venerdì 11 ottobre 2013

Pensieri & Azioni

Tutto è impermanente attorno a noi (ma anche in noi)


Nel tempo intercorso dal rientro in patria ad oggi, dopo il progetto Kurdistan abortito, ho potuto riflettere sugli ultimi avvenimenti di viaggio.
Il giorno dopo il rientro ho raggiunto Rovato – Bs dove ho trovato il Nomade presso l'officina che lo aveva ricevuto come un pacco postale spedito dalla Romania.
La riparazione è stata rapida: è bastato sostituire la parte meccanica logorata.
Però l'inclinazione della ruota sul suo asse sta ad indicare che l'origine del male deve essere ancora identificato; per questo motivo ho immediatamente portato il Nomade presso l'ospedale di Montichiari - Bs, specializzato in assetti di veicoli ben più impegnativi del mio, dove sembrava essere stato guarito solo pochi mesi fa.
Ho percorso quella cinquantina di chilometri mantenendo un atteggiamento molto guardingo, senza mai superare i 60 km/h, con l'orecchio teso a percepire qualsiasi variazione di rumore proveniente dalla trasmissione, dal rotolamento delle ruote sull'asfalto, ed in effetti ho colto qualche indicazione.
All'ospedale era stato preannunciato l'arrivo imminente del Nomade ed il personale lo ha subito accolto con affetto, tanto da dover restare lì più del previsto per rispondere ai quesiti che mi venivano posti circa passate esperienze di viaggio.
Colui il quale aveva già operato, dopo un primo esame, mi ha spiegato che sarebbe stato assente per ferie per due settimane e pertanto lo avrebbe visitato seriamente al suo rientro: non avrei potuto conoscere la situazione prima di fine mese!
E va bene! Senza poter prelevare altro materiale mi sono fatto accompagnare alla stazione ferroviaria per raggiungere casa; durante il viaggio ho cominciato ad esaminare le opzioni possibili per continuare a muovermi per il mondo senza perdere, a causa di una sosta dai tempi indefiniti, quei ritmi già positivamente collaudati.
Ho notato in me una consapevolezza inaspettata se comparata con quelle manifestata antecedentemente a che il Nomade venisse esaminato dai vari sapienti del bresciano: ora sono pronto anche ad un eventuale definitiva dismissione del veicolo nel caso venissero riscontrati altri cedimenti strutturali.
Mi sono sentito come chi ha fatto di tutto ed anche di più, dopo essersi esposto ad utilizzare ardite soluzioni a costi aggiuntivi non indifferenti, pur di salvare quella parte palpitante di anima in sofferenza; ma viene sempre il momento di fare i conti con la realtà, specialmente per chi non ama l'inganno, per chi vuole stare ai riscontri obiettivi sapendo che bisogna accettarli solo perché è così e basta!
Impegnarmi nella realizzazione di un sosia sostituto? No, non me la sento: i motivi sono tanti, non ultimo quello sentimentale.
Cambiare tipo di veicolo passando ad una camionetta 4x4 così come suggerito da qualcuno conosciuto durante il viaggio in Africa? Forse, ma non nell'immediato.
Nell'attesa di capire se il Nomade avrà ancora da vivere, di apprendere come potrà essere l'eventuale sua vita residua, è giunto il momento di mettersi in discussione utilizzando una diversa tipologia di viaggio, in parte simile a quella praticata fra gli anni settanta ed ottanta, agli albori dei miei movimenti in territori altri e sconosciuti.
Con questo spirito ho trascorso alcuni giorni sino ad arrivare ad elaborare un pensiero, quello che poi è diventato il pensiero: in questo momento chi e quale parte del mondo mi attira maggiormente?
Il mio sentimento ha trovato subito la riposta nel binomio rappresentato da Aung San Suu Kyi (http://www.biography.com/people/aung-san-suu-kyi-9192617) ed il territorio in cui vive, da me visitato nel 1986 quando ancora si chiamava Birmania, prima dei tragici fatti che hanno poi portato al conferimento del premio Nobel per la pace a colei che è diventata la guida spirituale del suo popolo, popolo tuttora soggiogato ed isolato dal reso del mondo dalla casta dei generali, detentori di un potere esercitato in maniera “assoluta”.
Prima di essere costretti a rimettere in libertà la Lady, dopo averla costretta ad oltre un decennio di prigionia, onde cercare di contenere il suo contatto con la gente, i generali si sono fatti aiutare dalla Cina per la costruzione di una nuova città, capitale amministrativa, distante alcune ore da Rangoon, nel frattempo rinominata Yangon.
Quindi ho dedicato il mio tempo ad organizzare non solo un viaggio nel sud est asiatico, ma a cercare di incontrare “Lei”.
Esiste una Associazione chiamata Amicizia Italia Birmania attraverso la quale ho saputo degli ultimi incontri avvenuti tra una rappresentativa italica condotta da un senatore, Albertina Soliani, e la Lady: sono così stato edotto sulle difficoltà nel poterla avvicinare.
Quando San Suu Kyi riuscì ad avere la disponibilità dell'importo del prestigioso premio conferitole, lo mise nelle mani delle organizzazioni da Lei stessa create per supportare la salute e l'istruzione dell'infanzia del suo paese. Ho così deciso di portare a queste organizzazioni un mio personale contributo, caratterizzando il viaggio con questo scopo principale.
A chi volesse unirsi a me nell'iniziativa partecipando con una donazione di qualsiasi importo può farlo da subito.
Il volo che mi porterà a Bangkok, base prescelta per coordinare tutti i miei movimenti (la Thailandia consente l'ingresso senza particolari formalità a differenza di Myanmar, Cambodia, Laos e Vietnam) decollerà da Milano Malpensa nel pomeriggio inoltrato del giorno 5 novembre.
Pertanto sino alla fine di ottobre conto di essere in loco e chi vorrà effettuare una donazione lo potrà fare direttamente contattandomi; chi invece deciderà dopo tale data potrà scrivermi una mail per avere le istruzioni sul come fare.

Grazie a tutti per l'attenzione che vorrete dedicare alla Lady, Aung San Suu Kyi!


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