lunedì 16 gennaio 2017

Ritorno in pista


Dopo tanti giorni durante i quali non mi sono sentito in grado di essere operativo, ieri ho ripreso il passo.


Quando sono arrivato presso l'organizzazione in calendario per oggi ho trovato solo ragazzini e qualche educatore; nell'attesa del responsabile li ho osservati muoversi ed ho notato una certa predisposizione alla bagarre, anche fra maschio e femmina.


Ad un certo punto una ragazzina, per sfuggire al maschio inseguitore, si è riparata dietro di me; all'arrivo del nemico io ho cercato di distoglierlo in mille modi ma questi si è rivelato concentrato nella sua missione e tenace nel perseguirla per cui ad un certo punto mi sono tolto di mezzo affinché trovassero i loro naturali equilibri.


Poi è arrivata la figlia del responsabile, responsabile che si sta impegnando da tempo in questa iniziativa indirizzata ai bambini non scolarizzati di qualsiasi età.
La figlia nell'organizzazione si occupa della parte creativa, quindi ho conosciuto una matrona elegantemente vestita con funzione di autorevole direttrice, a seguire sono arrivate le ragazze più grandi che seguono un corso professionale di sartoria; infine si sono presentate due ragazze dai tratti somatici indocinesi che mi hanno fatto pensare a due volontarie francesi con origini lontane e pertanto in francese le ho salutate.


Quando è arrivato il responsabile mi ha spiegato che si tratta si di due volontarie, ma giapponesi, delle quali la più alta fra le due è per metà Nicaraguense (mi è sembrato un meticciato apprezzabilmente riuscito come sovente succede meticciando).
Non parlano il francese se non marginalmente, ma tanto con dei bambini che conoscono solo il wolof la comunicazione comunque non sarebbe stata possibile se non sul piano dell'empatia.


Mi sono trattenuto sino a mezzogiorno quando le attività con questi ragazzini, definiti ragazzini di spiaggia perché è lì che vengono raccattati, ragazzini che normalmente non andrebbero a scuola mentre così vengono loro fornite quelle conoscenze di base tali per cui l'anno successivo dovrebbero essere in grado di accedere alla scuola pubblica (dopo essere stati registrati all'anagrafe in quanto ancora tantissime persone in Senegal non dispongono di documenti perché la procreazione in ambito domestico ha fatto ignorare questo obbligo a tanti genitori; per voler sistemare le cose successivamente bisogna rivolgersi ad un giudice davanti al quale far presentare tutti gli interessati oltre a dei testimoni).


Il giovedì ed il venerdì l'organizzazione si occupa anche di bambini Talibé, che poi è l'argomento per il quale oggi sono qui.
I Talibé sono bambini che sin da piccoli vengono affidati dalle loro famiglie ai Marabout i quali dovrebbero inquadrarli istruendoli al corano, di fatto una buona parte di essi li usano per l'accattonaggio imponendo loro degli importi quotidiani minimi con i quali tornare all'ovile: nel caso di mancato raggiungimento di quell'importo per i bimbi scattano angherie di tutti i tipi, incluse quelle fisiche.


Ho saputo che questi ragazzi, dovendo sottostare ad una dura regola con il loro “datore di lavoro”, sono più facilmente gestibili e dimostrano spesso maggior propensione all'apprendimento.
Inoltre, quando riescono a racimolare il dovuto giornaliero, per una forma di solidarietà fra di loro, contabilizzano gli importi in qualche modo in maniera da bilanciarli fra tutti affinché nessuno debba subire un castigo.
Anzi, pare che nei villaggi ci siano delle boutique amiche che conservano il denaro in più fungendo da loro banca; il pericolo è che ogni tanto qualcuno fra i ragazzi più grandi prelevi il malloppo dileguandosi nel nulla.
Andando dove? Presumibilmente a Dakar per finire presto in giri dannosi.
Per poter effettuare il lavoro con i Talibé l'organizzazione ha dovuto lottare con i Marabout, a volte sospendendo la collaborazione.
Il fatto è che i Marabout sono accettati dalla gente che ne apprezza varie capacità (quando ci sono perché quando non ci sono vengono solo millantate) e perché viene loro riconosciuta una funzione in ambito religioso.
Per lo stato non esisterebbero, ma ne subisce il condizionamento ogni volta che deve prendere decisioni.


Il problema è che secondo la legge in vigore in Senegal la situazione dell'accattonaggio infantile non sarebbe ammessa, ma i Marabout si rifanno alla religione che prevede un periodo “formativo” per i bambini entro il quale è previsto quello che qui è accattonaggio e che io penso sia idealmente affine alla questua dei piccoli di fede buddhista affidati pro tempore al tempio.
Il fatto è che questi Marabout, esplicitamente definiti Farabout dal responsabile dell'organizzazione (anche se non tutti) gestiscono i ragazzini mantenendoli nello squallore più completo, senza preoccuparsi sotto alcun aspetto del loro benessere. Tant'è che l'organizzazione ha dovuto adottare una politica assai cauta verso questi ragazzi in quanto si era resa conto di come qualsiasi dotazione fornita ai bambini venisse poi loro tolta per essere venduta (dalla stuoia su cui dormire, agli abiti e alle scarpe).


Nell'attesa circa la programmazione della prossima settimana sto pensando di tornare nella giornata di venerdì a Gandigal.
Intanto stamani ho raggiunto il centro storico a piedi con l'intento di fare qualche acquisto di verdura fresca direttamente dalle donne che giornalmente espongono le loro cose sotto una copertura appositamente predisposta.
Prima di raggiungerlo sono stato avvicinato da una giovane studentessa mentre stavo osservando i disegni sul muro di una scuola; inizialmente non avevo capito la sua richiesta e quando l'ho capita ho acconsentito automaticamente a donarle fcfa 100 richiesti per pagarsi l'autobus sino a Niandigal.
Per carità, niente di male a chiedere, certo è che per me andare a Niandigal a piedi non sarebbe stato un dramma: qui vedo che si sta perdendo la mobilità autonoma. Individuale.


Di quella scuola stavo osservando i murales in quanto alcuni li ho trovati significativi; in particolare quello inerente alle ragazzine incinta.


Dopo aver dato uno sguardo alla scarsa offerta proposta al “mercato”mi sono deciso per rivolgermi ad una venditrice che esponeva una certa varietà di articoli: ho acquistato un minuscolo cavolo verza, un trancio di zucca, tre carote africane (corte e grossissime) e quattro pomodori al prezzo complessivo di fcfa 1.400 = circa € 2.00.


Mi è sembrato un trattamento onesto tenuto conto che qui siamo nella petite cote, nel suo centro più prestigioso: Toubab Dialaw, dove i bianchi (in lingua locale giusto Toubab) sono presenti in un certo numero.


Nel pomeriggio il volontario pistoiese si è fatto vivo: sarà qui lunedì con il suo gruppetto. Anche dal Benin ho avuto notizie in funzione dell'imminente arrivo della persona l'anno scorso conosciuta in Burkina Faso.
Sono poi stato contattato dal redattore del piano di sviluppo di Gandigal, con il quale ho perfezionato un incontro per domani.


Ciò che non comprendo è il fatto che questo vecchio ferro, con tutti i limiti dati dall'età, tutto sommato funziona discretamente; ma se si attiva una connessione rallenta in tutto, sia l'operatività in internet che l'apertura dei programmi open office, rendendo ogni operazione più impegnativa! Chissà se fra chi mi segue ci sarà qualcuno in grado di dare una spiegazione in merito!


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