Venerdì
16.11 – Dopo una giornata interessante trascorsa in movimento come
quella di ieri, oggi ho vissuto una giornata di sosta forzata di
valenza contraria: iniziata presto si è via via complicata
stressandomi non poco.
I
fatti: Jerry aveva ricevuto e letto la mail con la quale gli avevo
preannunciato il mio ritorno in modo da liberare lo spazio per farmi
entrare in officina. Alle 8 Jim si è reso disponibile per un test
drive che ha confermato la necessità del nuovo pit stop: il
posizionamento dei tre cunei inseriti su entrambe le molle degli
ammortizzatori anteriori si sono rivelati la causa del problema. Ne
sono stati tolti due per parte e quello residuo è stato collocato in
modo da non toccare da nessuna parte. Per il fatto che la lo sterzo
è diventato più duro perdendo di fluidità nella guida, controllato
il livello dell'olio del servosterzo e la cinghia di trasmissione
senza trovare anomalie, Jim se l'è cavata affermando che il problema
si risolve con un allineamento( convergenza) dei pneumatici
anteriori. Jerry mi ha accompagnato in un posto, secondo lui l'unico
valido, dove verificare la possibilità di essere ricevuto in
giornata: troppo occupati, se ne può parlare lunedì.
Ma io devo partire da qui, devo andare a verificare come fare a recuperare
il mio amico all'aeroporto, devo organizzare la sosta e riorganizzare
gli spazi interni e qui, attendendo i tempi dei meccanici, seguendoli
nel loro fare, non riesco a combinare nulla.
Il
collaboratore di Jerry, apparentemente mio coetaneo oltre che
Veterano del Vietnam, interpellato dal suo boss tira fuori dal
cilindro un nominativo di meccanico black (colore della pelle raro da
incontrare in questa zona) dal quale si può andare senza
appuntamento. Sono ormai le 11 passate e mi precipito con l'idea di
poter mollare le ancore durante il pomeriggio.
Le
cose si sono sviluppate in maniera diversa: Jim si è rivelato una
persona posata e disponibile, lavora entro un'officina misera e poco
equipaggiata, però sembra uno capace di ragionare. All'incirca alle
13, dopo un breve test drive, porta il Nomade nel suo antro e
l'entrata avviene al pelo. Apparentemente non sa da dove cominciare e
così si butta a terra e comincia ad osservare da sotto, poi alza il
Nomade con due crick alleggerendo il peso gravante sulle ruote così
subito cade a terra uno dei cunei, rileva che i copri mozzi non erano
stati montati correttamente per cui la valvola di gonfiaggio non è
accessibile, alla fine se ne esce dicendo di aver trovato un bullone
che non tiene la stretta di un componente dell'avantreno. Lo invito a
controllare anche dall'altra parte dove la situazione è migliore ma
non buona. Mi pare strano che tutto possa dipendere da un bullone, ma
ancora ci credo: peccato che lui bulloni di ricambio della giusta
misura non ne abbia.
Mi
invita ad attenderlo mentre si allontana alla ricerca di quanto serve
negli antri vicini dove vengono svolte attività similari alla sua
applicate su un parco auto prossimo ad essere considerato d'epoca. I
due bulloni li trova e li colloca, poi mi invita ad effettuare un
test drive: al mio ritorno è convinto che tutto vada bene, invece la
situazione non è cambiata per nulla.
Allora
mi spiega che la sua attrezzatura per effettuare l'allineamento è in
avaria, ecco perché ci gira attorno senza volerlo fare! In
alternativa mi propone di invertire i due pneumatici anteriori, cosa
che accetto perché si tratta di un'operazione presente nel mio
protocollo tendente a salvaguardare la loro vita. Altro test drive,
risposta sempre la stessa.
A
questo punto si decide ad eseguire l'allineamento secondo i criteri
antichi: è qui che lo aggiorno sui valori da realizzare. Mi guarda
in un modo strano e mi spiega di non condividerli; allora gli metto
sotto al naso le stampe delle ultime tre convergenze spiegando
ulteriormente il perché dei valori richiesti. Quando inizia il
controllo con gli strumenti paleolitici di cui dispone si rende conto
che i due pneumatici sono aperti come le pagine di un libro e perciò
diventa più disponibile verso le mie indicazioni.
Si
ributta sotto: stavo omettendo un particolare importante, il suo
lavoro lo svolge senza lettino su ruote bensì schiena a terra e
vestiti a pulire il pavimento che non c'è!
Dopo
un bel po' di tempo trascorso a manovrare chiavi inglesi, quando
riemerge mi guarda soddisfatto invitandomi ad effettuare un altro
test drive: il risultato non è tanto diverso dai precedenti, ma un
accenno di miglioramento sembra esserci stato. Quando glielo comunico
metto le mani avanti dicendo che è stato fatto il massimo possibile
anche se il risultato non corrisponde alle aspettative: lui è
d'accordo e così, alle 17, si passa al conto.
Preciso
nel compilare la fattura, mi chiede di inserire i dati personali:
mentre lo sto facendo vedo l'importo. Accidenti, $ 650! d'altronde
quattro ore del suo tempo le ha dedicate; poi guardo meglio e mi
rendo conto che si tratta di $ 65! persino troppo poco, mi chiedo
come possa sopravvivere .
Torno
da Jerry chiedendo il cavo di collegamento dell'energia elettrica per
alimentare il Nomade per un'altra notte e intanto comincio a prendere
info sull'accesso all'aeroporto di Los Angeles: sembra un'operazione
complicata quella di andare a prendere una persona in questo
aeroporto anche perché apprendo del divieto di sosta per i camper
nei veri parcheggi: ora sono stanco per esaminare ulteriormente come
fare, ci penserò domattina.
Sabato
17.11 – Con intensità diversa la pioggia ha battuto quasi per
tutta la notte sul doppio tetto del Nomade; la mia predisposizione a
muovermi presto al mattino è una costante, ma oggi non ne avevo
troppa voglia in quanto mi sentivo benone dentro la mia cuccia. Solo
in tarda mattinata ho realizzato che probabilmente ciò è avvenuto
in dipendenza del trattamento Reiki che mi arriva a partire dalle ore
24 (orario del pacifico).
Dopo
aver dato una sistemata agli interni e caricato ancora H2O mi sono
apprestato a salutare nuovamente Jerry, oggi in officina con il
figlio quattordicenne impegnato nel rimontaggio di un motore, senza
precisare se sarà l'ultima volta in questo viaggio.
Appena
su strada emergono tutti i limiti dell'intervento eseguito ieri:
specialmente in presenza di curve o di strada in pendenza il Nomade
non è facilmente governabile, schizza a dx o a sx come se fosse
sottoposto a raffiche di vento, ogni volta che si usa il cambio,
nella breve frazione in cui le ruote non sono in trazione, si
percepisce uno scarto dovuto al fatto che le ruote anteriori
viaggiano scampanate. Inoltre si è rimesso a piovere e sul bagnato
la situazione si complica ulteriormente; così, soffrendo, mi ritrovo
ad Oxnard dove vi è un Welcome California verso il quale mi
indirizzo.
In
particolare ho bisogno di info relative ai collegamenti con
l'aeroporto e l'addetta si da da fare per quell'unico cliente
momentaneo che risponde al mio nome.
Quando
riparto da lì la mia direzione è Malibu: da troppi anni il nome di
questa località mi ronza per la testa, dai tempi in cui,
adolescente, ero dedito alla lettura dei gialli mondadori le cui
storie spesso avevano a che fare con questo luogo.
Premesso
che da Ventura a Newport Beach la costa è urbanizzata quasi
totalmente, giusto un breve tratto si salva lì attorno a Malibu, poi
la situazione diventa imbarazzante.
Premesso
che questo tratto di costa non è di per se così interessante ai
miei occhi, mentre le nuvole basse rendono tutto più grigio, la
pioggia va e viene tanto da limitare le mie soste.
Nelle
condizioni climatiche descritte ho incrociato diversi surfisti in
attività o appena usciti dall'acqua, senza più la muta addosso,
così come diverse maratonete di tutte le età impegnate in percorsi
non semplici.
Praticamente
l'inurbamento di S. Monica ho cominciato ad attraversarlo verso le
17 quando ho fatto la furbata di impostare Garmin per Walmart
Torrance: da quel momento ho guidato per oltre un'ora senza scampo
nel traffico intenso di una grande metropoli. Giunto a destinazione
ho voluto controllare la mappa scoprendo che il traffico non lo avrei
di certo evitato, ma, a parer mio, la località in cui mi trovo
sarebbe stata più facilmente raggiungibile percorrendo un paio di
Hway .
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