Sabato 27.10-Alla
fine la doccia ho preferito farmela a bordo dove l'ambiente è caldo,
quindi mi sono presentato verso le 8.15 a “La Dimora” ove vengo accolto
con lo stesso calore con il quale ci eravamo lasciati poche ore
prima. Franco è ancora impegnato con suo figlio così è Michela a
servirmi il caffe mentre mi accomodo davanti ai grandi vetri del
soggiorno dietro ai quali, con una bella prospettiva, si vede
l'oceano; ma non solo, anche parecchi Deer Mule in movimento!
Dopo un'ora volata
in conversazione lascio loro alle attività quotidiane; una volta a
bordo attivo una connessione che inizialmente è buona, poi,
inspiegabilmente peggiora al punto che il mio consulente tecnologico
on line che mi ha cercato tramite skype non riesce ad eseguire le
varie operazioni possibili attraverso un programma specifico all'uopo
scaricato.
Si rende necessario
trovare un'altra possibilità di connessione e, come dice il
consulente, il tempo c'è perché in questo caso la differenza di
fuso orario gioca a favore.
Pertanto chiudo
baracca e burattini, rabbocco il serbatoio dell'acqua e torno a
Mendocino. Dopo la nebbia del primo mattino ora la giornata è
splendida ed io non posso evitare di percorrere a piedi un lungo
tratto di costa dai colori accesi accompagnati dal costante fragore
dell'oceano che manda le proprie onde ad infrangersi in sequenza
continua sulla scogliera.
Alle 11.30 cerco e
trovo la connessione proprio dal posto in cui mi sono parcheggiato:
non pensavo sarebbe stato così semplice.
Il mio consulente è
pronto all'appello: così inizia una sessione di lavoro che dura un
paio d'ore.
Non mi era mai
capitato prima di ricorrere ad un aiuto che si è espletato in questo
modo: sullo schermo del mio portatile è iniziato un tourbillon di
operazioni eseguite a nove fusi orari di distanza!
Purtroppo non è
stato possibile ritrovare le foto andate disperse, però ho fatto una
bella esperienza.
Chiusa la postazione
tecnologica che alle persone di passaggio potrebbe apparire come
quelle che si vedono nei film dove, dentro ad un furgone, ci sono gli
uomini dei servizi con i loro macchinari intenti a spiare, mi avvio
inizialmente verso sud lungo la 1.
Giunto ad Albion
girando a sinistra mi immetto sulla 128, la strada che percorre la
Anderson Valley.
Quando la fitta
foresta, dopo Navarro, si apre, inizio a vedere le coltivazioni
della vite, le insegne delle case vinicole totalmente orientate al
cliente, con precisi orari per gli assaggi.
Incontro nomi di
origini diverse fra i produttori, ma resto particolarmente
incuriosito da una casa vinicola che all'interno della propria
produzione pubblicizza, fra gli altri, vini come Dolcetto,
Sangiovese, Barbera e Primitivo (di Manduria).
Arrivato
a Boonville, dove ho modo di vedere al pascolo libero delle belle
pecore giganti che mi ricordano i paesaggi dell'agro pontino,
girando a destra, con lo scopo di ritornare sulla costa all'altezza di Manchester, mi immetto su una strada che si rivela presto essere diabolicamente impegnativa al massimo livello: pendenze sull'ordine del 16% mi costringono a procedere con il primo rapporto inserito, il fondo stradale pessimo unitamente alla larghezza della carreggiata ed al raggio strettissimo delle continue curve impongono grande attenzione.
girando a destra, con lo scopo di ritornare sulla costa all'altezza di Manchester, mi immetto su una strada che si rivela presto essere diabolicamente impegnativa al massimo livello: pendenze sull'ordine del 16% mi costringono a procedere con il primo rapporto inserito, il fondo stradale pessimo unitamente alla larghezza della carreggiata ed al raggio strettissimo delle continue curve impongono grande attenzione.
In coincidenza con
tutto ciò comincio a percepire rumori nuovi che sono l'avviso di
nuovi problemi.
Dopo aver percepito
nuovi rumori provenire dalla meccanica, mi rendo conto che la leva
del cambio ha assunto una posizione diversa: ricordando come la
rottura di un supporto motore mi lasciò a terra in Irlanda, ho il
terrore che possa succedere la stessa cosa su questo percorso dove
non transita nessuno. Pertanto cerco di usare al minimo la leva del
cambio per paura, come successe allora, di non poterla più inserire.
Intanto la strada
continua a salire e scendere con lunghi tratti dichiarati con
pendenza del 16%: io mi rendo conto di essere in tensione e cerco di
portarmi fuori da questi 50 km. di sofferenza pura.
Ieri giornata
positiva ed entusiasmante per la conoscenza di persone dalle
caratteristiche rare, oggi il segno è decisamente ed oggettivamente
cambiato.
Quando finalmente
termina il percorso diabolico, procedendo molto cautamente mi sembra
che anche il cambio ne abbia un beneficio; in realtà la situazione è
compromessa: quanto avrà inciso in tutto questo il movimento
sussultorio ondulatorio causato dall'avantreno? Oppure è
semplicemente una avaria che si sarebbe manifestata comunque! Proprio
in questi giorni ho superato i 50.000 km. dal rifacimento del motore
ed i 27.000 dalla sostituzione del cambio.
Mentre la bruma
serale si sta alzando mi fermo comunque a Point Arena ad ammirare il
faro in un momento in cui il vento è così teso da rendere difficile
la ripresa fotografica.
Lasciato il faro mi
reco al porto nella speranza, tutta di matrice franco/europea, di
poter trovare una soluzione per la notte ed interrompere la guida; i
cartelli invece mi inducono a continuare.
Supero Anchor Bay
mentre si sta facendo buio, ma trovo ancora il buon tempo per
fermarmi a riprendere un paio di foto della bellissima costruzione in
legno che è rimasta a testimonianza del periodo in cui i luoghi
erano bazzicati da trafficanti russi.
Dopo pochissimo
arrivo a Gualala; con la coda dell'occhio vedo un market su una
strada interna e ciò mi fa decidere per una immediata inversione ad
U. Il posto mi sembra idoneo; se dovessi avere la visita della
polizia sono pronto a dichiarare la verità circa l'avaria meccanica
che debbo affrontare con urgenza domani.
Ricerca di un altro
meccanico, altro capitolo della saga.
Domenica
28.10-Finalmente viene l'ora in cui mi alzo definitivamente; c'è una
parte di me che avrebbe voluto fare come lo struzzo, oppure avrebbe
desiderato un intervento magico che potesse ripristinare la
situazione quo ante. Poi viene il momento in cui riprendo le redini
fra le mie mani e parto alla ricerca di un meccanico, ma prima mi ero
steso a terra per cercare di individuare l'origine dell'avaria, solo
che, fra la struttura che ripara il motore e la mia incompetenza, non
sono riuscito a fare nessun passo avanti.
Per come ho sentito
funzionare il cambio a partire da ieri pomeriggio il mio vissuto mi
riporta ad un episodio lontano avvenuto sotto il cielo d'Irlanda: i
rapporti all'improvviso non entravano più, ma il danno non era stato
così grave in quanto, essendosi rotto un supporto del motore, fu
sufficiente sostituirlo. Però allora avevo potuto usufruire di un
centro assistenza Fiat mentre qui, al secondo tentativo, ho trovato
un'organizzazione parzialmente chiusa che si è limitata ad invitarmi
a tornare domattina.
Ci deve essere una
entità impalpabile che a mia insaputa sta alzando il livello del
gioco al quale io non avrei alcuna intenzione di partecipare; mi
sento tirato dentro per i capelli e costretto ad andare sempre più
avanti per sopravvivere: ma perché poi? Io non sono qui per
dimostrare qualcosa a qualcuno, eppure i continui ostacoli che trovo
lungo il percorso possono apparire come una prova alla quale né
posso sottrarmi, né sono in grado di porre la parola fine.
Forse la parola fine
rappresenterebbe anche la fine della mia avventura on the road, per
questo l'entità mi sta cucinando a fuoco lento onde attendere
l'arrivo del punto di rottura.
Ricordo che da
giovane, durante il periodo dedicato all'apprendimento, partecipai a
delle prove di laboratorio sulla resistenza di certi materiali: se
non ricordo male, a questi venivano applicate varie forze che agivano
in maniera diversa l'una dall'altra sino a che avveniva il cedimento.
Poi si riprovavano
gli stessi materiali in una versione a sezione maggiorata e via a
continuare sulla base di calcoli teorici che, attraverso queste
prove, si stava cercando di verificarne la loro attendibilità nella
realtà.
Nel caso corrente
non ci sono dei calcoli teorici che devono trovare conferma; c'è
solo la mia scommessa circa il fatto che un veicolo ormai vecchio, ma
completamente rinnovato e revisionato, sia in grado di procedere
oltre nel tempo, anche se per ora il risultato appare molto incerto.
Inoltre, dopo le
operazioni di pulizia sul mio portatile operate ieri on line, dalla
prima accensione mi sono reso conto di avere dei problemi: la
connessione riesce, le aperture dei vari google chrome e similari
invece no; da poco ho effettuato un ripristino configurazione di
sistema ad una certa data precedente, ma non ho visto progressi: sono
tagliato fuori dai contatti, come un marine rimasto isolato in
territorio nemico, dove i nemici sono rappresentati dalle varie
difficoltà correnti.
Senza dover andare
troppo lontano, manovro con estrema cautela il Nomade alla ricerca di
qualche meta utile a trascorrere la giornata.
Interpellando la
tipa del Visitor Center apprendo il significato del nome che porta
la località ove mi trovo: Gualala è la traslazione dalla lingua dei
Nativi Pomo di un suono che aveva un preciso riscontro con la realtà.
Infatti vuol dire
Acqua che viene giù da un luogo, intendendo l'acqua del fiume che
sfocia nell'oceano.
Poi ho raggiunto
Gualala Artist Center, l'area dedicata alla comunità degli artisti,
dove ho apprezzato una mostra fotografica; quindi mi sono recato ad
effettuare un trial verso l'oceano.
A causa del vento
che stava rinforzando sono tornato a bordo volentieri dopo essermi
preso una bella spazzolata ed ho ripreso la lettura del libro scritto
da Tara Bennett-Goleman “Alchimia Emotiva-come la mente può curare
il cuore”: sono oramai arrivato all'ultima parte intitolata
l'alchimia spirituale, e la sto trovando per niente facile da far
acquisire ai miei neuroni.
Attraverso il mix di
attività svolte si è fatta l'ora del tramonto, evento per il quale
non mi sono fatto trovare impreparato essendomi collocato in
posizione dominante il fiume che, nella sua parte finale, è separato
dall'oceano da una spessa lingua di sabbia: durante le ore di luce,
ognuno al proprio orario, le varie colonie di volatili presenti
nell'area ne utilizzano le acque per il tipo di pesca specifico alla
propria categoria. Si potrebbe dire che ne fanno un uso condiviso,
anche se ad un certo punto, era il turno dei pellicani, ne ho visto
uno alzarsi in volo per allontanare alcuni gabbiani che stavano
reclamando un diritto a partecipare alla pesca fuori dal loro
orario.
Per tutto il giorno
vi è stata una presenza di nuvole lontane, a contatto con l'oceano,
le stesse che hanno impedito al sole di essere osservato nel momento
del suo tuffo in acqua; poi il buio è calato in fretta ed io mi sono
rimesso, Nomade solitario, nello stesso posto di ieri sera.
Lunedì 29.10-Mi
sono messo in movimento in modo di essere dal meccanico ben prima
delle 8 del mattino.
Quando giungo
all'indirizzo è ancora tutto chiuso, poi arriva una addetta che
ascolta la mia necessità: dovrò pazientare parecchio perché sono
un fuori programma nell'organizzazione odierna del loro lavoro
programmato.
Nell'attesa riprendo
a leggere il libro venendo colto da una sonnolenza che ogni tanto mi
fa ciondolare la testa in avanti: perché resistere? Assecondiamola,
vorrà dire qualche cosa che al momento non riesco a capire. Forse
devo staccarmi dalla vicenda in cui sono incappato per meglio
inquadrarla, anche se, viste in retrospettiva, si può notare una
sommatoria di singole vicende ormai divenute una costante da che mi
trovo lontano da casa.
Devo limitarmi a
pensare: “mala tempora currunt”, o spingermi ad investigare sotto
qualche altro punto di vista il significato recondito di questa
inattesa “via crucis”?
Intanto le ore
passano senza che nessuno si occupi di me; solo alle 13.30 l'addetta
si avvicina (con il capo che prima non c'era) per comunicarmi che
presto il veicolo sarà portato sul ponte. Poi passano altre due ore
prima che ciò avvenga: dalla verifica risulta confermata la mia
supposizione, un supporto del motore è andato!
Ora si presenta il
problema del ricambio. Mi viene accennato un tempo di attesa di un
paio di giorni, al che replico chiedendo se si può operare un
adattamento che mi consenta di riprendere il viaggio in sicurezza in
tempi corti.
May be, ma si vedrà
domani alla presenza del capo che non c'è mai (ho notato appese alle
pareti parecchie targhe e coppe, nonché foto di un'auto da corsa con
la quale Junior, questo il suo nome, si diletta ancora oggi).
Inutile fare
ipotesi, la situazione va accettata per quella che è: domani
cercherò di utilizzare un internet point per comunicare queste news:
la lista dei pezzi di ricambio da far arrivare si fa più
consistente!
L'appuntamento
all'officina è per domani a partire dalle 10, ma non voglio farmi
illusioni.
Solo una settimana
fa ho avuto due giorni di sosta causa Webasto, ora due giorni li ho
già fatti, ma forse se ne dovranno aggiungere degli altri.
Vuoi vedere che alla
fine dovrò andare di corsa sino a Huston per il rendez-vous?
Martedì
30.10-Nell'attesa di presentarmi all'officina, anche per non farmi
notare troppo al solito posto sosta, prima del sorgere del sole mi
sposto fronte oceano: non era in programma, ma la vista della luna
ancora alta e dei colori in continuo cambiamento mi inducono a
riprendere qualche immagine della natura di questo luogo che rischia
di diventare quello dove mi sarò trattenuto maggiormente!
In officina è presente Diane, ma di Junior non c'è traccia. Dopo un po' decido di trasferire per iscritto i quesiti ai quali unior dovrà dare delle risposte utili alla mia decisione. La situazione al momento sembra essere questa: il ricambio non è in stock, ci vorranno almeno un paio di giorni per farlo arrivare (sui tempi indicati resto scettico), solo quando il veicolo entrerà in officina si potrà fare una previsione sulla durata del lavoro. Dal mio punto di vista, se si potesse tacconare il supporto in modo da poter continuare a viaggiare, sarei ancora in tempo a far arrivare il ricambio originale tramite il rendez-vous di Huston senza stare qui ad attendere oltre. A mezzogiorno chiedo conferma sull'arrivo di Junior: mi pare di aver capito che è un momento critico per cui è impegnato su altri fronti, ma alle 14 arriverà. Simpaticamente Diane si mette davanti al suo computer e, utilizzando google translate, mi recita in italiano la traduzione di ciò che in precedenza mi aveva comunicato senza che io capissi del tutto.
In officina è presente Diane, ma di Junior non c'è traccia. Dopo un po' decido di trasferire per iscritto i quesiti ai quali unior dovrà dare delle risposte utili alla mia decisione. La situazione al momento sembra essere questa: il ricambio non è in stock, ci vorranno almeno un paio di giorni per farlo arrivare (sui tempi indicati resto scettico), solo quando il veicolo entrerà in officina si potrà fare una previsione sulla durata del lavoro. Dal mio punto di vista, se si potesse tacconare il supporto in modo da poter continuare a viaggiare, sarei ancora in tempo a far arrivare il ricambio originale tramite il rendez-vous di Huston senza stare qui ad attendere oltre. A mezzogiorno chiedo conferma sull'arrivo di Junior: mi pare di aver capito che è un momento critico per cui è impegnato su altri fronti, ma alle 14 arriverà. Simpaticamente Diane si mette davanti al suo computer e, utilizzando google translate, mi recita in italiano la traduzione di ciò che in precedenza mi aveva comunicato senza che io capissi del tutto.
Mi decido allora ad allontanarmi per effettuare altre prove di connessione, ma il risultato è sempre lo stesso. Riesco però ad utilizzare Skype in modo da essere aggiornato su varie vicende; inoltre riesco a lanciare indirettamente un messaggio di aiuto al mio tecnico informatico on line in base al quale è previsto un feed back più tardi.
Quando alle 14 scopro che Junior non c'è ancora, chiedo a Diane e da lei ottengo di poter utilizzare la loro rete per connettermi, senza sapere se l'operazione riuscirà, ma almeno il feed back previsto potrà avvenire tramite skype. Invece, una volta inserita la passward, la connessione è completa ed immediata: evidentemente aveva ragione il mio consulente nell'affermare che in U.S.A. molte reti libere non consentono un'operatività completa. Ma io mi ero fasciato la testa a causa del facile collegamento fra l'intervento on line e il successivo default.
Mentre sto lavorando sale a bordo Gary, uno dei meccanici, e porta il Nomade sul ponte. Junior ora c'è e mi fa segno che posso restare dove sono mentre viene alzato il ponte per dare inizio al lavoro.
Mentre mi trovo “in quota” sento che ogni tanto qualcuno sta svitando qualcosa, che viene utilizzata la fiamma ossidrica, ma, preso dalle mie cose e dal fatto che sarebbe impossibile scendere, non indago e continuo a navigare.
Verso le 17 comincio ad affacciarmi alla finestra e a chiedere che cosa sta succedendo ad uno dei vari meccanici messicani che lavorano in questa officina: risposta, tutto bene!
Junior, che ha lavorato in prima persona con Gary, abbassa temporaneamente il ponte per farmi vedere cosa è stato fatto.
La situazione era più compromessa di quanto sapessi perché si erano create delle dissaldature sullo chassis: ecco perché è stata usata la fiamma ossidrica! Il supporto è stato sostituito con qualche artifizio di cui Junior, pilota di auto da corsa e di aerei, è capace.
A questo punto sollevo la questione dell'avantreno e Junior capisce tutto al volo: smonta il componente che sin qui ho ritenuto responsabile di tanti fastidi e decide di sostituire il fermo in gomma con uno di materiale plastico, che lui dice essere più resistente. Anche per questo lavoro vengono apportate delle modifiche ai pezzi, e, per omogeneità, lo stesso intervento viene apportato anche nel componente dell'altro lato.
Ho molto apprezzato quando i messicani che lo stavano aiutando, verso le 18.30, orario normale di chiusura, sono stati invitati ad andare a casa perché va bene dare la disponibilità trattenendosi oltre al lavoro, ma a casa ci sono delle famiglie alle quali dare la propria attenzione: bravo Junior! Così hanno continuato sino alle 19 solo Junior e Gary.
A questo punto ho accettato di rimanere all'interno dell'officina con il collegamento dall'esterno dell'energia elettrica in modo da caricare le batterie dopo giorni di sosta e di consumo senza grande possibilità di ricarica.
Anche questa offerta mi è arrivata tramite Diane e la traduzione presentata sullo schermo del suo computer.
Una volta rimasto solo ho provveduto alle operazioni serali, nel contempo considerando che probabilmente l'indomani verso mezzogiorno avrei potuto essere fuori dall'officina dopo il completamento dei lavori, dopo l'esecuzione della convergenza, così da avere una situazione temporaneamente sotto controllo.
Alla fine si è trattato solo di avere pazienza senza scoraggiarsi: infatti continuavo a pensare che, male che vada, ci sarebbe sempre stata la possibilità dell'imbarco per rientrare anticipatamente in Italia!
Di questa officina, unica nel suo genere in una vasta area, avevo colto sin dall'inizio delle abilità che non sono sempre presenti in questo genere di organizzazioni: prima fra tutte quella di non dire di no di fronte alla meccanica sconosciuta.
Mercoledì 31.10-Anticipo i tempi con una sveglia alle 6.45, anche se qui la prima ad arrivare e Diane verso le 8, poi arriva Cesare, uno dei messicani, il quale comincia con l'aprire le varie saracinesche, poi sposta le auto portando all'interno quelle schedulate.
In questi giorni ho visto girare di qui parecchia gente e sono rimasto colpito da come deambula la maggioranza delle persone di sesso maschile, indipendentemente dall'età: a volte mi son chiesto come facessero a stare in piedi, eppure ci stavano, compresa una persona che ho visto scendere dall'auto appoggiando le mani sul tetto della vettura per trascinarsi fuori e mettersi in posizione quasi eretta, dirigendosi poi in ufficio in qualche modo.
Oppure un'anziana signora che si appoggiava ad un bastone e, oltre a condurre una Mercedes 350 nuova fiammante di colore grigio metallizzato con interno in pelle grigio chiarissimo, una combinazione di grande raffinatezza, si accudiva il marito, forse più anziano di lei, ma sicuramente messo peggio.
Fra le varie persone che ho notato, stamane si è ripresentata anche una che lunedì mattina era arrivata poco dopo di me interessandosi al mio problema: io, credendo si trattasse del titolare dell'officina, gli avevo parlato diffusamente, scoprendo poi essere uno come me, con bisogno di assistenza. Diane gli aveva detto di chiamare al telefono più tardi per fissare un appuntamento, ed oggi eccolo qui a parlare con Junior il quale si è messo a raccontare di me e degli interventi effettuati al Nomade.
Io me ne stavo defilato, ma inevitabilmente ci siamo incrociati riprendendo il discorso di lunedì mattina: lui ci ha tenuto a precisarmi che il mio non è affatto un "poor english", affermazione sicuramente fatta in buona fede, ma non corrispondente alla realtà!
Quando è stato il momento della convergenza, visto che si è riscontrato un certo sfregamento fra i semiassi e lo chassis, ho chiesto a Junior se fosse possibile inserire degli spessori nell'alloggiamento degli ammortizzatori per migliorare la situazione.
Junior non ha perso tempo, ha effettuato un controllo sulla possibilità e poi ha dato delle disposizioni. Io non intendevo ciò che è stato poi realizzato, però mi sembra una buona soluzione quella che è stata messa in opera: la testerò solo viaggiando.
Nel frattempo avevo sentito la storia della madre francese arrivata negli U.S.A. quarant'anni fa al seguito di un marito del Kentuky, militare di professione, che però non ha insegnato la sua lingua ai figli, i quali ne sanno qualcosa, ma non sono in grado di parlarla.
Prima di rimontare la protezione inferiore del motore ho chiesto un test drive, così poco dopo, Junior alla guida, siamo usciti per un percorso di prova. Junior si è dimostrato soddisfatto nella conduzione, esprimendo per la prima volta qualche parere positivo su Fiat, ed io pure, nel non percepire alcuna vibrazione e vedere entrare i rapporti con precisione, mi sono sentito sollevato sia nello spirito che nel portafoglio(ma questo è avvenuto dopo).
Al ritorno ho trovato un signore con Mercedes SW già datata ad attendere Junior, e lui arrivando lo aveva definito il suo amico italiano.
Come sono sceso dal Nomade questa persona stava conversando con Diane, la quale probabilmente gli aveva già parlato di me: allora mi si è avvicinato ed abbiamo iniziato una fitta conversazione.
Giulio è il suo nome, provenienza ex impero austro-ungarico, da ragazzo è vissuto per qualche tempo in Italia e, devo dire, ha conservato un'ottima proprietà di linguaggio, tipica delle persone di cultura.
Ingegnere di professione, anni fa ha deciso di lasciare Los Angeles per evitare di consumare quattro ore della propria giornata in trasferimenti, riappropriandosene unitamente ad una qualità di vita differente in questo angolo della California.
E' incredibile come, in un tempo ristretto, siamo riusciti a rapportarci in termini di comunicazione: mi ha edotto circa il gran numero di cognomi italiani presenti nella zona e lì radicati fra la fine dell'ottocento ed il primo cinquantennio del novecento. Quasi nessuno di coloro che oggi è deputato a fregiarsi di quei cognomi conosce e parla la lingua della famiglia di origine: questa è l'integrazione!
Ho trovato divertente che Junior, al momento della presentazione della fattura, chiedesse l'aiuto di Giulio per spiegarmi l'entità dell'importo esposto; Giulio mi ha precisato come Junior sia corretto, d'altronde mi aspettavo una cifra del genere e non avevo sbagliato la mia stima.
Grandi saluti con tutti; il primo è stato Giulio a chiedermi l'indirizzo del blog e poi anche Diane si è accodata.
Mentre ero già in movimento mi ha raggiunto Cesare con una richiesta da giovane curioso che forse non veniva nemmeno direttamente da lui ma da un altro fra i tre colleghi messicani; a parte che è già sposato, ma ci sono argomenti che stuzzicano le persone, per esempio come quello di conoscere certe parole, riferite al gentil sesso, in una lingua diversa: sono ragazzi! chi non ha avuto curiosità di questo tipo in gioventù?
Oggi il grigio mattutino si è trasformato presto in acquerugiola e poi in pioggia: in queste condizioni ho affrontato la strada costiera, la 1, che non ha nulla da invidiare né alla vecchia Aurelia in Liguria degli anni 60 né alla costiera amalfitana per come la ricordo negli anni 70. E ciò vale sia in termini di andamento curvilineo a raggio stretto con salite e discese continue che per la panoramicità, anche se oggi l'ho intuita più che vederla.
Pensavo di potermi comunque fermare a Salt Point per il panorama, a Fort Ross per la chiesa Russa, a Jenner per le foche, a Bodega Bay per l'insediamento di pescatori, ma sia le condizioni climatiche che la chiusura per stagionalità di certi posti me lo hanno impedito.
Quindi il percorso si è trasformato in un puro trasferimento che ho effettuato a velocità molto moderata: mi sembra che tutto vada bene, salvo il cigolio di quella plastica inserita al posto della gomma, oltre ad una certa durezza del servosterzo probabilmente dovuta alle modifiche apportate.
Dopo Bodega l'idea era quella di puntare su Point Reyes N.P., ma è stato bene tirare dritti verso Petaluma. Qui mi sono soffermato un attimo indeciso sul da farsi; in mancanza di wifi ho poi raggiunto Rohnert Park ormai con il buio, e qui ho trovato sia Walmart che la connessione: ora sono informato sulle condizioni meteo dei prossimi giorni e domani capirò meglio come agire.
Nessun commento:
Posta un commento