parte prima
E'
cominciato da tempo partendo da lontano, visitando persone sul suolo
italico, persone capaci di guardare oltre.
Perché
di questi tempi è di moda affermare che i migranti sarebbe meglio
non farli arrivare qui, ma per ottenere questo risultato le parole
servono a poco.
Meglio
i fatti.
Rappresentati
dalla realizzazione di progetti là dove è necessario aiutare le
genti a produrre il necessario per vivere.
Interventi
basilari che partono dalla disponibilità di acqua, di sanità, di
formazione, di terra da coltivare: le genti, tanto più sono
vincolate ad usi radicati e tradizioni che si perdono nel tempo
andato, non vanno verso l'ignoto se lo spauracchio della fame è
superato.
Perché
sarà il Senegal la mia prossima meta?
Essenzialmente
per motivi di adattamento all'ambiente, quegli stessi motivi che mi
hanno portato a malincuore a lasciare il Burkina Faso per non
incorrere in problemi di salute.
Sarà
un periodo durante il quale testerò il mio fisico alla realtà di
questo paese: se il test verrà superato potrò pensare di fermarmi
più a lungo.
Per
realizzare progetti ci vuole tempo, e già ora porto due bozze nel
carnet.
Uno
consiste nella realizzazione di un “forage” in una zona agricola
attorno al villaggio di Ngourane, l'altro, più impegnativo, è
rappresentato da un dispensario multi uso ma con un orientamento alla
donna e alle creature partorite attraverso una assistenza pre-parto, per il
parto e successivamente a mamma e progenie.
Il
luogo dovrebbe essere attorno a Toubab Dialaw:se le cose andranno per
il verso giusto potrebbe esserci uno sviluppo rappresentato da un
asilo, e poi forse da una scuola primaria, e poi ancora.....corsi di
apprendistato e.....altri sogni che in parte sarà la mia volontà a
realizzare insieme con la Onlus & O.N.G. Bambini nel Deserto
(vvv.bambinineldeserto.org) la quale dovrà concorrere per un'altra
parte nella ricerca di donatori finalizzati alle realizzazioni.
Ecco
perché ultimamente mi sono mosso dall'eremo nel Levante Ligure per
incontrare persone con le quali sviluppare sinergie: Garda trentino,
Ducato di Parma, Granducato di Toscana e poi Emilia e Romagna.
Ancora
non so quale vettore utilizzare per arrivare in Senegal perché
l'ideale sarebbe muoversi con la casa su ruote, ma Il Nomade sembra
troppo provato per affrontare ancora le strade dell'Africa francofona
( per arrivarci ci sono 2.200 km sino a Tarifa – imbarco per
Tangeri – e poi 3.300 sino a Dakar. Passaggi che ricordo come molto
“laboriosi”- quelli della frontiera fra Marocco e Mauritania e
poi fra Mauritania e Senegal - scoraggerebbero un saggio dal
riprovarci, ma se uno non lo è poi così tanto...) .
Un
altro veicolo simile non è alla mia portata economica.
La
moto? Quando ho capito che non faceva più per me l'ho venduta giusto
un anno fa.
Un'auto?
Forse, ma non deve essere un giocattolo.
Deve
essere un veicolo un po' preparato all'impresa.
Il
fatto è che il viaggio solitario è diventato sempre più rischioso
sull'itinerario da percorrere e anche burocraticamente complicato.
Alla
fine sembrerebbe preferibile l'aereo sia per il tempo necessario a
raggiungere la meta che per i relativi costi.
Salvo
il fatto che il viaggio su pista emana un fascino forte su di me;
inoltre mi risolverebbe il problema della mobilità in loco.
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