giovedì 2 gennaio 2014

Trasferimento a Sen Monorom

Tanto era stato rilassante l'ultimo giorno dell'anno quanto il primo dell'anno nuovo è iniziato in maniera avventurosa.


Il Mini Bus che mi ero convinto a prenotare era stato garantito da Sa, il ragazzo suadente/privo di aggressività/sorridente, lo stesso che all'arrivo mi aveva condotto all'Hotel e che il giorno dopo si era dato da fare per indirizzare il rent dello scooter presso chi lui suggeriva. 
Alle 7 in punto mi ha fatto salire sul tuk tuk e dopo aver recuperato sulla strada un paio di Westerns ha depositato il gruppetto su una piazza affacciante su un Wat a quell'ora operosissima dove un bel mini bus Hyundai era in sosta con il personale di bordo impegnato ad allocare cassette di birra sul pavimento, ad esclusione del corridoio centrale dove invece era collocato un sacco di riso.



Gli unici posti esenti da ingombri erano quelli in coda, sopraelevati rispetto agli altri; su uno di questi sono stato invitato ad accomodarmi, ma ben presto ho preferito spostarmi su uno di quelli con ingombro per avere una buona visibilità dal finestrino.
Quindi il mini bus, terminate le sistemazioni del carico, ha effettuato un giro per Guest House per prelevare altri Westerns; che bello, mi sono detto, sarà un viaggio veramente comfortevole con così poche persone viaggianti.
La considerazione si è presto rivelata del tutto intempestiva; il mini buss è tornato a parcheggiare più o meno dove stava all'origine e solo allora sono stati fatti salire gli indigeni. Quano ogni ordine di posti si è riempito sono stati attivati i trapuntini nel corridoio centrale. Quando anche questi si sono riempiti, altri passeggeri sono stati inseriti ovunque fra gli altri e, sul davanti, sopra al vano motore.


Alle 9 il mini bus si è deciso a partire, ma nei primi trenta chilometri del percorso di 200 ha aperto le porte ancora ad altri passeggeri: credo che l'uovo prodotto da qualsiasi animale non possa essere mai così pieno come oggi era questo Hyundai.
Tutti a bordo abbiamo accettato di buon grado la situazione, me compreso, però molto presto sono iniziate delle battaglie silenziose che mi hanno visto coinvolto in un paio.
La prima è avvenuta quando le ossa dell'anca del vicino hanno ingaggiato battaglia con le mie alla ricerca di spazio da occupare, ma le mie, ancora ben calcificate, hanno retto alla spinta senza concedere nulla se non il contatto, come in una mischia rugbystica.
Poi è stata la volta dell'apparato osseo della spalla ad essere attaccato, ma anche in questo caso la resistenza opposta è stata premiata. Mentre tutto questo era in corso la mia mente prima ha pensato al costo esorbitante del posto a sedere che avrebbe dovuto corrispondere ad altro,  poi ha pensato alla sensazione di una  tradotta come quelle dove si sono venuti a trovare tutte quelle persone fatte prigioniere e trasferite in campi di concentramento, ed infine al genocidio consumato dai Khmer Rouge in qusto paese ai danni di confratelli, dello stesso popolo, popolo che in breve tempo è stato decimato senza usare proiettili, troppo costosi, esclusivamente usando la privazione del cibo ed altri crudeli sistemi umani che non mi va  di ricordare.



L'assurdità  è che di quel genocidio non solo sono stati in pochi a pagare, ma che chi detiene il potere economico e condiziona quello politico in questo paese sono ancora le stesse persone che ora indossano abiti diversi, fanno business in un paese che è classificato dagi Organismi sovrannazionali competenti al 158° posto su 180 per livello di povertà e della corruzzione.


Ma si sa che con l'Idealismo non si va lontani, l'Idealismo è al di fuori della realtà; quindi è bene che che la smetta qui cercando di riequilibrarmi attraverso pensieri di Equanimità.
Ad un certo punto, quando la strada era in vista del Vietnam, il minibus ha girato a sinistra e poco dopo è stato impegnato da salite e discese, fortunatamente su un fondo che era liscio come quello di un biliardo, sino a raggiungere la quota degli 800 m.s.l.m dove è posta Sen Monorom, piccola città capitale della provincia Mondulkiri.
Nel momento di lasciare il veicolo ho assistito ad una scena che mi ha distratto: una tipa che aveva viaggiato ha richiesto al personale di recuperarle il bagaglio infrattato da qualche parte. Ricevuto il bagaglio ha avuto la prontezza di spirito di guardare all'interno e di capire che non si trattava del suo. Infatti il suo, del tutto eguale, lo avevo visto nelle mani di un passeggero sceso ad un precedente stop!
Tutto questo ha fatto si che lasciando il minibus non recuperassi la felpa che avevo utilizzato per ammorbidire la seduta, accorgendomene però solo molto tempo dopo, arrivato al...bungalow. Eh già, ho potuto scoprire che la ricettività alberghiera, approfittando del Western New Year, offriva le camere rimaste disponibili a prezzi improponibili.


Un ragazzo dotato di scooter con il quale avevo prima parlato di sistemazioni per la notte ha offerto il suo aiuto accompagnandomi alla ricerca della soluzione del problema, arrivando così presso Happy Elephant bungalow; ho subito accettato ciò che mi è stato proposto, poco più di una sistemazione da campeggio in tenda. 
Nel frattemo il ragazzo, che poi ho sapute esssere un trentacinquenne con tre figli, mi ha proposto dei percorsi da effettuare sul suo scooter insieme a lui. Ho velocemente deciso di accettare per il pomeriggio, ma domani sono deciso a muovermi autonomamente noleggiandone uno.
Appuntamento alle 14, giusto il tempo per mangiare qualcosa e via. E' stato allora che mi sono accorto di esere senza la felpa; senza crederci troppo ho chiesto al gestore dei bungalow di effettuare un tentativo telefonico presso il driver del minibus il quale ha replicato promettendo che avrebbe dato un'occhiata e fatto saper qualcosa.
Quando ormai mi stavo convincendo che avrei dovuto correre ai ripari con un acquisto sostitutivo è arrivato Visaà (forse si scrive in maniera diversa, ma la pronuncia è questa), il ragazzo che mi accompagnerà in giro, con la felpa recuperata: magnifico!
Già oggi allo stop presso il solito "ristorante convenzionato" avevo avuto una bella prova di onestà: avevo ordinato un caffè, così come un indigeno poco prima i me, ed avevo estratto dal portafoglio gli stessi quattrini pagati da costui. La ragazza mi ha prontamente restituito una banconota in eccesso; infatti quel caffè era stato arricchito di ghiaccio che io avevo insistito per evitarlo.



Il trip con Visaà ha toccato Sen Monorom Water Fall, Sea Forest e la montagna sacra Phnom  Dosh Kramom: bella zona questa, buon clima, tanto verde, tante piantagioni di vario genere (frutta, caffè, caucciù, etc.), terra rossa che visivamente offre una bella tavolozza di colore con tutte le tonalità del verde intorno.






Gli abitanti, i Phnom, rappresentano una percentuale rilevante nella composizione etnica cambodiana ricostituitasi post genocidio.  



  

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