Venerdì
14 – Una delle prime operazioni odierne qui a Pueblo è consistita nel cercare
la connessione wi fi: sono giorni che scambio e-mail con il gommista
italico che mi assiste on line ed oggi è arrivato il verdetto.
La
sofferenza per il consumo anomalo delle coperture non è mai svanita;
ho fatto di tutto per tenerla sotto controllo, ma ogni volta che ho
effettuato “alignment”= convergenza ho trovato difficile spiegare
quanto mi veniva suggerito da casa, e pertanto il lavoro veniva
eseguito secondo parametri standard che per il mio veicolo non vanno
bene (hanno bisogno di essere compensati).
Anche
montando subito ciò che mi sono portato in esubero, vista
l'esperienza sin qui vissuta, non riuscirei comunque ad arrivare in
Argentina dove, forse, potrei trovare una soluzione di fortuna.
I
problemi sono molteplici in quanto Michelin, che è l'unico fornitore
di pneumatici per il settore dei veicoli ricreazionali, esclusa
l'Europa, non è presente con questa tipologia di coperture quasi da
nessuna parte; inoltre c'è un problema di misure perché quella che
serve a me è ormai difficile reperirla anche in Italia, mentre qui
non è contemplata in assoluto nemmeno dalle altre marche.
Per
poter continuare il viaggio devo trovare il modo di far arrivare ciò che mi serve, e questa è
un'impresa nella quale non mi sono mai cimentato personalmente, così
come è anche per il gommista italico.
Se fra chi mi segue c'è qualcuno che può dare un suggerimento, questo sarà bene accetto: personalmente credo si debba ricorrere ad uno spedizioniere.
Se
penso a tutti gli inconvenienti che ho dovuto sin qui affrontare
cercando continuamente soluzioni alle varie problematiche che si sono
presentate sin dal ritiro del veicolo a New York, devo dire che se
non avessi l'obiettivo di raggiungere il Nicaragua per la consegna
del materiale medico per conto di Bambini nel Deserto forse avrei già
preso in considerazione l'idea del rimpatrio.
In
ogni caso ho passato il resto della mattinata a cercare chi potesse
intervenire per l'allineamento, riuscendoci al terzo tentativo.
Per
raggiungere le dislocazioni dei vari operatori interpellati (il primo
avrebbe avuto la disponibilità, ma la sua officina non era in grado
di far entrare il Nomade, il secondo non aveva tempo sino a lunedì,
il terzo mi ha fissato l'appuntamento per le ore 13) è stato utile
Garmin. Girando vari quartieri della città mi sono reso conto di
quanto questa sia diversa da Colorado Springs, pur essendoci fra le
due una distanza relativamente breve. La maggior parte delle case,
sebbene decorose, sono disposte l'una a fianco all'altra senza
respiro, e mi sono apparse come la rappresentazione della filosofia
dei pionieri: avere un tetto sopra la testa per ripararsi, senza
tanti fronzoli.
Alle
14 ho lasciato Pueblo diretto a Sud (ho saputo che la moglie di uno
dei meccanici è di origine siciliana; quando ho chiesto di quale
parte della Sicilia il mio interlocutore non ha saputo rispondere. Ho
già riscontrato varie volte situazioni di questo genere, ed ogni
volta resto sorpreso per come per taluni sia facile perdere nel nulla
una traccia di se, della propria famiglia, della propria storia,
mettere una pietra tombale sul passato),mentre la giornata si faceva
via via più calda: la quota sul livello del mare è sempre molto
elevata, ed ora che ho trovato la possibilità di conoscere questo
parametro in tempo reale attraverso Garmin vado spesso a cercarlo.
Sino
a Walsenburg, città fondata dal Signor Walsen verso il 1860, il
paesaggio tende ad essere di tipo desertico, mostrando spazi infiniti
che vanno oltre l'orizzonte, poi si cominciano a vedere le Rocky in
lontananza ed il verde della vegetazione varia.
Durante una sosta
dalle parti di Colorado City ho identificato una pianta che
assomiglia tanto ad una assai diffusa nel deserto della Mauritania e
del Mali.
Inaspettatamente
compare la segnalazione di una Rest Area dotata di Info Tourist: così
decido di fermarmi sperando di trovare anche la possibilità del
carico di H2O così come è già accaduto in passato in situazioni
simili. L'area è molto bella, Info Tourist funziona a self service e
possibilità di H2O non ce n'è.
Dai
vari cartelli illustrativi disseminati per spiegare le
caratteristiche del luogo (qui ci sono trail storici ogni due per
due, questi sono quelli dei Nativi Ute, Apache e Comanche – il nome
viene dalla lingua Ute e sta a significare “colui che è sempre
pronto a combattere con chiunque in qualsiasi momento”, a
testimonianza del fatto che anche con la pancia piena – qui di
bufali ce n'erano per tutti – la natura dell'uomo può essere
indirizzata verso l'aggressività costante) ho appreso che questo era
il confine dell'impero spagnolo. Quando i messicani si sono liberati
degli spagnoli, questo era territorio loro, ed è rimasto tale sino
alla conclusione delle vicende belliche con gli U.S.A.
Fra
Walsemburg ed Alamosa il paesaggio diventa sempre più attraente ai
miei occhi; nel contempo la strada sale costantemente per scalare
North La Veta Pass posto a quota 9413 feet senza nemmeno un tornante
da affrontare: a me sembra incredibile!
Sino alla quota del passo
crescono alberi, ed anche questo mi sembra incredibile. Poi si passa
da Fort Garland prima di raggiungere Alamosa, località che ho
prescelto come sede di tappa a causa della ritardata partenza,
anziché raggiungere subito Great Sand Dunes N.P.: stasera tocca a
Safeway fare da padrone di casa.
Safeway si è dimostrato molto ospitale ma la sua linea wi fi
non si è rivelata all'altezza; quindi provo McD che è sempre una
sicurezza, ma oggi non lo è: pazienza, andiamo oltre.
Nell'indirizzarmi sulla strada giusta incrocio un cartello “Welcome
Colorado Visitor Center”: senza esitazioni mi metto sulle sue
tracce e lo trovo poco dopo.
Come documentazione non è gran che, ma
è una signora connessione wi fi quella che mette a disposizione:
proprio quello che stavo cercando!
Smistata la posta e data qualche
risposta lascio Alamosa diretto a Great Sand Dunes N.P. e Preserve:
passato il ponte sul Rio Grande mi immetto nella San Luis Valley,
enorme, dall'aria tuttora selvaggia, oggetto di contesa all'arrivo
degli americani all'epoca della corsa all'oro.
In
effetti gli ispanici che si erano installati all'origine in forza
degli incentivi reali, erano legittimi proprietari delle terre
utilizzate per l'allevamento delle pecore, ed erano anche cittadini
americani sin dal 1846 sulla base del trattato che pose fine alle
ostilità fra U.S.A. e Mexico, ma ciò non bastò a tutelare i loro
diritti: si videro costretti a ricomprare i terreni o ad andarsene
cacciati in malo modo, secondo le usanze in vigore all'epoca e mai
andate in pensione.
Queste
sono aree che ne hanno vista di vita vissuta: per superare le
montagne che la circondano, sia entrando da sud seguendo il corso del
Rio Grande che scendendo i passi montani a conoscenza dei Nativi,
sempre questo territorio si doveva calpestare, e lo sapevano bene Ute
e compagni, detentori della loro conoscenza da centinaia d'anni.
Giunto
a quello che è rimasto del grande lago prosciugatosi nel tempo con
l'innalzamento delle temperature, girando a sinistra si percorrono
ancora una quindicina di km. per arrivare ad avere di fronte le Dune.
Queste
sono frutto dell'evoluzione climatica: infatti i sedimenti rimasti al
posto del lago, sotto la spinta dei forti venti sono andati ad
addossarsi alle montagne chiamate Sangre de Cristo, dotate di molte
vette che sfiorano o superano i 4000 m. di altitudine (partendo dalla
base posta oltre 2500 m. di altitudine).
Lo
spettacolo è affascinante visto come osservatore, ma diventa
avvincente se ci si impegna nel Trail di 4 km. che porta a scalare le
Dune più alte, e vi assicuro che 200 m. di dislivello si sentono
nelle gambe se il terreno è sabbioso!
Ero
partito baldanzoso, ma la saggezza mi ha imposto di modificare la mia
strategia di salita, anche se ciò ha comportato il vedermi
raggiungere da altri (a dire il vero, molto più giovani di me).
Ad
ogni passaggio intermedio gli occhi che vogliono vedere possono
godere di nuovi panorami a 360°, per non parlare della bellezza
unica delle forme imposte alla sabbia dagli agenti atmosferici, senza
trascurare la forza di quella vegetazione che è riuscita a cambiare
le proprie abitudini ed ora sopravvive lì.
Bisogna
dire che sotto ai primi 10/15 cm. di sabbia sciolta ho trovato quella
compattata dalla presenza di umidità, il che aiuta.
Arrivato
in cima mi sono seduto a godermi il suono del silenzio, interrotto
ogni tanto dal fruscio del vento, tenendo una gamba su un versante e
l'altra sull'altro versante della cresta; dopo un po' sono arrivati
quelli che mi avevano raggiunto lungo la salita, gente carina e per
bene, ma è bastata la loro presenza per togliere magia al momento,
così ho iniziato la discesa, cercando di avvicinare le Dune con le
forme più interessanti, catturandole nella dimensione digitale della
camera.
In
verità, prima della spedizione terrestre mi ero immesso nella strada
Medano Pass Primitive che viene indicata percorribile anche ai
veicoli senza trazione integrale sino a Point Of No Return, ma ancora
una volta la saggezza mi ha fatto capire in fretta che non era cosa
adatta al Nomade: appena possibile ho eseguito una inversione di
marcia e, passando di fronte al Campground, ho avvistato
l'attrezzatura Camper Service come fosse manna caduta dal cielo.
Quesito: chi sa riconoscere il mio percorso fra quelli che hanno lasciato la propria traccia sulla sabbia?
Completata
la discesa compiendo un percorso tutto mio, una volta giunto a casa
ho pensato di utilizzare un po' dell'acqua caricata per godermi una
doccia dopo la dura fatica, salvo poi, sulla via del ritorno, fare il
pieno a tappo.
Visto l'orario che si è fatto ho deciso di tornare ad Alamosa.
Visto l'orario che si è fatto ho deciso di tornare ad Alamosa.
Lungo
la strada ho avuto la possibilità di godermi un tramonto fantastico,
poi il buio mi ha accompagnato a destinazione; per non fare torto a
nessuno, questa sera è Walmart ad ospitarmi.
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