L'odierna ripartenza per TAT era confortato da un itinerario bus andato in tilt al primo cambio, quindi lunga camminata sino ad intercettare un bus che andasse nella direzione idonea, scoprendo così tutti i limiti della mappa che sto utilizzando; raggiunto “Victory Monument” è stata la volta dello skytrain, e alla intersezione con Metro in Sukhumvit con una fermata eccomi a Phetchaburi: praticamente ho girato per ore per Bkk, almeno mi è servito a vedere gente che stava andando al lavoro o a scuola, turisti zero.
Lasciata la metro, prima di arrivare a TAT ho messo il naso nel centro Don Bosco alla ricerca di “Father Frank italian speaking”. Non c'era e cosi ho raggiunto TAT dove ho combinato ben poco; o meglio, sono stato prima ben ascoltato ed accudito, poi investito di una serie pesante di depliant di ogni zona della Thailandia dei quali non sentivo il bisogno, ma non ho avuto l'assistenza che cercavo nell'organizzare l'utilizzo di treni e bus in modo da poter effettuare un itinerario che mi portasse infine in Lao: questo aspetto non era di comptenza dell'ufficio.
Dovrò arrangiarmi diversamente, rinunciando a qualcosa, per non continuare a dover andare prima a nordest per poi tornare al centro e indirizzarmi a nordovest e quindi decisamente a nord.
Da questo iniziale programma resta esclusa la zona con mare, spiagge ed isole, quella dal turismo spesso sfacciato, sia per evitare ulteriori problemi alla mia pelle, ma, soprattutto, perché quella parte mi interessa molto per le bellezze naturali, ma non per tutto il resto, perciò ho deciso di partire insistendo sulla base culturale.
Lasciato TAT mi sono riaffacciato nel centro Don Bosco e dopo un pò mi sono trovato di fronte la persona che stavo attendendo: un prete proveniente da Padova, in Thai da soli 58 anni, oggi settantottenne, ormai quasi dimentico della fluente parlata italica.
Abbiamo conversato per oltre un'ora ed ho finalmente capito perché in giro ho notato tanta polizia in assetto antisommossa, specialmente a presidio di un'area ove insiste il Parlamento.
Oggi erano in corso contemporaneamente due manifestazioni, una prettamente politica e l'altra legata ad un certo spirito nazionalistico su una disputa con la confinante Cambodia.
La prima storia ricorda tanto quella che in casa nostra è citata ogni giorno da mesi; qui si tratta di un condannato eccellente, ex primo ministro, che non vuol saperne di andare in carcere e mobilita le folle utilizzando le proprie superiori capacità economiche per spingere in favore di una legge che consenta l'amnistia, il cui parere in merito dovrebbe essere pronunciato dal Senato entro la sera.
Ma costui pare abbia usato denaro dello stato per accapparrarsi reti televisive ed altri strumenti di informazione, tanto che una certa ingente somma l'ha già restituita dall'esilio volontario a cui s'è dato un paio d'anni addietro, quando ha sostituito a se nell'incarico di primo ministro una sorella! Insomma, storie di famiglia, ma buona parte della gente qui non vuol più sentirne parlare di lui e della sua congrega, anche se l'opposizione non riesce a combattere una battaglia vittoriosa contro costui.
Insomma, mi sembrava di conoscere già tutta la trama, visto che il passato di questo personaggio locale lo conoscevo sia per il clamore di quanto accaduto qualche anno fa che per essermi recentemente documentato in merito, senza volerlo per forza accostare alle vicende interne nostrane!
L'altra faccenda invece riguarda una disputa internazionale sulla quale il tribunale delle nazioni si era già espresso nel 1954 quando, dopo l'uscita dei francesi dall'Indocina, i confini delle nazioni allora costituitesi erano stati marcati in maniera approssimativa e un certo importante tempio ed il territorio circostante era stato assegnato a Cambodia, peccato però che l'unica strada per raggiungerlo fosse in Thailandia. Il tribunale si espesse allora a favore di Cambodia, ma la situazione non si sopì mai e proprio oggi quella stessa corte deve pronunciarsi nuovamente in merito.
Allora fra le nazioni giudicanti il caso vi era anche l'Italia; il verdetto fu negativo a Thailandia e quindi essa mise in atto un atteggiamento ostile verso tutte quelle nazioni che ritenne colpevoli del mancato riconoscimento territoriale, anche se in realtà ho visto in giro cartelli di società miste Italia-Thai, oggi forse con una diluita presenza nostrana essendo passato ormai del tempo.
Deciso a lasciare domani Bkk ho voluto concedermi ancora la visita di un monumento importante, “Golden Mountain”, perciò, dopo un altro giro di valzer in metro + skytrain non ho potuto fare a meno di accordarmi con un moto taxi per raggiungere la meta in quanto l'oraio era il peggiore della giornata, e credo non solo per me!
Golden Mountain è un tempio Buddhista sui genris che mi ha portato a pensare ad una miniatura di Lhasa, anche se queste sono solo mie fantasie.
Dopo, passetto su passetto, a causa della folla dei dimostranti che si era concentrata a suon di slogan e fischietti proprio attorno alla piazza che espone “Democracy Monument”, dove mi ero venuto a trovare, deviando a naso mi sono riportato fortunosamente sulla retta via,
e da lì in Khao San Road, per molti considerata mitica; mi sono destreggiato quanto basta, ho usufruito di “street food”, inclusa una deliziosa spremuta fresca di mandarino, e me ne sono tornato a casa spossato e felice di non aver scelto un albergo proprio lì, anche se il mio non è poi così lontano, ma è tutto un altro mondo.
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