Stamane sveglia alle 6.30, colazione alle 7.00, breve connessione WiFi, chiusura bagaglio e via. Scendendo le scale ho incrociato una coppia che, come me, si sta dirigendo verso il Bus Terminal; l'occasione è buona per dividerci il costo del tuk tuk e conversare un po.
Sono due biondastri/rossicci che già stavo incasellando come provenienti da qualche paese del Nord Europa quando si sono manifestati per Canadesi della British Columbia; è allora decollata fra di noi una discreta conversazione che mi ha riportato all'anno 1999 quando a Vancuver mi guardavo attorno nella prospettiva di un possibile trasferimento. Ebbene, la coppia mi ha comunicato di abitare nella zona di Kitsilano, zona che io ricordo come una delle mie preferite: lì le case bordeggiano ampi prati dove insistono alberi di grandi proporzioni che arrivano sino alla sabbia della spiaggia ocean-front dove, in qualsiasi orario del giorno, vi si trovano persone di ogni età impegnate in varie attività sportive.
I due erano diretti a Chiang Mai da dove sarebbero tornati indietro utilizzando delle bici per poter godere la meravigliosa natura che vi si incontra; dispongono di tre mesi da trascorrere nel sud est asiatico e ci hanno tenuto a caldeggiarmi molto il Vietnam; mi fa molto sorridere quando, a fronte di conversazioni come questa, mi viene detto che parlo un buon inglese. Io sono profondamente consapevole che il mio è un inglese di sopravvivenza, d'altronde i miei interlocutori generalmente evidenziano la loro assoluta mancanza di conoscenza della lingua italiana!
Al Terminal poi siamo stati smistati su Bus differenti, anche se la direzione Nord era la stessa per entrambi.
Senza perdere tempo ho trovato la corriera pronta e ad accogliermi a bordo un tipo che pensavo vi prestasse servizio, invece era un passeggero Thai di settantacinque anni molto desideroso di parlare con me, tanto da essersi accomodato al mio fianco per rendere più semplice la conversazione.
Dopo un'ora ero a Sukhothai e subito sono stato imbarcato su un pik up che mi ha lasciato all'albergo. Tempo di posare i bagagli e via per Sukhothai Historical Park, una quindicina di chilometri dalla città nuova, dove le rovine sono una mini versione dell'architettura di Angkor.
A questi luoghi si fa risalire il primo regno indipendente Thai e pertanto il sito è patrimonio Unesco.
Ritenevo di trovare un maggior numero di visitatori vista l'importanza del luogo, invece ho potuto effettuare una visita di soddisfazione senza disagi, anche perché mi ero dotato di una bici per gli spostamenti nelle tre ampie zone sulle quali sono sparpagliati i monumenti.
A differenza degli altri siti visitati dove l'offerta di cibo e bevande era costante in ogni dove, qui oggi ho trovato penuria di offerta tanto da dover ringraziare la bottiglia d'acqua che avevo nello zaino: la sensazione di fame in queste situazioni climatiche sparisce, in ogni caso avevo con me anche dei simil cracker che mi sono imposto di assumere ogni volta che ho introdotto in corpo H2O.
Dopo aver dovuto pedalare a lungo sotto il sole per raggiungere quella che mi ero riproposto come ultima meta, appagato e stanco ho riconsegnato la bici per poi accasciarmi sul sedile in legno di un mezzo facente funzione di bus navetta fra la old e la new city.
Dopo la doccia ho pensato bene di consegnare gli indumenti per un servizio lavaggio al costo di 50 bath/kg. offerto all'interno della guest house, esattamente il peso dei miei indumenti tecnici fradici di sudore che avrò pronti per domani; a proposito, è stato inutile segnalare che avrebbero dovuto essere lavati a bassa temperatura perché, mi è stato risposto, qui si lava a mano con acqua corrente, esattamente come in Africa.
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