Sveglia ore 6.00,
partenza da G.I. ore 7.00 su Toyota condotta da Bruna.
E' domenica e le strade
sono poco frequentate ma già si vede l'aria contenente inquinamento
di vario genere: non oso pensare cosa sarà al momento in cui spirerà
giorno e notte l'Harmattan, il vento che viene dal deserto!
Il Bus – di
fabbricazione cinese - parte puntuale alle 8.00 e poco dopo sui due
schermi di bordo viene proiettata una telenovela dai contenuti
ridicoli (ma forse veri) in lingua francese e probabilmente di
produzione ghanese visto che è sottotitolata in inglese.
Il sedile non è troppo
comodo ma ciò non mi impedisce di appisolarmi ogni tanto sino a che,
verso le 11.00, il veicolo effettua una sosta più lunga presso la
gare routiere di Boromo, località a metà strada fra Ouaga e Bobo,
famosa per accudire dei coccodrilli/caimani considerati sacri.
Scendendo ci siamo
accorti che 'è un altro bianco a bordo oltre a Gabriella e me.
Via via che ci si
allontana da Ouaga il panorama si tinge sempre più di verde tanto da
avere una percezione diversa della polvere nell'aria.
La strada è affrontato
dal motore cinese in maniera spavalda in modo tale che poco dopo le
13.00 è già in territorio di Bobo per poi arrivare alla gare routiere verso le
13.30: niente male per aver percorso oltre 360 km. e aver effettuato
diverse fermate fra le quali una per controllo documenti dei
passeggeri da parte della polizia.
Che bello trovare
all'arrivo un taxista ad attenderci, frutto dei vari scambi email
avuti con l'hotel alla fine prescelto, Villa Rose; nel frattempo il
bianco si stava scaricando la sua bici dal bagagliaio del bus per
dirigersi chissà dove.
L'impressione è che la
città sia gradevole, quantomeno per il gran numero di alberi ai lati
delle sue strade; quello che è certo è che è molto gradevole
l'alloggiamento prescelto.
La tipa di Amsterdam che
lo gestisce con il marito Burkinabè ci riceve con grandi attenzioni
e ci accompagna sino alla camera: questa è dotata di balcone
coperto, di acqua corrente (dopo giorni senza acqua a Ouaga sembra un
miraggio), ma soprattutto è fresca (dopo il forno di G.I. ci voleva
proprio un cambiamento come questo).
La pausa relax è
dedicata anche a dei lavaggi di biancheria, ma verso le 16.00 ci
rechiamo alla moschea: la preghiera in corso ci sconsiglia di
attendere e così, dotati di guida, ci dirigiamo verso la città
vecchia.
Questa è composta di
quattro quartieri ben distinti fra loro: quello degli animisti,
quello dei mussulmani, quello dei griot e quello dei forgiatori dei
metalli.
La visita è
interessante, anche se nel prezzo è inclusa come obbligatoria la
sosta negli atelier delle associazioni, si dice a vantaggio di ogni quartiere: in
ognuno di essi si fa pit stop. Sono ben esposte maschere, tessuti, borse, statuine
bronzee (secondo Gabriella a prezzi più elevati che a Ouaga).
(le foto qui sopra si riferiscono alla preparazione della birra "artigianale" di sorgo e miglio, bevanda della quale se ne fa un uso che spesso supera i livelli di buona sopportazione dell'alcol; questa birra raggiunge i 6,5°)
Ci destreggiamo dicendo
che torneremo l'indomani in modo da concludere la visita sul calar
della notte, giusto in tempo per prendere anche alcune foto della
moschea che fu realizzata in stile sudanese in epoca piuttosto
antica, ma neanche troppo.
Quando affamati ci
rechiamo in un ristorante Afro un po' fuori mano succede una cosa che
val la pena ricordare.
A fine pasto ho estratto
il portafogli per pagare, ma Gabriella mi ha detto che avrebbe
provveduto lei e poi ci saremmo sistemati fra di noi.
Allora ho appoggiato il
portafogli sotto la coscia a contatto con il sedile della sedia;
quindi, poco dopo, mi sono alzato per lasciare il locale di per se
molto buio, tanto che avevo detto a Gabriella che era meglio così
onde non indagare troppo su quel riso alla salsa di pomodoro e pesce
che stavamo mangiando.
Giunti quasi alla
deviazione per l'albergo Gabriella vede un negozietto aperto e ci
tuffiamo per piccoli acquisti: ora pago io, dico, così possiamo
sistemare i conti.
Cerco il portafogli nella
tasca laterale dei pantaloni e non lo trovo: immediati sono stati i
brividi che mi hanno preso lungo la schiena quando mi sono reso conto
di averlo lasciato al ristorante.
Dico a Gabriella di
attendermi lì e come una scheggia percorro la strada a ritroso;
trovo il ristorante e ci entro con passo deciso guardando a terra, ma
non vedo nulla che possa corrispondere all'oggetto che sto cercando.
La tipa e le sue accolite
si fanno avanti sorridenti mentre io spiego l'accaduto; a quel punto la titolare
apre con eleganza un portadocumenti e mi porge il mio portafogli che
aveva subito trovato dopo la mia uscita.
Grandi sorrisi e
ringraziamenti mentre capisco al volo che non manca nulla; uscendo
lascio CFA 1000 che vengono subito accettate e incamerate mentre io
mi dileguo al volo pensando che forse avrei dovuto lasciare un
importo più consistente visto che oltre a circa CFA 40.000 c'erano
tutti gli euro dei quali dispongo.
Mi è sembrata
un'ulteriore prova sull'onestà di questo popolo definito degli "uomini integri".
9XI15 secondo giorno a
Bobo
In realtà quando
arriviamo in zona moschea dopo aver visitato diversi atelier ed
avendo attraversato il Grand Marché io non ho voglia di procedere
oltre e propongo una bibita con un po' di relax, magari nei giardini
pubblici restaurati da un italiano di Sardegna con il quale BnD pensa
di intrattenere rapporti in un prossimo futuro.
Lo yogurt acquistato a
Marina Market – organizzazione presente anche qui - prodotto a Bobo
è ottimo e lo consumiamo camminando; mentre ci stiamo avvicinando al
giardino del sardo veniamo affiancati da un tipo desideroso di
farci da guida.
Come gli diciamo che
siamo italiani questi comincia a parlare del sardo di nome Giovanni come di una
persona “tres intelligent” e decide di accompagnarci.
Giovanni non è lì così
lo attendiamo all'ombra mentre il tipo indaga se siamo amanti di
oggetti antichi. Perché ce lo chiede? Perché la sua attività
principale sostiene essere l'antiquariato.
Egli si reca nei villaggi
ad acquistare cose “antiche” utilizzate per protezione dal male
piuttosto che nelle danze o in altre circostanze legate a
iniziazioni, riti e sacrifici.
Decide spontaneamente di
andare a prendere a casa qualche cosa da farci vedere.
Nel frattempo arriva una
Mitsubishi L200 condotta da un bianco e con diverse donne a bordo:
non può che essere lui: Giovanni.
Ci avviciniamo e presto
facciamo la conoscenza: l'uomo è schietto e alla mano, ci dice
subito che deve andare a rendersi presentabile perché alle 14
arriverà una rappresentanza della EU guidata da Cecile Kyenge fresca
di nomina ad osservatore capo per le prossime elezioni.
Praticamente parliamo per
buona parte del pomeriggio con Giovanni nei momenti in cui si libera dai suoi impegni, nonché con l'antiquario che nel frattempo è arrivato con diverso
materiale parecchio interessante da visionare.
A Cecile siamo presentati
anche noi come volontari BnD; la parlamentare mi da l'impressione di
essere una persona molto quadrata e non troppo cordiale, ma non per
questo avrebbe dovuto subire gli attacchi di Calderoli con l'appoggio del
suo partito.
La storia della
trattativa con l'antiquario andrebbe narrata con ricchezza di
dettagli perché è una vera storia africana; il tipo viene da un
villaggio Lobi - così dice-, è stato iniziato e sembra conoscere il significato
di ogni oggetto posto con attenzione sul tavolo.
La mia forza è data dal
fatto che l'eventuale acquisto di qualche cosa è un optional in
quanto non ho abbastanza soldi al seguito e in partenza non sono
particolarmente interessato.
Lui però è più forte
di me per via delle arti sciamaniche introiettate con l'iniziazione e
quindi la storia del nostro incontro rischia di diventare infinita
per via della ricchezza di sfumature che entrambi sappiamo mettere in
campo.
Quando tutto sta per
finire in nulla dopo esserci manifestati reciproca amicizia io mi
ritrovo proprietario di due oggetti bronzei di notevole impatto e con
il portafogli alleggerito del giusto perché con un “amico” non
si fanno affari, si scambiano doni!
La fortuna ci ha fatto
incontrare proprio quando egli stava per partire per i villaggi a fare
acquisizioni per le quali serve denaro fresco, proprio quello fornito
dall'amico italico!
Giovanni poi commenta il
tutto con un: “il bronzo qui se lo fanno pagare e tu ne hai avuto
una buona quantità per un prezzo che sembra essere ragionevole”.
Quando alle 16 utte le
cose si sono ultimate – conferenza stampa Kjenge e “antiquario”, Giovanni ci invita a mangiare un piatto africano nel suo self service
ai bordi del giardino ottenuto in concessione per 25 anni a fronte
del lavoro di restauro totalmente condotto a sue spese: li
continuiamo a parlare delle nostre esperienze africane sino a che
sento essere venuto il momento per una doccia in albergo.
Conquistata la pace di
Villa Rose, dopo aver organizzato il tour per domani a Banfora, 50
km. dal confine con la Cote d'Ivoire, famosa per le cascate ricche
d'acqua in un territorio selvaggio attorniato da agricoltura
“capitalistica” (canna da zucchero, cotone e riso in particolare),
viene Gabriella ad avvisarmi dell'arrivo dell'antiquario.
La sua forza si è fatta
vedere ancora una volta: non sazio dell'opera pomeridiana si è
preentato con una nuova serie di pezzi bronzei, uno più interessante
dell'altro, tutti con una storia ed un significato ben preciso.
Per quanto io sia
considerato da lui un “amico” non me la sento di ricevere un
cadeau per il quale dovrei decidere il prezzo che inevitabilmente
andrebbe ad essere dibattuto.
Sono anche in difficoltà
perché per tre volte il tipo sembra aver capito. riavvolge la merce
ed io sono pronto a salutarlo e per altrettante volte riapre una
finestra alla sua voglia di farmi un nuovo “cadeau”.
Ad un certo punto anche
Franca, la titolare dell'albergo, mi chiede se ho bisogno di aiuto,
ma io rifiuto perché penso di essere capace di venirne a capo.
Fra gli oggetti
presentati lui ha capito che una certa urna bronzea finemente
lavorata aveva destato la mia attenzione e pertanto, quando se ne sta
andando a cavallo della sua “mobilette”, mi lancia una offerta
difficile da rifiutare: accetto e poi sono preso dal dubbio che si
tratti di pezzi tali da essere esposti in un museo e che io non
vorrei mai far uscire da questo territorio.
A tal proposito mi
tranquillizza Franca dicendo che l'oggetto è sicuramente molto
grazioso ma non così antico come lasciato intendere dall'iniziato.
Meglio così, in modo da
poter penare serenamente alla cena.
Si decide di raggiungere
il ristorante di Giovanni che non è lontano da qui e quindi posso
testimoniare senza ombra di smentita che si tratta di un locale dai
prezzi elevati tanto che ho rinunciato a scegliere una pizza - che
pure mi stuzzicava - in quanto allo stesso prezzo ho preferito un
trancio di pesce alle erbe con frite (si parla di CFA 6000 = circa €
10!).
E' stata l'occasione
anche per dare un'occhiata alle camere di cui dispone in funzione di
un'eventuale successiva visita, ma alla fine ho deciso che se tornerò
qui ancora, da solo o in compagnia, tornerò a Villa Rose.
Con una buona colazione
consumata in albergo prima di raggiungere la gare routiere del vettore Rakieta ci
imbarchiamo per Banfora, località posta a circa due ore di bus da
Bobo.
All'arrivo Iossouf, la
guida indicataci all'albergo, è presente; con una “mobilette” ci
dovrà portare alle cascate facendo due volte il percorso, una volta per uno!
Concedo la precedenza a
Gabriella e intanto mi muovo fra la gente del posto sino a che mi
trovo davanti Iossouf: mi sembra poco il tempo impiegato, ma capisco
il trucco poco dopo.
Egli ha parcheggiato
Gabriella in un chiosco di un amico in un posto tranquillo alla
periferia della città, quindi è venuto a prelevarmi per lasciarmi
lì in attesa del successivo percorso per le cascate.
Mentre attendo parlo un
po' con il ragazzo ventenne in quel momento responsabile del luogo;
questi viene presto raggiunto da una “petite soeur” sedicenne che
prima stava dall'altra parte della strada in un altro chiosco.
Il caldo mi fa preferire
al chiosco una seduta sotto un grande albero dove chiunque si trovi a
passare ha un momento per salutarmi.
Quindi torna Iossouf ed
io mi lascio portare. Il percorso è tutto su pista sterrata senza
mai un'indicazione, così me ne faccio una ragione più convinta
sulla necessità della presenza di una guida.
Penso anche che se fossi
arrivato qui con un mio veicolo avrei avuto diverse difficoltà per
raggiungere luoghi che solo i locali sanno dove si trovano; chissà come se
l'era cavata l'equipaggio di Vagator quando ci era arrivato nel 2010, ma forse si era
limitato a raggiungere località poste lungo il goudron.
La strada per arrivare
alle cascate è piacevole: corre attraversando villaggi indaffarati
come lo sono sempre un po' tutti in un ambiente particolarmente ricco
dal punto di vista dell'agricoltura, qui avvantaggiata dalla molta
acqua presente sul territorio.
Quella delle cascate è
utilizzata in massima parte per irrigare le piantagioni di canna da
zucchero poste a valle, ma ho visto anche coltivazioni di riso, di
sesamo, tanti ortaggi: una ricchezza diffusa nelle mani di chi?
Lo dico perché ho anche
notato una presenza massiccia di cartelloni elettorali, di auto della
propaganda elettorale, tutto a favore del candidato MPP che è il
partito nato come braccio “democratico” dell'ex presidente, già
dittatore per 27 anni nel paese dopo aver liquidato a colpi di
pistola il presidente in carica regolarmente eletto Thomas Sankarà,
oggi qui ricordato come il “Che” dell'Africa.
Il candidato MPP in corsa
per la presidenza ha dichiarato sciolti i legami con il passato: ma
c'è da crederci?
Questa zona del B.F. è
assai ricca ed è giusto assimilabile alla Cote d'Ivoire dalla quale
dista pochi chilometri, quella Cote d'Ivoire dove un anno addietro ha
trovato ospitalità l'ex dittatore rovesciato per volontà del
popolo.
Le cascate sono risultate
molto gradevoli principalmente per la mancanza di umani presenti che
ha dato alla visita quel sapore che devono aver gustato tutti quegli
esploratori che si impegnarono per la ricerca delle fonti del Nilo:
l'unico rumore percepibile è quello dell'acqua che qui acquisisce uno splendido colore ambra mentre salta giù dalla falesia, unitamente a qualche richiamo di uccello infrattato nella foresta, mentre una gran quantità di rapaci volteggia tenendosi in quota, consapevoli che la discesa deve essere effettuata rapidamente e a colpo sicuro per evitare di diventare a loro volta preda di qualcun altro.
l'unico rumore percepibile è quello dell'acqua che qui acquisisce uno splendido colore ambra mentre salta giù dalla falesia, unitamente a qualche richiamo di uccello infrattato nella foresta, mentre una gran quantità di rapaci volteggia tenendosi in quota, consapevoli che la discesa deve essere effettuata rapidamente e a colpo sicuro per evitare di diventare a loro volta preda di qualcun altro.
Iossouf mi informa della
presenza di varani (i quali se ne stanno al riparo dagli umani
durante le ore diurne), di varie specie di pesci (incluso il
capitaine), di facoceri, di antilopi: nessuno di questi però si mostra
negli orari della visita.
Solo un venditore nomade
di tessuti mi sono trovato all'improvviso dietro di me mentre
conduceva a mano la sua bici sovraccarica in un passaggio dove
l'acqua inizia la sua corsa veloce sotto forma di cascata.
Al ritorno ci siamo
accordati per salire tutti insieme sulla “mobilette” in modo da non rimanere in attesa inutilmente e così poter dare un'occhiata al
mercato locale prima di riprendere il bus Rakieta delle 18.30.
Durante il percorso verso
Bobo ho subito percepito che il bus avrebbe potuto essere a rischio sosta lungo la
strada: me lo diceva l'esperienza vissuta con Il Nomade circa i
rumori che possono scaturire da un differenziale quando il giunto
cardanico ha troppo gioco.
E così è stato: a un certo punto ho avvisato Gabriella che a breve il bus sarebbe stato costretto a fermarsi. L'autista ci ha provato sino all'ultimo a spremere la motricità necessaria per arrivare a destinazione; giunto ormai in territorio di Bobo ha però dovuto accettare il lancio della spugna e fermarsi alle corde.
Dopo nemmeno troppo tempo è arrivato un altro bus a caricarci facendoci arrivare alla gare routiere mentre la città si era già addormentata.
A piedi siamo rientrati a
Villa Rose dopo esserci fermati a gustare un discreto ed economico cous cous lungo
la strada, un pò stanchi ma soddisfatti.
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