Martedì 25; Ero già sul punto di lasciare la camera quando, sollecitato dall'arrivo di una email pubblicitaria di AirAsia, mi è venuto lo sghiribizzo di rispondere sollecitando la ricezione di ciò che sto attendendo da giorni piuttosto che quella di proposte commerciali.
A quel punto ho ravanato sul sito Air Asia ed ho trovato la possibilità di un contatto diretto a mezzo chat, però con tempo di attesa di oltre 45'!
Quando il tempo è trascorso e sono finalmente entrato in contatto con qualcuno, a fronte della mia richiesta di chiarimento circa il cambiamento di orario da Bkk a Chiang Mai ed eventualmente di un cambio di destinazione nel caso non fosse stato possibile tornare al piano di volo originale, tutto quello che ho ottenuto è stata l'ufficializzazione dei nuovi orari che avevo scoperto casualmente in fase di check in: bel risultato!
La giornata stamane sembra più mite; era già mia intenzione noleggiare uno scooter e le condizioni meteo hanno contribuito a farmi decidere in fretta per questa opzione.
In sella ad un Honda abbastanza datato ma prestazionalmente pimpante mi sono messo sulla strada per raggiungere l'area protetta da quando, una ventina d'anni fa, fu istituito un National Park sull'isola.
Dei vari itinerari possibili ero partito con l'idea di percorrerne uno basato su quattro ore di cammino nella foresta; arrivato al dunque e verificata la difficoltà di camminare su un percorso a gradoni di altezze variabili e completamente bagnato, pertanto grip, complice anche una iniziale presa di direzione non compatibile, mi sono accontentato di raggiungere un picco dal quale si dovrebbe godere di un panorama a 360° di grande pregio.
La foresta sub tropicale nella quale mi sono mosso è pur vero che non ha lasciato passare la pioggerella quando è arrivata, ma è altrettanto vero che è stato come essere in una sauna: una umidità esagerata ed il camminamento scivolosissimo mi hanno costretto a procedere lentamente e a quattro zampe nei tratti più pendenti.
Pur essendoci qualche "simil-ferrata" che avrebbe dovuto agevolare l'ascesa, le strutture erano talmente consumate dalla ruggine da diventare pericolose.
Inoltre i mosquitos: in questa tipologia di ambiente quelli ci vanno a nozze!
Mentre ero impegnato nella salita. operazione avvenuta con la luminosità che può esserci in una fitta foresta in una giornata grigia, in assenza di altri esploratori ho percepito la presenza dei suoi abitanti abituali: tutto in sottofondo, dai piccoli rumori dovuti allo spostamento a terra ai richiami di qualche animale infrattato sugli alberi. Solo le farfalle, di per se silenziose, si sono fatte vedere senza però concedersi alle riprese fotografiche.
Nell'ultimo tratto, sicuramente il più impegnativo, ho incrociato una coppia proveniente dai Paesi Baschi che mi ha preannunciato l'impossibilità di sostare in cima a causa di una massiccia presenza di mosquitos.
Una volta conquistato il picco ho avuto il tempo per guardarmi attorno e prendere qualche foto prima di avviarmi alla discesa, consapevole che sarebbe stata per me più impegnativa della salita.
Fortunatamente l'unica volta che mi è scivolato via un piede ero ormai quasi in pianura e sono riuscito ad evitare anche la caduta.
Dire che la vegetazione è lussureggiante è ancora dire poco: sono rimasto molto attratto da delle piante a foglia larga gigante producenti una infiorescenza sul tipo di quella della calle: non c'è proporzione fra la dimensione delle foglie e quella del fiore, in proporzione minuscolo.
L'isola non è grande e le strade da me percorribili sono state limitate ai punti dove arrivano i ferry; lasciato il N.P. ho voluto raggiungere gli unici due punti che non avevo visto.
Lungo la strada ho effettuato qualche sosta ogni volta che mi è capitato di cogliere uno scorcio interessante: ho viso diversi lavoratori agricoli intenti a predisporre ogni porzione di terreno, per quanto piccola, alla messa a dimora di qualche coltivazione.
Arrivando a destinazione ho avuto la sorpresa di trovarmi davanti un ampio territorio emerso per la bassa marea: oltre alle mangrovie gli unici esseri presenti erano alcune raccoglitrici dedite alle ostriche e a vari frutti di mare.
Credevo ci fosse un centro abitato sul mare, invece l'unico che ho incontrato è abbastanza lontano.
Rientrando nella "capitale", prima di dirigermi in quello che ho eletto a mio posto preferito - tanto per intenderci, quello ritratto in una immagine con una sedia - ho voluto mettere il naso in quello che è il porto di lavoro dei locali: mi sono trattenuto del tempo ad osservare i tanti movimenti.
In particolare quelli di un gruppetto che stava caricando parallelepipedi di ghiaccio su una barca a remi, probabilmente destinati a qualche peschereccio, e poi, all'arrivo di una barca a motore con solo locali a bordo, fra questi molte donne stavano scaricando sacchi contenenti frutti di mare frutto della loro raccolta. Il più bello è stato assistere al passaggio successivo quando costoro sono salite a bordo degli scooter parcheggiati poco lontano e si sono caricate tutti i loro beni fra lo scudo dello scooter e le loro gambe che non potevano che stare rigorosamente divaricate fuori dalla sagoma dello scooter.
Quando sono arrivato alla "mia" sedia c'è stato un momento in cui i raggi del sole sono riusciti a raggiungere il mare proprio quando ero intento a seguire le evoluzioni di un gruppo di uccelli volteggianti in aria, ma capaci di scendere a pelo d'acqua a conquistarsi qualche cosa.
Domani sarò già altrove e quindi ho voluto stare seduto su quella sedia per un pò a godermi lo spettacolo sottostante e sovrastante.
Dopo aver consegnato lo scooter mi sono diretto nell'area del mercato: mi mancava giusto di provarne ancora uno dei tre ristorantini contigui e devo dire che tutti e tre sono risultati validi sotto ogni aspetto.
Almeno abbandonerò l'isola con l'idea che basta lasciare il lungo mare ai turisti e mischiarsi agli indigeni per poter godere del cibo locale ad un prezzo equo.
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