martedì 12 novembre 2013

Passi successivi a Bkk




Venerdì 8 è stata una giornata assai intensa fin dal mattino quando, sperimentando un diverso itinerario a piedi, ho cercato e trovato l'imbarco a Phra Arthit. Da lì mi sono lasciato trasportare sino a Tha Chang con l'intento di visitare sia Wat Phra Kaew che Grand Palace. 




Consapevole che il cielo grigio avrebbe reso le immagini dei monumenti assai meno attraenti di quanto appaiano al naturale anche in simili giornate, non ho desistito in quanto avevo organizzato le cose per essere puntuale alle 15.30 al 132 Sathorn Nua Road dove avrei ritirato il Myanmar Visa.





Per quanto informato, non immaginavo di trovare così tanta umanità concentrata in una delle aree maggiormente visitate di questa città; il complesso monumentale è fantastico e avrebbe meritato più tempo, ma soprattutto maggior tranquillità attorno. 





Ho sopperito cercando i particolari, ma essendo che è tutto un insieme di particolari, mi sono trovato a dover accelerare quando ho visto che le ore erano già trascorse abbondanti. 









Ho quindi trascurato Grand Palace, a mio avviso assolutamente imponente ma meno interessante.






La densità di monumenti di ogni tipo è tale per cui è stato per me difficile riprendere delle immagini decorose; inoltre, all'interno del tempio dedicato al Buddha di smeraldo, qualsiasi ripresa è proibita.






Dopo aver ammirato il sito e destinato una serie di saluti riconoscenti al Buddha, nel mio caso onorato come essere che ha perseguito una scelta impegnativa e innovativa per buona parte della propria vita, all'uscita ho cercato di riprendere dall'esterno un'immagine di questo piccolo essere prezioso e ricco di storia, riuscendoci in qualche modo; conclusa la visita della parte sacra  ho attraversato piuttosto velocemente l'area profana per procedere oltre.





Quindi ancora un imbarco sino a Central Pier che risulta connesso con la fermata Saphan Taksin di BTS, Bangkok Mass Transit System, lo sky train; da lì in due fermate ho raggiunto Chong Nonsi, la fermata giusta per Myanmar Embassy, ma all'uscita avrei dovuto ricordarere da che parte dirigermi.
Mi sono mosso insicuro sino a che ho riconosciuto un curioso riferimento che avevo notato il giorno prima; ho così trovato il tempo per pranzare nello stesso “street restaurant”, dimostrando fedeltà alla cucina di quella laboriosa coppia sempre all'opera senza sosta.



Il ritiro del Visa è avvenuto abbastanza rapidamente tenuto conto che nel luogo deputato si concentra giorno dopo giorno il popolo destinato al Myanmar: non poco, a dir il vero, tale per cui nelle casse dei generali birmani vi è un flusso costante di buona valuta ottenuta “a gratis” e di buon grado con questo sistema.




Stanco ma non domo ho voluto visitare un altro sito importante prima di rientrare a casa, muovendomi ancora sul canale: Wat Po, il complesso entro il quale vi è il tempio del Buddha che giace disteso e completamente ricoperto di lamina d'oro, oltre ad essere sede di una prestigiosa scuola di massaggio.





Non ho però tenuto nel giusto conto dell'incalzare delle tenebre, ma me la sono cavata comunque: qui, data l'ora, oramai i visitatori erano rarefatti e non ci si dava alcun fastidio fra di noi. Anzi, in certi momenti mi sono trovato in completa solitudine per tempi relativamente lunghi mentre mi spostavo da una parte all'altra prima completamente al buio prima che venissero accese le illuminazioni.





Questo complesso è completamente diverso da quello visitato in precedenza; personalmente sono rimasto qui colpito dal gran numero di statue di Buddha, ma non solo, esposte sotto ad un lungo camminamento  che non ho potuto percorrere troppo in quanto completamente al buio.




Durante l'ultimo trasferimento sono stato avvisato dal personale di bordo che non ero salito sul battello utile alle mie necessità: sembra che questi Thai si preoccupino costantemente dei loro ospiti
senza farsene accorgere.
Alla fine sono arrivato allo sbarco essendo riuscito ad evitare la pioggia iniziata a cadere mentre attendevo il cambio di battello al riparo di un tendone.
Ero veramente stanco, con il fondo schiena rigido e dolorante, così ho deciso di acquistare street food cucinato da una islamica e portarmelo a casa piuttosto che pensare di fermarmi da qualche parte per  cenare.


Dopo l'esperienza di ieri oggi mi sono esposto ad un'altra prova senza per questo aver fatto una scelta consapevole: la giornata è stata una di quelle che io definisco velenose, allietata dalla vista di un'auto parcheggiata praticamente sotto casa.
Ma come e quando ci sarà mai arrivata sin qui una Fiat 125 fine anni sessanta? si tratta di un'auto assolutamente sparita dalla circolazione persino là dove veniva costruita, figuriamoci incontrarne una nel sud est asiatico! In un certo senso mi ha fatto tornare indietro di un bel pò nel tempo, quando a San Benedetto del Tronto un amico benestante guidava spesso quella del padre ogni volta che gli veniva permesso, ed io ne fui ospite a bordo più di una volta ricordando ancora oggi il comfort e la silenziosità di marcia di quella vettura.




La presenza del sole sin dal mattino, unitamente al tasso di umidità oltre, ha subito portato la temperatura a livelli tendenzialmente per me insopportabili; destinazione odierna Vimanmek Mansion Museum, definita come la più grande dimora in legno (teck) al mondo: visita regalo in quanto inclusa nel ticket delle visite di ieri.




La distanza da  percorrere non era esagerata, ma il bus che avrei dovuto prendere non passava così mi sono incamminato sino a quando ho incrociato un gruppetto di scooter-taxi e mi sono deciso a chiedere un passaggio mostrando l'indirizzo scritto nella loro lingua presente sul biglietto; quindi all'andata nessun problema, ma la visita ed il dopo visita mi hanno asfaltato.




Prima ancora di pensare di sbagliare direzione di marcia ho attivato google maps sul cellulare sperando di intercettare un autobus idoneo lungo la strada.
Così non è stato e passo dopo passo, con una certa fatica, ho conquistato la vicinanza a casa: In mancanza di appetito, ma ormai in orario canonicissimo, mi sono imposto una sosta in un “street restaurant”  e poi mi sono fiondato in camera per togliermi subito ogni indumento e rinfrescarmi.
Ho letto e navigato sino a quando sarei stato pronto ad uscire per cena, ma il rumore che ho iniziato a percepire non mi ha lasciato dubbi: una pioggia torrenziale stava battendo sui tetti senza la configurazione del temporale. 
Essendo a conoscenza di ciò che sta accadendo nelle Filippine ho preferito cambiare programma e continuare a navigare alla ricerca dei mezzi di trasporto più adatti per i miei spostamenti futuri. 





Domenica 10; esperimento di colazione in albergo: per 115 Bath, meno di € 3, scrambled eggs & bacon, toasts, butter & strawberry jam, il tutto servito al coperto ma all'aperto, beh, formalmente non esattamente la stessa cosa dei grand hotels del Belize, ma funzionalmente sì!


Oggi sono rimasto incantato ad osservare il sistema di sicurezza del Metro, anche prchè sono stato inormato il giorno prima della partenza di uno spiacevole fatto accaduto a Milano alla moglie di uno dei miei artigiani della Franciacorta.
Costei, non pratica, scesa dalla scala mobile ha visto il treno davanti a se e si è fiondata per acciuffarlo: peccato che si trovasse sul binario del senso opposto e, a causa della luminosità scadente, è finita sui binari sfracellandosi una gamba. Ed è pure andata bene così perché nessun treno era in arrivo dalla sua parte!


Qui i treni restano protetti da una parete di vetro dotata di porte apribili in corrispondenza di quelle del treno stesso, il quale è condotto con particolare perizia e si ferma giusto in corrispondenza di esse.
Quindi si aprono le porte del treno e con un ritardo infinitesimale quelle della barricata; I segnali a terra non lasciano dubbi: ci sono quelli che devono rispettare i passeggeri in attesa di salire, operazione che può avvenire solo dopo aver lasciato lo spazio libero per quelli che devono scendere.
Ho pensto a Milano Expo 2015, ma non mi sembra che nulla del genere sia nemmeno stato preso in considerazione, mentre qui, in questo mondo tanto lontano, è una realtà consolidata.




Prima mi ero recato presso l'Ufficio del Turismo Bkk dove ero riuscito ad avere una mappa della città ad integrazione di quella dello Skytrain e Metro; potendo ora consultare una mappa mi è sembrato subito tutta un'altra cosa.





Ho così raggiunto Wat Arun, imponente tempio che sta dall'altra parte del river rispetto alla fermata dei ferries, e non sapevo proprio  come avrei dovuto fare: semplice, ho scoperto che a pochi passi dalla fermata vi è un barcone che effettua il passaggio!





In una pagoda dove mi sono trattenuto ho visto seduto su un apposito spazio dedicato in esclusiva un monaco; mi sono avvicinato ed ho lasciato una piccola offerta che mi ha fatto ottenere immediatamente una benedizione con acqua santa e l'applicazione di uno stringhino bianco sul polso destro.
Non me l'aspettavo ed ho accettato di buon grado, fra i sorrisi dei fedeli impegnati lì in altro modo rispetto a me.








Da oggi, ogni volta che all'interno dei siti sacri incontrerò le campane di preghiera o il tamburo, ho deciso che non mancherò di far loro emettere quei suoni fantastici e ricchi di significato: ho cominciato da qui.





La caratteristica di questo complesso affacciato sul fiume è data dalla possibilità di salire gli alti gradini della grande stele preziosamente lavorata ed arrivare in quota: l'esperienza è stata bella non tanto per la salita in se quanto per aver potuto avvicinare in maniera diversa parte di quelle meravigliose lavorazioni artistiche che qui si trovano sparpagliate in ogni centro di culto, e ce ne sono veramente tanti.








Senza dimenticare che mi sono mosso esclusivamente all'interno della città vecchia, che poi è un'isola.





Successivamente, ancora utilizzando il canale e poi un tratto a piedi costeggiando una China Town stranamente chiusa per riposo settimanale, sono approdato a Wat Traimit, tempio del quale mi sono limitato a visitare l'ultimo piano, quello ove è esposto la statua di un altro splendido Buddha.






All'uscita, anche se privo di stimoli della fame (voglio ben dire, dopo quella colazione!) ho voluto approfittare della frutta preparata da un venditore di strada: un sacchetto con mezzo ananas ed uno con papaia, frutta squisita. 
Da lì con metro e skytrain ho voluto arrivare dove mi avevano indirizzato quelli dell'Ufficio Turisstico di BKK, presso Tourism Authority of Thailand, TAT: peccato che fosse chiuso.


Lungo la strada avevo notato due particolarità: una bella struttura Mormone (ma questi sono veramente ovunque!)



ed una scuola di Salesiani di Don Bosco, per intenderci Operazione Mato Grosso e tante altre realtà viste in America.
Non ho saputo trattenermi ed ho messo il naso da Don Bosco cercando a caso se ci fosse qualche prete italico. 
Con difficoltà ho trovato qualcuno a cui presentare la mia richiesta; mi sono sentito rispondere in un Thai-inglese che Father Frank ci sarebbe stato l'indomani.
Ok., tanto domani di qui ci dovrò passare ancora per consultare TAT.   
Ho dovuto sostare brevemente in un 7-eleven per reidratarmi con una bibita fresca al sapore di caffè macchaito erogata da una macchina: ne avevo proprio bisogno.
Quindi rientro piuttosto stanco con i soliti mezzi e canale, con la variante serale  dell'uscita impostami per cena presso uno “street restaurant”, il più vicino e che mi desse fiducia, quindi molto vicino.

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