venerdì 3 gennaio 2014

Loop in scooter attorno a Sen Monorom

La notte nel bungalow è risultata freddina anche se mi ero preparato a questa eventualità; inoltre verso mattina qui vicino si è scatenato un concerto di musica cambodiana a volume elevatissimo: pare che si tratti di riti propiziatori che i villaggi eseguono nell'intento di procacciarsi tempi fortunati.


Nella conversazione di ieri con Visaà mi era sembrato emergesse (uso il condizionale perché potrei aver capito male qualcosa) una realtà-paese già modificata dal punto di vista religioso e non solo quello; nel minibus per quasi tutto il viaggio un monitor aveva continuato a ripetere una compiltion con immagini di vita-storie di giovani dalle quali si percepiva questo cambiamento.
Pare stia finendo il credo in Buddha e nei suoi insegnamenti a vantaggio di un protestantesimo qui interpretato come una religione che consente più libertà, leggi mancanza di rispetto per gli anziani della famiglia e delle relative responsabilità, abiti di tipo occidentale alla moda, succinti per le femmine, telefonini e strorie di incontri fra i due sessi molto superficiali, insomma, la vita Western in versione Cambodiana.


Daltronde durante il periodo Khmer Rouge era stato spazzato via ogni legame con il passato e pertanto non c'è poi da stupirsi così tanto se dopo la "tabula rasa" le cose non sono più tornate ad essere le stesse.
Certo che poi nei villaggi è diverso per quanto ho potuto vedere ancora oggi.
Stamattina ho avuto a disposizione uno scooter Suzuki che aveva già vissuto i suoi tempi migliori; infatti il contachilometri segnava oltre 42.000 km., ma chissà da quanto tempo non era più funzionante, rimasto fisso su quella numerazione!
La meta odierna era rappresentata da Bou Sra Waterfall, quasi 40 km. da "downtown"; per arrivarci bisogna procedere per una parte del percorso su sterrata polverosa: cosa devono aver pompato oggi i miei polmoni!



Alla fine del circuito i miei abiti erano completamente impolverati, come quelli dei conduttori delle dilegenze nei film Western, e come quando ero arrivato a Timbouctou i miei capelli avevano assunto una colorazione ramata, pur avendo indossato il casco costantemente.
Ogni incrocio con auto o camion è stato drammatico perché, oltre alla respirazione, risultava compromessa anche la visibilità: scene da Paris-Dakar, con la nuvola di polvere sollevata da ogni veicolo in transito, il mio compreso. 
Prima di prendere il bivio dal quale la strada per le cascate è stata recentemente asfaltata mi sono inoltrato su quella di collegamento con Ban Lung dove anche i 4x4 erano costretti a procedere quasi a passo d'uomo: i panorami però sono indescrivibili, lo sguardo può spaziare ovunque trovando sempre tonalità di colore verde che, per i rilievi più lontani, sembra virare verso tonalità di azzurro.




Alcune particolarità riscontrate nei villaggi mi hanno incuriosito, come la chiesa protestante, per giunta dotata di un piccolo pannello fotovoltaico, il primo che ho potuto notare nel sud est asiatico,



o le giostre a propulsione umana,


oppure ancora il posto di assistenza sanitaria,


gli abiti di un "negozio" esposti a terra in mezzo alla polvere,


la presenza ovunque di cartellonistica publicizzante il partito del popolo cambodiano con le foto di un trittico di suoi strateghi,


segnali di attività imprenditoriali dai nomi delle quali traspare la possibilità di investitori stranieri (Varanasi - Sethikula),


e poi abbattimenti di foresta a vantaggio di piantagioni,






legname in ampie assi e travi di notevole spessore sparpagliato ad essiccare ancora con i residui della lavorazione intorno,




Range Rover, Audi Q7 e vetture similari  in contrapposizione a  certi camion antiquati e scooter sovraccarichi di persone o di cose.



La cascata invece, per quanto affascinante con i suoi tre livelli di caduta, mi è sembrata sopravvalutata nelle descrizioni, anche se sono consapevole che la stagione attuale è quella che la vede con la minore quantità d'acqua di tutto l'anno.





Ciononostante è riuscita a trattenere la mia attenzione a lungo e non mi sono allontanato sino a che non sono riuscito ad ammirarla sotto le varie angolazioni possibili, usando tutto il mio scarso ingegno per attraversare in qualche modo il corso d'acqua.


Dopo ho ulteriormente ampliato il mio raggio di esplorazione ed avrei continuato ancora se non fosse intervenuto l'inicatore del livello del carburante a convincermi che era maturato il momento per invertire la direzione di marcia.


La città in quanto tale - 10.000 abitanti - non ha destato in me alcun interesse: tanti distributori di carburante, tanta polvere, poca offerta di frutta e verdura, nessun market individuato se non quello all'interno di una stazione di servizio, peraltro dotata di wifi funzionante, non come quella fornita da Happy Elephant Bungalow, il che mi ha convinto ad una utile sosta prima di rientrare alla base.
In serata ho avuto modo di dialogare a lungo scon il proprietario di H.E.B., un trentaduenne molto sveglio ed un pò egocentrico che mi ha raccontato la storia del suo nome, Moth, e molto altro, incluso il costo sostenuto per impostare il business alberghiero: circa $ 25.000 (Reception + bar/ristorante + 6 bungalow) che penso abbia messo da parte con la sua attività legata agli elefanti.


Domani inizierà l'avvicinamento a Siem Reap con stop a Kompong Cham, stop necessario per dividere la durata del viaggio in due parti paritetiche.

Nessun commento:

Posta un commento