Venerdì, 11.03.2016
Ho atteso sino all'ultimo
prima di scrivere questa storia; in parte è una storia già vissuta
in questa zona di Africa universalmente conosciuta come Africa Nord
Occidentale, ma in parte è inedita.
Se dal Senegal si vuol
raggiungere Burkina Faso, o viceversa, la strada più semplice è
quella che attraversa il Mali, esattamente quella stessa strada
percorsa dai sei intrepidi motociclisti italiani che hanno raggiunto
Garage Italia alla fine di gennaio.
Durante i primi giorni di
febbraio ho avuto l'opportunità di partecipare ad un incontro al
quale era stata convocata la O.N.G. Bambini nel Deserto presso la
sede O.I.M. = Organisation Internationale pour les migrations/I.O.M.
= International Organization for Migration.
L'ufficio, come tutti
quelli dei grandi organismi internazionali che non hanno problemi di
budget, è sito nel prestigioso nuovo quartiere di Ouaga 2000,
un'area dove trovano ospitalità le più prestigiose ambasciate, a
partire da quella degli U.S.A., così come le ville-fortino dei
ricchi desiderosi di vivere all'occidentale: vi è anche un centro
commerciale non troppo frequentato dove il super market “Marina
Market” propone una vasta serie di prodotti alimentari di qualità
a prezzi + o – europei.
Dentro a quell'ufficio ero subito rimasto affascinato dai
tendaggi riproducenti - con gusto leggero - scene africane realizzate
in batik: non avevo saputo resistere ed avevo preso una foto pensando
di poter rintracciare quel tessuto al Grand Marché.
Quando ho iniziato la mia
indagine ne è emerso che quel tessuto doveva essere stato
commissionato su richiesta; al mercato ho visto diverso materiale
assimilabile ma non uno fra i drappi sciolti davanti ai miei occhi
era paragonabile per la grazia dei disegni e la tonalità dei colori
a quello che avevo fotografato.
Poi è scoppiato il gran
caldo e tanti movimenti da me previsti sono decaduti onde
salvaguardare prima di tutto la mia salute: è diventato impossibile
esporre le mie membra al caldo delle “ore centrali” che
quotidianamente fanno della zona di Ouaga un gran forno plain ciel, e
non solo quelle.
Nei giorni in cui ho
avuto l'ospite questi mi aveva presentato un burkinabé nativo di
Bobo, un artista che aveva trascorso del tempo in Belgio dove aveva
avuto una moglie con la quale aveva avuto una figlia; terminata la
storia d'amore era rientrato in Burkina trattenendosi a Ouaga e
cercando in qualche modo di arrangiarsi a sbarcare il lunario.
Oggi ha 48 anni assai ben
portati, ha contribuito a mettere al mondo costì un'altra figlia, il
lunario lo sbarca così male da dormire a casa di un grand frére;
l'ospite lo aveva avuto come assistente per circa un mese nei lavori
svolti localmente e me lo aveva presentato come persona degna di
fiducia, tanto è vero che nei colloqui intrattenuti avevo incanalato
le mie domande per capire se avrei potuto prenderlo in esame per un
lavoro di guardiania.
Durante uno dei colloqui
avvenuti è emerso che la sua arte si esprime anche attraverso la
realizzazione di opere utilizzando la tecnica batik.
Da lì a fargli vedere
l'immagine fotografica della tenda è stato un attimo: Désiré è il
suo nome ed ha bisogno di lavorare, mi sono detto, perché non
metterlo alla prova?
Egli ha voluto disporre
dell'immagine fotografica per propormi qualche cosa di simile: ok.,
fatto!
Poi, come è consuetudine
qui, mi ha chiesto soldi per acquistare il tessuto, il colore e
l'acido: ok., accordato.
Poi mi ha detto che
sarebbe stato in grado di farmi vedere il lavoro iniziato dopo
qualche giorno e tal proposito mi ha fissato un appuntamento in un
punto della città.
Quando sono arrivato mi è
venuto da guardare il portatile: lì ho trovato un sms di Désiré
che, scusandosi adducendo motivazioni varie, mi informava circa il
ritardo di un giorno per eeguire la presentazione: ok., ti fai vivo
tu? Si!
Dopo qualche altro giorno
si è presentato per sottopormi le tonalità dei colori e solo in
questa occasione ha tirato fuori un preventivo scritto.
Ho subito effettuato una
semplice divisione per capire il prezzo al mq. del suo lavoro: ho
notato e ho contestato che se il suo prezzo a mq. risulta “x” non
è possibile che un pezzo da nemmeno 2 mq. costi tanto di più di
quanto ottenuto moltiplicando “x” per la dimensione dichiarata:
concetto di difficile comprensione per l'artista per cui ho concluso
informandolo che per ora avrebbe potuto terminare ciò che aveva
iniziato e solo dopo averne valutato la qualità avrei potuto
decidere per affidargli altro lavoro.
Circa i prezzi ballerini
ne avremmo riparlato con le opere realizzate a vista onde valutare
nel migliore dei modi per entrambi.
Forse questo discorso
tanto democratico quanto possibilista nei suoi confronti, dopo aver
affermato che sarebbe passato domenica pomeriggio con il lavoro
finito, lo ha invece convinto a rendersi irreperibile: MISSING.
Da martedì ho cominciato
a cercarlo ripetutamente, ma il suo portatile risulta occupato, o
irraggiungibile. Quando dal segnale ti aspetti una risposta essa non
è mai avvenuta.
Ho provato anche con sms,
ma evidentemente oramai il sipario è calato su questa
rappresentazione.
Per carità, in 150 gg.
trascorsi in terra d'Africa ho vissuto anche episodi di tutt'altra
valenza; comunque una piccola fregatura prima o poi può sempre
capitare.
Mi fa riflettere che
tutto questo che ho raccontato è avvenuto dopo che avevo già pesato
il sistema di valutazione delle persone uso essere messo in atto dal
mio ospite, e lo avevo considerato scadente!
Désiré poi è un
“artista” originario di Bobo, zona nota per riti animisti e
maschere; infatti la sua faccia ha tutte le caratteristiche di un
maschera tanto è impassibile e priva di espressione.
Perché ho iniziato
citando il Senegal?
Perché i miei più
fedeli lettori ricorderanno l'episodio della panca.
Anche in quell'occasione
avevo accettato la presentazione di un artigiano da parte di un furbo
senegalese che mi chiamava mon papa e che io capivo come fosse alla
ricerca di un po' di sangue da succhiarmi.
Entrambi gli episodi sono
avvenuti a ridosso con la mia definitiva partenza, quando di tempo
ormai ne rimane poco a disposizione e forse è più facile rimanere abbagliato in un miraggio che poi è una grande illusione: anche questo vorrà dire qualche
cosa.
Insomma, sembra che la
mia infatuazione per l'Africa mi tolga lucidità, quella lucidità
che non mi ha mai abbandonato in tutte le altre parti del mondo dove
ho vissuto qualche frammento recente della mia esistenza: pas de
problem, c'est la vie, Gaetanon!
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