Venerdì
21 – Oggi sveglia anticipata per cercare di essere a Mesa Verde
N.P. fra le 8 e le 9; ci sono 14° stamane al posto di guida, e sino
alle 11 resto piuttosto coperto. La strada che sto percorrendo è la
160 che, per non sbagliare, anche se sulla mappa sembra pianeggiante,
si da il suo bel da fare nel salire e scendere varie volte in un
contesto paesaggistico molto attraente. Passato Mancos, luogo
praticamente inesistente, dopo 13 km. si svolta a dx per scalare
Montezuma Mountain 8572 feet dal quale si gode di una vista stupenda
sulla valle, purtroppo limitata dall'inquinamento atmosferico.
Dopo
aver effettuato alcune soste lungo il percorso (si tratta di una
strada a fondo cieco che, biforcandosi, percorre Chapin Mesa e
Wetherill Mesa; fra i due tavolati si sviluppano vari canyons
denominati Spruce, Navajo, Wickiup, Rock, Bobcat, Long, mentre al di
la di Chapin si trovano Soda e Moccasin: li cito tutti perché l'area
è di dimensioni notevoli, ma i Nativi che vi hanno abitato sino al
1400 la percorrevano salendo e scendendo i canyons in tempi
relativamente brevi rispetto a quelli che occorrono oggi con le
quattro ruote), raggiungo il Visitor Center.
Alcuni
dei siti archeologici più interessanti si possono visitare
unicamente accompagnati dai Ranger pagando un ticket, così decido
per la visita a Cliff Palace alle ore 11.30, in modo da potermi
godere con calma tutto quanto è qui esposto entro eleganti bacheche:
mi impressionano in particolare i gioielli che queste popolazioni
erano in grado di elaborare, segno distintivo di un orientamento
deciso verso il lato estetico delle forme.
Tutta
la zona risulta essere molto affascinante sia per la luminosità che
per i colori, così come i villaggi realizzati a partire dal 450 e
sino al 1200 dagli Anasazi si rivelano attraenti anche per l'evidente
evoluzione dei suoi realizzatori, passati dal nomadismo alla
stanzialità in vari momenti storici riconoscibili dalle diverse
caratteristiche delle attrezzature ritrovate.
E
pensare che se non fosse arrivato dalla Svezia l'archeologo Gustaf
Nordenskiold nel 1891, tutto questo patrimonio sarebbe rimasto
sepolto e trascurato, mentre da alcuni anni fa parte del World
Heritage Site sotto l'egida dell'UNESCO!
Persino
il tentativo del governatore del Colorado dell'epoca tendente a
creare una legislazione di tutela cadde nel vuoto per volontà dei
suoi ottusi concittadini.
Furono
dei Settlers a scoprire e a diventare i maggiori conoscitori dei
luoghi, mentre poi furono delle donne ad impegnarsi in una campagna
di sensibilizzazione che portò a raggiungere lo scopo.
Quando
mi presento al meeting point per la visita guidata sento parlare in
italiano: si tratta di un gruppetto di 4 persone provenienti dal
veneto e di una coppia proveniente dalla Liguria. Solo alla fine
della visita rivelo ai liguri la mia identità quando, dovendoci
arrampicare su una scala stretta fra rocce ed essendo io davanti,
chiedo loro di pazientare onde prima riprendere un paio di foto.
Successivamente ci incontreremo ancora in una occasione di sosta e
avremo modo di parlarci; devo però dire che preferisco parlare con
quegli americani che mi avvicinano curiosi del Nomade perché sono
contatti del tutto informali ed impostati sulla cordialità, mentre
con gli italiani ritrovo subito quegli schemi sociali dai quali
rifuggo.
Nel
pomeriggio sembra che i visitatori, copiosi in mattinata, si siano
sublimati: per me è meglio perché ora mi muovo senza quasi più
nessuno fra i piedi, e subito il livello di magia che questi luoghi
possono comunicare sale in maniera esponenziale.
Non
mi dilungo a raccontare i passaggi storici vissuti dalle popolazioni
che hanno abitato questi luoghi; chi volesse può approfondire on
line: basta inserire sulla barra di ricerca il termine Anasazi o
Pueblo o Mesa Verde o Hopi o Zuni o Acoma (tutti discendenti dei
primi che hanno continuato la cultura degli antenati in quelli che
oggi sono chiamati Utah, Colorado, Arizona e New Mexico).
Dopo
aver percorso diversi trail fra Cleef Palace Loop e Mesa Top Loop,
raggiungo il museo dove svolgo una visita accurata prima di
raggiungere Spruce Tree House, un must in questo ambito.
E'
ormai giunta l'ora in cui i colori prendono tonalità più calde, e
se non fosse per il fatto che alle 18.30 i Rangers chiudono lo
spettacolo, sarei rimasto seduto sulla panchina strategicamente
collocata sulla sponda del canyon di fronte a S.T.H. ad ammirare il
volteggiare dei vari uccelli predatori che, a turno, staccandosi dai
rami sui quali stavano in attesa, partivano singolarmente ad
ispezionare l'area senza nemmeno battere le ali, e ciò in forza
delle correnti ascensionali che si sviluppano nel canyon e che loro
sanno perfettamente come utilizzare.
Fra
questi vi è anche il Turkey Vulture, parente del tacchino che i
Nativi addomesticarono facendone un anello importante non solo della
loro catena alimentare.
Delle
varie opzioni per la sosta notturna scelgo la più comoda consistente
nel rimanere dove mi trovo, giusto in tempo per cogliere il tramonto:
splendido!
Ora
che sto completando i miei impegni serali ed è quasi mezzanotte,
percepisco i rumori di qualche animale notturno che si sta aggirando
attorno al Nomade: mi verrebbe voglia di uscire a vedere di che si
tratta, ma le norme per la sicurezza vigenti all'interno del N.P.
sono categoriche in materia e lo vietano.
Sabato
22 – La giornata inizia alle 6 in punto per farmi pagare il dazio
della sosta; in realtà si tratta di una operazione di
identificazione svolta da un Ranger il quale mi informa che qui dove
mi trovo è possibile il parcheggio ma non dormire a bordo, pur non
essendoci esplicite segnalazioni in tal senso.
L'approccio
è sin dall'inizio friendly e termina con l'augurio di una buona
giornata.
Oramai
sono in piedi, tanto vale darsi da fare; prima di lasciare Chapin
Mesa do ancora un'occhiata in giro constatando che la luce del tardo
pomeriggio meglio si addice a questi luoghi.
Nel
percorso verso Wetherill Mesa ho modo di soffermarmi a Cedar Tree
Tower e a Far Wiew Sites, entrambi piccoli insediamenti che
evidenziano l'industriosità sviluppata sia nel coltivare la terra
che nel gestire le risorse idriche.
Quando
giro per Wetherill Mesa la strada diventa subito più impegnativa sia
per il fondo stradale che per le pendenze e le curve; il paesaggio va
dal selvaggio al desolante a causa dei ripetuti incendi a cui è
andata soggetta la zona negli ultimi 50 anni.
Giunto alla meta sembra di essere in un altro mondo, eppure il canyon sul quale si sviluppa non è così lontano da quello di ieri.
Giunto alla meta sembra di essere in un altro mondo, eppure il canyon sul quale si sviluppa non è così lontano da quello di ieri.
Da
qui in poi si può procedere esclusivamente a piedi o in bici, ma il
sole picchia duro e non ho voglia di ricorrere alle due ruote, quindi
mi affido al collaudato sistema Anasazi.
Raggiungo
Nordenskiold site # 16 e Badger House Community più che altro per
effettuare i due Trails in quanto qui, in questo momento del primo
pomeriggio, la gente si è rarefatta ed i luoghi sono più fruibili.
Godo
dei panorami più che dei reperti archeologici perché, al mio
livello di conoscenza, tutto quanto ho potuto vedere ieri risulta
sufficiente.
Tornato
a casa sento la necessità di un momento di pausa prima di muovermi
per raggiungere Cortez; quindi mi decido a lasciare Mesa Verde solo
dopo aver penetrato l'area campground dove trovo la possibilità di
caricare drinking H2O.
Una
volta percorsa tutta la strada interna al N.P. Cortez risulta vicina;
in arrivo vado subito a verificare Welcome Center circa la
possibilità di connessione Wi Fi: c'è, e domani saprò come usarla.
Da
lì al Walmart il passo è breve: lo raggiungo in fretta rimandando
al domani gli acquisti.
In
pratica, consapevole che Arches N.P., mia prossima meta, è poco
praticabile durante il fine settimana, ho deciso di fermarmi qui
domani che è domenica, pensando di impegnare la giornata in qualche
modo.
Nessun commento:
Posta un commento