Trasferimento domenicale nella capitale distante circa 300 km. da Battambang; tempo impegnato sull'asfalto: 8 h nette, incluse le soste canoniche.
Appena arrivato alla stazione dei bus un distinto conduttore di tuk tuk mi ha offerto il suo servigio ed io l'ho accettato senza chiedere preventivamente il prezzo sapendo che il percorso sarebbe stato sull'ordine dei 3 km..
Anche con le mie indicazioni non è riuscito a trovare l'albergo immediatamente e poi, al momento di pagare, ha sparato alto: $ 5!
La richiesta era così folle che è stato facile liquidarlo con $ 2, anche se forse sarebbe stato da dargliene ancora meno.
La richiesta era così folle che è stato facile liquidarlo con $ 2, anche se forse sarebbe stato da dargliene ancora meno.
Per evitare equivoci domani noleggerò una bici e sfiderò il caotico traffico infernale che mi sono già reso conto non rispondere a nessuna regola di convivenza civile.
Incredibile ma vero: in serata sono uscito per acquisti ed ho avuto qualche difficoltà a ritrovare casa pur non avevo fatto tanta strada. Il buio e la mancanza di indicazioni hanno reso tutto più complicato!
Mi trovo a Phnom Penh per vari motivi, ma fra questi ve ne è uno che da solo mi avrebbe fatto sostare qui: la richiesta del Visa presso l'Ambasciata del Viet Nam.
Inforcata una bici noleggiata in albergo, dopo essermi dotato di una mappa della città mi sono avviato. Qui le strade sono per la maggor parte numerate e disposte perpendicolarmente le une alle altre tanto da far apparire semplice trovare i luoghi da raggiungere; invece, come a Torino, la cosa semplice è perdersi.
All'Ambasciata ho trovato poca gente e me la sono cavata in fretta, però $ 60 per un Visa senza procedura d'urgenza non mi sono sembrati affatto pochi!
Dopo avevo deciso di rientrare a casa per operare sul web mi sono trovato a perdere tempo nel traffico delirante di questa città dove persino i ciclomotori ogni tanto sono costretti a rimanere bloccati in coda.
Quando ho lavorato a Napoli mi era sembrato di essere arrivato in un altro mondo circa la circolazione stradale; poi ho lavorato a Catania e a Palermo dove ho capito che la circolazione stradale nel sud Italia di quei tempi era più o meno uguale ovunque.
La lezione di circolazione stradale che mi è stata impartita oggi nella capitale mi ha fatto ricordare le antiche esperienze nel sud italico come degli esempi di virtuosismo se comparate con ciò che ho vissuto oggi per circa otto ore.
Non mi metto nemmeno a descrivere le situazioni in cui mi sono venuto a trovare; certo è che questa non è una città per me. Inoltre, e potrà sembrare un chiodo fisso, se non fosse che sono al corrente circa il fatto che il marchio Rover, incluso Land R. & Range R., è passato di mano da tempo e ora appartiene agli indiani, per la quantità di vetture di questo marchio che continuo ad incontrare potrebbe sembrare invece essere come era Fiat una volta in Italia: marchio casalingo dominante.
Solo che le Fiat erano rappresentate da modelli popolari ed economici, le Rover sono invece tutta un'altra cosa.
Questo è un paese comunista dove di comunista pare sia rimasto solo il nome viste le immense disparità socio/economiche diffuse per tutto il paese.
La capitale poi è una fucina dove il movimento è perpetuo e le costruzioni di complessi commerciali sono sparse sul suo territorio a macchia di leopardo.
Facendomi forza mi sono rigettato nella mischia nell'orario di maggior caldo e per le 2 p.m. ero già al Royal Palace e Silver Pagoda; questa volta ho cercato i muovermi su strade alternative di minor traffico per non appesantire i polmoni con polveri e gas di ogni tipo.
Era da aspettarselo che nei cinque o sei luoghi indicati come obbligatori durante la visita alla città, lì si sarebbero concentrate le masse di turisti alla ricerca della foto ricordo ad effetto: tutto come da copione!
Dopo ho pedalato ancora un pò per raggiungere Wat Phnom; dalla leggenda inerente a questo luogo è scaturito anche il nome della capitale.
Durante il percorso di rientro, ormai con il buio, ho girato a destra in una laterale troppo presto riuscendo a perdere l'orientamento.
Appena tornato sulla via maestra, sapendo di essere ormai a casa, ho indugiato alla ricerca di conferme e mentre stavo consultando la mappa mi si è avvicinata una ragazza con zaino pesante sulle spalle e qualche ferro applicato fra naso ed orecchie: ha esordito chidendomi se parlassi inglese, poi mi ha chiesto se fossi francese, ma quando ho risposto che sono italiano si è svelata per quello che era, una italica disperata per aver già camminato tanto alla ricerca del quartiere delle guest house a poco prezzo senza ancora averlo trovato.
Non so se metterle sotto gli occhi la mappa in mio possesso le sia servito perché aveva ormai lo sguardo perso e pur avendo pochi quattrini da spendere, questo mi è stato comprensibile anche senza applicarmi troppo, ha farfugliato che si sarebbe seduta per riflettere prima di salire su un tuk tuk dal quale farsi portare: ragazza coraggiosa e caparbia questa italica, almeno quanto quelle di altre nazionalità che ho avuto modo di conoscere lungo il cammino.
Così è la vita: c'è chi entra e c'è chi esce, nulla è per sempre!
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