Il volontario della zona
di Pistoia è in partenza oggi, sfebbrato ma malconcio, in attesa di
notizie sulla praticabilità o meno dell'aeroporto di Istanbul
sommerso da una grande nevicata e completamente andato in tilt: mi
auguro che riesca ad arrivare perché ai giorni in affiancamento sul
territorio non vorrei proprio rinunciare.
Dopo una mattinata da
cielo grigio, nel pomeriggio è cambiata la direzione del vento ed i
colori sono ricomparsi.
Era da tempo che avrei
voluto dare un'occhiata a Begue Pokai, che altro non è se non un
resort per niente smorfioso molto caratterizzato dalla sua ideatrice,
una signora marchigiana che vive a Milano e che prima o poi pensa di
stabilirsi in Senegal: ho conosciuto una gradevole realtà tale per
cui, se lo avessi saputo prima, avrei forse potuto prendere in
considerazione di utilizzarla come base.
Ci siamo conosciuti
tardivamente in quanto lei domani rientra, quindi per azioni
umanitarie verso le quali è molto sensibile ci terremo in contatto.
Durante l'incontro sono
stato presentato ad una persona che vive a Dakar da oltre 20 anni,
che svolge una mansione per Bengue Pokai e che copre anche l'incarico
di vicepresidente della Camera di Commercio con competenza
sull'Africa Occidentale: interessante!
Tornerò a trovarlo
sicuramente in quanto - nel pur breve scambio intrattenuto - entrambi
abbiamo annusato argomenti da approfondire.
Nei giorni scorsi avevo
pensato ad una considerazione che mi sembra di non aver ancora
sintetizzato: si tratta dei prima 30 gg. in Senegal.
Anzi, partendo da più
lontano, la ricerca di contatti e conoscenze, il progetto St. Louis
autodileguatosi alla fine di luglio, l'acquisizione del progetto
“forage” dato per fatto, l'arrivo e la ricerca di una
sistemazione dopo i giorni del Festival che avrebbero potuto
delineare un mio impegno immediato a Sud, la visita al villaggio di
Gandigal alla quale sono seguiti due giorni a Yoff e la conoscenza
dei progetti di un italico (insediato qui da una quindicina d'anni)
prima di raggiungere l'area di St. Louis.
L'entusiasmo destato
dalla conoscenza della comunità autogestita incontrata nella
“brousse”, l'interesse per le attività agricole a ridosso del
fiume a confine con la Mauritania, le difficoltà della visita al
villaggio del “forage” avendo capito subito che non sarebbe stata
un'operazione da ONG pur avendone condiviso la validità con il
giovane Niang, le possibilità di creare una collaborazione con
un'altra organizzazione incontrata a Thies dove sono stato costretto
ad un trattamento da “ricco”, l'arrivo alla maison dove ho
trovato una situazione differente da quella per la quale avevo dato
la parola alla locazione, il dover rinegoziare prima della
sottoscrizione per rendermi poi conto, durante i giorni della
malattia consumati infra muros, che la realtà era ancora un'altra
completamente a forbice con quella attesa, la visita a Mbour che
pensavo potesse fornirmi delle alternative abitative ma che, per
quanto riguarda Saly = ambiente da turista, non fa per me mentre la
città in quanto tale mi è sembrata squallida e calda = entrambe
condizioni di alcun interesse. Poi il tentativo di saccheggio, il
viaggio nel buio con la difficoltà a trovare un vettore al grande
Baobab, il rientro a casa dove scopro che delle tre camere locate
quel giorno ben due sono utilizzate da altri mentre sono pagate da
me, la richiesta della moglie di Yaques di trovare un accordo per
Yacine dei cui servigi non so che farmene, la mia lunga replica
articolata a spiegare che questa non è una locazione di una casa
bensì l'utilizzo in famiglia di tre camere con servizio cucina e
bagno condiviso, la replica che mi indirizza a parlarne con il
marito, altra seduta per cercare di bilanciare l'accordo
sottoscritto. Insomma tutto questo è stato vissuto come un percorso
travagliato, con momenti di soddisfazione e altri di demotivazione,
la voglia di fare ma anche la consapevolezza delle difficoltà,
l'attesa delle persone in arrivo con le quali visitare varie
iniziative, la relazione al donatore e a BnD con la sensazione che
non ci sia stata una buona comprensione fra di noi, la scoperta che
la patologia che mi son portato al seguito è in peggioramento
continuo.
Sembra l'intero percorso
di una vita concentrato in un breve periodo, ma proprio questo è
stato.
Concludo con un accenno
ai concetti a me noti ma che avevo consapevolmente messo in stand by:
avrei dovuto rimandare la partenza almeno a dopo quell'esame che mi
era stato prescritto alla fine della visita di controllo del primo
dicembre alla quale mi ero presentato già con le valige pronte e il
biglietto aereo in mano, avrei dovuto vivere alla giornata e non
sbilanciarmi in programmi ambiziosi, avrei dovuto tenere un profilo
più basso.
Ora che responsabilmente
ho fatto autocritica vedrò come sarà possibile modificare la rotta
in funzione di un rientro anticipato che però vorrei effettuare solo
dopo aver espletato il lavoro ancora pendente, consapevole che potrei
lasciarlo invece incompiuto se dovessi riscontare ulteriori
peggioramenti.
In certi momenti mi sembra di essere nello stesso stato di questa L.R.Defender trovata abbandonata chissà da quanto lungo una strada di in un paese che non ha conosciuto guerre ultimamente.
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