Domenica 16; Con la visita alle più importanti tombe imperiali della dinastia Nguyen oggi si conclude la personale conoscenza di Hue.
Chiamarle tombe è riduttivo in quanto si tratta di siti molto ampi realizzati secondo una certa simbologia, sontuosi mausolei disseminati lungo le rive del fiume dei Profumi; sembrano grandi ville dotate di enormi giardini, con vari laghetti, ogni costruzione corrisponde a qualcosa, anche se il tutto è finalizzato per la vita nell'altro mondo dell'Illustre defunto.
A bordo di uno scooter che si è rivelato subito problematico (presumibilmente a causa della mancanza di manutenzione) non è stato semplicissimo mantenere la giusta direzione in quella che si è trasformata in una specie di "caccia al tesoro"; tutte le persone alle quali mi sono rivolto, pur non essendo in grado di comunicare se non in vietnamita, hanno capito la mia richiesta ed in qualche modo sono state in grado di darmi una mano: popolo gentile il vietnamita, non diversamente dagli altri popoli incontrati precedentemente.
1) Tomba di Minh Mang Imperatore dal 1820 al 1840, la più lontana sul mio itinerario.
E' il complesso più maestoso ed al tempo stesso più armonico fra quelli visitati, ed anche l'unico ad essere edificato "post morte" dell'interessato.
I nomi come "lago della pura chiarezza" e "lago della luna nuova", i simboli dei tre poteri - cielo, terra, acqua - i padiglioni dell'Aria fresca e della Pesca, il muro di cinta circolare che simbolizza il sole e che circonda la tomba vera e propria non rendendola visibile che ad alcuni lasciano intendere come questa realtà sia lontana da quella a noi più nota.
2) Tomba di Khai Dinh Imperatore dal 1916 al 1925, in posizione mediana sul mio itinerario.
Diversa da tutte le altre. in essa sono mischiati elementi vietnamiti ed europei: l'uomo fu una marionetta i cui fili furono abilmente manovrati dai francesi per i quali doveva avere un culto assoluto visto che persino le ardesie del tetto furono fatte arrivare dalla Francia.
Tutta sviluppata sul fianco di una collina cementificata per realizzare il mausoleo, è talmente kitch da risultare affascinante ai miei occhi, in particolare la sala con le colonne decorate in rilievo vagamente richiamanti l'art nouveau.
Mentre stavo conducendo la visita mi veniva alla mente il Vittoriale di D'Annunzio sul Lago di Garda, opera davanti al quale sarò transitato una miriade di volte senza mai essere stimolato a fermarmi.
3) Tomba di Tu Duc Imperatore dal 1848 al 1883, la più vicina, ma visitata per ultima.
Imperatore non amato dai suoi sudditi, aveva disegnato lui stesso il progetto e per la sua realizzazione aveva costretto con la forza gli operai a lavorare in turni massacranti.
Malgrado avesse avuto 104 mogli ed un numero incalcolabile di concubine non lasciò discendenza, forse a causa di una malattia contratta da bambino (gli orecchioni).
Scrisse lui stesso l'epitaffio onde chiarire diversi aspetti del suo regno, riconoscendo gli errori commessi
La giornata è sempre rimasta grigia e con foschia da umidità elevata, tale da togliere in parte la bellezza dei paesaggi riscontrabile nella scarsa qualità delle foto, anche a causa della mia inabilità a gestire la camera in queste situazioni di luminosità.
Proprio mentre stavo lasciando l'ultimo stop un western che aveva parcheggiato la bici a fianco allo scooter in mio uso ha iniziato un discorso con me. Non riuscivo a capirne bene la provenienza, ma durante la chiacchierata è emerso che si trattava di un canadian people from Vancouver: al che la conversazione si è rinvigorita sino a che ci siamo dovuti salutare per il sopraggiungere sia del buio che di una microscopica pioggerella fastidiosa sia per chi doveva pedalare che per chi doveva condurre un veicolo a due ruote.
Negli ulrimi minuti prima di rientrare all'albergo ho dipanato i dubbi circa la destinazione del mio spostamento: viaggiare in sleeping bus da Hue a Ninh Binh per visitare la "baia d'Along delle risaie" sita a Tam Coc o viaggiare in mini bus da Hue a Phong Nha Cave e dopo la visita al sito proseguire in sleeping bus da Dong Hoi a Ninh Binh? Ho deciso sulla base di come sono cambiate le cose da che sono in questo paese: giacché sarà molto difficile per me tornarci ancora ho optato per la seconda soluzione.
Lunedì 17: Avrei dovuto essere prelevato all'albergo alle 6.30 a.m. ma in realtà sono stato prelevato poco dopo le 7; a bordo del pullmino c'erano già quasi tutti gli altri partecipanti e lungo la strada la guida ha raccontato al pubblico tutta una serie di informazioni che ho avuto difficoltà ad immaginare che non fossero già acquisite dai singoli viaggiatori, ma tutto può essere!
Tutto intorno il solito grigiore come negli ultimi giorni, ma con temperatura primaverile associata ad un elevato tasso di umidità, proprio quello che mette a posto le articolazioni!
A bordo, o per lo meno nell'area del sedile da me occupato, il gelo polare mi ha fatto rinforzare la copertura sino a raggiungere il massimo livello qui per me possibile.
La strada per raggiungere il sito è stata di circa 200 km. e ci sono volute oltre cinque ore, sosta fisiologica inclusa.
C'è stato un momento in cui mi è sembrato di stare viaggiando in un mare senza fine di colore verde, quello delle risaie che si stendevano a perdita d'occhio in ogni direzione.
Negli ultimi cinquanta chilometri, superata Dong Hoi, il panorama ha iniziato a prendere altre connotazioni sino a che, all'improvviso, sono comparse le formazioni carsiche del Parco Nazionale di Ke Bang valutate di essere anziane di circa 400 milioni d'anni - le più vecchie in questo continente.
La grotta di Phong Nha è la più grande e definita la più bella del Vietnam: è iscritta nel patrimonio dell'umanità dal 2003.
E' costituita da 6 km. di gallerie parzialmente illuminate e fiumi sotterranei: dalla barca, senza l'ausilio di una pila, è possibile a chiunque ammirare le meraviglie che la natura ha saputo produrre nel tempo.
Dei 35 km. di gallerie esplorate per la prima volta nel 1990 da degli specialisti britannici, in realtà solo un'esigua parte è alla portata del "turista".
Questa è una delle rare volte che emergendo dal sottosuolo ho potuto considerarmi soddisfatto: di questa visita ne è proprio valsa la pena.
Completata l'escursione sono stato parcheggiato presso un albergo di Dong Hoi dove attendere il pick up per lo sleeping bus mentre il pullmino con il resto del carico si è indirizzato verso Hue.
Avevo capito che sarei stato prelevato alle 8.30 p.m. e quando ho visto passare l'orario si è fatta strada in me l'ombra del dubbio: e se qualcosa fosse andato storto nelle comunicazioni?
Il receptionist mi ha informato che l'orario giusto sarebbe arrivato dopo due ore; poco prima di allora il receptionist ha parlato telefonicamente con la compagnia e poi mi ha passato la cornetta: io ho capito che ci sarebbe stato un ritardo ma poi, allo scoccare delle 10.30 p.m., un addetto dello sleeping bus sceso dal veicolo è venuto a cercarmi e tutto si è accelerato.
Questa volta mi è toccato occupare un posto in alto, l'unico disponibile, ma mi sono presto appisolato.
Martedì 18) Poco prima delle 6 a.m. sono stato avvisato da un addetto dello sleeping circa l'imminente arrivo a Ninh Binh; quindi mi è stato chiesto il nome dell'albergo in modo da essere depositato al volo in vista dello stesso: questi sleeping bus non hanno proprio tempo da perdere!
La camera riservata in extremis in un Hotel "twostars" era libera e disponibile e ciò mi ha consentito di recuperare lucidità attraverso una doccia calda e la colazione che avevo previsto al sacco pensando di dovendola consumare ancora in viaggio.
Quindi ho chiesto di noleggiare uno scooter per effettuare un itinerario ad ampio raggio senza stare troppo a considerare la tonalità cromatica della giornata, tutta impostata sul grigio.
Appena in strada ho cominciato a percepire delle micro goccioline di pioggia che poi hanno mantenuto una debole intensità ma comunque sufficiente a rendere difficoltosa la visibilità, anche perchè sulla strada la polvere è subito diventata schizzo di fango e mi ha inzaccherato completamente.
Mi è tornato in mente un episodio del 1979 quando, di ritorno da Corfu in moto, appena sbarcato ad Ancona fui colto da un diluvio universale; mi sembra che allora l'utilizzo del casco non fosse ancora obbligatorio, ma io ero privo di quella protezione non per scelta ma in quanto mi era stato rubato qualche giorno prima all'interno del campeggio.
Dovetti ricorrere alla maschera da sub per poter condurre, ma questa si appannava all'interno mentre le gocce depositate all'esterno non riuscivano a scivolare via; qui oggi, con i caschetti senza visiera in uso in questi paesi, le gocce non scivolavano via dalle lenti degli occhiali anche perché erano ben impastate con il fango.
Pure oggi ho dovuto partecipare quale unico concorrente ad un'altra tappa della caccia al tesoro, il che mi ha fatto perdere un pò di tempo qua e là; solo quando ho identificato l'obiettivo e l'ho centrato il tempo è sembrato migliorare leggermente.
Durante questo itinerario avrei dovuto godermi dei panorami bucolici particolarmente gradevoli ed invece non ci sono mai state le condizioni per fermarsi a riprendere immagini fotografiche; che se poi lo avessi fatto sarebbero sembrate foto della campagna pavese in un giorno nebbioso perché di risaie infinite si tratta qui e di risaie definite si tratta là.
Il fatto è che la prima scelta di questo luogo è rappresentata da altre grotte, ma io ne avevo fatto il pieno giusto ieri; quindi avevo deciso per due templi dell'antica capitale del Tonchino - Hoa Lù, un villaggio flottante, la cattedrale di Phàt Diem ed un giro nella "baia d'Along terrestre" per godere i meravigliosi panorami immortalati nel film "Indochine".
A una trentina di chilometri da Nanh Binh è sita Phàt Diem, ed io ho iniziato il mio tour proprio arrivando lì verso mezzogiorno; lo scooter che ho provato prima di mettermi in strada emetteva una fumosità dal cilindro e l'albergatore sosteneva che dipendesse dall'umidità e che poi, a motore caldo, non ci sarebbe più stata: invece c'era il tubicino del circuito freni staccato e non sarebbe stato per niente bello oggi trovarsi senza freni sulla strada resa scivolosa dagli eventi atmosferici!
Ho quindi dovuto optare per un fratello gemello che però aveva già percorso cinquantamila chilometri in più dell'altro ma che è stato in grado di dare tutto ciò che poteva dare.
Perché recarsi a visitare una cattedrale cattolica in Vietnam? perché fu costruita nel 1831 in stile sino-vietnamita. una costruzione che sta a metà strada fra la Pagoda ed un Palazzo residenziale.
La zona è stata la culla del cattolicesimo vietnamita ed è piena di chiese di campagna sparse fra le risaie; la cattedrale è un complesso di grandi dimensioni con diversi annessi, i legni sono magnificamente lavorati in stile ro-co-co e nelle immagini scolpite sulla pietra riportanti scene evangeliche mi è sembrato di vedere tratti somatici orientali.
Le colonne sono in legno di ferro - così identificato per le sue caratteristiche - comunemente chiamato "lim".
All'uscita dal recinto non ho potuto rifiutare l'acquisto di una confezione tipica di dolcetti per come è stata gradevole nel pormela la venditrice; ci siamo intesi nelle nostre rispettive lingue e quando le ho comunicato la mia nazionalità ha subito trasferito l'informazione ad altre colleghe che si erano avvicinate, destando in tutte una sorridente approvazione quasi fossi il primo italico alla loro vista.
A seguire sono transitato ancora da Ninh Binh per poi dirigermi a Trang An e come ho imboccato questa direzione di marcia ho notato subito il cambiamento nella configurazione del terreno, divenuto improvvisamente carsico.
Non era comunque mia intenzione visitare altre grotte, ma mi sono fermato un attimo per capire il motivo di tanta affluenza locale in un giorno feriale. Un grande cartello esposto faceva riferimento ad una "convention" di meditazione, ma io non sono riuscito a capire se la massa che ho incontrato era lì per questo.
Non era comunque mia intenzione visitare altre grotte, ma mi sono fermato un attimo per capire il motivo di tanta affluenza locale in un giorno feriale. Un grande cartello esposto faceva riferimento ad una "convention" di meditazione, ma io non sono riuscito a capire se la massa che ho incontrato era lì per questo.
Poco più distante ho effettuato lo stop ufficiale: nell'ambito del sito dell'antica capitale Hoa Lù sono situati sia il tempio di Dinh Tien Hoàng che quello di Le Dai Hành, assolutamente microscopici in riferimento a quelli visitati nei giorni scorsi, ma entrambi con un loro personale charme.
Qui c'è stato un equivoco: appena si giunge presso i siti ci sono sempre diversi imbonitori che invitano a parcheggiare dove ognuno di loro indica.
Ho scelto quello più a portata di mano con l'accesso e quando mi ha presentato un biglietto riportante scritto a mano l'importo di 10.000 dong ho ritenuto valesse anche per l'ingresso il cui costo è appunto di tale importo.
Invece ho poi dovuto pagare anche un ingresso specifico nelle mani del personale governativo addetto; intendiamoci, sono piccoli importi, ma la richiesta del parcheggiatore mi è sembrata un furto tale per cui ho cercato di spiegarglielo al mio ritorno. Quello contava pure di rifilarmi qualche bibita, ma io ero un pò indispettito nei suoi confronti ed ho rifiutato.
Quando in situazioni come queste provi a contestare qualcosa sapendo quanto sia difficile fra due che non sono in grado di intendersi, si forma subito un gruppetto di locali attorno; fra questi uno è in grado di dire qualche parola in inglese, ma in generale ti guardano in un modo tale che induce un anziano occidentale a lasciar perdere.
Con il tempo atmosferico odierno anche la sensazione del buio è arrivata prima ed io che non ne ero certo di voler visitare la Pagoda di Bai Dinh, un lavoro faraonico terminato nel 2010; una volta arrivato in zona e capito che avrei dovuto fare un paio di chilometri a piedi per raggiungerla più altri due per tornare al veicolo, ho preferito girarci attorno ed incamminarmi sulla via del ritorno, cercando di consumare meno carburante visto che la lancetta del suo livello si era già posizionata sul rosso.
Rientrando in città ho trovato i luoghi dove effettuare un paio di commissioni, ma mi sentivo così poco pulito e con gli occhi così doloranti dopo la cavalcata da voler riguadagnare velocemente l'albergo.
Dopo aver consultato le previsioni meteo ho deciso che sarebbe stato assurdo puntare domani su Haiphong per poi raggiungere l'isola di Cat Ba e la Baia d'Along, patrimonio dell'umanità.
Sotto la pioggerella e con la foschia la visibilità dei grandi faraglioni grigi che si elevano dalle acque del mare non ne avrebbe consentito il giusto apprezzamento; quindi anticiperò Hanoi nell'attesa che il tempo migliori a partire da lunedì, contando sull'esattezza delle informazioni rilevate nei diversi siti consultati.
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