sabato 12 marzo 2016

Miraggi ed illusioni finali





Venerdì, 11.03.2016
Ho atteso sino all'ultimo prima di scrivere questa storia; in parte è una storia già vissuta in questa zona di Africa universalmente conosciuta come Africa Nord Occidentale, ma in parte è inedita.




Se dal Senegal si vuol raggiungere Burkina Faso, o viceversa, la strada più semplice è quella che attraversa il Mali, esattamente quella stessa strada percorsa dai sei intrepidi motociclisti italiani che hanno raggiunto Garage Italia alla fine di gennaio.




Durante i primi giorni di febbraio ho avuto l'opportunità di partecipare ad un incontro al quale era stata convocata la O.N.G. Bambini nel Deserto presso la sede O.I.M. = Organisation Internationale pour les migrations/I.O.M. = International Organization for Migration.
L'ufficio, come tutti quelli dei grandi organismi internazionali che non hanno problemi di budget, è sito nel prestigioso nuovo quartiere di Ouaga 2000, un'area dove trovano ospitalità le più prestigiose ambasciate, a partire da quella degli U.S.A., così come le ville-fortino dei ricchi desiderosi di vivere all'occidentale: vi è anche un centro commerciale non troppo frequentato dove il super market “Marina Market” propone una vasta serie di prodotti alimentari di qualità a prezzi + o – europei.




Dentro a quell'ufficio ero subito rimasto affascinato dai tendaggi riproducenti - con gusto leggero - scene africane realizzate in batik: non avevo saputo resistere ed avevo preso una foto pensando di poter rintracciare quel tessuto al Grand Marché.
Quando ho iniziato la mia indagine ne è emerso che quel tessuto doveva essere stato commissionato su richiesta; al mercato ho visto diverso materiale assimilabile ma non uno fra i drappi sciolti davanti ai miei occhi era paragonabile per la grazia dei disegni e la tonalità dei colori a quello che avevo fotografato.




Poi è scoppiato il gran caldo e tanti movimenti da me previsti sono decaduti onde salvaguardare prima di tutto la mia salute: è diventato impossibile esporre le mie membra al caldo delle “ore centrali” che quotidianamente fanno della zona di Ouaga un gran forno plain ciel, e non solo quelle.




Nei giorni in cui ho avuto l'ospite questi mi aveva presentato un burkinabé nativo di Bobo, un artista che aveva trascorso del tempo in Belgio dove aveva avuto una moglie con la quale aveva avuto una figlia; terminata la storia d'amore era rientrato in Burkina trattenendosi a Ouaga e cercando in qualche modo di arrangiarsi a sbarcare il lunario.




Oggi ha 48 anni assai ben portati, ha contribuito a mettere al mondo costì un'altra figlia, il lunario lo sbarca così male da dormire a casa di un grand frére; l'ospite lo aveva avuto come assistente per circa un mese nei lavori svolti localmente e me lo aveva presentato come persona degna di fiducia, tanto è vero che nei colloqui intrattenuti avevo incanalato le mie domande per capire se avrei potuto prenderlo in esame per un lavoro di guardiania.
Durante uno dei colloqui avvenuti è emerso che la sua arte si esprime anche attraverso la realizzazione di opere utilizzando la tecnica batik.




Da lì a fargli vedere l'immagine fotografica della tenda è stato un attimo: Désiré è il suo nome ed ha bisogno di lavorare, mi sono detto, perché non metterlo alla prova?
Egli ha voluto disporre dell'immagine fotografica per propormi qualche cosa di simile: ok., fatto!
Poi, come è consuetudine qui, mi ha chiesto soldi per acquistare il tessuto, il colore e l'acido: ok., accordato.
Poi mi ha detto che sarebbe stato in grado di farmi vedere il lavoro iniziato dopo qualche giorno e tal proposito mi ha fissato un appuntamento in un punto della città.
Quando sono arrivato mi è venuto da guardare il portatile: lì ho trovato un sms di Désiré che, scusandosi adducendo motivazioni varie, mi informava circa il ritardo di un giorno per eeguire la presentazione: ok., ti fai vivo tu? Si!




Dopo qualche altro giorno si è presentato per sottopormi le tonalità dei colori e solo in questa occasione ha tirato fuori un preventivo scritto.
Ho subito effettuato una semplice divisione per capire il prezzo al mq. del suo lavoro: ho notato e ho contestato che se il suo prezzo a mq. risulta “x” non è possibile che un pezzo da nemmeno 2 mq. costi tanto di più di quanto ottenuto moltiplicando “x” per la dimensione dichiarata: concetto di difficile comprensione per l'artista per cui ho concluso informandolo che per ora avrebbe potuto terminare ciò che aveva iniziato e solo dopo averne valutato la qualità avrei potuto decidere per affidargli altro lavoro.
Circa i prezzi ballerini ne avremmo riparlato con le opere realizzate a vista onde valutare nel migliore dei modi per entrambi.




Forse questo discorso tanto democratico quanto possibilista nei suoi confronti, dopo aver affermato che sarebbe passato domenica pomeriggio con il lavoro finito, lo ha invece convinto a rendersi irreperibile: MISSING.
Da martedì ho cominciato a cercarlo ripetutamente, ma il suo portatile risulta occupato, o irraggiungibile. Quando dal segnale ti aspetti una risposta essa non è mai avvenuta.
Ho provato anche con sms, ma evidentemente oramai il sipario è calato su questa rappresentazione.




Per carità, in 150 gg. trascorsi in terra d'Africa ho vissuto anche episodi di tutt'altra valenza; comunque una piccola fregatura prima o poi può sempre capitare.
Mi fa riflettere che tutto questo che ho raccontato è avvenuto dopo che avevo già pesato il sistema di valutazione delle persone uso essere messo in atto dal mio ospite, e lo avevo considerato scadente!
Désiré poi è un “artista” originario di Bobo, zona nota per riti animisti e maschere; infatti la sua faccia ha tutte le caratteristiche di un maschera tanto è impassibile e priva di espressione.




Perché ho iniziato citando il Senegal?
Perché i miei più fedeli lettori ricorderanno l'episodio della panca.
Anche in quell'occasione avevo accettato la presentazione di un artigiano da parte di un furbo senegalese che mi chiamava mon papa e che io capivo come fosse alla ricerca di un po' di sangue da succhiarmi.
Entrambi gli episodi sono avvenuti a ridosso con la mia definitiva partenza, quando di tempo ormai ne rimane poco a disposizione e forse è più facile rimanere abbagliato in un miraggio che poi è una grande illusione: anche questo vorrà dire qualche cosa.
Insomma, sembra che la mia infatuazione per l'Africa mi tolga lucidità, quella lucidità che non mi ha mai abbandonato in tutte le altre parti del mondo dove ho vissuto qualche frammento recente della mia esistenza: pas de problem, c'est la vie, Gaetanon!


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