Martedì 04; Alle 4 a.m. è iniziato un concerto a volume elevato che ho cercato di contrastare senza successo; ciò ha agevolato il trasferimento all'altro albergo avvenuto verso le 7.
Lì mi sono limitato a depositare il bagaglio ricevendo in cambio garanzia che al mio ritorno lo avrei trovato collocato nella camera; così rassicurato ho avvicinato la stazione dei pick-up per conquistare un posto sul cassone di uno dei vari camions in servizio per Golden Rock.
Il viaggio è di pochi chilometri, undici, ma tutti difficili e comprendenti tante soste, alcune operative (controlli governativi, attesa che la stretta strada sia percorribile dopo il deflusso di chi la sta percorrendo nell'altro senso), ma ogni volta con richieste di oboli da parte di persone vestite come civili che però hanno recitato velocemente delle formule e distribuito ai donatori dei foglietti con scritto qualcosa in cambio delle donazioni ricevute, il tutto per me incomprensibile.
Il luogo al quale sono diretto è il più enigmatico ed intrigante sito del Myanmar: si tratta di un masso igante ricoperto di foglie d'oro con in cima uno Stupa contenente reliquie di Buddha donate da un eremita nel XI secolo.
Per questo motivo gode di un'aurea mistica ed è considerato un luogo di miracoli, non ultimo quello del masso che è rimasto nella sua posizione sbilanciata anche dopo diversi terremoti avvenuti nell'area.
I pellegrini ci vengono tutto l'anno costituendo la fonte di sostentamento per una miriade di attività collaterali, che forse è il vero miracolo che si rinnova costantemente nel tempo.
Ho quindi iniziato l'esplorazione del luogo entrando in contatto con il fascino del quale è dotato, costituito da varie componenti, fra i quali gli scambi con la gente: fra i molti incontri il più lungo e significativo è avvenuto quando mi son deciso per una pausa caffè.
Al bar ho trovato quattro ragazzi fra i 12 ed i 16 anni a servirmi; ho intuito subito la loro curiosità ed io li ho agevolati.
Già in altre occasioni avevo notato come sia possibile avere degli scambi con altre persone anche senza avere una grande base linguistica in comune: in questo caso ho fatto leva sulle poche parole da loro conosciute in un'inglese pronunciato "sui generis" e la conversazione si è avviata prima su temi calcistici (è uno sport che la TV ha reso mondiale: sapendomi italiano questi mi hanno comunicato i risultati della serie A italica dei quali erano a conoscenza).
Mi sono procurato carta e penna ed ho scritto il nome delle squadre apparteneti alle varie città italiane, quindi mi sono ricordato di avere al seguito le mappe dei vari continenti e le ho usate per far loro vedere nazioni lontane e le loro capitali; poi, come un semplice maestro di scuola elementare, ho fatto fare loro il ripasso prima di interrogarli. A questo punto si sono aggiunti al gruppetto anche degli adulti che hanno contribuito a modificare lo schema, diventando suggeritori delle risposte esatte, ma anche consentendomi di allargare l'insegnamento alla matematica, spiegando loro che dalle mie parti la scuola dura un periodo minimo di 13 anni e di cose se ne possono imparare tante.
Poi è venuto il momento della comparazione dei due alfabeti mentre è arrivato sul tavolo un piatto con dei piccoli frutti simile a mini melette condite con spezie, e dopo un'oretta ho salutato uno a uno tutti quanti con stretta di mano ed un Ta-Ta = Ciao, consapevole di aver vissuto e fatto vivere l'esperienza di un momento a tutti i presenti.
Ci sono stati anche altri incontri, come quello con un ragazo che non parlava bene nemmeno la propria lingua, con un monaco, e tanti che hanno chiesto di essere fotografati ringraziando per l'attenzione che avevo loro prestato.
Dopo aver raggiunto la cima della collina in un orario dal clima ormai torrido, anche se mitigato dalla quota e da qualche movimento d'aria, ho effettuato la sosta ristorante:
in tutti questi paesi è consuetudine che un addetto del ristorante avvicini chiunque passi per sciorinare la bontà del proprio (credo sia questo il ritornello che viene ripeuto), e quando i ristoranti sono disposti in fila uno all'altro si crea la folla degli imbonitori. Al primo passaggio avevo glissato con il solito "after, may be", ma intanto avevo osservato e memorizzato le proposte più compatibili con le mie necessità.
Ho quindi scelto a colpo sicuro sedendomi in prima fila su quelle seggioline da asilo comunemente usate in questi luoghi; la scelta si è rivelata felice ed economica, inoltre mi ha consentito di riprendere qualche immagine interessante del passaggio.
Io sono molto affascinato dagli abbinamenti dei colori degli abiti tradizionali indossati con eleganza dalle popolazioni locali, ed anche oggi ne ho avuto un positivo riscontro.
L'imbonitrice del ristorante dove mi sono fermato indossava tonalità di giallo: nel periodo in cui sono rimasto lì non ha perso un colpo nel proporre professionalmente la sua cantilena a chiunque.
Infatti lei si occupava solo di questo, un'altra donna invece era addetta alla cucina e alle pulizie, mentre il cibo, anche quello riparato dai vetri di una teca, dava soddisfazione a diversi insetti, ma principalmente mosche.
Fra le varie opzioni possibili sapevo che avrei scelto quella che complica un tantino la vita e quindi ho iniziato un percorso che si svilupa lungo una discesa della collina per poi risalirla lungo un altro lato, il tutto fra le attività in equilibrio precario come il masso su cui è posizionato lo stupa, mentre molti mi osservavano con attenzione anche solo per chiedermi da che paese provenissi.
Quando ho riconquistato la vetta ho sentito la necessità di effettuare una sosta che mi sono preso sedendomi a terra vicino ad un gruppo numeroso fra i quali anche dei giovanissimi "novizi"; io ho osservato loro esattamente come loro hanno osservato me, interessandomi ai movimenti di due bimbette che spesso le hanno messe a contatto con me. Quando mi sono alzato è stato spontaneo scambiarsi un saluto, anche solo per aver condiviso uno spazio ed essersi guardati.
Fino alle 4 p.m. sono stato uno dei pochi occidentali a frequentare il luogo, ma a quell'ora sono iniziati gli arrivi così come indicato nelle guide turistiche: sunrise e/o sunset, i momenti più suggestivi, mentre io stavo per lasciare con un camion alle 5 saltando di proposito il tramonto.
Il viaggio di rientro non è stato diverso da quello dell'andata: montagne russe!
All'arrivo all'albergo ho trovato il bagaglio dove l'avevo lasciato: la camera non c'é!Il personale si è dato da fare, è arrivata la persona con la quale avevo dialogato ieri scusandosi ed alla fine sono stato sistemato in qualche modo.
La bella notizia che ho appreso appena ottenuto l'accesso internet è stata quella ricevuta via email dal comune di residenza da me sensibilizzato su "destinazione Myanmar" prima della partenza: è pronto ad effettuare una donazione che, per quanto esigua, è comunque unitariamente la più consistente mai ottenuta sino ad ora attraverso il mio impegno!
Mercoledi 05; Doveva essere una giornata dedicata al lavoro, ma quando ho capito che la connessione era di livello scadente sia in albergo che al teminal pick up dove avrei dovuto trovarne una dal segnale forte, ho immediatamente preso la decisione di cambiare aria.
Con la collaborazione della tipa alla reception ho trovato la possibilità di alloggio a Mawlamyine (Moulmein) che erano già le 10.15, sono corso a ricomporre il bagaglio e mi sono precipitato verso la piazza dove sostano i camion in servizio pick-up per la stazione ferroviaria.
Sono stato fortunato perchè ne ho visto uno appena partito che ho inseguito chiedendo dove fosse diretto: era quello giusto per me e sono stato letteralmente tirato a bordo dai ragazzi in servizio in fondo al cassone.
Perché Mawlamyine e perché in treno? è vero, qualche giorno fa avevo affermato in maniera "tranchant" che mai più avrei preso un treno dopo l'esperienza in uscita da Yangon: errore! mai dire mai perchè tutto è sempre possibile.
In questo caso non avrei trovato un mezzo di trasporto diverso prima del mattino successivo, per di più in orario poco praticabile.
Così invece sono riuscito ad arrivare poco dopo le 11 alla stazione e alle 12 ero già a bordo pronto a prendermi un'altra dose di scosse V grado Richter durante il trasferimento durato cinque ore.
Forse i viaggiatori che praticheranno questa linea prossimamente non saranno più sottoposti alla tortura giacché ho visto che sono in corso dei lavori di sosituzione delle traversine.
La decisione di raggiungere questa località è maturata in quanto si tratta di un'area mai visitata prima, descritta come ricca di bellezza e melanconia, dove gli Stupa si mischiano alle Moschee in una posizione logistica contraddistinta da colline e fiume che sembra già mare.
Ex capitale del British Burma fra il 1827 ed il 1852, questo vi ha lasciato edifici coloniali avendone fatto il maggior porto per la movimentazione del teak, eppoi perchè ha inspirato due grandi autori inglesi, George Orwel che visse qui per diversi anni (Shooting an Elephant), e Rudyard Kipling che vi transitò per pochi giorni ma ne scrisse nel poema "Mandalay".
Questa volta sono salito a bordo privo di acqua e cibo; appena è iniziato il carosello di venditori me ne sono approvvigionato cercando di consumarlo prima delle scosse, ma queste si sono presentate all'improvviso, tanto da dover soprassedere nell'attesa di momenti più favorevoli.
Il panorama ha continuato ad essere gradevole ai miei occhi, tutto punteggiato di testimonianze religiose di vario tipo, con bestiame sparso qua e là (dai bovini sino agli animali da corte), acqua, tanta acqua, anche se nella parte finale del viaggio i terreni sembravano molto asciutti, le colline a tratti più vicine e a tratti più lontane, e poi il gran finale costituto dal superamento del fiume che sembra già mare prima di arrivare alla stazione.
Un onesto mototaxi mi ha condotto all'albergo e menre attendevo il mio momento per la registrazione ho conosciuto due italici che transitavano da lì per altri motivi.
Circa la camera è un'altra schifezza in quanto delle due tipologie fra le quali avrei dovuto scegliere era rimasta disponibile solo questa: chissà se domani potrò migliorare la situazione.
Inoltre, dovendo pagare in $, sono stato così furbo da lasciare sul banco una banconota da $ 50 per coprire tutti i giorni che ho in mente di dedicare a questo luogo, mentre sarebbe stato più accorto limitarsi alla prima notte mantenendo la possibilità poi di cercare altrove.
Gli italici, Eva e Raffaele, vivono in Maremma, sono due artisti artigiani che usano la terracotta per i lavori che poi collocano attraverso la partecipazione a mercatini, ma sono anche due persone sensibili e disponibili che dedicheranno a breve del tempo in un centro profughi burma in territorio Thai dalle parti di Mae Sot, proprio per insegnare questa lavorazione ai bambini.
La casualità l'ha fatta da padrona anche questa sera perché, senza saperne il motivo, parlando dei miei viaggi ho fatto cenno al mio impegno insieme a Bambini nel Deserto, il che ha aperto la porta alla conoscenza di ciò che fanno loro in collaborazione con Nadia - Krio Hirundo, italiana che si è dedicata da tempo a fornire aiuto alle popolazioni dei campi profughi.
Non tuti sanno che questa povera gente, fuggita dalla propria terra perché in contrasto con i militari al governo, è stata temporaneamente accolta in territorio Thai, ma solo per rimanere confinata all'interno del campo profughi, senza alcuna possibilità di accedere ad attività per il loro sostentamento e quindi sono costretti a vivere di aiuti umanitari in condizioni precarie, specialmente per i bambini.
Abbiamo poi cenato insieme anche con una giovane coppia francese (area Bordeaux) da loro conosciuta da poco, in viaggio da alcuni mesi e proveniente dall'Indonesia, scambiandoci informazioni che potranno venire utili presto.
Giovedì 06; In questi alberghi dove la gente si mette in movimento presto al mattino producendo rumori è giocoforza alzarsi in orari che consentirebbero di vedere il sorgere del sole, ma qui stamane c'era una bella nebbia dovuta all'umidità notturna e così il sole si è visto molto più tardi.
Oggi mi sono intruppato in un gruppetto per poter visitare Bilu Kyun (Ogre Island), descritta come un'isola dove il trasporto avviene ancora su carri trainati da cavalli, la vita è totalmente dedita all'agricoltura (piantagioni di cocco e di alberi della gomma), una realtà Mon ferma nel tempo.
La partenza è stata ritardata da operazioni di carico merci sul ferry che si sono prolungate sin tanto che il comandante ha deciso di interromperle, ha fatto mollare gli ormeggi e, a motore al minimo, ha iniziato la traversata schivando i segnali delle reti dei pescatori all'opera.
Pur dotato di occhiali ha avuto bisogno dell'aiuto di un subalterno con la vista migliore della sua per un lungo tratto della traversata; sono in grado di affermare quanto scrivo perché ho viaggiato a fianco a lui, osservandolo spesso mentre manovrava il timone e il comando della velocità del motore.
Ad un certo punto ho visto volteggiare un numero esagerato di gabbiani attorno al cargo, ma ho capito presto il perchè: diversi passeggeri, per il proprio sollazzo, hanno continuato a comprare dai venditori saliti a bordo delle confezioni contenenti dei noodle secchi.
Non era cibo per loro, era cibo che spezzavano e lanciavano in aria attirando così i volatili che si sono disputati fra loro ogni briciola.
Appena sbarcato ho capito che l'undicesia edizione pubblicata nel dicembre 2011 da Lonely Planet inerente a Myanmar (Burma) è assolutamente superata: in un paio d'anni il meccanismo del cambiamento ad andamento logaritmico è arrivato anche nell'isola.
Di carri trainati da cavalli e/o buoi ne ho incrociati alcuni, ma non in servizio di trasporto pubblico; questo è operato da motocarri cassonati in versione tuk-tuk, inoltre girano una infinità di ciclomotori e, nell'orario dell'uscita dalle scuole, una quantità di bici.
A parte questo, l'interesse è stato ravvivato dagli incontri, dai sorrisi della gente e da quelli dei bambini che, vinto il primo momento di timidezza, facevano a gara nel mettersi in mostra.
Qui deve circolare del denaro per come ho visto in ordine la maggior parte delle case; il turismo è inesistente, dunque devono essere le attività svolte in loco a rendere bene.
Nel gruppo di 11 erano presenti dei francesi, fra i quali due trentenni della Bretagna che non conoscono la lingua dei loro padri, degli svizzeri e degli olandesi, oltre ad una inglese di origine caraibica ed al sottoscritto.
Divisi su due cassoni di tuk-tuk l'itinerario è filato via liscio come previsto da Antony, la guida Mon che lavora all'albergo.
Dopo la pausa pranzo sono iniziati gli stop in alcuni dei posti dove artigiani locali lavorano una essenza lignea che mi è stato detto avere caratteristiche pari al teak, le cui realizzazioni non hanno destato in me alcun interesse.
L'ultimo incontro è avvenuto con un gruppo di ragazze al lavoro come stradine, quindi è maturato il momento del rientro.
Mentre stavo attendendo la partenza ho notato una barca molto vicino alla riva dalla quale veniva scaricato del materiale che dei portatori, entrando nell'acqua sin quasi all'altezza delle spalle, si caricavano addosso e la trasbordavano su un camion in attesa: lavoro eseguito alla maniera dei tempi andati per noi ma ancora presenti per altri!
Il rientro è stao effettuato utilizzando una barca più piccola; così è stato possibile approdare ad un pier vicinissimo all'albergo.
Mentre stavo entrando mi sono sentito chiamare per nome da un tuk tuk in sosta: era Raffaele che mi ha prontamente invitato ad unirmi al gruppetto di ieri sera per andare ad assistere al tramonto in un luogo sopraelevato.
Ho declinato fissando l'appuntamento a più tardi per la cena che è stata poi consumata in un ristorante piuttosto elegante su suggerimento di un indigeno con il quale avevano fatto conoscenza durante la giornata; alla fine ci siamo lasciati con baci ed abbracci pensando di tenerci in contatto.
Loro domattina risaliranno il fiume sino a Hpa-an; da lì i francesi raggiungeranno poi Golden Rock, mentre gli italici si avvieranno verso il confine con la Thailandia per compiere la loro missione umanitaria.
Venerdì 07; Breakfast ricco di conversazioni, in particolare con Nadia, svizzera di lingua tedesca con una buona conoscenza dell'italiano. Dopo è iniziata una giornata entusiasmante alla scoperta della città in bici; Questa è la capitale dello lo stato Mon, i suoi abitanti sono originari della regione compresa fra sud Myanmar e Cambodia e discendono da Indiani delle zone oggi conosciute come Orissa e Andhra Pradesh, sono stati il veicolo per la diffusione del Buddhismo Theravada nel sud est Asia.
I colori dominanti qui sono l'oro dei templi ed il verde delle palme; l'itinerario è stato effettuato seguendo i richiami sensoriali ed ha toccato:
Grossista di pesce esiccato
Panorami
Edifici coloniali qua e là
Kaladan Mosque
Moghui Shian Mosque
Surtee Sunni Jamae Masjid
San Patrizio
Università in edificio semidisastrato
Cimitero Muslim
Tagliatori di legna e militari che impediscono la ripresa della torre
First Baptist Church
Htyan Haw Chinese Temple chiuso
Mahamuni Paya
Kyaikthanlan Paya (tutte le posizioni delle mani del Buddha)
Tramonto
quando la stancheza e la fatica non contano, ma conta, e molto, la soddisfazione che ti procuri pedalando ovunque e fermandoti dove vuoi, come per la pausa pranzo a 550 Kyat.!
Conclusione degna della giornata con una cena consumata fronte fiume in un piazzale che alla sera si anima di ristorantini da strada.
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