Solita procedura dei trasferimenti anche oggi che è venerdì: sveglia 5.50, pick up per Bus station vicino all'albergo 6.30, spostamento Bus alla stazione principale 7.15; arrivato lì, nel bus sono salite altre persone ed io ho intuito che c'era qualcosa che non andava, anche se ero seduto esattamente nel posto assegnatomi. Quando un addetto mi ha chiesto in visione il biglietto ho scoperto che dovevo cambiare al volo bus: accidenti, nessuno si era premurato di avvisare, e nella mia situazione c'erano anche altri passeggeri!
Spostato il bagaglio e preso posto a bordo di un bus già con motore acceso ho avuto come vicino un giovane Israeliano residente in un villaggio 100 km. a nord di Telaviv che, per come si esprimeva in inglese, ho capito essere un immigrato degli ultimi tempi.
Verso le 12.45 il bus è arrivato a Battambang, poco meno di 160 km. da Siem Reap; per la prima volta ho visto i conduttori di tuk tuk sventolare cartelli inneggianti a vari hotel: quando ho visto il nome di quello che avevo prescelto mi sono lasciato accompagnare a destinazione, ma non vi era disponibilità così sono finito in un'altro hotel della stessa compagnia proprio a 50 m. da dove ero sceso dal Bus.
L'aria calda senza un alito di vento mi ha presto convinto a ritardare la perlustrazione a piedi della città, città che, secondo la guida, pur esseno la seconda più importante nel paese, è sonnolente e dotata di case coloniali fra le meglio conservate in Cambodia: quando poi ho effettuato il giro non mi è sembrata così sonnolenta.
Pur essendo la capitale di una provincia tutta dedita all'agricoltura ho notato che i giovani residenti in città sono palesemente westernizzati ad un livello assai superiore al mio.
Continuo a non capire come in un paese così povero anche bambini apparentemente non benestanti abbiano il telefono cellulare, la stragrande maggioranza dei giovani è dotata di due ruote, quelle motorizzate intendo dire, mentre continuo ad incrociare vetture assurde come gli Hummer, per esempio.
Cosa devo attendermi a Phnom Penh?
Il giorno seguente, stufo di essere portato a destra e a sinistra dal tuk tuk di turno, ho provveduto a riconquistare la mia libertà di movimento sul territorio noleggiando uno scooter con il quale ho scorrazzato in varie direzioni per raggiungere località minori nei dintorni.
La campagna qui è assai generosa nel numero di raccolti annuali per via dell'abbondanza di acqua e del clima; Tonlé Sap, l'immenso bacino naturale che divide in due Cambodia, anche nella stagione secca è in grado di continuare a fornire la sua preziosa risorsa: H2O.
Primo stop a Phnom Sampeou; nel momento del mio arrivo nel monastero Buddhista vi erano alcune persone che stavano ricevendo la benedizione da parte dell'unico monaco presente.
Questi mi ha subito accalappiato invitandomi a sedere e dopo qualche stentata parola in inglese è passato ad una formula di rito che si concludeva con la ripetizione per tre volte della stessa frase accomagnata con abbondanti irrorazioni di acqua benedetta: tre volte benedetto, 3000 riel da lascciare nella ciotola! Disponendo solo di $ ne ho lasciato uno (pari a 4000 riel) scherzosamente chiedendo in cambio una quarta benedizione.
Secondo stop a Banan Temple, ma per arrivarci non è stato semplice: mi era stata fornita una mappa schematica osservando la quale sembrava potessi percorrere stradine di campagna fra un sito e l'altro, ma in mancanza di indicazioni mi sono rivolto più volte a gente lungo la strada riuscendo sempre a superare la difficoltà nella comunicazione per la grande disponibilità prestatami.
Alla base della collinetta ove si trova il tempio ho notato una specie di villaggio sull'acqua con i tetti in paglia; quando mi sono avvicinato per soddisfare la mia curiosità ho capito che si trattava di un ristorante molto furbo: sotto ogni tetto di paglia può essere servito l'avventore il quale può anche utilizzare le amache di cui ogni stallo è dotato per un soporifero relax post prandiano.
Inoltre ho notato una bici posteggiata e l'occhio è andato a soffermarsi sul nome del modello stampigliato sul tubolare: incredibile, ma io ho letto "Belluno", e non credo di essermi sbagliato.
Dato che l'acqua è ovunque, ovunque vi sono attività ad essa collegate; in taluni casi sembra impensabile che appena in periferia la città possa riservare quadretti di questo genere.
Terzo e ultimo stop ad Aek Phnom Temple, in realtà un rudere in completo sfacelo.
Ho evitato di accedere alle "foibe" utilizzate dai Khmer Rouge che qui sono situate in varie aree a seconda della conformazione geologica dei terreni: l'uomo si è sempre distinto per la sua capacità di crudeltà, capacità espressa nei secoli da qualsiasi etnia in qualiasi parte del mondo.
I 120 km. percorsi in una giornata di sole hanno fiaccato la mia resistenza tanto da concludere la giornata su due ruote attorno alle 17 quando ho sentito un'impellente necessità di doccia e relax, entrambe sodisfatte isolandomi dalla polvere e dal rumore del traffico.
La giornata ha suggellato il ritrovamento dello spirito cambogiano che avevo visto meno palesato a Siem Reap; negli incontri con le persone che non parlano che la loro lingua è più facile vederlo emergere, ma anche chi parla inglese senza essere troppo coinvolto con i turisti ne è dotato.
In serata, appena accomodato in un ristorante frequentato solo da indigeni, sono stato avvicinato da un avventore; inizialmente non avevo capito cosa volesse da me: voleva solo indicarmi di accomodarmi ad un tavolo al coperto onde evitare di trovarmi nel piatto una marea di moscerini come quelli che erano già planati sul tavolo.
Un atto di pura cortesia! d'altronde più ci si trova unici westwrn in ambiente indigeno, più si è notati e, se gli indigeni sono attenti e di animo gentile, possono accadere episodi come questo
La campagna qui è assai generosa nel numero di raccolti annuali per via dell'abbondanza di acqua e del clima; Tonlé Sap, l'immenso bacino naturale che divide in due Cambodia, anche nella stagione secca è in grado di continuare a fornire la sua preziosa risorsa: H2O.
Primo stop a Phnom Sampeou; nel momento del mio arrivo nel monastero Buddhista vi erano alcune persone che stavano ricevendo la benedizione da parte dell'unico monaco presente.
Questi mi ha subito accalappiato invitandomi a sedere e dopo qualche stentata parola in inglese è passato ad una formula di rito che si concludeva con la ripetizione per tre volte della stessa frase accomagnata con abbondanti irrorazioni di acqua benedetta: tre volte benedetto, 3000 riel da lascciare nella ciotola! Disponendo solo di $ ne ho lasciato uno (pari a 4000 riel) scherzosamente chiedendo in cambio una quarta benedizione.
Secondo stop a Banan Temple, ma per arrivarci non è stato semplice: mi era stata fornita una mappa schematica osservando la quale sembrava potessi percorrere stradine di campagna fra un sito e l'altro, ma in mancanza di indicazioni mi sono rivolto più volte a gente lungo la strada riuscendo sempre a superare la difficoltà nella comunicazione per la grande disponibilità prestatami.
Alla base della collinetta ove si trova il tempio ho notato una specie di villaggio sull'acqua con i tetti in paglia; quando mi sono avvicinato per soddisfare la mia curiosità ho capito che si trattava di un ristorante molto furbo: sotto ogni tetto di paglia può essere servito l'avventore il quale può anche utilizzare le amache di cui ogni stallo è dotato per un soporifero relax post prandiano.
Inoltre ho notato una bici posteggiata e l'occhio è andato a soffermarsi sul nome del modello stampigliato sul tubolare: incredibile, ma io ho letto "Belluno", e non credo di essermi sbagliato.
Dato che l'acqua è ovunque, ovunque vi sono attività ad essa collegate; in taluni casi sembra impensabile che appena in periferia la città possa riservare quadretti di questo genere.
Terzo e ultimo stop ad Aek Phnom Temple, in realtà un rudere in completo sfacelo.
Ho evitato di accedere alle "foibe" utilizzate dai Khmer Rouge che qui sono situate in varie aree a seconda della conformazione geologica dei terreni: l'uomo si è sempre distinto per la sua capacità di crudeltà, capacità espressa nei secoli da qualsiasi etnia in qualiasi parte del mondo.
I 120 km. percorsi in una giornata di sole hanno fiaccato la mia resistenza tanto da concludere la giornata su due ruote attorno alle 17 quando ho sentito un'impellente necessità di doccia e relax, entrambe sodisfatte isolandomi dalla polvere e dal rumore del traffico.
La giornata ha suggellato il ritrovamento dello spirito cambogiano che avevo visto meno palesato a Siem Reap; negli incontri con le persone che non parlano che la loro lingua è più facile vederlo emergere, ma anche chi parla inglese senza essere troppo coinvolto con i turisti ne è dotato.
In serata, appena accomodato in un ristorante frequentato solo da indigeni, sono stato avvicinato da un avventore; inizialmente non avevo capito cosa volesse da me: voleva solo indicarmi di accomodarmi ad un tavolo al coperto onde evitare di trovarmi nel piatto una marea di moscerini come quelli che erano già planati sul tavolo.
Un atto di pura cortesia! d'altronde più ci si trova unici westwrn in ambiente indigeno, più si è notati e, se gli indigeni sono attenti e di animo gentile, possono accadere episodi come questo
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