazioni rese possibili anche per delle opere idrauliche realizzate dagli americani; attualmente i terreni sono nudi e pronti per essere lavorati, salvo un appezzamento dove era in corso la raccolta di pomodori.




Già prima lungo la strada Marco mi aveva segnalato la presenza di un insediamento spagnolo dedito alla coltivazione di pomodori da serra destinati in gran parte all'esportazione.
A seguire il nostro tour ha sfiorato la frontiera Senegal Mauritania in località Diama per poi percorrere la pista che corre ove prima atterravano gli aerei, ancora contraddistinta dalla segnaletica a terra composta da conchiglie bianche.



Il nuovo aeroporto, poco più lontano, praticamente è privo di movimento!
St. Louis da proprio la sensazione di essere un ambito isolato e lontano. Con la testa frastornata dal vento rientriamo a casa per non muoverci più per tutto il giorno: da un certo punto di vista sarebbe stata la giornata giusta per rimanere a flanellare nel letto. Così si imbastiscono tante conversazioni su argomenti interessanti fra Ben, me e Marco sino all'ora di cena e anche dopo.



Venerdì 23.12.2016
Inizio operazione "forage".
Sept Place per Kebemer alle 9.30 con partenza alle 10.00 e l'arrivo a destinazione verso le 12.00.
Il numero telefonico del Sindaco oggi non risulta utilizzabile: una registrazione poco comprensibile rimanda ad un altro numero a me ignoto!
Già lungo la strada il referente mi aveva contattato da un numero sconosciuto rendendo difficile il suo riconoscimento; egli mi aveva indicato la sua disponibilità a partire dalle ore 17.00 e ancora non comprende perché io voglio recarmi al villaggio anche senza di lui per parlare con le autorità locali.
Ad un certo punto, dopo essere stato inizialmente circondato da chi pensava di offrirmi il proprio servizio e dopo aver considerato di trovare riparo in un albergo locale, decido di inviare un sms a quello che inizialmente pensavo potesse essere il capo villaggio ed invece avevo poi appreso essere la più alta autorità nell'area, quella di Sotto Prefetto.
Nell'ultima comunicazione intervenuta mi aveva detto che non ci saremmo incontrati in quanto sul piede di raggiungere Dakar per un periodo di ferie (deve avere il miele di tutti i luoghi di perdizione visto che continuo a sentire di gente che vi ci si reca).
Subito dopo ho ricevuto la sua chiamata con la quale mi ha messo al corrente che ora la comunicazione con il Sindaco è ripristinata.
Quest'ultimo mi informa che sarebbe stato a Kebemer per le 15 e mi invita ad attenderlo; mi colloco all'ombra di un albero cercando di sottrarmi al caldo dell'ora peggiore mentre una minoranza di conduttori di veicoli presenti alla gare routiere si rivolge a me, quelli che parlano il francese. In realtà c'è anche un rimpatriato dall'Italia che ora trasporta persone con un Mercedes 408 abbastanza sgangherato.
Quando questi si allontana viene la volta di un altro che qui conduce una Mercedes 190 apparentemente in ordine rispetto a ciò che si vede in giro.
Il tempo trascorre e verso le 15.30 ho richiamato il Sindaco per sentirmi dire che sarà in ritardo sull'orario.
Mi sto veramente stancando quando, come per un effetto magico, arriva un'altra chiamata dal referente il quale propone di raggiungerlo al suo bureau posto una decina di km. in direzione Thies.
L'autista della Mercedes 190 caldeggia questa soluzione perché vedere un vecchio bianco che attende da tanto tempo esposto al caldo qui genera compassione e anche perché la corsa costa più del percorso da St. Louis: ben CFCA 3.000!
Vengo fatto accomodare in un locale fresco rispetto al clima esterno mentre il giovane deve completare il suo orario di lavoro: si occupa della concessione di micro crediti agli agricoltori.
Nel giro di 30' si libera e allora si tratta di organizzare il trasferimento al villaggio; l'auto di famiglia, che peraltro lui non può condurre per mancanza della relativa licenza, è in “panne”!
Pertanto mi porta nell'area del posto di Sanità dove lui occupa una camera dal L al V (rientra al villaggio per lavorare la terra).
E' arrivato il momento di cercare di spiegare il motivo della mia venuta; dal mio punto di vista la confusione derivava dalla mancanza di aggiornamento sul cambiamento del progetto da parte dei beneficiari, ma dal loro punto di vista era inspiegabile la mia presenza anche perché probabilmente lo stesso contatto senegalese non l'aveva ben capita quando ci si era parlati in Italia.
Ora bisogna riuscire a trovare un'auto e mentre ci si muove in tal senso arriva la chiamata del Sindaco che ora sarebbe disponibile a Kebemer: sono talmente fuso che decido per incontrarlo in un altro momento.
Inoltre percepisco un dolore generalizzato che si diffonde dalle spalle e nel timore di potermi ammalare cerco di assumere qualche medicinale fra quelli che ho al seguito, ma prima devo procurarmi acqua in bottiglia in quantità sufficiente anche per il tempo da trascorrere al villaggio.
Alla fine viene rintracciata una Golf che più scassata non si può immaginare; il referente tratta duramente sul prezzo e pare che il tipo non sia d'accordo, ma poi tutto si appiana in un attimo anche perché perdere la possibilità di acciuffare dal mio portafogli FCFA 5.000 nessuno scemo nemmeno qui lo farebbe.
Prima di arrivare al villaggio ci si ferma a Kebemer presso il meccanico che ha in cura l'auto appartenente alla famiglia del referente. Il giovane, senza credito sul suo telefono, ha già imparato a chiedere disinvoltamente di usare il mio, questa volta anche sparendo alla mia vista.
La Golf ci conduce al villaggio sul far dell'imbrunire dopo aver lasciato il goudron per percorrere una pista senza alcuna indicazione né alcun utile riferimento.




Appena arrivato subisco il momento delle presentazione agli uomini del villaggio partendo da chi occupa il posto più alto nella gerarchia, fra questi il parente – grande esperto di agricoltura - che ha iniziato localmente l'attività nel settore orticolo tirandosi al seguito quasi l'intera comunità.
Finalmente penso di potermi sdraiare un attimo per riprendere fiato, invece il giovane referente mi affianca sul letto per rendermi edotto circa l'ultima variante del progetto in corso mentre io ne percepisco alcune falle dovute a carenza di nozioni tecniche.
Non potendo riposare mi adeguo sino a che arriva la cena introdotta da una donna che, come le altre, qui interpreta il ruolo del fantasma al servizio dell'uomo: il pasto è assai frugale e consiste in un couscous di miglio da insaporire con salsa di arachide (per la quale non stravedo) o con latte (sapore che il giovane preferisce).
Dopo spero di restare solo, ma non è così.



La stanza è quella che normalmente usa il senegalese che lavora in Italia (rappresenta il contatto di conoscenza) per giacere con la moglie; è calda, buia, senza zanzariere, piena di mobili che contengono abbigliamento mal riposto, ma dotata di un letto King Size che apprendo dovrò spartire con il giovane: fare buon viso a cattiva sorte dicevano i vecchi ormai scomparsi, e così mi comporto anch'io.


Il giovane poi attiva un modem portatile in modo da consentire una connessione assai instabile che avviene nel buio più assoluto in quanto qui non c'è l'elettricità. Qualche pannello fotovoltaico consente la visione della televisione all'aperto a donne e bambini della famiglia e di altri cortili oltre alla ricarica di cellulari che deve avvenire a rotazione.
Proprio ora il mio Samsung sembra aver subito un tracollo verticale e lo dimostra non tenendo la carica nemmeno per tutta la giornata! Forse dovrò invertire la scheda con LG che, più anziano di quasi un paio d'anni, dimostra di avere più carattere.
Prima di chiudere la giornata dovrò per forza affrontare l'esperienza del bagno: non è drammatica ma presenta dei limiti che nessun bianco mediamente sano di mente accetterebbe di sopportare.


Ma questa è la vita al villaggio: tranquilla da far perdere la nozione del tempo e contemporaneamente essenziale, dove la tecnologia è presente attraverso i giovani, ma anche gli anziani dispongono del cellulare, dove i ruoli maschio femmina sembrano l'unica cosa destinata a non cambiare nel tempo.




Sabato 24.12.2016
La notte è passata tranquillamente anche se con dei rumori ricorrenti che sono stati quelli della chiamata alla preghiera accompagnata da una cantilena lunga e dall'andamento costante alla quale si è poi accodata quella degli animali seguita infine da quella degli umani.
La colazione viene servita sempre al buio della camera e depositata a terra su di un tappeto, come ieri sera per la cena, e consiste in caffe latte e mezza baguette “imbottita” di salsa di cipolla stile Ancienne Senegal.




Poi vengo accompagnato a visitare i campi dopo essere stato messo al corrente dell'intreccio parentale che affaccia nella corte del referente, intreccio sul quale non mi impegno affatto.



Intanto apprendo di un “forage” comunitario che fornisce acqua domestica a FCFA 150/mc ed anche all'agricoltura, ma da quando sono state introdotte le coltivazioni orticole serve più acqua ed è così che il prezzo è lievitato nel tempo sino a toccare recentemente la punta di FCFA 225/mc.
Di pozzi e “forage” in giro ce ne sono diversi, ma quasi tutti abbandonati con motivazioni tecniche varie.
Il pozzo del referente è sito su terreno di proprietà ed intercetta l'acqua sui 45 m.di profondità; con dei pannelli fotovoltaici la pompa è in grado di portarla a livello dei campi solo per tre ore alle quali segue un intervallo più lungo prima che se ne formi dell'altra (questo attualmente in quanto in stagione secca).




Esiste una centrale di proprietà dello stato di grandi dimensioni che fornisce acqua alla capitale, ma sembra non percorribile la strada di un accordo per poterne godere di una parte.
La stessa famiglia aveva scavato un altro pozzo in passato, anch'esso caduto in disuso (sarebbero da accertare i motivi onde comprendere se lo scavo potrebbe essere usato come base per un “forage” ad un costo inferiore proprio perché si partirebbe da una quota di profondità già acquisita).




Il progetto che la famiglia vuole realizzare consiste in un “forage” dotato di riserva d'acqua adeguata posta almeno a 12 m di altezza da terra per poter eventualmente essere convogliata sino ad una distanza di 13 km..
La famiglia poi è interessata a fornire acqua a chi la dovesse richiedere, sempre che il ”forage” ne possa estrarre in quantità adeguata; si tratterrebbe di utilizzare del personale che dovrebbe gestire uno o più contatori tenendo una registrazione valida per la riscossione di un prezzo che sarà stabilito sulla base della sempre valida legge di mercato, ma che il contatto senegalese italico telefonicamente mi ha anticipato potrebbe essere in FCFA 175/mc.




La lacuna più grande è la mancanza di una indagine tecnica atta a supportare una scelta.
Qui chi ne ha la possibilità tende a realizzare un “forage” in proprio fermandosi a 80/90 m. dove l'acqua storicamente si intercetta.



Però in una precedente visita ad un villaggio di 3.000 anime posto verso sud ho appreso che l'acqua era disponibile all'incirca alla stessa profondità, ma si è andati ben oltre per assicurarsi una più lunga durata nel tempo e un giusto equilibrio fra costi e benefici riferiti a tutta la comunità.
Dove il ragionamento coinvolge un unico gruppo famigliare per quanto allargato non si superano le 300/400 unità ed il gioco non starebbe in piedi.




La cooperazione e la pianificazione non appartengono alla cultura senegalese in generale, fatte rare eccezioni, ed è così che, a mio avviso, se si sommassero tutti gli interventi eseguiti nel tempo emergerebbe invece la cultura dello sperpero, peraltro incredibilmente presente in tanti settori di questo paese che non è fra i più poveri ma sempre povero è, che invece dovrebbe essere in grado di risparmiare su tutto e di riciclare il più possibile.
Sul campo destinato agli ortaggi insistono un pozzo attivo come ho precedentemente evidenziato, una volumetria tecnica dotata di un trasformatore di energia elettrica prodotta da pannelli fotovoltaici e utilizzata anche per deposito di materiale, oltre ad un'altra volumetria destinata all'allevamento di un migliaio di polli.




Vi è poi un'area dove vengono riprodotte le piante di cipolla da mettere a dimora successivamente attraverso un'opera di diradamento, mentre esistono anche giovani filari di alberi di mango e di agrumi (limone in particolare) messi a dimora nell'ultimo anno.
Su un altro appezzamento di terra già cintato vi sono vari animali e fra questi galline da uova.
Mi astengo da esprimere considerazioni che esulano dall'”expertise” sul quale mi sto impegnando.
Il giovane referente oggi usa una antica motozappa di produzione italiana per preparare il terreno alla coltivazione della cipolla e del peperoncino.
Il terreno non è in piano e presenta delle pendenze ad andamento variabile fra un lato esterno ed il pollaio /pozzo, pendenza che crea delle oggettive difficoltà.



Alle 11.30 il carburante del serbatoio è terminato e così il lavoro rimane sospeso.
Rientrando al cortile famigliare tocco con mano nel grande spazio della comunità un pozzo abbandonato, un “forage” che prometteva bene ma non andato a buon fine, un rubinetto ad uso di tutti anch'esso in disuso da quando l'acqua arriva alle singole corti: mi sembrano tanti soldi sprecati.
La gente non è in grado di unirsi su un progetto comune e da ciò discende, in assenza di un servizio minimo garantito dallo stato, il proliferare delle medesime iniziative a costi moltiplicati per quante ne vengono messe in atto dai singoli.




Dopo le ore trascorse nella “brousse” durante le quali ho cercato di capire il progetto, come due fratelli siamesi siamo tornati alla stanza condivisa.
Durante il pranzo servito con le solite modalità da una donna fantasma che mi sembra riconoscere nella moglie del contatto italico, oramai il concetto è acquisito: qui si consuma il pasto mediamente fra le 14 e le 15 – segue poi il rito del te.
Mentre erano fra noi in corso ancora discorsi riferiti a ciò che avevo appreso in mattinata, improvvisamente il referente mi ha nuovamente chiesto di poter usare il credito del mio portatile per sue conversazioni personali (egli dispone di due apparecchi telefonici e altre attrezzature tecniche atte alla comunicazione, ma evidentemente non dispone di credito e quindi continua a spostare dall'una all'altra la “pouce” salvo trovare più comodo rivolgersi a me).


Terminate le sue conversazioni cambia argomento introducendomi alle meraviglie da lui decantate relative alla città di Touba, sede della più importante confraternita sufi dei Mouride presente in tutto il mondo e fedele a Cheihk Amadou Bamba.
La città dista un centinaio di km. da qui e mi viene proposto di effettuare una fuga utilizzando l'auto in “panne” condotta da un amico; è allora che io commetto una imprudenza informandolo che non ci sarebbe bisogno di un autista in quanto sono dotato di licenza internazionale a condurre.
Ne esce un programma per cui, o lasciando il villaggio o domani al ritorno, potrei incontrare il Sindaco e a seguire potrei terminare il lavoro con l'acquisizione di determinati dati; così facendo potrei proseguire per Thies nella giornata di lunedì.
Ok., affare fatto! Il mio telefono oramai è nelle sue mani per una serie infinita di conversazioni con il meccanico che sembra in grado di poter portare la vettura al villaggio entro le ore 17.00.
Per l'occasione della visita alla città Santa vengo indotto a vestire un abito da cerimonia che mi viene messo a disposizione.
Con il bagaglio pronto ed il ritardato arrivo del meccanico vengo messo al corrente che servono FCFA 3.000 per la benzina in quanto l'auto è a secco (pare che l'ultimo ad utilizzarla sia stato Papi quando era qui un mese fa!).
Dopo i saluti di rito ai vertici della piramide si va a Kebemer a depositare il meccanico il quale aveva già dato prova del suo modo di condurre nei 3-4 km. di sterrato: chissà cosa voleva dimostrare!
Nel momento in cui prendo la guida della Laguna/2004 decantata come un gioiellino mi rendo conto del suo reale stato di manutenzione: speriamo solo che non ci lasci per strada perché oramai il buio incombe ed anche la visibilità condizionata dall'Harmattan non aiuta.
Appena ho acceso i fari per vederci ho capito che sarebbe stata dura: gli anabbaglianti praticamente sono inesistenti e gli abbaglianti bisogna toglierli prima degli incroci con altri veicoli che avvengono in una nube di polvere praticamente a visibilità zero.
Con una tensione crescente riesco a cavarmela sino a che arriva il momento del parcheggio davanti alla Moschea verso le 20.15.



La visita che il referente vorrebbe impormi a quest'ora (non capisco, c'è tutta la mattinata di domani a disposizione), abortisce subito quando il personale della Moschea, che peraltro resta aperta tutta notte per i pellegrini, spiega che domani dopo le 9 la cosa è fattibile.
Quindi si va in una casa parentale dove si trova attualmente Maman: solite procedure di presentazione e occupazione di una camera con letto King Size.
Non commento lo stato di manutenzione in cui la stanza con bagno annesso si trova!(ma almeno il bagno c'è e dopo il villaggio qui sembra Los Angeles!).
Poco dopo alcune donne preparano il tappeto con una tovaglia sulla quale appoggiare il contenitore della cena; c'è da dire che questi usi e costumi così ben radicati fanno sentire un uomo all'interno della sua corte, sia pure di ceto sociale misero, come un re.
Successivamente si tratta di effettuare alcune visite dovute; nel primo caso l'uomo, seduto fra le “sue”donne davanti ad un televisore posizionato in uno spazio all'aperto, appena vede il referente si alza per accompagnarci nella propria camera dove ci si siede sui bordi del materasso, ognuno con la faccia rivolta altrove.
Solito letto King Size, foto di religiosi appese alle pareti sporche che normalmente sono drappeggiate da tendaggi leggeri.
Dopo qualche scambio di circostanza e la spiegazione della mia presenza, il tutto in Wolof, l'incontro termina.
Nel secondo casa si tratta di raggiungere la casa di un amico che lavora in Italia; arrivati troviamo tanti i componenti la famiglia ma non il ricercato.
Qui il rituale ci ha portati in un ampio salotto dotato di poltrone e divani dimensione King Size dove si sono avvicendate varie donne con bimbi nell'età dell'allattamento e anche non: questi ultimi piangevano alla mia vista per la paura in loro ingenerata dalla “diversità” che rappresento ed alla quale non sono abituati.
Defilata si era accomodata anche una ragazza elegantemente vestita secondo la tradizione, persona che non avevo saputo collocare nella catena parentale.
Quando è arrivato Fack, l'amico che in Italia opera nella zona di Vizzola Predabissi, egli è rimasto allibito per il fatto che io conoscessi il luogo. A quel punto ho capito che la ragazza in questione è la sua giovane moglie che sta incontrando per la seconda volta dopo l'avvenuto matrimonio.
Con la sua struttura atletica e con la statura di un cestista, Fack parla un discreto italiano, è sorridente e si vede che gli piace conversare con me.
Mi informa che vorrebbe portare la moglie al suo seguito e mi chiede il parere in merito; io faccio spallucce e lui insiste sull'argomento così emerge il rischio contaminazione rappresentato dal mettere una graziosa senegalese istruita sin dalla nascita all'ubbidienza all'uomo/marito in un contesto tanto diverso dove è presente ovunque l'italico gallismo.
Ma a ventotto anni di età e gli ormoni in movimento è tanta la voglia di vivere ogni giorno con la propria donna per cui sembrerebbe consapevolmente indirizzato a correre il rischio.
Nel lasciarci manifesta la sua allegra felicità per l'estemporaneo incontro arricchito da una conversazione fitta con il vecchio saggio bianco che sono apparso ai suoi occhi.
Prima di coricarci il referente vuole ricapitolare nuovamente il programma per domani come se potesse essere stato cambiato dalla mia volontà!
Dopo visita Moschea rientro, dico io, e lui aggiunge che vorrebbe essere a casa prima di mezzogiorno. Mi sembra impossibile con le sue abitudini e mi chiedo perché ora tutta questa fretta.
Io comunque sono nelle sue mani consapevole del fatto che le varianti proposte giocano sempre a suo vantaggio e contro la mia borsa; egli chiede a me il programma quando è lui che lo ha già modificato per qualche motivo recondito, fra una telefonata ed un altra in Wolof durante le quali capisco che spesso parla di qualcosa che mi riguarda.



Domenica 25.12.2016
Notte non troppo dormita. Prima delle 6.00 percepisco il suono con il quale Samsung usualmente comunica il bisogno di ricarica: strano, lo avevo messo in carica prima di coricarmi.
Ma poi era arrivata una chiamata quando già si era a letto ed avevo autorizzato il referente a rispondere trattandosi del Sindaco: svelato l'arcano, in quel momento si era disinserito il contatto!
Sistemata la cosa continuo a rigirarmi sino a che, in concomitanza con l'arrivo dei rumori prodotti in casa, decido di rendermi Homo erectus mentre chi dei due aveva tanta fretta continua beatamente a sognare.



Solo quando io sono già pronto il referente si mette in movimento; dopo colazione si parte e non mi meraviglio affatto quando vedo Maman prendere posto in auto: in pratica ho un flash che mi porta a pensare che a questo il viaggio doveva servire, cioè riportare con il massimo del comfort uno dei più importanti componenti della famiglia alla sua dimora abituale.
Alla Moschea ho trovato parcheggio nello stesso posto di ieri sera; Maman prende una direzione diversa dalla nostra quando si lascia l'auto, e penso stia andando all'ingresso riservato alle donne. Noi invece veniamo avvicinati da una delle due guide ufficiali – quella che parla l'italiano - quando siamo già arrivati alla Biblioteca.



Quindi la visita inizia a ritroso ed io non ne resto impressionato anche perché le meraviglie decantate sono in fase di manutenzione (pare che il marmo rosa portoghese che ne ricopriva molte parti tendesse a staccarsi per il suo peso e quindi l'opera si presenta come un luogo sacro con lavori perennemente in corso); tutti gli stucchi sono opera di marocchini che ritengo abbiano dato il meglio nella realizzazione della Moschea di Casablanca.
Però ben conosco la potenza mondiale della confraternita dei Mouridi che ha saputo mettere in piedi nel tempo un impero economico/finanziario che tocca ogni campo.




All'uscita Maman non c'è e vengo informato che bisogna fare un po' di strada in direzione Dakar per andarla a recuperare in un altro ambito parentale dove si è recata nel frattempo.
Quindi vengo indirizzato da quella parte su un percorso che nel finale diventa particolarmente sabbioso; in questi casi è assolutamente necessario conoscere in anticipo la direzione da prendere ad ogni bivio per evitare di insabbiarsi, rischio che si è corso ogni volta che il referente ha dovuto chiedere info ai locali.




Finalmente si parte con un clima tendente a temperature elevate per la potenza del sole che forma una specie di effetto serra localizzato nella zona ricca di ogni cosa mossa dall'Harmattan.
Molto presto noto una persona in avvicinamento al goudron con lo sguardo indirizzato a qualcuno dall'altra parte della strada.
La scena si svolge in un nanosecondo e quando sono stato portato a pensare che si fosse accorto dell'auto il tipo compie quel passo in più che mi fa intravvedere la galera.
Proprio così perché qui la responsabilità è sempre in capo a chi guida!
Per evitare tale soluzione natalizia ho scartato tutto a sinistra aspettandomi di sentire il rumore di un impatto sulla destra e nel contempo trovandomi a maledire il momento in cui non ho saputo tenere a freno la lingua rendendomi disponibile alla fuga di 20 ore dal villaggio.
In questa circostanza il nanosecondo è risultato privo di contenuti: o meglio, chi detiene le briglie degli avvenimenti in questo mondo deve aver pensato che forse non era il momento per nessuno dei due.
Dopo questo episodio ho condotto con la massima prudenza sia per la presenza di umani sulla strada, sia di carretti trainati da cavalli, sia di animali autonomamente vaganti o condotti da un addetto, sempre con l'incubo di non vedere per tempo uno dei tanti rallentatori del traffico che, non sempre segnalati ed in più dalle misure variabili in altezza e lunghezza.
Quando ho iniziato a tenere d'occhio i ceppi stradali onde rendermi conto dei km. mancanti alla destinazione finale ho capito che ero alla frutta causa anche la sonnolenza indotta dalle condizioni ambientali.
Prima di Kebemer mi è stata richiesta una sosta veloce per consegna merce ad una parente che attendeva ai bordi di un recinto parentale emergente dal nulla; arrivati a Kebemer mi è stata richiesta una ulteriore sosta per acquisti di Maman e per il gasolio utile al completamento del lavoro con la motozappa.
A quel punto è salita a bordo una signora che non ho praticamente nemmeno visto in faccia, poi fatta scendere poco prima del bivio che mi ha portato ad affrontare la sterrata già percorsa.
Il viaggio si è concluso dopo le 13.00 e quando sono sceso mi sono sentito liberato, così come mi sono liberato anche dell'abito tradizionale che ho trovato tanto elegante quanto pesante per la stagione e limitante nei movimenti.


Contando in una parte del pomeriggio libera e tutta per me prima di terminare il lavoro con il referente ho proceduto a riprendere il contatto con l'associazione l'Aurora Senegal con sede a Thies per confermare il mio arrivo per l'indomani: lì dovrei anche trovare la possibilità di utilizzare un letto secondo le indicazioni del Presidente residente in Italia.
Il pranzo viene servito in quantità sempre abbondante e quelle che percepisco come attenzioni da parte delle donne qui sono normalità dovuta.
Mi è tornato alla mente il concetto che mi aveva espresso la persona che aveva collaborato con me a Ouagadougou: una donna non è nessuno se non ha un marito, come dire che se non godi della protezione di un uomo all'interno di una grande famiglia ti restano solo soluzioni estreme.
Finalmente il referente si avvia verso i campi invitandomi a raggiungerlo quando vorrò.
A quel punto la donna che va e viene per rassettare azzardo possa esser la stessa immortalata in varie foto plastificate esposte qua e là, tutte frutto di montaggi per cui sembrano realizzate nei luoghi più disparati.


Le pongo il quesito e la risposta che ottengo è affermativa: è proprio lei la moglie del contatto senegalese per questa faccenda, pieno di amiche FB assolutamente non tradizionalmente abbigliate come la moglie.
Alla mia richiesta se desiderasse andare in Italia, no no risponde con una bella espressione del volto illuminato da un grande sorriso come se restare qui servisse ad evitarle l'inferno.


Chissà se il contatto comunica con questa moglie ancora giovane e messa all'ingrasso secondo i canoni di bellezza tradizionali, all'occhio di un occidentale già dotata di un seno cadente prima ancora di avere avuto la possibilità di allattare.
Ad un certo punto mi incammino per una diversa via con l'intento di raggiungere il referente; se non fosse stato per il rumore della motozappa non mi sarei orientato così facilmente.
Con il lavoro odierno egli ha completato la preparazione del terreno; trova modo per dirmi che lui lo fa per rispetto alla famiglia la quale, attraverso i fratelli italici, gli ha permesso di studiare.



Tornando su un argomento inerente ad un finanziamento che inizialmente avevo capito essere agevolato al tasso dell'1%, ora apprendo che l'1% è mensile, cioè il 12% all'anno: bei ladri anche quelli che conducono queste operazioni “agevolate” legate ai fondi agricoli.
Mi spiega che il villaggio in realtà è costituito da tre entità sparpagliate sul terreno fra i tre ed i quattro km. in ogni direzione: Khadji Sonpon comunemente detto Khadji Nar (con questo nome nessun autista da me interpellato a Kebemer ha saputo identificarlo), Khadji Gueye comunemente detto Khadji Wolof e Khadji Santhia.
Tutti insieme 1.200 abitanti, 2 capi villaggio, 1 Sindaco logisticamente posizionato a Ngourane e a Geoul (sede di Comune), 1 sotto Prefetto a Sagoatha Gueth, massima autorità locale.
Al rientro lo blocco per il completamento della mia azione di “expertise” attraverso l'acquisizione di dati ufficiali: a domanda risponde con una lunga esposizione mentre io desidero stringere su numeri e percentuali che in parte non conosce.
Sento che ho completato l'opera e ritengo che BnD non vi parteciperà: ora tutto dipenderà da ciò che vorrà fare il donatore italico per il quale ritengo di aver un gran lavoro.




Comprendo che il referente solo ora ha capito qualcosa di più sul mio incarico, ma forse si è ingenerata in lui e nel fratello che vive ad Ancona l'idea di poter essere presi per mano e aiutati ad arrivare al risultato da loro desiderato.


Lunedì 26.12.2016
Notte non troppo ben dormita e in buona parte trascorsa in compagnia delle nenie religiose cantate a squarciagola: qui si usa così, anche nei micro villaggi senza energia elettrica!
Dopo colazione è arrivato il momento di lasciare: non è facile.
Primo perché c'è l'auto ma non chi la dovrebbe riportare indietro;
Secondo perché il referente mi fa un bel discorso dicendo che alla fine ha capito il mio ruolo ma desidera che io lo spieghi anche al “Vieille”, cioè il Patron del nucleo familiare allargato.
Terzo perché il “Vieille” parla solo Wolof e quindi il referente media; il primo pretende che avvenga anche una conversazione fra me ed il Sindaco che spesso ho cercato senza mai riuscire a combinare;
A tal proposito ci sono state una serie di comunicazioni telefoniche in Wolof mentre io contenevo il mio disagio.
Finalmente viene presa la decisione giusta dal referente: l'auto la condurrò io sino a Kebemer e lì andremo a cercare chi è in parola di riportarla a casa.
Oggi è giorno di mercato e girare per le strade non è semplice fra la gente e l'enorme quantità di carretti al tiro di cavalli o asini pronti a manovre improvvise con scarti da ogni parte.
Inoltre si tratta anche di percorrere dei tratti di strada sabbiosissimi dove certo non verrei impantanare le ruote di questa pesante Laguna; con una certa difficoltà si trova il bellimbusto ed io mollo volentieri il volante.
Come accade a tutti i conducenti non professionisti senegalesi costui parte come se dovesse rientrare in gara dpo un pit stop dall'area boxes, il tutto mentre io considero che in questo paese stento a vedere una cultura del risparmio in netto contrasto con quella evidente ed imperante circa lo spreco che appare sotto parecchi punti di vista.
Alla gare routiere c'è giusto un sept place che con me arriva al quinto componente: anche stavolta mi sono beccato l'ultima fila, quella in cui per sopravvivere bisogna tenere il collo tutto inclinato o in avanti o in dietro.
La macchina è la solita Peugeot 504, forse un pelino più scassata della media, ma una volta che il carico si è completato è partita comportandosi dignitosamente su strada.



Si è trattato di un viaggio in formato Omnibus: gente che è scesa e salita tanta (solo St: Louis – Kebemer era stato un discreto viaggio, anche perché avevo acquistato tutta la tratta sino a Thies ed io ero stato il primo a scendere), sino a che mi è venuto il dubbio di essermi perso il mio punto di discesa così una donna mi ha fatto un lungo discorso in Wolof gesticolando in maniera tranquillizzante. Io però, quando è tornato l'autista, ho preferito ribadire.
Verso le 12 sono così stato messo a terra alla gare routiere di Thies da dove ho contattato telefonicamente M.me Marieme.


Il primo tentativo è andato a vuoto, ma subito dopo ci siamo parlati prima che mi prendesse la sindrome Kebemer, quando cioè il contatto non risponde o si viene rimandati ad un altro numero telefonico che a me risulta difficile da capire.
Nel giro di quindici/venti minuti sono stato avvicinato da una giovane signora che mi ha accolto con baci sulle guance, quindi imbarcato su un taxi con il quale si è raggiunto la sede della associazione l'aurora Senegal.


Tardivamente il Governo ha dichiarato oggi come giorno festivo, ciononostante si è presentato anche il Presidente per darmi il benvenuto ed informarmi che, ahimé, il posto letto precedentemente dichiarato disponibile non c'è a causa di un arrivo di partners non meglio identificati.
Alle 13.30 è stata chiusa la sede e ognuno è andato per conto proprio mentre M.me mi invitava a pranzare con la propria famiglia per poi accompagnarmi alla ricerca di un Hotel.
Alla fine, a causa del ritardo nella preparazione del pranzo ed alla presenza di vari parenti residenti a Dakar, siamo andati quasi subito alla ricerca a bordo di una Peugeot 3008 NUOVA (la famiglia è sicuramente benestante ed in più è composta da persone di cultura e dai modi occidentali) così constatando che i prezzi degli alberghi sono a livello europeo, considerando poi che qui si è in una città in mezzo alla polvere e senza particolari attrattive.


Perciò l'impatto con FCFA 30.000 per una singola (leggi € 50 circa) mi ha riportato alla realtà: il Senegal costa così come l'Africa costa in maniera sproporzionata rispetto alla qualità ed al servizio: W il sud est asiatico!
Il secondo tentativo a FCFA 23.500 non ho potuto rifiutarlo; in ogni caso si tratta di un albergo moderno con tutti i requisiti – WIFI inclusa come la prima colazione - anche se su strada sabbiosa e un po fuori mano: certo è che con questi prezzi non potrei permettermi di rimanere qui tutto il tempo che ho in mente, anche se mi sto preparando mentalmente a delle alternative.
Rientrati alla “maison” il pranzo è stato servito verso le 16; la conversazione è stata di livello, al tavolo c'era gente che ha viaggiato ed anche ripetutamente per gli Stati Uniti, tutta un'altra categoria rispetto alle persone che mi è sin qui capitato di incontrare.
A seguire, mentre la TV in sala restava prevalentemente sintonizzata su eventi calcistici, ho avuto modo di destare l'interesse dei ragazzini, tutti parlanti un ottimo francese.
Verso una certa ora il parentame ha cominciato a lasciare, chi in direzione di casa a Dakar, chi verso Saly in ferie, ed io verso l'albergo dove desideravo togliermi di dosso lo sporco accumulato a bordo del sept place.
Mariame avrebbe voluto che io rimanessi a cena, ma come sarebbe stato umanamente possibile rimettersi a tavola dopo poche ore? So bene come si fa da queste parti: mica si tratta di un brodino o di un'insalata come a volte capita in patria dopo un pasto sostenuto poco prima.
Quindi questa sera salto in lungo con mani sulla tastiera sino a mezzanotte fra emails, Wapp, FB.

Martedì 27 dicembre 2016
Le usanze senegalesi in termini religiosi sembrano più invasive di quelle del Burkina: va bene la chiamata alla preghiera, ma la nenia mantrica ritmata all'infinito terminata alle sette del mattino mi è risultata proprio dannosa.
Mi sono quindi messo in moto in anticipo per l'appuntamento con Marieme dopo aver letto la risposta alla email inviata alla Donatrice/Forage; oggi prima del Burau indagine circa la possibilità di avere un prolungamento del VISA e poi banca in funzione di un cambio di U.S.Dollars.
L'indagine finisce presto quando vengo messo al corrente dei documenti italici personali da produrre con traduzione giurata: operazione troppo complicata e pure costosa, quindi resta l'opzione espatrio in una direzione da decidere.
Banca: ce ne sono parecchie nella zona, ma tutte piene di gente seduta in attesa del proprio turno.
Si vede proprio che i $ portati al seguito dopo averli ritrovati nel fondo della cassaforte come una gradevole sorpresa me li dovrò tenere ancora in tasca; quindi guichet automatique e via.
Giunti al Bureau ho spiegato come le filosofie di intervento fra l'Aurora e BnD siano talmente diverse da poter offrire campo sinergico. In tal senso avevo inviato anche email al Presidente anticipando queste considerazioni.
Verso le 10.30 è arrivata una chiamata skype per me proprio da Simone: si è sviluppata una lunga conversazione completata poi con una chiamata sul telefono di Marieme.
Nel frattempo il Presidente Senegal mi aveva delucidato sulle operazioni inerenti ai medicinali consegnati in grande quantità nel tempo e dopo mi aveva fatto visitare la sede dotata di due camere con letti ed una cucina per i volontari (chissà perché ieri mi ha inibito la possibilità di usarne una visto che i prossimi arrivi non hanno ancora una data programmata!).
Ma va bene così; i discorsi con Simone meritano di essere ripresi da vicino e di un aiuto mi ha proprio detto che ne avrebbe bisogno, così come me l'aveva comunicato Giacomo Onelove che è in arrivo a Dakar l'11 gennaio.
Il resto della mattinata, una volta ottenuta la passward per la connessione, è passata fra mille segnali lanciati dal mio Samsung ad ogni nuovo arrivo: fra questi Eugenio che non è bravo a scrivere e quindi mi ha richiesto il numero telefonico.
Il Presidente ha lasciato l'ufficio per primo dopo che la segretaria ha scattato alcune foto in cui ci si stringe la mano come negli incontri ufficiali fra gente che conta.


Alla fine mi sono sbilanciato in un invito a pranzo che si è tramutato in un avvicinamento al negozio di articoli sportivi ed altro della sorella dove, con i tempi qui necessari, è stato consumato un pasto comunitario importato da un cugino che ha il ristorante appresso.
Poi l'interminabile rito del te ed infine l'arrivo in albergo dopo le 17.00!
Anche se le persone provengono da una famiglia di intellettuali e parlano un francese corretto (premesso che fra i parenti di ieri ben due famiglie risiedono stabilmente in Francia), certo è che ordine e pulizia sono optional fuori gamma comunque e sempre.
Eugenio mi ha poi chiamato giusto mentre stavo rientrando in taxi (vero è che ogni corsa urbana costa FCFA 500, ma se ne fanno talmente tante che alla fine diventa oneroso) per dirmi che banalmente si è massacrato in Burkina facendo la lotta con una pala meccanica a soffitto: sic! Alla mia richiesta circa quando penserebbe di tornarci ed apprendendo della possibilità per me di raggiungerlo si è rianimato dalla gioia nella speranza che ciò possa avverarsi.
A casa mi sono occupato del pagamento online di tutte le fatture ultime inerenti alla fine dei lavori del muro (oltre l'impresa i tecnici per la direzione lavori e un altro ingegnere per i rumori in cantiere: mi sono dissanguato!).

Mercoledì 28 dicembre 2016
Ero già sveglio prima del segnale: sembra che le ore di sonno stiano diminuendo in ambiente Muslim.
Il giovane tassista che mi aveva accompagnato ieri era dotato di una buona vettura (poco francese parlato e con pronuncia peggiorata da una certa balbuzie); per questo gli avevo detto di venire a prendermi alle 8.30 ricevendo anche la sua proposta di accompagnarmi sino a Toubab Dialaw.
Con un paio di minuti di ritardo oggi è comparso alla mia vista, giusto in tempo per non essere considerato assente.
Durante il percorso verso la gare routiere qui chiamata garage il giovane mi ha riproposto il viaggio sino a casa a FCFA 12.000; inizialmente ho nicchiato, ma poi ho recuperato velocemente accettando la proposta sulla base di tante considerazioni, inclusa quella che ho appena sborsato FCFA 50.000 per le due notti in albergo e non posso scendere nuovamente al livello basico di trasporto di qualche giorno fa.
Sono allora passato sul sedile anteriore e lungo la strada ho saputo che l'auto non è sua ma di un amico e che lui, a fronte di giornate intere sempre in movimento in città alla caccia di clienti (la corsa interna costa FCFA 500, unitariamente modesta, solo che per via del clima e delle distanze alla fine chi si muove poco come ho fatto io in questi giorni almeno FCFA 3.000 = € 5 li sgancia ogni giorno), busca FCFA 50.000/mese = € 80/mese!
Il viaggio è filato via liscio e verso le 10 mi sono trovato davanti casa dopo essermi fermato ad acquistare una baguette; la donnetta voleva rifilarmela a prezzo maggiorato: quando ha sentito che avevo già acquistato lì con Giacomo è rientrata nei ranghi, ma l'episodio non mi è piaciuto.
Yacine ha aperto la porta velocemente ritirando il mio bagaglio e decidendo di portarlo in una stanza dotata di letto singolo; intanto io effettuavo il pagamento e ricevevo il numero telefonico del tassista.
Yaques, il proprietario, è ancora allettato così io comincio a scrivere; la camera è molto spartana e priva di tavolo e sedia, pertanto mi adatto.
Più tardi esco a salutarlo spiegandogli il problema del prolungamento del VISA; anche da questo argomento capisco che è un facilone. Certo che l'avevo pensata anch'io la soluzione di uscire dal paese per poi rientrare, ma qui tutti i paesi confinanti pretendono che sia in precedenza effettuata una pratica alla loro ambasciata. Quasi non ci vuole credere e cita un amico informato in queste cose che abita qui vicino (il quale poi confermerà la mia versione).
All'ora del pranzo vengo invitato e quindi accetto spiegando che non mangerò la sera; a tavola mi ritrovo con Yaques, Yacine la sua fiduciaria, due ragazzini ed una giovincella che ritengo tutti essere suoi figli, oltre ad un'altra donna più anziana che ho intravvisto pulire i pavimenti.
Piatto tipico del Senegal a base di riso, ortaggi e pesce, il tutto con un livello di piccantino giusto.
Ognuno dotato di un cucchiaio si è avviato al piatto da portata disposto a centro del tavolo. Come in altre occasioni del genere mi sono trovato spesso indirizzato nel mio spicchio operativo qualche boccone prelibato.
Alla fine del pasto Yaques mi ha informato che stava per recarsi a Rufisque per sistemare delle faccende ed io, dopo avergli spiegato che ho il problema del cambio dollari e del modem da risolvere, vengo invitato ad andare con lui.
Dimenticavo che egli non dispone di una vettura e pertanto ci siamo affidati al primo sept place di passaggio ed io sono riuscito ancora una volta ad aggiudicarmi un posto in ultima fila, quella che per sopravvivere devi stare con il collo inclinato in qualche modo.
A Rufisque entriamo nella banca dove egli doveva ritirare qualcosa e quando chiedo per l'operazione di cambio mi viene detto che lì non viene effettuata.
Lungo la strada entro da Orange, spiego la mia richiesta all'acceulle e una graziosa, dopo aver fotocopiato il passaporto, mi dona un numero che non era però quello del suo cellulare.
Quando il monitor mi chiama io vado e così scopro che la pouce per il modem può essere la stessa che uso per il telefono; al che ho replicato che quando ho verificato il credito non ho mai visto evidenziato quello internet. Allora vuol dire che il telefono non è stato predisposto, asserisce la mia interlocutrice. Effettivamente all'origine avevo ricevuto un sms che anticipava l'arrivo di istruzioni da seguire che però mai erano arrivate.
Vengo invitato ad approcciare un'altra area del salone mantenendo lo stesso numero. Quindi quando mi sono reso conto che sul tabellone era passato quello dopo al mio ho avvicinato un'altra interlocutrice per cercare di non perdermi in inutili attese.
Questa è carina e gentile e mi indica un banco con due ragazzi al lavoro. Dopo poco uno di questi mi rimanda da un'altra parte per avere un nuovo numero. Alla receptionist della prima volta rispiego tutto e lei mi indica un ragazzo con maglia scura poco lontano: è lui lo specialista in materia.
Velocemente questo klikka nei posti giusti e mi fa vedere come devo agire per avere credito internet. Io non perdo tempo ed agisco, ma la risposta è che non ho credito sufficiente per quella operazione.
Mi rivolgo ancora alla maglia nera e questi mi spiega che i circa FCFA 15.000 che compaiono come credito in realtà sono bonus, pertanto non utilizzabili per l'operazione che avevo tentato. Uscendo ho acquistato FCFA
4.000 di credito che con calma più tardi andrò ad amministrare.
Yaques mi indica una seconda banca, ma quando ci si arriva è chiusa. Sapevo già della difficoltà da Thies, ma l'idea di dover andare sino a Dakar per trovare una soluzione non mi eccita per nulla.
Penso che potrei invece andare a Mbour che non conosco, inoltre lì vive Laura, la persona conosciuta da Giacomo, che potrebbe darmi altre utili dritte.
Dopo una corsa su sedile posteriore di sept place, a casa salgo sul terrazzo dove sembra esserci un filo di vento e chiamo l'amica di Khadi: lunga conversazione con manifestata disponibilità ad interessarsi della cosa anche con i cambia valute privati che lì, zona turistica, abbondano.
Ormai è sera e la casa finalmente silenziosa e deserta; sono affaticato non tanto per la giornata odierna quanto dagli accumuli di stanchezza derivanti da tutti i giorni trascorsi in movimento.

Giovedì, 29 dicembre 2016
Seppur al riparo della zanzariera ho percepito il fastidioso rumorino all'orecchio da un certo momento in avanti: qualche malefica si era introdotta e stava cercando il contatto!
Così dopo la canzoncina che viene diffusa per un'ora dagli altoparlanti delle moschee mi sono reso eretto poco dopo le sette; quando ho cercato di fare un moka caffè con le dotazioni portate al seguito, ma mi sono presto reso conto che i fuochi, oltre ad essere impresentabili per carenza di pulizia, non sono dotati di alcun sistema piezoelettrico e pertanto, se non hai con te un accendino o i fiammiferi, niente da fare.
Nell'attesa che la casa prendesse vigore ho fatto dell'altro, inclusa la prima lista della spesa indirizzata agli approvvigionamenti basici, a partire dal bottiglione da 5 lt. di Kirene all'olio di oliva (spagna o marocco:controllare), pasta, riso, tonno, sardine, olive nere al forno, sale grosso e....fiammiferi, il tutto da acquistare in una “boutique” a pochi passi che, nel suo caos e sporcizia, tiene di tutto, anche le bombole del gas.
Per quanto riguarda pomodori, zucchine e cipolla e fagiolini Yacine mi ha accompagnato poco più lontano e nell'altra direzione fin dentro una casa dove una tipa scorbutica esercita il commercio di queste cose conservandole in una ghiacciaia. Quando mi sono avvicinato ai pomodori per toccarli all'uso dei mercati Burkina, la tipa me l'ha impedito per motivi igienici (?), salvo il fatto che lo stuolo dei ragazzini della sua famiglia al seguito, oltre a toccare qualsiasi cosa, ci sbattevano sopra anche la sabbia!
Quindi niente scelta, situazione di monopolio e di conservazione della merce assai discutibile; Yacine mi ha detto che al mattino presto passano dei carri a vendere il fresco a prezzi più contenuti, oppure bisogna andare al mercato di Rufisque per una scelta più ampia e prezzi più contenuti.
Al di la della difficoltà se uno non dispone di una vettura, io in quel mercato lurido ci ho già messo il naso e non vorrei mettercelo una seconda volta: chi mi conosce sa che non lo dico per un attacco di schizzinosità.
In ogni caso oggi, per scelta sanitaria, avevo deciso di alimentarmi maniera rigorosamente controllata; quindi mi sono pulito i fagiolini e la zucchina per cuocerli, mentre cipolla, pomodoro con l'aggiunta della zucchina proveniente dall'altra cottura hanno costituito gli ingredienti, insieme a qualche oliva nera, di un sugo sano che ho utilizzato per condire dei fusilli turchi.
Come in Burkina la pasta riporta scritte ingannevoli in italiano, ma poi leggendo si capisce che viene da Marocco o Turchia; quindi ero informato del tipo di acquisto effettuato e proprio per questo ho seguito la cottura per non lasciarmela scappare.
Le paste estere non tengono mai la cottura e quindi si rischia sempre di trovarsi sotto i denti una cosa viscida poco gradevole.
Devo dire che complessivamente ho lavorato bene; alla vista della grattugia in dotazione alla casa ho preferito raschiare il grana con il coltello onde evitare di assumere batteri sicuri.
Più penso al costo di questa casa più mi rendo conto che la sto pagando cara per quello che mi viene messo a disposizione, ma mancando di un confronto avrei forse potuto anche cadere peggio.
Già ieri avevo espresso ulteriori perplessità alla connazionale Laura che vive a Mbour, ma quando oggi mi ha richiamato verso sera, con la maggior conoscenza acquisita nel frattempo, mi sono proprio lamentato: in ogni caso domani firmerò il contratto solo per il mese di gennaio con possibilità formale di restare anche febbraio, ma per allora o sarò espatriato in altro paese africano o potrei anche effettuare un rientro anticipato in patria dove mi attende l'esame specialistico prescritto il primo di dicembre con l'indicazione non di urgenza ma quasi.
Sul far della sera mi sono deciso a fare quattro passi fin dove il goudron termina davanti alla Gendarmeria; da li si prosegue a dx o sx su pista.
Mentre camminavo cercavo di ricordarmi i luoghi già visti quasi cinque anni fa senza riuscirci sia perché ci sono tanti cambiamenti sia perché evidentemente già allora non ne ero rimasto colpito.
Verso la fine della passeggiata ho iniziato a fare delle ipotesi circa la casa di Andrea che allora aveva ospitato il Nomade per la notte nel proprio cortile e alla fine credo proprio di averla identificata. So che Andrea abita ancora lì e domani potrei lasciargli un messaggio con il mio numero telefonico per un contatto veloce; sempre lungo la strada ho incrociato qualche auto con bianchi a bordo ed altri che a piedi si stavano portando a casa delle piante: gente che è proprietaria di casa qui.
Ben mi aveva spiegato che il lancio della petite cote è avvenuto in concomitanza di una situazione di instabilità permanente in Casamance per cui i ricchi di Dakar hanno trovato più sicuro e comodo venire qui che siamo a 50 Km. di distanza piuttosto che andare a rischiare laggiù che è pure tanto scomoda da raggiungere.
Laura che conosce questi luoghi e li trova gradevoli mi ha suggerito di passare dalla spiaggia in modo da godere della vista che la natura ha riservato agli intrepidi in quanto dal goudron non si vede nulla di particolarmente piacevole.


Nessun commento:

Posta un commento