martedì 24 gennaio 2012

20 & 21 & 22.01.2012 Da Bandiagara a Bamako via Djennè e Sègou


Dopo aver abortito la visita al mercato perché ancora in fase di organizzazione, il Nomade prende la strada del rientro nella capitale, sapendo che saranno necessari più giorni per arrivarci in quanto la fatica accumulata dal conducente non consente più le stesse prestazioni delle quali aveva fruito all'andata.
Di significativo nella giornata, porto il ricordo dell'incontro con un gruppetto di bimbi e adulti, rimasti ad osservare il Nomade in silenzio, a poca distanza, per tutto il periodo della sosta, sin tanto che sono sceso chiamandolo attorno alla mappa. Con una certa diffidenza si sono avvicinati - impossibile la comunicazione - ma l'italico se la cava con il solito gioco del dito sul Mali e su di loro, poi sull'Italia e su se stesso. A questo punto propongo una foto, alla quale ne seguiranno delle altre per il divertimento suscitato.
E poi via, mentre questi parleranno per un po' della gente strana dalla pelle chiara che viaggia con la casa appresso.

Sono consapevole che posso avere dei problemi a salire sul Bac per l'attraversamento del fiume Bani, oltre il quale c'è Djennè, perciò mi fermo in disparte mentre Boubacar va a prendere informazioni, seguito da Danilo. 
A un certo punto vedo il cenno per avanzare e mi faccio sotto, compiendo in qualche modo l'operazione; una volta a bordo si avvicina l'esattore chiedendomi 10.000 CFA per l'andata e ritorno, percorso di tre minuti x due!
Allora nel mio file riprendo la memorizzazione archiviata, cominciando a pensare che Boubacar ci abbia messo del suo, dato che sapeva che ero pronto a sostare sull'altra sponda e a raggiungere la città in bici.
Arrivati a destinazione insiste per raggiungere un certo campement, che però risulta impraticabile al Nomade. Questa è l'occasione giusta per sganciarci, ma non è così semplice.
Dopo una pausa all'ombra della struttura a lui nota, partiamo per esplorare la città, mentre lui non ci molla: sarà per una forma di cortesia?
Durante il giro solito assalto, qui particolarmente organizzato se penso a tre ragazzine di dieci anni smaliziate ed abili nell'arte dell'aggancio, comunque mandate in bianco, anche se con la solita formula del rimando al domani, peut etre.



La visita della città, ricca di monumenti Patrimonio Unesco, mette in evidenza la sua sporcizia; qui pesa ancora di più, ma forse con la stagione delle piogge, quando il fiume sale a lambire i monumenti, essa risulterà meno appariscente.

Anche per la cena la guida si rende presente, sin tanto che se ne va al campement a lui noto, mentre il Nomade si apparta in un buon posto periferico e tranquillo.
Partenza ore 10.00, arrivo al Bac dove mi imbarco senza troppe difficoltà, idem per lo sbarco. Il clima è più fresco, ma l'umidità è più elevata ed in cielo il sole appare lattiginoso. 
Il trasferimento avviene con soste minime, tutte all'insegna del caffè che ritempra (non ne avevo mai bevuto così tanto!), ma la stanchezza è notevole, tanto da prendere la decisione di sostare a Segou.
Mentre mi sto avviando per il centre ville, perdo l'attimo e mi fermo ad un semaforo virato al giallo con il muso un po' oltre. Non potendolo vedere, l'arrivo del verde lo percepisco dai suoni dei clacson; appena ripartito un vigile fischia indicandomi di sostare a lato. Eseguo consapevole di non aver commesso nessuna infrazione, ma il tipo è scorbutico e dialoga con Danilo che lo affronta nel modo giusto. In pratica vorrebbe multarmi, non ascolta ragioni, chiede i miei documenti mentre già sto rifornendo il veicolo lì dove mi ha indicato di sostare, sul piazzale di un Total. Allora Danilo torna dal vigile ed ottiene la vittoria quando il vigile gli chiede da quanto tempo si trova in Mali, perché, dice, con le parole ci sa fare come un maliano. La situazione si stempera tanto da uscirne indenne; spostatomi poco oltre parcheggio per un thè consumato in ambiente confortevole. 
Come al solito si tratta di seminare Boubacar, Danilo lo fa in maniera dura visto che con le buone maniere non si era ottenuto più di tanto.
Decido di muovermi verso il Niger per sgranchirmi le gambe e snebbiare la testa, dimenticando che sarei stato assalito come d'uso; ora però non ho capacità di sopportazione, così invito tutti a lasciarmi in pace spiegando che sono affaticato dal viaggio, che non sono interessato a nulla di ciò che mi si propone, che del Mali conosco già tutto l'artigianato presentato nelle boutique, che in piroga ci sono già stato: è proprio vero che con il dialogo si ottiene il risultato, in poco tempo posso muovermi senza sentire il ronzio delle varie richieste.
Ad un certo punto vengo avvicinato da chi ci aveva abbordati all'andata, i quali, avendomi già pesato, dopo i saluti mi lasciano in pace. 

Questa volta sembra fatta, Boubacar ritira il suo bagaglio ed esce dallo schermo radar mentre Danilo sembra orientato a mangiarsi una pizza al ristorante, programma che non mi entusiasma per niente. 
Alla fine, dopo essersi bevuto alcune birre, preferisce condividere con me un ottimo stinco di maiale (prodotto precotto italico), operazione questa che conclude la giornata operativa, dopo aver spostato il Nomade lì dove a febbraio si terrà Il Festival sur le Niger.
Prima di lasciare Segou mi raggiunge uno dei furbi dell'andata alla ricerca di un medicamento per i dolori; lo accontento trovandone uno adatto fra i medicinali appena scaduti, tanto male non gli farà più di quanto ne ha già. Inoltre, avendo dimostrato di essere un gran conoscitore di tutte le porcherie possibili con cui farsi, non potrà che trovare giovamento da un medicinale vero.
Nell'attesa della partenza un tipo fuori di testa per droga raccoglie la mia pubelle del giorno prima, ne estrae l'osso dello stinco e si mette a mangiarlo con soddisfazione, deliziato dal gusto!
Bamako mi attende, lì ho in mente di trascorrere almeno due giorni in relax, organizzando l'itinerario in Senegal, paese per il quale nutro ancora qualche dubbio per quanto sono venuto a sapere da altri viaggiatori.
Effettuo un'unica sosta caffè; mi diletto ad ammirare una pianta di mango, qui molto diffusa. 
Per il resto guido ininterrottamente sino ad arrivare all'ultimo tratto di strada che non è certo il migliore, oltre ad essere assai trafficato.
Entrato in città un vigile prima mi fischia e poi, affacciatosi al finestrino, mi fa cenno di proseguire: accidenti, paese diabolico questo Mali! Tutti fanno un gran casino sulla strada e chi si becca il fischio del vigile è esclusivamente l'imponente veicolo a targa straniera!
Arrivato ad un punto concordato saluto Boubacar, verifico lo “slipping camel” per la possibile sosta campement senza risultarne soddisfatto; sto per proseguire verso il campement dove si fermerà Danilo quando un giovane (forse fermo davanti allo slipping camel ha seguito la scena) mi chiede se ho trovato il posto, in caso contrario mi suggerisce una soluzione alternativa più economica e vicina. Lo seguo per dare uno sguardo: si tratta di una soluzione spartana ma pratica, posta davanti agli orti sul Niger, molto tranquilla, gestita da una Belga, Ann, che ha già fatto tre figli con un locale. Mi sembra adatta a me, quindi chiedo il prezzo; questo, anziché essere meno caro dell'altro, risulta più caro, ma appena lo faccio notare si arriva ad un giusto equilibrio. Prendo tempo ed accompagno Danilo, accertandomi che non ci sia una soluzione diversa da quella già conosciuta anche lì: negativo. Vado allora deciso al Tounga e, dopo essermi impegnato in una buona manovra per entrare nel cortile da un cancello stretto con rampa che non agevola, parcheggio in una posizione che mi sembra buona.
Che bello ritrovare un po' di tranquillità dopo giornate tanto intense, che bello ritrovare anche la propria libertà dopo aver percorso quasi 5.500 km. in una sia pur buona compagnia, che bello apprendere che i due camper italici con i quali avrei dovuto fare un po' di strada, stanno per entrare in Mali e sosteranno a Diema a village ventures, da Pam, dove lasceranno del materiale umanitario.

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