mercoledì 15 gennaio 2014

Due giorni zigzagando in bici volendo sopravvivere


Il ritiro del Visa è stato effettuato velocemente presso l'Ambasciata del Viet Nam nell'orario indicato;  era quindi arrivato il momento di sentire a viva voce il mio contatto italico sul posto per cercare di incontrarci.


Purtroppo i suoi impegni di lavoro non hanno reso possibile il "vis a vis", ma la conversazione telefonica è stata ricca di argomenti sui quali dovrò approfondire ulteriormente attingendo da altre fonti: fra gli argomenti che mi stavano più a cuore vi erano quelli relativi alle ONG che operano sul territorio, la maggior parte di nazionalità lontane, la prostituzione giovanile e la situazione politico/economica dopo la fine dei Khmer Rouge. 





Successivamente ho affrontato nuovamente il traffico con destinazione Orussey Market pensando si trattasse di quello chiamato anche mercato russo sin dall'epoca della presenza dei sovietici: mi sono poi reso conto dell'abbaglio e l'ho mollato dopo un'ora perché la troppa merce esposta in spazi ristrettissimi ed affollati  - sempre gli stessi articoli che si ripetono - tende a stancarmi presto.





Ho quindi proseguito iniziando una esplorazione mirata alla ricerca di tracce coloniali che qui ho trovato in parte restaurate ed in utilizzo ad enti prestigiosi.





Prima di rientrare a casa sono riuscito a visitare un vero supermercato  dove ho trovato tutto ciò che altrove nel paese non c'è; situazione simile a quella di Bamako - Mali, dove l'accesso al tipo di merci esposte in questi luoghi è limitata agli stranieri ed ai super ricchi locali.  


Nel momento di riprendere la bici mi sono reso conto di avere forato il pneumatico posteriore, quindi a casa con bici a spinta.
Poi, non so se per la stanchezza o che altro, mi sono trovato a formattare una scheda di memoria della macchina fotografica prima dello scarico delle foto: tutte perse! 




Con la giornata odierna si va a chiudere positivamente la mia esperienza nella capitale: dopo essere riuscito a tornare vivo dal Mali ora posso dire di essere sopravvissuto al traffico di Phnom Penh.


I rischi nei quali mi sono trovato coinvolto sono sempre arrivati dalla parte dalla quale normalmente non ci si aspetta il pericolo; tanto per chiarire, se si attraversa una strada si tiene sotto controllo il traffico che è in arrivo prima da una parte e poi dall'altra.


Ebbene, qui bisogna utilizzare tutte le antenne contemporaneamente attivandole in tutte le direzioni perché c'è sempre qualcuno che arriva da dove non dovrebbe; comunque me la sono cavata pure in questo tipo di traffico dove bisogna andare decisi, anche se non sempre è possibile perché gli altri lo sono sempre più di te.







Con una bici più performante di quella di ieri ho zigzagato fra mercati (Tol Toung Poul conosciuto come Russian Market e Phsar Thmei conosciuto come Central Market),


spesso percorrendo vie parallele a quelle principali, toccando il Museo del Genocidio che però avevo già deciso di non visitare (ho ancora vivo il ricordo di Auschwitz/Birkenau in Polonia e i sentimenti che avevo provato: ero stato male ed ora non ero interessato a ripetere quell'esperienza, con tutta la mia solidarietà per coloro che non ci sono più),



quindi ho affrontato il Natoinal Museum, dove non è possibile ritrarre immagini negli interni ai pezzi esposti che sono di grande valore (le foto riprodotte sono state riprese dall'esterno).




Domani spostamento sulla costa, come sempre in orario molto mattutino. 


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