martedì 8 aprile 2014

Visita alla discarica & Mae Sot Addio!

Domenica 06; Prima di concludere il ciclo Mae Sot ho chiesto a Saw di aiutarmi a sistemare il manico estraibile della valigia; mi ha accompagnato in un'officina meccanica per moto dove è stato effettuato un intervento d'emergenza con ciò che c'era disponibile, cioè praticamente nulla, tanto da optare per due fori effettuati con un trapano che non funzionava troppo bene e del fil di ferro! 
Però ho apprezzato la disponibilità di tutte le persone coinvolte nell'impresa; alla fine non hanno voluto nemmeno un bath da me per il rispetto che portano verso Saw.  
Per ultimo non poteva mancare una visita alla discarica a cielo aperto della città.



Qui vivono sparpagliate ai margini dell'immondizia in capanne fatiscenti oltre mille persone che si dedicano al recupero di materiale in una situazione igienicamente insalubre. 
Lavorano insieme i componenti di uno stesso nucleo familiare, inclusi i bambini, incessantemente da mattina a sera, a mani nude e senza alcuna protezione per le vie respiratorie sotto i raggi di un sole che scalda l'aria ormai oltre i 40° scatenando odori tossici: ogni gruppo si dedica al setaccio di una zona, con metodo, come nella ricerca dell'oro.



Sono diventati specialisti nell'adocchiare il materiale che può essere riciclato per essere venduto a qualcuno che sa poi come fare, mentre loro rappresentano l'anello operativo di un business del quale sono partecipi solo per percepire nell'immediato qualche spicciolo, mentre per il futuro ci sarà qualche malattia letale ad attenderli. 
Tre anni fa ci fu un grande incendio che bruciò buona parte della discarica sviluppando diossina a go-go soprattutto per chi  vi risiede stabilmente.



Per il fatto che questa è gente che non esiste sia per il governo Thai che per quello dei militari burma dall'altra parte, qui può succedere di tutto ed è come se non succedesse niente.
Anzi, meglio non farsi trovare da nessuno in caso di "incidenti sul lavoro": è l'unico modo per evitare guai peggiori in un territorio dove sei a malapena tollerato solo se resti invisibile.  
Per questo motivo mi sono limitato nel riprendere immagini fotografiche, cercando di non inquadrare le persone sia per la loro suscettibilità sia perché di ciò che avviene alla discarica "è meglio non sapere".



Ho visto sacchi già confezionati contenenti recuperi di vario genere posti su carrelli per essere trasportati altrove, altri ne ho visti a fianco alle capanne; mentre in città la giornata domenicale vede parecchie attività chiuse per irposo, per la gente che sta qui  il concetto di riposo è sconosciuto. 
Si tratta di una parola inesistente nel loro vocabolario.
Erano le 13 quando ho chiesto a Saw di girare il pick up e portarmi fuori da quell'ambiente dove il grigiore puzzolente dei rifiuti  è mischiato a del liquame nel quale ho visto sguazzare cani randagi e bambini ignari.




Alla fine della vasta distesa utilizzata come discarica, improvvisamente ci si ritrova nel verde di campi coltivati: esteticamente sono belli con il loro terreno rossiccio sul quale sono ben allineate le piante di canna da zucchero; non so se il prodotto finale che viene ricavato da queste coltivazioni sarà  sottoposto a qualche controllo igienico sanitario o se verrà spacciato semplicemente come un prodotto di qualità, magari organico!



Il problema delle discariche è ormai presente in tutto il mondo ed in ogni luogo si presenta con sfaccettature diverse: sembrerebbe essere la raccolta differenziata ed il riciclaggio la soluzione più utile e conveniente, ma se ciò non viene praticato in maniera significativa in occidente perchè mai si dovrebbe realizzare in questa parte di oriente?
Alla fine quelle genti burma "inesistenti" stanno svolgendo un lavoro di una qualche utilità; come i lavoratori italici che nel primo dopoguerra migrarono dal loro territorio verso il Belgio per trovare la morte nella profondità della miniera di carbone di Marcinelle, soltanto circa sessanta anni fà. 
Sino al 2010 ci sono state delle NGO internazionali che si sono dedicate anche al problema delle genti che ho visto all'opera, ma da allora solo qualche sporadica iniziativa mirata sul singolo nucleo familiare è ancora operativa.


Krio Hirundo è riuscita a togliere da quell'ambiente un pò di gente offrendo la possibilità di un lavoro part time nell'ambito della scuola della quale ho già riferito: il fatto che almeno qualcuno accetta di cambiare uno stile di vita radicato è già un successo.

Lunedì 07; Addio Mae Sot: sento che una parte di me è rimasta con te, nel calore delle tue pianure, fra la gente della quale ho incontrato gli sguardi, fra quella "concentrata" nel campo profughi.
Ho continuato a pensare in che termini potrei attivarmi per costruire un progetto dedicato a sollevare le loro sorti: sono perfettamente consapevole che si tratta di muovere un macigno troppo pesante per me, però insieme ad altri si possono trovare energie, strade da battere e risorse per realizzare qualcosa di significativo che vada oltre al concetto di assistenza.
Alle 7 precise ho lasciato l'albergo trovando ad attendermi il fedele pick up di Saw: ospitate nel cassone c'erano delle persone fra le quali ho intravisto sua moglie ed il figlio di dieci anni (un altro arriverà fra sei mesi).  


Sono stato accompagnato alla stazione dei bus e salutato da tutti con grande partecipazione; la famiglia di Saw mi ha lasciato proprio dove più tardi si sarebbe parcheggiato il bus per Bangkok consegnandomi un presente che non mi aspettavo e che ho subito voluto indossare: un vestimento tradizionale Karen.
E' stato come se attraverso un taglio procurato superficialmente i nostri sangui si fossero mischiati diventando fratelli per sempre; poi loro si sono allontanati continuando ad agitare la mano nel salutare sino a quando sono risaliti sul pick up, e ancora allora ho visto una manina agitarsi alla quale ho continuato a rispondere sin che proprio i nostri campi visivi si sono divisi: il figlio di Saw è un ragazzino calmo come il padre e dallo sguardo assai vivace; verso di lui ho immediatamente provato sentimenti di affetto come un nonno per un nipote, sentimenti che credo si siano manifestati anche dall'altra parte.


Quando il bus è partito ho potuto apprezzare la bellezza del territorio sino quasi a Tak, poi mi ha preso un pò di sonnolenza e quando sono tornato vigile il paesaggio era diventato completamente pianeggiante e privo di attrattive.
Da novembre ad oggi è in corso il periodo secco e lo si vede, anche se ci sono tre tipologie di alberi completamente fioriti che si incontrano sovente lungo le strade: due sul giallo ed una sul violaceo, sono una meraviglia.  
Dopo Ayuthaya il traffico si è fatto congestionato ed è rimasto tale per tutto il lungo tratto urbano prima di approdare alla stazione nord dei Bus in area Mo Chit verso le 16.30.
Ci è voluta ancora un'oretta su un bus urbano per arrivare a casa abbastanza provato e grondante di sudore: la temperatura qui è solo di 35°, ma il 60% di umidità la fa percepire come se fosse di 40°!

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