venerdì 13 novembre 2015

08XI15 Vacanza breve a Bobo Dioulasso & Banfora



Sveglia ore 6.00, partenza da G.I. ore 7.00 su Toyota condotta da Bruna.
E' domenica e le strade sono poco frequentate ma già si vede l'aria contenente inquinamento di vario genere: non oso pensare cosa sarà al momento in cui spirerà giorno e notte l'Harmattan, il vento che viene dal deserto!
Il Bus – di fabbricazione cinese - parte puntuale alle 8.00 e poco dopo sui due schermi di bordo viene proiettata una telenovela dai contenuti ridicoli (ma forse veri) in lingua francese e probabilmente di produzione ghanese visto che è sottotitolata in inglese.



Il sedile non è troppo comodo ma ciò non mi impedisce di appisolarmi ogni tanto sino a che, verso le 11.00, il veicolo effettua una sosta più lunga presso la gare routiere di Boromo, località a metà strada fra Ouaga e Bobo, famosa per accudire dei coccodrilli/caimani considerati sacri.




Scendendo ci siamo accorti che 'è un altro bianco a bordo oltre a Gabriella e me.
Via via che ci si allontana da Ouaga il panorama si tinge sempre più di verde tanto da avere una percezione diversa della polvere nell'aria.
La strada è affrontato dal motore cinese in maniera spavalda in modo tale che poco dopo le 13.00 è già in territorio di Bobo per poi arrivare alla gare routiere verso le 13.30: niente male per aver percorso oltre 360 km. e aver effettuato diverse fermate fra le quali una per controllo documenti dei passeggeri da parte della polizia.
Che bello trovare all'arrivo un taxista ad attenderci, frutto dei vari scambi email avuti con l'hotel alla fine prescelto, Villa Rose; nel frattempo il bianco si stava scaricando la sua bici dal bagagliaio del bus per dirigersi chissà dove.




L'impressione è che la città sia gradevole, quantomeno per il gran numero di alberi ai lati delle sue strade; quello che è certo è che è molto gradevole l'alloggiamento prescelto.
La tipa di Amsterdam che lo gestisce con il marito Burkinabè ci riceve con grandi attenzioni e ci accompagna sino alla camera: questa è dotata di balcone coperto, di acqua corrente (dopo giorni senza acqua a Ouaga sembra un miraggio), ma soprattutto è fresca (dopo il forno di G.I. ci voleva proprio un cambiamento come questo).






La pausa relax è dedicata anche a dei lavaggi di biancheria, ma verso le 16.00 ci rechiamo alla moschea: la preghiera in corso ci sconsiglia di attendere e così, dotati di guida, ci dirigiamo verso la città vecchia.
Questa è composta di quattro quartieri ben distinti fra loro: quello degli animisti, quello dei mussulmani, quello dei griot e quello dei forgiatori dei metalli.



 




La visita è interessante, anche se nel prezzo è inclusa come obbligatoria la sosta negli atelier delle associazioni, si dice a vantaggio di ogni quartiere: in ognuno di essi si fa pit stop. Sono ben esposte maschere, tessuti, borse, statuine bronzee (secondo Gabriella a prezzi più elevati che a Ouaga).







(le foto qui sopra si riferiscono alla preparazione della birra "artigianale" di sorgo e miglio, bevanda della quale se ne fa un uso che spesso supera i livelli di buona sopportazione dell'alcol; questa birra  raggiunge i 6,5°) 








 Ci destreggiamo dicendo che torneremo l'indomani in modo da concludere la visita sul calar della notte, giusto in tempo per prendere anche alcune foto della moschea che fu realizzata in stile sudanese in epoca piuttosto antica, ma neanche troppo.
Quando affamati ci rechiamo in un ristorante Afro un po' fuori mano succede una cosa che val la pena ricordare.




A fine pasto ho estratto il portafogli per pagare, ma Gabriella mi ha detto che avrebbe provveduto lei e poi ci saremmo sistemati fra di noi.
Allora ho appoggiato il portafogli sotto la coscia a contatto con il sedile della sedia; quindi, poco dopo, mi sono alzato per lasciare il locale di per se molto buio, tanto che avevo detto a Gabriella che era meglio così onde non indagare troppo su quel riso alla salsa di pomodoro e pesce che stavamo mangiando.
Giunti quasi alla deviazione per l'albergo Gabriella vede un negozietto aperto e ci tuffiamo per piccoli acquisti: ora pago io, dico, così possiamo sistemare i conti.



Cerco il portafogli nella tasca laterale dei pantaloni e non lo trovo: immediati sono stati i brividi che mi hanno preso lungo la schiena quando mi sono reso conto di averlo lasciato al ristorante.
Dico a Gabriella di attendermi lì e come una scheggia percorro la strada a ritroso; trovo il ristorante e ci entro con passo deciso guardando a terra, ma non vedo nulla che possa corrispondere all'oggetto che sto cercando.
La tipa e le sue accolite si fanno avanti sorridenti mentre io spiego l'accaduto; a quel punto  la titolare apre con eleganza un portadocumenti e mi porge il mio portafogli che aveva subito trovato dopo la mia uscita.





Grandi sorrisi e ringraziamenti mentre capisco al volo che non manca nulla; uscendo lascio CFA 1000 che vengono subito accettate e incamerate mentre io mi dileguo al volo pensando che forse avrei dovuto lasciare un importo più consistente visto che oltre a circa CFA 40.000 c'erano tutti gli euro dei quali dispongo.
Mi è sembrata un'ulteriore prova sull'onestà di questo popolo definito degli "uomini integri".

9XI15 secondo giorno a Bobo





Ci si muove presto stamane per una visita libera (senza guida) alla città e alla moschea.






In realtà quando arriviamo in zona moschea dopo aver visitato diversi atelier ed avendo attraversato il Grand Marché io non ho voglia di procedere oltre e propongo una bibita con un po' di relax, magari nei giardini pubblici restaurati da un italiano di Sardegna con il quale BnD pensa di intrattenere rapporti in un prossimo futuro.







Lo yogurt acquistato a Marina Market – organizzazione presente anche qui - prodotto a Bobo è ottimo e lo consumiamo camminando; mentre ci stiamo avvicinando al giardino del sardo veniamo affiancati da un tipo desideroso di farci da guida.
Come gli diciamo che siamo italiani questi comincia a parlare del sardo di nome Giovanni come di una persona “tres intelligent” e decide di accompagnarci.


Giovanni non è lì così lo attendiamo all'ombra mentre il tipo indaga se siamo amanti di oggetti antichi. Perché ce lo chiede? Perché la sua attività principale sostiene essere l'antiquariato.
Egli si reca nei villaggi ad acquistare cose “antiche” utilizzate per protezione dal male piuttosto che nelle danze o in altre circostanze legate a iniziazioni, riti e sacrifici.
Decide spontaneamente di andare a prendere a casa qualche cosa da farci vedere.
Nel frattempo arriva una Mitsubishi L200 condotta da un bianco e con diverse donne a bordo: non può che essere lui: Giovanni.



Ci avviciniamo e presto facciamo la conoscenza: l'uomo è schietto e alla mano, ci dice subito che deve andare a rendersi presentabile perché alle 14 arriverà una rappresentanza della EU guidata da Cecile Kyenge fresca di nomina ad osservatore capo per le prossime elezioni.
Praticamente parliamo per buona parte del pomeriggio con Giovanni nei momenti in cui si libera dai suoi impegni, nonché con l'antiquario che nel frattempo è arrivato con diverso materiale parecchio interessante da visionare.
A Cecile siamo presentati anche noi come volontari BnD; la parlamentare mi da l'impressione di essere una persona molto quadrata e non troppo cordiale, ma non per questo avrebbe dovuto subire gli attacchi di Calderoli con l'appoggio del suo partito.


La storia della trattativa con l'antiquario andrebbe narrata con ricchezza di dettagli perché è una vera storia africana; il tipo viene da un villaggio Lobi - così dice-, è stato iniziato e sembra conoscere il significato di ogni oggetto posto con attenzione sul tavolo.
La mia forza è data dal fatto che l'eventuale acquisto di qualche cosa è un optional in quanto non ho abbastanza soldi al seguito e in partenza non sono particolarmente interessato.
Lui però è più forte di me per via delle arti sciamaniche introiettate con l'iniziazione e quindi la storia del nostro incontro rischia di diventare infinita per via della ricchezza di sfumature che entrambi sappiamo mettere in campo.
Quando tutto sta per finire in nulla dopo esserci manifestati reciproca amicizia io mi ritrovo proprietario di due oggetti bronzei di notevole impatto e con il portafogli alleggerito del giusto perché con un “amico” non si fanno affari, si scambiano doni!
La fortuna ci ha fatto incontrare proprio quando egli stava per partire per i villaggi a fare acquisizioni per le quali serve denaro fresco, proprio quello fornito dall'amico italico!


Giovanni poi commenta il tutto con un: “il bronzo qui se lo fanno pagare e tu ne hai avuto una buona quantità per un prezzo che sembra essere ragionevole”.
Quando alle 16 utte le cose si sono ultimate – conferenza stampa Kjenge e “antiquario”,  Giovanni ci invita a mangiare un piatto africano nel suo self service ai bordi del giardino ottenuto in concessione per 25 anni a fronte del lavoro di restauro totalmente condotto a sue spese: li continuiamo a parlare delle nostre esperienze africane sino a che sento essere venuto il momento per una doccia in albergo.


Conquistata la pace di Villa Rose, dopo aver organizzato il tour per domani a Banfora, 50 km. dal confine con la Cote d'Ivoire, famosa per le cascate ricche d'acqua in un territorio selvaggio attorniato da agricoltura “capitalistica” (canna da zucchero, cotone e riso in particolare), viene Gabriella ad avvisarmi dell'arrivo dell'antiquario.


La sua forza si è fatta vedere ancora una volta: non sazio dell'opera pomeridiana si è preentato con una nuova serie di pezzi bronzei, uno più interessante dell'altro, tutti con una storia ed un significato ben preciso.
Per quanto io sia considerato da lui un “amico” non me la sento di ricevere un cadeau per il quale dovrei decidere il prezzo che inevitabilmente andrebbe ad essere dibattuto.
Sono anche in difficoltà perché per tre volte il tipo sembra aver capito. riavvolge la merce ed io sono pronto a salutarlo e per altrettante volte riapre una finestra alla sua voglia di farmi un nuovo “cadeau”.
Ad un certo punto anche Franca, la titolare dell'albergo, mi chiede se ho bisogno di aiuto, ma io rifiuto perché penso di essere capace di venirne a capo.
Fra gli oggetti presentati lui ha capito che una certa urna bronzea finemente lavorata aveva destato la mia attenzione e pertanto, quando se ne sta andando a cavallo della sua “mobilette”, mi lancia una offerta difficile da rifiutare: accetto e poi sono preso dal dubbio che si tratti di pezzi tali da essere esposti in un museo e che io non vorrei mai far uscire da questo territorio.
A tal proposito mi tranquillizza Franca dicendo che l'oggetto è sicuramente molto grazioso ma non così antico come lasciato intendere dall'iniziato.
Meglio così, in modo da poter penare serenamente alla cena.
Si decide di raggiungere il ristorante di Giovanni che non è lontano da qui e quindi posso testimoniare senza ombra di smentita che si tratta di un locale dai prezzi elevati tanto che ho rinunciato a scegliere una pizza - che pure mi stuzzicava - in quanto allo stesso prezzo ho preferito un trancio di pesce alle erbe con frite (si parla di CFA 6000 = circa € 10!).
E' stata l'occasione anche per dare un'occhiata alle camere di cui dispone in funzione di un'eventuale successiva visita, ma alla fine ho deciso che se tornerò qui ancora, da solo o in compagnia, tornerò a Villa Rose.

10XI15 Banfora




Con una buona colazione consumata in albergo prima di raggiungere la gare routiere del vettore Rakieta ci imbarchiamo per Banfora, località posta a circa due ore di bus da Bobo.
All'arrivo Iossouf, la guida indicataci all'albergo, è presente; con una “mobilette” ci dovrà portare alle cascate facendo due volte il percorso, una volta per uno!





Concedo la precedenza a Gabriella e intanto mi muovo fra la gente del posto sino a che mi trovo davanti Iossouf: mi sembra poco il tempo impiegato, ma capisco il trucco poco dopo.



Egli ha parcheggiato Gabriella in un chiosco di un amico in un posto tranquillo alla periferia della città, quindi è venuto a prelevarmi per lasciarmi lì in attesa del successivo percorso per le cascate.
Mentre attendo parlo un po' con il ragazzo ventenne in quel momento responsabile del luogo; questi viene presto raggiunto da una “petite soeur” sedicenne che prima stava dall'altra parte della strada in un altro chiosco.




Il caldo mi fa preferire al chiosco una seduta sotto un grande albero dove chiunque si trovi a passare ha un momento per salutarmi.
Quindi torna Iossouf ed io mi lascio portare. Il percorso è tutto su pista sterrata senza mai un'indicazione, così me ne faccio una ragione più convinta sulla necessità della presenza di una guida.
Penso anche che se fossi arrivato qui con un mio veicolo avrei avuto diverse difficoltà per raggiungere luoghi che solo i locali sanno dove si trovano; chissà come se l'era cavata l'equipaggio di Vagator quando ci era arrivato nel 2010, ma forse si era limitato a raggiungere località poste lungo il goudron.




La strada per arrivare alle cascate è piacevole: corre attraversando villaggi indaffarati come lo sono sempre un po' tutti in un ambiente particolarmente ricco dal punto di vista dell'agricoltura, qui avvantaggiata dalla molta acqua presente sul territorio.






Quella delle cascate è utilizzata in massima parte per irrigare le piantagioni di canna da zucchero poste a valle, ma ho visto anche coltivazioni di riso, di sesamo, tanti ortaggi: una ricchezza diffusa nelle mani di chi?


Lo dico perché ho anche notato una presenza massiccia di cartelloni elettorali, di auto della propaganda elettorale, tutto a favore del candidato MPP che è il partito nato come braccio “democratico” dell'ex presidente, già dittatore per 27 anni nel paese dopo aver liquidato a colpi di pistola il presidente in carica regolarmente eletto Thomas Sankarà, oggi qui ricordato come il “Che” dell'Africa.


Il candidato MPP in corsa per la presidenza ha dichiarato sciolti i legami con il passato: ma c'è da crederci?
Questa zona del B.F. è assai ricca ed è giusto assimilabile alla Cote d'Ivoire dalla quale dista pochi chilometri, quella Cote d'Ivoire dove un anno addietro ha trovato ospitalità l'ex dittatore rovesciato per volontà del popolo.





Le cascate sono risultate molto gradevoli principalmente per la mancanza di umani presenti che ha dato alla visita quel sapore che devono aver gustato tutti quegli esploratori che si impegnarono per la ricerca delle fonti del Nilo:



l'unico rumore percepibile è quello dell'acqua che qui acquisisce uno splendido colore ambra mentre salta giù dalla falesia, unitamente a qualche richiamo di uccello infrattato nella foresta, mentre una gran quantità di rapaci volteggia tenendosi in quota, consapevoli che la discesa deve essere effettuata rapidamente e a colpo sicuro per evitare di diventare a loro volta preda di qualcun altro.






Iossouf mi informa della presenza di varani (i quali se ne stanno al riparo dagli umani durante le ore diurne), di varie specie di pesci (incluso il capitaine), di facoceri, di antilopi: nessuno di questi però si mostra negli orari della visita.





Solo un venditore nomade di tessuti mi sono trovato all'improvviso dietro di me mentre conduceva a mano la sua bici sovraccarica in un passaggio dove l'acqua inizia la sua corsa veloce sotto forma di cascata.




Al ritorno ci siamo accordati per salire tutti insieme sulla “mobilette” in modo da non rimanere in attesa inutilmente e così poter dare un'occhiata al mercato locale prima di riprendere il bus Rakieta delle 18.30.






Durante il percorso verso Bobo ho subito percepito che il bus avrebbe potuto essere a rischio sosta lungo la strada: me lo diceva l'esperienza vissuta con Il Nomade circa i rumori che possono scaturire da un differenziale quando il giunto cardanico ha troppo gioco.




E così è stato: a un certo punto ho avvisato Gabriella che a breve il bus sarebbe stato costretto a fermarsi. L'autista ci ha provato sino all'ultimo a spremere la motricità necessaria per arrivare a destinazione; giunto ormai in territorio di Bobo ha però dovuto accettare il lancio della spugna e fermarsi alle corde.



Dopo nemmeno troppo tempo è arrivato un altro bus a caricarci facendoci arrivare alla gare routiere mentre la città si era già addormentata.
A piedi siamo rientrati a Villa Rose dopo esserci fermati a gustare un discreto ed economico cous cous lungo la strada, un pò stanchi ma soddisfatti.

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