lunedì 24 settembre 2012

Mesa Verde National Park




Venerdì 21 – Oggi sveglia anticipata per cercare di essere a Mesa Verde N.P. fra le 8 e le 9; ci sono 14° stamane al posto di guida, e sino alle 11 resto piuttosto coperto. La strada che sto percorrendo è la 160 che, per non sbagliare, anche se sulla mappa sembra pianeggiante, si da il suo bel da fare nel salire e scendere varie volte in un contesto paesaggistico molto attraente. Passato Mancos, luogo praticamente inesistente, dopo 13 km. si svolta a dx per scalare Montezuma Mountain 8572 feet dal quale si gode di una vista stupenda sulla valle, purtroppo limitata dall'inquinamento atmosferico. 


Dopo aver effettuato alcune soste lungo il percorso (si tratta di una strada a fondo cieco che, biforcandosi, percorre Chapin Mesa e Wetherill Mesa; fra i due tavolati si sviluppano vari canyons denominati Spruce, Navajo, Wickiup, Rock, Bobcat, Long, mentre al di la di Chapin si trovano Soda e Moccasin: li cito tutti perché l'area è di dimensioni notevoli, ma i Nativi che vi hanno abitato sino al 1400 la percorrevano salendo e scendendo i canyons in tempi relativamente brevi rispetto a quelli che occorrono oggi con le quattro ruote), raggiungo il Visitor Center.






Alcuni dei siti archeologici più interessanti si possono visitare unicamente accompagnati dai Ranger pagando un ticket, così decido per la visita a Cliff Palace alle ore 11.30, in modo da potermi godere con calma tutto quanto è qui esposto entro eleganti bacheche: mi impressionano in particolare i gioielli che queste popolazioni erano in grado di elaborare, segno distintivo di un orientamento deciso verso il lato estetico delle forme.



Tutta la zona risulta essere molto affascinante sia per la luminosità che per i colori, così come i villaggi realizzati a partire dal 450 e sino al 1200 dagli Anasazi si rivelano attraenti anche per l'evidente evoluzione dei suoi realizzatori, passati dal nomadismo alla stanzialità in vari momenti storici riconoscibili dalle diverse caratteristiche delle attrezzature ritrovate.





E pensare che se non fosse arrivato dalla Svezia l'archeologo Gustaf Nordenskiold nel 1891, tutto questo patrimonio sarebbe rimasto sepolto e trascurato, mentre da alcuni anni fa parte del World Heritage Site sotto l'egida dell'UNESCO!
Persino il tentativo del governatore del Colorado dell'epoca tendente a creare una legislazione di tutela cadde nel vuoto per volontà dei suoi ottusi concittadini.
Furono dei Settlers a scoprire e a diventare i maggiori conoscitori dei luoghi, mentre poi furono delle donne ad impegnarsi in una campagna di sensibilizzazione che portò a raggiungere lo scopo.




Quando mi presento al meeting point per la visita guidata sento parlare in italiano: si tratta di un gruppetto di 4 persone provenienti dal veneto e di una coppia proveniente dalla Liguria. Solo alla fine della visita rivelo ai liguri la mia identità quando, dovendoci arrampicare su una scala stretta fra rocce ed essendo io davanti, chiedo loro di pazientare onde prima riprendere un paio di foto. Successivamente ci incontreremo ancora in una occasione di sosta e avremo modo di parlarci; devo però dire che preferisco parlare con quegli americani che mi avvicinano curiosi del Nomade perché sono contatti del tutto informali ed impostati sulla cordialità, mentre con gli italiani ritrovo subito quegli schemi sociali dai quali rifuggo.




Nel pomeriggio sembra che i visitatori, copiosi in mattinata, si siano sublimati: per me è meglio perché ora mi muovo senza quasi più nessuno fra i piedi, e subito il livello di magia che questi luoghi possono comunicare sale in maniera esponenziale.





Non mi dilungo a raccontare i passaggi storici vissuti dalle popolazioni che hanno abitato questi luoghi; chi volesse può approfondire on line: basta inserire sulla barra di ricerca il termine Anasazi o Pueblo o Mesa Verde o Hopi o Zuni o Acoma (tutti discendenti dei primi che hanno continuato la cultura degli antenati in quelli che oggi sono chiamati Utah, Colorado, Arizona e New Mexico).





Dopo aver percorso diversi trail fra Cleef Palace Loop e Mesa Top Loop, raggiungo il museo dove svolgo una visita accurata prima di raggiungere Spruce Tree House, un must in questo ambito.





E' ormai giunta l'ora in cui i colori prendono tonalità più calde, e se non fosse per il fatto che alle 18.30 i Rangers chiudono lo spettacolo, sarei rimasto seduto sulla panchina strategicamente collocata sulla sponda del canyon di fronte a S.T.H. ad ammirare il volteggiare dei vari uccelli predatori che, a turno, staccandosi dai rami sui quali stavano in attesa, partivano singolarmente ad ispezionare l'area senza nemmeno battere le ali, e ciò in forza delle correnti ascensionali che si sviluppano nel canyon e che loro sanno perfettamente come utilizzare.


Fra questi vi è anche il Turkey Vulture, parente del tacchino che i Nativi addomesticarono facendone un anello importante non solo della loro catena alimentare.





Delle varie opzioni per la sosta notturna scelgo la più comoda consistente nel rimanere dove mi trovo, giusto in tempo per cogliere il tramonto: splendido!


Ora che sto completando i miei impegni serali ed è quasi mezzanotte, percepisco i rumori di qualche animale notturno che si sta aggirando attorno al Nomade: mi verrebbe voglia di uscire a vedere di che si tratta, ma le norme per la sicurezza vigenti all'interno del N.P. sono categoriche in materia e lo vietano.


Sabato 22 – La giornata inizia alle 6 in punto per farmi pagare il dazio della sosta; in realtà si tratta di una operazione di identificazione svolta da un Ranger il quale mi informa che qui dove mi trovo è possibile il parcheggio ma non dormire a bordo, pur non essendoci esplicite segnalazioni in tal senso.
L'approccio è sin dall'inizio friendly e termina con l'augurio di una buona giornata.
Oramai sono in piedi, tanto vale darsi da fare; prima di lasciare Chapin Mesa do ancora un'occhiata in giro constatando che la luce del tardo pomeriggio meglio si addice a questi luoghi.


Nel percorso verso Wetherill Mesa ho modo di soffermarmi a Cedar Tree Tower e a Far Wiew Sites, entrambi piccoli insediamenti che evidenziano l'industriosità sviluppata sia nel coltivare la terra che nel gestire le risorse idriche.





Quando giro per Wetherill Mesa la strada diventa subito più impegnativa sia per il fondo stradale che per le pendenze e le curve; il paesaggio va dal selvaggio al desolante a causa dei ripetuti incendi a cui è andata soggetta la zona negli ultimi 50 anni.
Giunto alla meta sembra di essere in un altro mondo, eppure il canyon sul quale si sviluppa non è così lontano da quello di ieri.
Da qui in poi si può procedere esclusivamente a piedi o in bici, ma il sole picchia duro e non ho voglia di ricorrere alle due ruote, quindi mi affido al collaudato sistema Anasazi.




Raggiungo Nordenskiold site # 16 e Badger House Community più che altro per effettuare i due Trails in quanto qui, in questo momento del primo pomeriggio, la gente si è rarefatta ed i luoghi sono più fruibili.
Godo dei panorami più che dei reperti archeologici perché, al mio livello di conoscenza, tutto quanto ho potuto vedere ieri risulta sufficiente.
Inoltre quest'area evidenzia aspetti minori rispetto a quella di ieri.


Tornato a casa sento la necessità di un momento di pausa prima di muovermi per raggiungere Cortez; quindi mi decido a lasciare Mesa Verde solo dopo aver penetrato l'area campground dove trovo la possibilità di caricare drinking H2O.


Una volta percorsa tutta la strada interna al N.P. Cortez risulta vicina; in arrivo vado subito a verificare Welcome Center circa la possibilità di connessione Wi Fi: c'è, e domani saprò come usarla.
Da lì al Walmart il passo è breve: lo raggiungo in fretta rimandando al domani gli acquisti.
In pratica, consapevole che Arches N.P., mia prossima meta, è poco praticabile durante il fine settimana, ho deciso di fermarmi qui domani che è domenica, pensando di impegnare la giornata in qualche modo.

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