29 giugno 2016
Le condizioni della mia vita hanno consentito un breve periodo di allontanamento dall'Eremo di Gaetano.
Dopo aver lasciato Il Nomade in cura nelle mani dei soliti medici della Franciacorta a partire dall'infausto rientro anticipato dalla Francia nella seconda metà del mese di agosto dell'anno avanti, ma soprattutto dopo averlo ripetutamente visitato dopo il mio rientro dal Burkina con l'idea di riportarmelo a casa, finalmente è giunto quel momento quando tutti gli specialisti si sono dichiarati soddisfatti del risultato ottenuto con le terapie praticate.
Mi sono quindi recato a P.F. lunedì scorso per sottoporre Il Nomade ad una pulizia straordinaria prima di dirigermi verso Pisogne con l'intento di visitare martedì The Floating Piers, Land Art di Christo e Janne-Claude in scadenza per il prossimo tre di luglio.
Avevo avuto dei suggerimenti da Cesare che, disponendo una casa sull'isola in mezzo al lago, aveva già sperimentato più di una volta il percorso.
Arrivato a Pisogne in orario quasi notturno mi sono presto deciso per un punto sosta di quelli predisposti per la manifestazione, ma molto diverso dagli altri: un po' defilato e tutto su prato io sono stato l'unico cliente a godere la pace del luogo.
Contrariamente a tutte le info diffuse circa le lunghe attese ed il Kaos persistente sul percorso allestito dall'artista, la mia è stata un'esperienza assai positiva.
Ho goduto a pieno l'opera sotto vari punti di vista, tanto da serbarne un ricordo indelebile, partendo abbastanza presto con il trenino della Valcamonica e raggiungendo Sulzano prima delle otto del mattino quando di gente sul percorso ce n'era già, ma assai ben distribuita nella mattinata ancora fresca.
Arrivato a Montisola l'istinto mi ha spinto fuori dal percorso aranciato: inerpicatomi sulle ripide stradelle che salgono dal lago sin verso una chiesa posta in posizione dominante, mi sono trovato in quota solitario ma attorniato da una natura affascinante che permetteva scorci continui sul lago e la lunga linea dal colore di un arancio maturo.
Preso dall'entusiasmo ho voluto fissarlo nelle molte immagini ritratte scambiando anche lungo il percorso qualche parola qua e là.
Ad un certo punto, quando ho visto che il mio da passo spinta stava divenendo un passo strascicato, ho capito che la mia carburazione stava entrando in sofferenza, anche a causa di quel solo che ho avuto costantemente addosso, per quanto la testa fosse riparata da un cappello.
Così ho riconquistato il trenino che verso le 16 mi ha depositato nello stesso punto nel quale era iniziata questa avventura.
Non domo, prima di raggiungere casa ho fatto spesa nell'unico grande supermarket della zona caricandomi di un peso superiore alle mie capacità del momento: ho stretto i denti creandomi la fantastica aspettativa mentale di una doccia con acqua a temperatura ambiente, quindi naturalmente calda.
Quando anche questo step è stato superato, dopo una breve pausa mi sono deciso a fare una di quelle cose che tante volte nella vita mi son detto di non voler ripetere: tornare a distanza di quasi quarantanni in quel di Montecampione, in realtà anche stimolato dalla possibilità di trascorrere una notte al fresco dei suoi 1.200 m.s.l.m..
Quando si è trattato di affrontare la salita non ricordavo i 14 tornanti e la pendenza media che mi è sembrata sostenuta, per quanto fosse palpabile la sensazione di fresco che ad ogni curva riusciva ad entrare dai finestrini aperti contemporaneamente percepivo anche una fastidiosa sensazione di caldo della quale non riuscivo a comprenderne il perché.
Ad un certo punto ho cominciato a vedere fumo entrare in cabina, ma il comandante ha mantenuto la barra al centro sino all'arrivo in un'area non più per me tanto riconoscibile, l'area dove per anni ho avuto casa.
Per quanto la temperatura dell'acqua non desse alcun segnale di preoccupazione, la mia attenzione si era incentrata sul fatto che potesse essersi rotto qualche tubicino dal quale probabilmente stava fuoriuscendo del liquido che, a contatto con l'immenso calore sviluppato dalla turbina, avrebbe potuto arrostire o farne colare altri generando un tilt generale. E' stato allora che ho dovuto sostare e precipitarmi ad aprire il vano motore dal quale si è propagato all'esterno un fumo chiaro ma dall'odore indecifrabile.
Intanto cercavo di identificare il punto di innesco di questa amabile situazione, ma l'unica cosa che sono riuscito a capire è che l'olio nel motore c'era, quello del liquido dell'idroguida pure, l'altro liquido da controllare non era a mia portata e quindi ho deciso di attendere.
Erano passate abbondantemente le otto di sera quando le braci hanno smesso di generare fumo ed io ho deciso che non sarebbe stato saggio proseguire il viaggio in quelle condizioni.
Mi sono fatto coraggio mentre i ricordi dei vari episodi di guida ad alto rischio vissuti in centro America si affacciavano alla mia mente. Se sono stato in grado di domare la bestia soffrendo i percorsi montuosi del Guatemala dove mi ero trovato senza freni su discese ardite, mi sono detto, saprò scendere a valle con tutte le precauzioni del caso.
Lungo la discesa ben presto ho sentito il pedale del freno andare a fondo sotto la pressione del mio piede senza riuscire a rallentare Il Nomade. Allora tutta l'esperienza accumulata anni fa mi è venuta in soccorso, così come l'assenza di traffico; arrivato in valle con la decisione presa di tornare indietro sino all'officina di Cesare, mi sono acquartierato in un posto notato il primo giorno e valido per una notte.
Quindi stamane mi sono precipitato verso Rovato potendo constatare che la situazione dei freni era tornata nella norma.
In officina Il Nomade è stato subito messo su una buca e un giovane ha iniziato ad operare sotto la guida di Cesare il quale era incredulo al mio racconto e smanioso di capire.
Ben presto è risultato che il fumo è dipeso dalla fusione di parte del coinbentante presente all'interno del vano motore: ma perché è successo ciò?
Esaminando l'ultimo lavoro eseguito in officina è però emerso una piccola perdita da un tubo che lavora ad alta pressione e, secondariamente, che le pastiglie dei freni erano quasi oltre alla frutta!
Allora posso dirmi fortunato, ho pensato: partiti dal problema A si è capito che ne esiste un altro B e pure uno C.
Certo che Il Nomade non riesce mai a riprendersi del tutto: l'anno scorso aveva tenuto per circa dieci giorni, ora solo ventiquattro ore!
Il consulto ha portato a questa decisione: circa il tubo, visto che non sarà facile trovarlo - potrebbe essere il pezzo sul quale si inserisce bisognoso di una rettifica da far effettuare da uno specialista esterno – l'intervento abbisogna di tempo. Quindi Il Nomade è stato messo in condizione di proseguire purché il giorno cinque di luglio torni in clinica!
Ho subito provveduto alla prenotazione di un treno in modo che anche questa volta Lui non tornerà a casa: vorrà dire qualcosa questo patimento continuo?
Quindi sono tornato a Pisogne ancora indeciso se tornare domani sul magico percorso aranciato, ma deciso a cercare di sostare nel parcheggio del supermarket utilizzato ieri.
Dopo essermi infilato in uno spazio ho notato l'indicazione che per questi giorni è consentita una sosta per un massimo di due ore; nell'abbandonare la posizione, a causa di una manovra effettuata molto, ma molto sullo stretto, una ruota posteriore è entrata in contatto con un cordolo ed io immediatamente ho capito che l'aria era defluita.
Attraversata la strada ho controllato: ruota completamente a terra e pizzicata in maniera tale da renderla inutilizzabile.
Ho provato con il mini compressore di bordo a rianimarla di quel tanto indispensabile per raggiungere un gommista: niente da fare.
Allora ho cercato un gommista che si è presentato sulla scena del fattaccio in quindici minuti; sono subito emerse delle difficoltà che un po' alla volta sono state superate.
Resta il fatto che le ultime 24 ore de Il Nomade sono risultate avventurose come in altri tempi, ma questa volta le avventure sono state generate da aspetti diversi che lasciano l'amaro in bocca come “sapore di mare”ed un senso diffuso di inaffidabilità proprio quando, secondo Cesare, con l'intervento alla scatola guida dello sterzo sembravano esauriti gli organi di questo veicolo che nel tempo si sono stressati.
Mi sono allora deciso ad effettuare una incursione alle spalle del lungo lago, dove mi è sembrata più palpabile la storia di questa località e di chi l'ha abitata negli ultimi secoli attraverso le strette strade ed i palazzi nobiliari.
Mentre rientravo ho notato un gruppo di germani starnazzare ammucchiati l'uno sull'altro sul telo di copertura di una barca: da vicino ho visto che una era la vittima e gli altri a turno, becchettandola sul collo, la stavano coprendo ignorando le grida della malcapitata.
Questa è la Natura:poi tutto è finito all'improvviso con uno sbattimento d'ali sia degli stupratori che della giovane, probabilmente alla prima esperienza del genere.
Quindi ognuno ha preso una strada diversa.
Ora sono in sosta in un posto prestigioso sul fronte lago del quale sto subendo l'altra faccia della medaglia: rumori, musica violenta, vicinanza troppo prossima con altri simili.
Domani sul presto non vedo l'ora di involarmi verso le incisioni rupestri camune patrimonio dell'Unesco che non dovrebbero deludermi; poi salirò sino a Ponte di legno evitando di scalare il Gavia in modo da mantenere vivo il ricordo preistorico del 1973.
Mi dirigerò con calma sul Tonale, terrò sotto controllo il vano motore, scollinerò nelle vali trentine prima di raggiungere la tappa di Arco: poi si vedrà.
30 giugno 2016
Mentre mi stavo mettendo in movimento ho sentito arrivare in stazione il trenino delle 6.30 e mentre mi apprestavo a lasciare il lago ho sentito il passaggio a livello aprirsi dopo il passaggio del trenino delle 7.04.
Ho iniziato l'itinerario fiducioso di trovare su strada i segnali dei parchi dedicati alle incisioni rupestri e quando ne ho notato uno mi sono messo nella direzione di Paspardo, piccola località sita all'interno del parco dell'Adamello. Avrei dovuto immaginare che la salita sarebbe stata ripida, ma non è stato poi questo particolare a crearmi dei problemi quanto l'attraversamento dei paesini perché lì la strada, oltre a diventare particolarmente tortuosa, era anche più stretta che altrove.
Giunto con fatica al luogo dei pascoli grami ho individuato all'ultimo momento una indicazione “campo sportivo e area camper” che ha comportato una istintuale svolta sulla dx che mi ha fatto entrare in un budello discendente che avrei preferito evitare.
Sotto finalmente il piano ed Il Nomade l'unico presente sul bel piazzale attrezzato.
Dopo un primo approccio con le incisioni non troppo visibili risalenti al IV/III secolo a.c., sono rimasto affascinato dal contesto indicato come itinerario dell'albero del pane, laddove l'albero è il castagno che i legionari Romani pensarono bene di piantare ovunque sui loro itinerari proprio con l'intento di sfamare le truppe in transito.
Da un dialogo spontaneo avvenuto con un locale + o – della mia età ho appreso di un altro sito, il più importante della zona, e quindi mi sono incamminato nella nuova direzione effettuando una camminata assai piacevole ma con dei tratti un po' fastidiosi per le mie ginocchia.
Ad un certo punto ho intercettato un capitello con un mosaico di una Madonna con bambino di buona fattura; lì a fianco ho trovato una didascalia inerente alle incisioni che stavo rincorrendo.
Peccato che essendo scolpite su una parete verticale non raggiungibile siano praticamente invisibili all'occhio dell'appassionato!
Ho continuato a camminare ancora per un po' per la bellezza del luogo, ma verso mezzogiorno è stato inevitabile invertire la marcia.
Mentre raggiungevo casa ho fatto delle rapide valutazioni sulla possibilità di riuscita dell'operazione di risalita sino al paese da parte de Il Nomade e ho pensato che se non ci sarà qualche imbecille che parcheggia sul percorso dotato di divieto di parcheggio a vita su entrambi i lati tutto sommato....anche se arrivati in cima c'è poi il problema di girare a dx o a sx infilandosi sulla stretta strada delimitata dalle case.
Ero assetato, non avevo stimoli di fame e mi sentivo in carenza di sonno; pertanto ho soddisfatto nell'ordine i bisogni primari.
Dopo un'oretta, pensando che l'imbecille dell'auto avesse tolto l'intralcio, ho effettuato il controllo del livello olio idroguida aggiungendone prima di dare motore.
Mi ero già reso conto che il freno di stazionamento era poco efficace nelle soste in salita, ma nel giro di qualche minuto ho rischiato grosso.
Dopo aver ben dosato il numero dei giri motore mantenendo il primo rapporto inserito sono arrivato in cima al budello e, ancora indeciso se svoltare a dx o sx a seconda del livello di difficoltà che avrei incontrato, ho dovuto frenare prima di immettermi.
Quando ho capito che il freno a mano non mi avrebbe aiutato ho provato l'impossibile: accelerare e contemporaneamente lasciare il pedale del freno.
Il Nomade è partito ma ha cominciato a slittare all'indietro: NO PANIC, ho pensato, ma devo fermare in fretta la massa di oltre 40 q.li prima di toccare dentro da qualche parte.
Intanto il Nomade ha iniziato a retrocedere e il freno a mano tirato all'inverosimile non è bastato; la pressione esagerata del piede sul pedale è giunta a dare un aiuto, ma intanto i muscoli della gamba hanno iniziato a fibrillare.
Un ragazzo è sbucato al mio fianco affermando che lui evita accuratamente di far parcheggiare lì i camper; allora, ho aggiunto io, bisogna dirlo all'amico architetto e sindaco del posto di togliere quel cartello trappola.
Mi ha guardato lasciandomi intendere la considerazione che porta verso il professionista Sindaco pro tempore.
Ho chiesto se avessi ancora luce dietro di me ma il giovane mi ha informato che ero a contatto con la staccionata e di resistere mantenendo fermo il veicolo: lui sarebbe andato a cercare un amico dotato di pick up per tirarmi fuori dall'impaccio.
Mentre si stava allontanando sulla strada transitava un trattore che il ragazzo ha fermato al volo; il conducente ha subito fatto retromarcia per posizionarsi alla manovra mentre il ragazzo provvedeva all'aggancio con una corda.
Ora è il momento: sono stato invitato a girare tutto a dx le ruote e subito dopo che la corda è andata in tensione ho iniziato ad accelerare mollando i freni. Il Nomade ha compiuti alcuni sobbalzi e slittamenti rilasciando odore di frizione bruciacchiata ma in poco tempo non ha più avuto bisogno di essere aiutato.
Ho ringraziato ancora sia il ragazzo che il conducente del trattore; non mi sembrava vero che tutto si fosse risolto tanto rapidamente e nel migliore dei modi.
Quindi ho iniziato a scendere a velocità controllata riducendo al minimo il rischio freni che si era presentato durante la discesa da Montecampione; il pensiero del Tonale mi è passato per la mente ma l'ho subito lasciato andare al domani.
Per oggi direi che può bastare; ancora un sito rupestre e poi stop a Edolo.
Arrivato in vicinanza dell'importante sito a Capo di Ponte ho avuto il buon senso di fermarmi quando ho visto un camper ben più corto de Il Nomade parcheggiato; ho chiesto info e mi è stato confermato che avrei dovuto fermarmi lì.
Dopo la manovra ho dialogato a lungo con la coppia torinese prima di sospendere la conversazione per temporale sopravvenuto. A seguire li ho lasciati lì e ho raggiunto Edolo, paesino nel quale non ho memoria di essermi mai soffermato - è popolato da circa 4.500 anime, chissà se fra loro ci sarà anche un commilitone conosciuto come Angelo del Fango nel 1966 a Firenze - mentre Ponte di Legno, che erroneamente consideravo molto di più, ne conta solo 1.300 o giù di lì ed è posto ad una quota superiore a 1.200 m.s.l.m. tale per cui con la burrasca in corso meglio sostare a quote più basse ed avere tutta la giornata di domani per affrontare una tappa di 140 km. Fatta di salite, discese, ancora salite e altre discese.
04.07.2016
Dopo essere arrivato ad Arco ho proseguito per Rovereto dove Bambini nel Deserto Cinema du Desert aveva programmato una serata propedeutica alla prossima partenza del 4x4 Magirus: destinazione Mali e Burkina Faso.
Ho così potuto conoscere tutti gli artefici delle spedizioni effettuate a bordo del camion e anche ho riconosciuto un artista di strada che aveva intrattenuto i partecipanti per aver partecipato quattro anni fa a Andersen Festival!
Ma soprattutto ho potuto dialogare a lungo con Luca, presente nella circostanza: ci sono tante cose che bollono in pentola, ma nessuna è ancora al punto giusto di cottura,
Circa la mia ipotesi di partenza per il Senegal ai primi di settembre, il dubbio se utilizzare LRD oppure no sembrerebbe sciolto: le auto con più di dieci anni di vita non sono ammesse in quel paese!
Verso fine luglio Luca saprà meglio precisarmi.
La mattina successiva mi sono spostato a Castelnuovo Valsugana: appena arrivato, dopo aver parcheggiato ho tirato il freno a mano, solo che mi è rimasto in mano la leva senza che il freno si attivasse.
Altra piccola grana creatasi per lo sfilamento di un perno, presto rientrata: la sensazione però è quella di essere sotto assedio!
Stamane, prima di lasciare Arco, ho effettuato un piccolo tour a Riva del Garda che ho trovato in splendida forma; nel pomeriggio inoltrato via per il lago di Ledro e poi quello di Idro dove ora sono in sosta per la notte.
Domani completamento anticipato del giro con consegna de Il Nomade all'officina/ospedale che già tanti interventi ha effettuato sul mai domo “anziano” senza mai sino ad ora riuscire a dire la parola definitiva: fine!