Per
ora la decisione sul come e con che mezzo raggiungere la meta non è
ancora presa; attenderò la data del primo dicembre quando saprò se
sarò idoneo alla partenza oppure no.
Essendo
fiducioso e volendolo fare io intanto mi sto preparando: quindi ho
preso contatto con la rappresentanza del Senegal per ottenere alcune
delucidazioni su argomenti vari.
Sto
rivedendo la mia posizione vaccinale che però non dovrebbe avere
bisogno di integrazioni: come l'ultima volta non eseguirò la
profilassi antimalarica.
Nel
frattempo continuo a tenere monitorate le compagnie aree che offrono
voli abbordabili per Dakar.
Nel
caso di utilizzo di un veicolo sarei in grado di lasciare il
territorio liberamente se dovessero insorgere problematiche di salute
come era accaduto in Burkina dove però ero vincolato a una data di
un biglietto aereo; quindi se dovessi scegliere l'aereo dovrò
acquistare un biglietto con data di ritorno aperta.
Intanto
mi capita di rivedere come un film le mie precedenti esperienze
africane, consapevole che questa volta sarà diversa da qualsiasi
altra precedente:
c'è sempre qualche gradino da salire per
trasformare ciò che è ignoto oggi in una conoscenza domani (la
regola pare immutabile nel tempo).
La
conoscenza acquisita ieri magari è già in qualche modo superata, ma
è pur sempre una buona base sulla quale fare conto.
Alcune
persone che sanno di me, così come era avvenuto durante il periodo
trascorso in Burkina, hanno deciso di farmi visita quando sarò
laggiù.
Una
fra queste aveva manifestato il desiderio di effettuare un periodo
come volontaria: probabilmente farà un periodo di un mese come
stagista al mio fianco.
Insomma,
la cosa che sta prendendo forma si sta strutturando in maniera
elastica e pertanto vale la pena trovare tutte le energie necessarie
da infilare nel frullatore e poi stare a vedere cosa ne uscirà.
Quanto
meno sono certo che ne verrà fuori qualcosa che prima non c'era.
Qualcosa
che tornerà di qualche utilità alle donne ed ai bambini da loro
procreati: saprò mai se avranno un futuro migliore?
L'importante
è muovere i primi passi con occhio lungo.
Il
Senegal che incontrerò in questa veste mi apparirà altra cosa
rispetto al Senegal di cinque anni fa: quello vide Il Nomade
proveniente dal Mali arrivare zoppicante a Kaolack dove fu
sottoposto ad un intervento risanatore al cambio che poi tanto
risanato non fu, visto che a distanza di circa 1.200 km. fu costretto
a lanciare la spugna a Dakhla dopo giorni estenuanti trascorsi fra un
meccanico e l'altro, tutti accomunati dalla voracità nel voler
spolpare la propria parte di osso dalla “preda”.
In
quella circostanza arrivò il momento di dire BASTA!.
Ci
pensò il Soccorso Stradale - incluso come utile opzione nella
copertura assicurativa italica - a riportare a casa il veicolo ed il
suo equipaggio.
Ma
questa è un'altra storia già ampiamente documentata all'epoca dei
fatti (vedi articoli postati fra febbraio e marzo del 2012).
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