domenica 16 settembre 2012

Great Sand Dunes National Park and Preserve




Venerdì 14 – Una delle prime operazioni odierne qui a Pueblo è consistita nel cercare la connessione wi fi: sono giorni che scambio e-mail con il gommista italico che mi assiste on line ed oggi è arrivato il verdetto.
La sofferenza per il consumo anomalo delle coperture non è mai svanita; ho fatto di tutto per tenerla sotto controllo, ma ogni volta che ho effettuato “alignment”= convergenza ho trovato difficile spiegare quanto mi veniva suggerito da casa, e pertanto il lavoro veniva eseguito secondo parametri standard che per il mio veicolo non vanno bene (hanno bisogno di essere compensati).


Anche montando subito ciò che mi sono portato in esubero, vista l'esperienza sin qui vissuta, non riuscirei comunque ad arrivare in Argentina dove, forse, potrei trovare una soluzione di fortuna.
I problemi sono molteplici in quanto Michelin, che è l'unico fornitore di pneumatici per il settore dei veicoli ricreazionali, esclusa l'Europa, non è presente con questa tipologia di coperture quasi da nessuna parte; inoltre c'è un problema di misure perché quella che serve a me è ormai difficile reperirla anche in Italia, mentre qui non è contemplata in assoluto nemmeno dalle altre marche.


Per poter continuare il viaggio devo trovare il modo di far arrivare  ciò che mi serve, e questa è un'impresa nella quale non mi sono mai cimentato personalmente, così come è anche per il gommista italico.
Se fra chi mi segue c'è qualcuno che può dare un suggerimento, questo sarà bene accetto: personalmente credo si debba ricorrere ad uno spedizioniere.
Se penso a tutti gli inconvenienti che ho dovuto sin qui affrontare cercando continuamente soluzioni alle varie problematiche che si sono presentate sin dal ritiro del veicolo a New York, devo dire che se non avessi l'obiettivo di raggiungere il Nicaragua per la consegna del materiale medico per conto di Bambini nel Deserto forse avrei già preso in considerazione l'idea del rimpatrio.


In ogni caso ho passato il resto della mattinata a cercare chi potesse intervenire per l'allineamento, riuscendoci al terzo tentativo.
Per raggiungere le dislocazioni dei vari operatori interpellati (il primo avrebbe avuto la disponibilità, ma la sua officina non era in grado di far entrare il Nomade, il secondo non aveva tempo sino a lunedì, il terzo mi ha fissato l'appuntamento per le ore 13) è stato utile Garmin. Girando vari quartieri della città mi sono reso conto di quanto questa sia diversa da Colorado Springs, pur essendoci fra le due una distanza relativamente breve. La maggior parte delle case, sebbene decorose, sono disposte l'una a fianco all'altra senza respiro, e mi sono apparse come la rappresentazione della filosofia dei pionieri: avere un tetto sopra la testa per ripararsi, senza tanti fronzoli.

Alle 14 ho lasciato Pueblo diretto a Sud (ho saputo che la moglie di uno dei meccanici è di origine siciliana; quando ho chiesto di quale parte della Sicilia il mio interlocutore non ha saputo rispondere. Ho già riscontrato varie volte situazioni di questo genere, ed ogni volta resto sorpreso per come per taluni sia facile perdere nel nulla una traccia di se, della propria famiglia, della propria storia, mettere una pietra tombale sul passato),mentre la giornata si faceva via via più calda: la quota sul livello del mare è sempre molto elevata, ed ora che ho trovato la possibilità di conoscere questo parametro in tempo reale attraverso Garmin vado spesso a cercarlo.


Sino a Walsenburg, città fondata dal Signor Walsen verso il 1860, il paesaggio tende ad essere di tipo desertico, mostrando spazi infiniti che vanno oltre l'orizzonte, poi si cominciano a vedere le Rocky in lontananza ed il verde della vegetazione varia. 



Durante una sosta dalle parti di Colorado City ho identificato una pianta che assomiglia tanto ad una assai diffusa nel deserto della Mauritania e del Mali.
Inaspettatamente compare la segnalazione di una Rest Area dotata di Info Tourist: così decido di fermarmi sperando di trovare anche la possibilità del carico di H2O così come è già accaduto in passato in situazioni simili. L'area è molto bella, Info Tourist funziona a self service e possibilità di H2O non ce n'è.



Dai vari cartelli illustrativi disseminati per spiegare le caratteristiche del luogo (qui ci sono trail storici ogni due per due, questi sono quelli dei Nativi Ute, Apache e Comanche – il nome viene dalla lingua Ute e sta a significare “colui che è sempre pronto a combattere con chiunque in qualsiasi momento”, a testimonianza del fatto che anche con la pancia piena – qui di bufali ce n'erano per tutti – la natura dell'uomo può essere indirizzata verso l'aggressività costante) ho appreso che questo era il confine dell'impero spagnolo. Quando i messicani si sono liberati degli spagnoli, questo era territorio loro, ed è rimasto tale sino alla conclusione delle vicende belliche con gli U.S.A.






Fra Walsemburg ed Alamosa il paesaggio diventa sempre più attraente ai miei occhi; nel contempo la strada sale costantemente per scalare North La Veta Pass posto a quota 9413 feet senza nemmeno un tornante da affrontare: a me sembra incredibile! 



Sino alla quota del passo crescono alberi, ed anche questo mi sembra incredibile. Poi si passa da Fort Garland prima di raggiungere Alamosa, località che ho prescelto come sede di tappa a causa della ritardata partenza, anziché raggiungere subito Great Sand Dunes N.P.: stasera tocca a Safeway fare da padrone di casa.

Safeway si è dimostrato molto ospitale ma la sua linea wi fi non si è rivelata all'altezza; quindi provo McD che è sempre una sicurezza, ma oggi non lo è: pazienza, andiamo oltre. Nell'indirizzarmi sulla strada giusta incrocio un cartello “Welcome Colorado Visitor Center”: senza esitazioni mi metto sulle sue tracce e lo trovo poco dopo. 

Come documentazione non è gran che, ma è una signora connessione wi fi quella che mette a disposizione: proprio quello che stavo cercando! 
Smistata la posta e data qualche risposta lascio Alamosa diretto a Great Sand Dunes N.P. e Preserve: passato il ponte sul Rio Grande mi immetto nella San Luis Valley, enorme, dall'aria tuttora selvaggia, oggetto di contesa all'arrivo degli americani all'epoca della corsa all'oro.


In effetti gli ispanici che si erano installati all'origine in forza degli incentivi reali, erano legittimi proprietari delle terre utilizzate per l'allevamento delle pecore, ed erano anche cittadini americani sin dal 1846 sulla base del trattato che pose fine alle ostilità fra U.S.A. e Mexico, ma ciò non bastò a tutelare i loro diritti: si videro costretti a ricomprare i terreni o ad andarsene cacciati in malo modo, secondo le usanze in vigore all'epoca e mai andate in pensione.
Queste sono aree che ne hanno vista di vita vissuta: per superare le montagne che la circondano, sia entrando da sud seguendo il corso del Rio Grande che scendendo i passi montani a conoscenza dei Nativi, sempre questo territorio si doveva calpestare, e lo sapevano bene Ute e compagni, detentori della loro conoscenza da centinaia d'anni.




Giunto a quello che è rimasto del grande lago prosciugatosi nel tempo con l'innalzamento delle temperature, girando a sinistra si percorrono ancora una quindicina di km. per arrivare ad avere di fronte le Dune.



Queste sono frutto dell'evoluzione climatica: infatti i sedimenti rimasti al posto del lago, sotto la spinta dei forti venti sono andati ad addossarsi alle montagne chiamate Sangre de Cristo, dotate di molte vette che sfiorano o superano i 4000 m. di altitudine (partendo dalla base posta oltre 2500 m. di altitudine).





Lo spettacolo è affascinante visto come osservatore, ma diventa avvincente se ci si impegna nel Trail di 4 km. che porta a scalare le Dune più alte, e vi assicuro che 200 m. di dislivello si sentono nelle gambe se il terreno è sabbioso!



Ero partito baldanzoso, ma la saggezza mi ha imposto di modificare la mia strategia di salita, anche se ciò ha comportato il vedermi raggiungere da altri (a dire il vero, molto più giovani di me).




Ad ogni passaggio intermedio gli occhi che vogliono vedere possono godere di nuovi panorami a 360°, per non parlare della bellezza unica delle forme imposte alla sabbia dagli agenti atmosferici, senza trascurare la forza di quella vegetazione che è riuscita a cambiare le proprie abitudini ed ora sopravvive lì.





Bisogna dire che sotto ai primi 10/15 cm. di sabbia sciolta ho trovato quella compattata dalla presenza di umidità, il che aiuta.
Arrivato in cima mi sono seduto a godermi il suono del silenzio, interrotto ogni tanto dal fruscio del vento, tenendo una gamba su un versante e l'altra sull'altro versante della cresta; dopo un po' sono arrivati quelli che mi avevano raggiunto lungo la salita, gente carina e per bene, ma è bastata la loro presenza per togliere magia al momento, così ho iniziato la discesa, cercando di avvicinare le Dune con le forme più interessanti, catturandole nella dimensione digitale della camera.





In verità, prima della spedizione terrestre mi ero immesso nella strada Medano Pass Primitive che viene indicata percorribile anche ai veicoli senza trazione integrale sino a Point Of No Return, ma ancora una volta la saggezza mi ha fatto capire in fretta che non era cosa adatta al Nomade: appena possibile ho eseguito una inversione di marcia e, passando di fronte al Campground, ho avvistato l'attrezzatura Camper Service come fosse manna caduta dal cielo.




Quesito: chi sa riconoscere il mio percorso fra quelli che hanno lasciato la propria traccia sulla sabbia?


Completata la discesa compiendo un percorso tutto mio, una volta giunto a casa ho pensato di utilizzare un po' dell'acqua caricata per godermi una doccia dopo la dura fatica, salvo poi, sulla via del ritorno, fare il pieno a tappo.

Visto l'orario che si è fatto ho deciso di tornare ad Alamosa.
Lungo la strada ho avuto la possibilità di godermi un tramonto fantastico, poi il buio mi ha accompagnato a destinazione; per non fare torto a nessuno, questa sera è Walmart ad ospitarmi.


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