mercoledì 10 luglio 2013

Consultazioni circa lo stato di salute del Nomade


        Periodo dal 7 maggio al 4 giugno 2013

Mi è stato chiesto del Nomade da parte di chi lo ha sempre seguito "on the road" : ecco il racconto di questo ultimo periodo.

Ci è voluto del tempo per individuare il male che ha colpito il Nomade e che a partire dagli ultimi ventimila chilometri di percorso effettuato fra Mexico e Centro America lo ha reso boccheggiante.


Il primo consulto è avvenuto a Brescia presso la sede di un preparatore di veicoli per la Paris – Dakar: ne è emerso subito che il lavoro eseguito da don Rito in Nicaragua è stato un buon lavoro.
Ma il sovrappeso, solo in parte dovuto all'ultima trasformazione, al quale è stata costretta la struttura del veicolo è risultato determinante.


Infatti come è stato possibile costringere un veicolo omologato per 31 q.li a viaggiare costantemente fra ì 40 ed i 44 q.li?
Me ne assumo tutte le responsabilità perché non è possibile che un individuo nel pieno delle proprie facoltà mentali rimanga con l'idea di avere a disposizione un mezzo da 35 q.li quando i documenti mettono in evidenza un'altra realtà.


E comunque da 35 a 40, per non dire dei 44, la differenza è così consistente da rappresentare una percentuale esagerata sul peso ammesso.

Non è la prima volta che incappo in situazioni di questo tipo, quelle che si verificano quando il prosciutto sugli occhi me lo vado infilando con le mie stesse mani, creandomi delle convinzioni alternative alla pura verità.
Il preparatore mi ha così comunicato come, preliminarmente, dovrebbe essere asportato il motore onde accertare lo stato degli scatolati e delle saldature ancora prima di pensare ad un ripristino dell'avantreno.
Lasciata la sede del preparatore Il Nomade è tornato in Franciacorta piuttosto mogio, ma lì gli è stato dato un po' di ossigeno dopo aver interpellato anche un esperto di gare automobilistiche su strada, titolare di una grande organizzazione che si occupa di veicoli industriali.
Dopo aver esposto il caso ho ricevuto l'assenso all'effettuazione di un sopralluogo, anche se al telefono ho percepito tutta lo scetticismo di chi la sa lunga in materia.
Nei giorni successivi, quando io ero ormai tornato a casa, il Nomade è stato osservato dopo essere stato alzato su un ponte; gli aggiornamenti che ne ricevevo erano incoraggianti: il danno sarebbe localizzato solo da una parte e può essere sistemato, mi è stato detto dopo che il veicolo ha avuto anche il conforto di un gommista che ha verificato la possibilità di riportarlo a dei valori di convergenza accettabili nella prospettiva dell'esecuzione di tutto il lavoro.
Bene, a questo punto si tratta di dare il via libera all'operazione iniziando dallo smontaggio del motore per poter poi intervenire nel suo vano quando questo sarà accessibile in ogni sua parte.
Il coordinato fra i vari specialisti è iniziato quindi con l'intervento del meccanico andato a domicilio nella carrozzeria industriale dove il veicolo deve essere operato, ma questo intervento preliminare ha subito dei ritardi.
Finalmente, fra il giorno 30 ed il 31 di maggio, il motore è stato tolto dal suo alloggiamento e questo è stato lavato per bene in modo da non lasciarsi sfuggire nulla; è così che è stato possibile rilevare una serie di micro fratture/fessurazioni concentrate sullo scatolato del lato che ha evidenziato la maggior parte dei malanni.
Quando questa informazione mi è stata comunicata telefonicamente il giorno 3 di giugno, alla vigilia di un mio sopralluogo, la voce che mi è giunta all'orecchio non era più quella che esprimeva ottimismo come le volte scorse; era una voce che comunicava una sensazione di difficoltà diffusa, come quando ci si trova in un “cul de sac” e non si sa più come fare per uscirne decorosamente.


Inoltre avevo ricevuto dei preventivi che avrei dovuto discutere, non tanto quello per l'intervento tecnico essenziale quanto quello inerente ai possibili alleggerimenti da apportare togliendo della componentistica da me voluta con successivo ripristino delle parti interessate: si ratta di importi rilevanti che ora non avrebbe più senso spendere su un probabile candidato alla demolizione.
Dopo aver allertato anche l'elettrauto per coordinarne l'opera nei prossimi giorni, ora mi sono visto costretto a prendere tempo sospendendone temporaneamente l'intervento.
Al mio arrivo nella carrozzeria martedì giorno quattro ho trovato Il Nomade ancora alzato sul ponte; di lato il blocco motore appoggiato sul pavimento, i semiassi e i freni poco più lontano insieme ai due pneumatici: evidenti anche senza l'aiuto della luce di una pila una serie di fratture, fra le quali una più consistente dovuta all'insaccamento dello scatolato probabilmente a causa di un colpo incassato.
Dove? Non è dato saperlo perché le possibilità sono state tante.
La pista per Chinguetti o la strada resa impraticabile per le buche che conduce verso il Mali in territorio Mauro, qualche passaggio ardito in Mali, idem in Senegal, e poi la serie infinita di “topas” a partire dal Mexico dove, a fine giornata, se eri stato molto attento e bravo nel condurre, almeno in una ci eri incappato senza poterci fare nulla.
Ho così percepito la trasformazione dello scenario in maniera drammatica: all'improvviso non è stato più solo un discorso circa la quantità di soldi da spendere, ora in discussione è la sopravvivenza stessa del Nomade.
Ho trascorso un pomeriggio intento ad esaminare ogni variante possibile sul tema continuando a sbattere sul limite insuperabile dovuto al peso: impossibile riportarlo al livello indicato sul libretto di circolazione!
Ciò sta a significare che sin dalla sua nascita il veicolo ha viaggiato in sovrappeso a causa del mal vezzo dei costruttori di omologare un prototipo di cartapesta e di mettere poi in produzione veicoli dove la cartapesta viene sostituita da materiali più pesanti.
Solo negli ultimi anni, dopo reclami e denunce da parte dei consumatori avvenute al seguito di controlli effettuati in particolare in territorio austriaco ed elvetico dalle locali forze di polizia (questi hanno evidenziato come i veicoli dovrebbero viaggiare senza nessuno a bordo, telecomandati, per essere in grado di rispettare i pesi in quanto lo stesso veicolo che in Italia è omologato per 35 q.li, all'estero lo è per 42 di q.li e pertanto i problemi che rientrano in quei 7 q.li di differenza non sussistono se il veicolo è stato immatricolato in quei luoghi!) , i costruttori sono diventati un po' più trasparenti tanto che le riviste di settore hanno iniziato ad evidenziare la reale possibilità di carico dei singoli veicoli proposti in vendita.
Quindi è pacifico che la meccanica Ducato allestita a suo tempo da Pilote (uno dei maggiori costruttori europei) per essere utilizzata da sei persone, se sottoposta ad una verifica di peso su strada sarebbe sicuramente risultata ben oltre i 31 q.li indicati nei documenti ufficiali, ed io per tutto il tempo ho viaggiato in giro per l'Europa piuttosto inconsapevole di ciò, toccando spesso i 135 km./h di tachimetro durante i lunghi trasferimenti con la famiglia a bordo!
Qualora dovessi dar seguito ad una operazione di alleggerimento, su uno stimato di max. 250 kg. asportabili, salo verifica in pesa, mi troverei con un veicolo da 37 q.li, pari al 20% oltre al consentito.
In una situazione del genere non è tanto il rischio di essere multati quanto quello di vedersi sequestrare il mezzo a lasciarmi fortemente perplesso.
In quelle ore trascorse in Franciacorta ho avuto pensieri altalenanti, alcuni dei quali validi solo a condizione di trovarsi con delle disponibilità economiche notevoli, disponibilità che però io ho esaurito tre anni fa creando di fatto una situazione non più riproducibile.
Stringendo all'osso il discorso, mi sono trovo davanti a poche alternative:

1) investire altri quattrini esclusivamente per ripristinare gli scatolati e rimettere su strada il veicolo così com'è sapendo che il suo utilizzo dovrà essere limitato alla percorrenza di strade perfette, nella consapevolezza di essere sempre a rischio per il peso;

2) investire più quattrini rispetto al punto precedente, in modo da alleggerire di un tot. Il veicolo, fermo il suo utilizzo su strade perfette, sempre con il rischio derivante dal peso;

3) eseguire il punto uno per poi mantenere il veicolo parcheggiato da qualche parte (all'interno della mia proprietà o altrove) come “monolocale” da utilizzare saltuariamente.

La possibilità di vendita non vale nemmeno la pena prenderla in esame in quanto, al di là dell'impossibilità di recuperare un equo valore sull'investimento sostenuto, non sarebbe corretto passare il cerino di mano con tutti i rischi che ciò comporta.
Devo dire che non mi è mancata la lucidità per sviluppare le varie ipotesi, ma subito dopo sono stato preso da un senso di abbattimento derivante dal fatto che sento la responsabilità di aver imposto un lavoro fuori dalla sua portata al Nomade, consumandone la “fibra” sino a logorarla compromettendo lo stato di salute necessario per poter vivere una decorosa vecchiaia, sfruttandolo come solo i padroni degli schiavi utilizzati nelle piantagioni sono stati capaci di fare, portandolo alla soglia della morte.
In questo caso la buona fede sarebbe un'attenuante? Non credo, sempre di morte si tratta, di morte di una creatura con la quale sei stato in rapporto da vent'anni, una creatura che ha avuto la mia attenzione prolungata nel tempo, come in un rapporto d'amore fra umani.
Al momento non mi sono sentito di aggiungere altro, consapevole che i miracoli non avvengono mai e che la libertà della quale ha goduto il Nomade si è andata confondendo con la solitudine, sia per il Nomade meccanico che per quell'altro.

Pensieri e avvenimenti riguardanti Il Nomade dal 5 giugno al 10 luglio

Dopo la breve permanenza in Franciacorta ho trovato rifugio a Milano, ma prima di rientrare a casa ho voluto transitare da Monte Cremasco, località della quale non avevo mai memorizzato l'esistenza pur essendoci transitato attorno in più occasioni nel tempo.
Monte Cremasco perché?
Perché quando mi ero trovato nella disperazione indotta dalle notizie provenienti dagli “specialisti” chiamati a consulto avevo reagito cercando una economica alternativa indagando “on line” sul mercato dell'usato dei Veicoli Ricreazionali.




Avevo scambiato qualche emails con il proprietario di un Iveco Daily fermo da tempo in un cortile di Monte Cremasco, allestito con cellula in vetroresina ed anziano come il Nomade: il proprietario me lo aveva presentato dedicandomi tutto il tempo necessario, ma io me ne ero poi andato con la sensazione che non avrei mai potuto sostituire il Nomade con nessun altro (come dire: fin che morte non ci separi).

Quando il 17 giugno ho effettuato un altro sopralluogo in Franciacorta ho trovato il Nomade in uno stato di salute tale da far pensare ad una fase di pre - guarigione a seguito dell'intervento subito e delle intense terapie alle quali era stato sottoposto, terapie non ancora del tutto completate.



Le saldature, le cuciture, i rinforzi apportati erano in bella vista così che ho potuto convincermi che negli ultimi 70.000 km. il Nomade non era mai stato così bene come mi stava apparendo ora: se nello stato precedente si era sobbarcato la percorrenza complessiva di 280.000 km. accusando difficoltà solo negli ultimi 70.000, forse dopo la convalescenza potrà reggerne almeno altri 100.000, quanto basta per concludere insieme le nostre avventure se spalmati sapientemente in un periodo sufficientemente lungo.....inch'Allah!




Per non rimanere troppo concentrato esclusivamente sull'argomento, il giorno 20 giugno mi è stata data l'opportunità di presentare le iniziative di Bambini nel Deserto e alcuni dipinti provenienti dal Mali nell'ambito di una conferenza avente per tema “La malattia è un'altra cosa”, conferenza tenutasi a Chiavari presso la sede della prestigiosa Società Economica.
Con la collaborazione di Bambini nel Deserto è stata predisposta una pergamena, il cui testo è riprodotto di seguito, da consegnare ai partecipanti, unitamente ad una graziosa bottiglietta contenete sabbia proveniente dal Sahara:

Quelli attuali sono giorni in cui è ancora possibile fare qualche cosa:
F A C C I A M O L O !
A volte ognuno per conto proprio, a volte tutti insieme; questa è una buona occasione.
Un caloroso ringraziamento per aver partecipato alla conferenza tenuta da D.O. Fabrizio Aliotta che ti ha consentito di ampliare i tuoi orizzonti e contemporaneamente conoscerci.
Con la tua offerta libera stai dando un contributo alla realizzazione dei progetti che ci vedono impegnati in varie aree dell'Africa nei settori prioritari rappresentati da:
Acqua – Cibo / Autonomia Alimentare – Sanità – Istruzione – Sviluppo Economico – Migrazione
Per maggiori informazioni visita il sito www.bambinineldeserto.org
o chiamami al 3427854948.

Anche se ai miei occhi non sono stati tanti i fondi raccolti, sono consapevole che il loro potere d'acquisto risulterà di molto superiore una volta che avranno raggiunto Diema-Mali attraverso un trasferimento Western Union: i numerosi orfani che vivono nei villaggi della “brousse” potranno contare ancora su qualche pasto caldo organizzato da Pam Young e Salihou Soukouna, le persone conosciute durante la mia spedizione in Africa Occidentale e con le quali sono rimasto sempre in contatto grazie ad internet, la cui abilità è stata quella di consentire di accedere ad un paese che dal giorno del colpo di stato è rimasto irraggiungibile.
Amici che durante l'inverno avevano provato a superare il confine fra il Marocco e la Mauritania diretti verso il Senegal mi avevano riferito dell'impossibilità a passare a causa degli avvertimenti da parte delle forze dell'ordine Maure circa i movimenti di forze armate regolari e non su tutte le aree di confine: l'etere mi ha consentito di riuscire da lontano in ciò che non sarebbe stato possibile sul campo!
Poi, senza alcun preavviso, dopo almeno un paio d'anni trascorsi senza essere stato visitato da virus malefici, mi sono trovato febbricitante; mi sono reso conto immediatamente che “la malattia è un'altra cosa”, non fosse altro che per la partecipazione alla conferenza di qualche giorno prima!....probabilmente si stava aggiustando qualcosa in me che si era incrinato precedentemente.....
Nei primi giorni di luglio vedendo che la pratica iniziata oltre un mese prima con Fiat non stava producendo alcun risultato circa la possibilità di ottenere la certificazione idonea all'utilizzo di pneumatici di maggior sezione rispetto a quelli approvati in un'epoca ormai lontana (e ciò onde poter disporre di pneumatici che anziché portare 950 kg.l'uno per un totale di 3.800 kg. come quelli indicati sulla carta di circolazione, ne possano sopportare 1.250 di kg. per un totale di 5.000) sono riuscito nell'impresa di farmi dare una risposta.
Questa è sembrata elusiva alle mie orecchie in quanto ha scaricato sull'allestitore francese Pilote la competenza ad esprimersi: se le cose stanno così, non me lo potevate dire prima?
Senza perdermi d'animo ho cercato chi rappresenta tecnicamente in Italia il marchio Pilote; anche se la conversazione telefonica non mi ha indotto a sperare, ho voluto comunque girare loro tutti gli incartamenti della mia richiesta a Fiat, consapevole che non ci sarà alcuna risposta da parte loro se non forse una di cortesia che lascerà le cose come sono.
Anche su questo argomento, così come su quello inerente ai pesi, non mi resterà che rendermi responsabile unico della modifica che vorrò apportare autonomamente adottando la misura 215/75 R 16 C 113 Q al posto della 195/75 R 16 C 113 R.......inch'Allah!
Ora il Nomade nei prossimi giorni passerà nelle mani dell'ultimo fra gli specialisti dell'ospedale che lo hanno prima operato e poi tenuto in terapia riabilitativa; 


sta per maturare il momento in cui ci ritroveremo con la voglia di sintonizzarci sulla dimensione che più ci è congeniale, quella che già conosciamo, quella della libertà, quella di "canadian goose/duck", l'animale nel quale mi identifico maggiormente.
Pertanto sono ansioso di rivederlo a breve in Franciacorta prima di ritornare a casa insieme per dedicarci alla partenza in direzione di Ungheria - Romania – Bulgaria – Turchia – Armenia – Giorgia con l'obiettivo di raggiungere i villaggi abitati da popolazioni curde siti al confine fra Turchia ed Iran (mantenendo la consueta flessibilità sull'itinerario che sarà realmente possibile).

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