domenica 25 dicembre 2011

24.12.2011 da Tarfaya a Dakhla


Ho puntato la sveglia alle 6 perché oggi ho in mente di arrivare a Dakhla; la strada è lunga, a tratti impegnativa, forse soffrirò il caldo, inoltre voglio assolutamente avere un margine di tempo con luce solare sufficiente a mettermi in condizione di sistemarmi per bene.


Alle 6.30 avvio il motore; accidenti quanto è buio ancora! Il traffico è scarso, ma tutto di mezzi pesanti; inoltre c'è del vento che porta sabbia sulla strada, sabbia che viene alzata in volo ad ogni passaggio di veicolo, tanto di più quanto il veicolo è grande. E tutto questo comporta le solite due ruote esterne da mettere fuori asfalto, con in più una visibilità ridotta in dipendenza degli sfareggiamenti e del pulviscolo di sabbia nell'aria: forse avrei
 fatto meglio a tardare la partenza, ma ormai sono in ballo! 
Mi concedo in fretta un bel rifornimento da oltre 100 lt. di gasolio che qui, in quest'area depressa dell'ex western Sahara, ha un prezzo agevolato (rispetto alla media di 7,50 D.x Lt, qui va a 5,1 D. x Lt; c'est a dire da € 0,75 x Lt. a € 0,50 x Lt.); la sosta mi consente di pulire al meglio il parabrezza per non rischiare di rimanere sfritellato giusto come un veicolo che è fuori strada subito dopo il rifornimento.
Verso le 7.30 comincia a schiarire sulla mia sx, sin che entro in Laayoune con l'idea di fermarmi per fare colazione. La città è tutto un presidio militare, per fortuna ancora senza traffico, e ne esco pulito; appena fuori, dopo l'aeroporto, il misero nastrino asfaltato che ho praticato negli ultimi giorni diventa una strada a doppia corsia, quasi un'autostrada. Ne resto meravigliato e allo stesso tempo sono felice di poter fare un lungo percorso in queste condizioni, ma si è trattato di un effetto momentaneo. Infatti la cuccagna dura solo sino a Boujdour, che ha quanto capisco è sì un centro turistico, ma anche l'area industriale di Laayoune con la quale ha questo collegamento veloce.
Oltre si torna al passato, con le stesse condizioni già descritte nei giorni precedenti; mi meraviglio di quanto riesco a rendere oggi al volante: nessun colpo di sonno (grazie al caffè doppio del mattino e a quello delle 13, dopo uno spuntino consumato in piedi), velocità costante fra i 90 ed 110 di tachimetro, nessuna sbavatura negli inserimenti plurimi in curve a vario raggio, pur sotto la spinta di un bel venticello, sorpassi ineccepibili, motore in gran spolvero.

Le soste di oggi avvengono per volontà delle forze dell'ordine, presenti in ogni punto strategico del percorso, sempre cortesi, tutte le volte con la richiesta di una fiche (leggi fotocopia del passaporto), ed ogni tanto anche con la richiesta di un regalino, richiesta che io declino con il sorriso sulle labbra.
A parte i mezzi pesanti che continuo a superare, a mia volta vengo superato da vetture e da 4x4, ma non dalle antiche Land Rover in mano ai nomadi, i quali, su quelle cassonate, vi trasportano pure i dromedari. Ed a proposito di dromedari, oggi ho vissuto una situazione già accaduta nella penisola scandinava quando, a fronte del segnale di pericolo attraversamento renne, avevo pensato più a un fatto pubblicitario sin tanto che non me le sono trovate davanti al muso. Qui è accaduto che ho compreso l'importanza del segnale di pericolo attraversamento dromedari, sino ad allora da me poco considerato, quando ho dovuto piantare una bella frenata mentre l'animale, dello stesso colore del territorio circostante, con calma olimpica stava attraversando la strada in compagnia di parenti, nessuno dei quali mi ha degnato del benché minimo sguardo!
Solo con i Pullman c'è stata una certa bagarre, regolata spesso a mio favore dalla gendarmeria in quanto una cosa è controllare un passaporto, un'altra è controllarne tanti quanti sono i passeggeri del pullman. La racconto così, ma è pacifico che su questo tipo di strada un veicolo dotato di un solo occupante deve sempre scegliere il comportamento di massima prudenza, esattamente come è avvenuto nella realtà.
L'arrivo nell'area di Dakhla è stato il momento più esaltanti della giornata per l'imponenza del paesaggio ispirato a colori chiarissimi, accompagnati da quelli più scuri della sabbia bagnata e da quello del mare, con riflessi argentei nelle zone coperte da un velo d'acqua: uno spettacolo che ripaga delle tante ore di guida.

Raggiunto l'unico campeggio presente in loco, mentre chiedo alla “reception” (mi vien da ridere al solo chiamare con questo nome il bugigattolo dell'addetto) info su wi fi e lavatrice (entrambi argomenti dei quali abbisogno), si ferma sulla strada uno dei Pullman con i quali ho fatto strada: è quello che collega Agadir a qui in quasi due giorni di alternanza alla guida di due autisti, e scarica un unico passeggero, quel tal Danilo che avevo conosciuto a Chefchaouen, diretto pure lui in Mali.
Dopo i saluti (lui si è scalato il Tichka, oltre 4000 m.s.l.m. - ci parleremo con calma domani, ma è probabile che si proceda insieme per un tratto di strada) io parto verso wi fi che mi è stato indicato in centro; l'albergo che ne dispone appartiene alla stessa proprietà del campeggio, pertanto è un servizio del quale fruisco gratuitamente, salvo il petit taxi del rientro (20 D., cioè € 2 circa per percorrere 6 km.).
Domani esplorerò il centro e farò cambusa mentre gli indumenti passeranno un paio d'ore in lavatrice; presumo di rimettermi in viaggio per la Mauritania il giorno 26 o 27, dopo aver escogitato la migliore strategia per superare tutti quei trabocchetti per i quali questa frontiera si è fatta un nome, incluso l'attraversamento di quegli ultimi km. considerati terra di nessuno, tuttora area minata.. 

1 commento:

  1. Ciao Gaetano, aspettiamo notizie dalla frontiera..Intanto, il mio è stato un Natale tradizionale in famiglia, sai, dopo 12 aa al lavoro ero spaesata a casa! Aspetto di leggere il tuo 25 dicembre, esotico, tanto esotico..tanto diverso.
    Ho letto di tua sorella e mi spiace molto, ti ricordi, sembrava prevedibile, abbiamo parlato di compassione, ma quando poi accade subentra il dolore e quel senso acuto di mancanza..c'è ancora tanto lavoro da fare su noi stessi..
    Abbracci grandissimi
    Sonia

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