domenica 23 marzo 2014

Hanoi giorno 2 & 3

Venerdì 21; L'inclemenza del tempo atmosferico mi ha fornito l'opportunità di dedicarmi alla programmazione dell'ultima parte del viaggio sia qui che in territorio Thai. 
I contatti che ho attivato forse mi consentiranno di arrivare a visitare un grande campo profughi in area Mae Sot, oltre a Mae Tao Clinic, una realtà, questa, miracolosamente messa in piedi da un medico birmano fuggito una decina di anni fa dal Myanmar in tempo utile ad evitare il peggio: la sua "mission" ha portato buoni frutti nell'ambito in cui opera al servizio di chiunque ne abbia bisogno ed in maniera completamente gratuita. 
Personalmente ho deciso di portare un contributo economico per quanto mi è possibile: più mi documento sulla situazione dei profughi e più mi rendo conto di come in ogni parte del  mondo, indipendentemente dalla religione di appartenenza, indipendentemente dagli usi e costumi in vigore, ci sia sempre chi specula sulle disgrazie degli altri  in modo da perpetrare nel tempo, magari con modalità e sfumature  diverse, l'assetto sociale antico quanto il mondo: "padrone assoluto di esseri umani schiavizzati".
.....e non immaginavo quanto nell'area sia diffusa la pratica della scomparsa degli individui per commerci incentrati sugli organi umani!


Air Asia, la compagnia aerea low cost che sto utilizzando per alcuni spostamenti importanti e che a breve mi porterà da Hanoi a Chiang Mai via Bangkok, per la mia esperienza si sta rivelando una compagnia che crea problemi al cliente; stavo provvedendo al chek in on line quando ho visto che la tratta Bangkok Chiang Mai non è più sul volo concatenato a quello precedente bensì spostato in tarda serta.
Il tutto senza avere avuto nessuna comunicazione in merito! Per me questo diventa una complicazione oltre che una gran rottura dovermene stare dieci ore in attesa in aereoporto: ho subito attivato una richiesta di spiegazione/modifica di itinerario alla quale è stata data una prima risposta automatica consistente nell'informare che verrà lavorata entro cinque giorni lavorativi, ma in una precedente occasione la risposta arrivò dopo oltre quindici giorni!
Intanto qui la pioggerella è temporaneamente uscita di scena ed io mi sono mosso per un itinerario a piedi incontrando:


il traffico, una casa di un mercante cinese ristrutturata e diventata oggetto di visite ma trovata chiusa per intervallo pranzo, cosa della quale bisogna tener conto anche per le visite ai musei, una catena di risciò al servizio di un gruppo di turisti seduti impacciati nella poltroncina;



il grande mercato Cho Dong Xuan ricostruito dopo l'incendio di una decina d'anni fa che ne aveva lasciato in piedi solo la facciata di epoca coloniale, dove si può trovare di tutto per quanto riguarda cibo, sia fresco che secco, e abbigliamento;







un ristorante dove ho consumato un tardivo pranzo molto gustoso che mi ha confermato come i prezzi qui siano più elevati rispetto al resto del paese: quindi quando avevo cominciato ad evidenziare l'aumento dei prezzi non sapevo ancora quale sarebbe stata la loro evoluzione.
In Vietnam salgono da Sud a Nord, e non sembra un discorso tanto originale;


una delle tante concessionarie Piaggio, marchio che ha subito varie vicissitudini diventando per diversi anni proprietà di orientali ma tornato in mani italiche da qualche qualche tempo, la cui produzione in Vietnam è molto apprezzata;


il negozio ambulante consistente in una figura femminile intabarrata e chiusa nel suo copricapo conico;


il ponte progettato da Eiffel che dopo il periodo coloniale è stato chiamato Long Bien Bridge ancora perfettamente funzionante dopo essere stato un costante obbiettivo da parte dei bombardieri U.S.;


la gentilezza di un commerciante di scooter elettrici che mi ha consentito di entrare nella concessionaria per esaminare da vicino il prodotto. 
Ci siamo capiti a gesti e devo dire che per quel che costa il modello top di gamma, meno di  € 500, me ne sarei comprato uno al volo;


i grandi spazi verdi infarciti di monumenti inneggianti agli eventi bellici ormai lontani dei quali le nuove generazioni tendono ad ignorarne i particolari, tutte intente come sono a manovrare cellulari di ultima generazione sia per effettuare conversazioni che per giocare;



la conferma di come le situazioni siano mischiate fra loro sul territorio: a fianco ad un Hotel Boutique può esserci un venditore di legname specializzato in bamboo!



e subito dopo un piccolo tempio aperto al pubblico o una viuzza che sembrerebbe impraticabile e che invece impraticabile non è.



Dopo aver effettuato un cambio € vs. D nella sede di una delle tante banche su strada ed aver constatato che l'addetta parlava solo la propria lingua, essendo tornata in scena la pioggerella del primo mattino ho pensato di porre fine all'itinerario,  quasi tutto percorso all'interno della parte più antica della città, rientrando ormai col buio a "casa mia".


Sabato 22; Dopo essermi prenotato on line l'albergo che mi ospiterà per alcune notti sull'isola di Cat Ba a partire da domani sera mi sono deciso ad effettuare la visita che avevo in mente da quando sono arrivato: quella al Museo di Etnologia.




Il personale dell'albergo al quale mi sono rivolto per un'indicazione circa i mezzi pubblici è sempre molto disponibile e gentile, ma mi ha edotto circa una certa difficoltà nel raggiungere la meta utilizzando i bus cittadini - essendo decentrata ed abbastanza lontana -  convincendomi ad affidarmi ad un mototaxi.





Sono stato accompagnato sino ad un incrocio normalmente pullulante di questa tipologia di mezzi i cui drivers sono sempre pronti a darti un "Hallo Sir, motobike?", ma oggi non ce n'era l'ombra.
Dopo un pò di attesa ci siamo spostati ad un'altro incrocio e lì ce n'era giusto uno intento alla lettura di un quotidiano; forse sarà perché la mattinata è particolarmente fresca o perché ha smesso di piovere da poco, ma a me è sembrato che il traffico non fosse così intenso come è normalmente descritto essere in questa città.




Trovato l'accordo sul prezzo mi sono trovato ad osservare "da vicino", esendo seduto dietro al driver, le traiettorie che normalmente compiono i vari veicoli: è proprio un altro mondo e lo si percepisce in vari modi, fra i quali c'è quello della circolazione stradale.
Qui è esasperato il concetto di casta di appartenenza: il pedone è considerato un paria, sempre che lo si consideri in qualche modo!
Le stesse manovre messe in pratica da chi viaggia su due ruote sono effettuate anche da chi viaggia su quattro ruote, per non dire di camion e bus; i semafori sono di ultima generazione e dispongono dell'avvisatore luminoso lampeggiante circa il tempo di attesa per chi si trova con il rosso e del tempo residuo per chi si trova con il verde, solo che nessuno ne tiene conto e tutti passano indifferenti al colore assunto dal prezioso strumento.




Dopo meno di quanto pensassi mi sono trovato a destinazione: un complesso museale disposto su due corpi di fabbrica - uno specificatamente Vietnam e l'altro Southest Asia - più una parte all'aperto.
Sono subito rimasto preso dall'ambiente, dall'articolazione dei suoi spazi e dal contenuto: per ogni gruppo etnico allargato  presente nel paese vi è una specifica sezione che consente al visitatore di toccare con mano sia le differenze che le affinità di queste popolazioni.




Personalmente sono rimasto molto affascinato dalle foto prese negli anni '50 da un francese di fama nella zona degli altopiani: praticamente nello spazio corrispondente alla mia vita sino ad oggi vissuta quella realtà messa in evidenza nelle immagini che forse allora era così tanto lontana dal resto del paese, oggi, nel bene o nel male, è del tutto scomparsa.




Vedendo quelle immagini contemporanee alla guerra che i vietnamiti avevano intrapreso per rispondere agli attacchi dei francesi mi sono chiesto come fosse possibile - in un territorio non particolarmente vasto come è quello di questo paese - che convivessero realtà tanto distanti fra loro, segno evidente di un concreto isolamento fisicamente esistente.









Nel secondo corpo di fabbrica, per certi aspetti anche più interessante del primo, vi è la possibilità di avere sott'occhio le plurime realtà sud asiatiche, incluso Malesia, Indonesia e Filippine.










Dopo essere state smontate nei posti di origine, all'esterno sono state rimontate case utilizzate da vari gruppi etnici il cui fascino sta nelle loro diverse forme e nel senso di solidità che danno i legni utilizzati, anche se le tramezze sono di intrecci di bamboo.





Ho trovato molto interessanti i sistemi di protezione dalla luminosità solare, le finiture delle finestre o delle aperture per lasciar circolar l'aria, e poi le strutture dei tetti, in particolare di quelli più alti ed angolati: vere opere d'arte.










Prima di lasciare il complesso al quale ho dedicato solo sei ore del mio tempo - inclusa una breve pausa pranzo - ho voluto vedere a volo d'uccello anche l'area shop;



ma per celebrare degnamente l'entusiasmo che la visita ha saputo destare in me ho acquistato - nella adiecente libreria - un paio di volumetti che consentiranno alla mia memoria di ritrovarsi quando avrò tempo per sfoglierli, magari stando seduto su una adirondak, al fresco ed all'ombra della magnolia che porta il nome di mio figlio essendo stata piantumata per onorare la sua nascita.  


Con grande soddisfazione, dopo aver preso informazioni da varie persone, sono riuscito a tornare comodamente "a casa" utilizando i mezzi pubblici, a dimostrazione che anche una persona di scarso ingegno ce la può fare impegnandosi un pò!

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