venerdì 14 settembre 2012

Da Boulder a Pueblo via Denver e Colorado Springs


Mercoledì 12, giornata uggiosa; la pioggia è caduta per tutta la notte.


Sono tornato sul luogo delitto tanto per capirne la dinamica: si è trattato dell'impatto con un grande sasso fuori dalla mia visibilità, esattamente come in Senegal. Solo che la fui indotto da un militare a compiere una manovra nel buio più assoluto, qui l'attore ed il regista è la stessa persona! Il sasso fa parte di una serie posta a terra a delimitazione di un percorso nel quale io mi sono inserito per errore, ma poteva finire lì se non avessi deciso stupidamente, sterzando di 90°, di accedere al piazzale Safeway da dove transitano solo bici e pedoni: così, stringendo la curva, ho indotto l'impatto. 


Quando il Nomade rientrerà, nell'elenco delle sistemazioni avrà una voce in più da rimettere in ordine!
Verso mezzogiorno si iniziano a vedere dei segnali di leggero miglioramento. 
Ho verificato il forecast: solo da domani dovrebbe cominciare a tornare un tempo accettabile. Quindi ho utilizzato la giornata lavorando al computer: nei giorni scorsi ero ormai arrivato a riempire i due dischi interni del laptop, così, su consiglio del mio esperto on line, ho provveduto ad acquistare una memoria esterna dove ho trasferito tutto quanto mi è stato possibile. Ora il p.c. dovrebbe tornare a lavorare meglio, mentre io mi sono dotato di un altro strumento da portarmi appresso.



In serata, dopo aver terminato le operazioni tecnologiche, mi do una mossa per raggiungere Denver unicamente per vedere l'edificio che ospita “Art Museum” realizzato da Daniel Libeskind: spigoloso e slanciato, da una certa angolazione mi è sembrato un Drone, e per quanto la costruzione possa essere discutibile, a me è piaciuta. 




Lì attorno ci sono anche i soliti grattacieli delle città U.S.A., ma anche una costruzione dove sono presenti diverse forme geometriche, quasi un esercizio scolastico, molto gradevole a vedersi.




Appena in tempo per scattare qualche foto e poi il buio cala improvviso sulla città, consentendomi comunque di raggiungere un piazzale Sam's, il parente per gli acquisti all'ingrosso di Walmart, sito a pochi km. di distanza e già sulla via per Colorado Springs.



On The Road: inizio del quarto mese a partire da 13.09.12
Ormai trascorso il terzo mese on the road, tirando le somme in $ circa per le spese correnti emerge quanto seguei:
da 13.06 a 12.07 Diesel 645 x 5561 km.- Food 289 – Parcheggi e trasporti 76
da 13.07 a 12.08 Diesel 691 x 6973 km.- Food 256 – Parcheggi e trasporti 42
sa 13.08 a 12.09 Diesel 732 x 6320 km.- Food 242 – Parcheggi e trasporti 34

Gli Stati visitati, che si aggiungono ai precedenti già segnalati, sono i seguenti:

Oregon                   chiamato Beaver State                            kmq. 248.632 abitanti  3,8 ml.
California                chiamato Golden State                            kmq. 403.932 abitanti 38,3 ml.
Nevada                  chiamato Silver State                               kmq. 284.448 abitanti  2,6 ml.
Utah                       chiamato Beehive State                            kmq. 219.891 abitanti  2,7 ml.
Colorado                chiamato Centennial State                        kmq. 269.837 abitanti  4,9 ml.

Di questi, solo il primo è ormai archiviato: l'ultimo è in corso di lavorazione; gli altri sono stati attraversati per raggiungere Colorado e verranno visitati a modo mio sulla strada che mi riporterà in California.
Il tempo è in fase di netto miglioramento quando parto alla volta di Colorado Springs: non ho tenuto conto del fatto che Denver si trova al centro di una vasta urbanizzazione che va da Boulder a Nord sino a oltre Centennial a Sud, il che vuol dire U.S. I.S. 25 intasata con traffico in coda su tutte e sei le corsie di cui mediamente dispone in questo tratto.
I drivers sono della stessa pasta un po' dappertutto, perciò si trova sempre quello che nevroticamente salta da una corsia all'altra senza ricavarne beneficio, inducendomi alla massima attenzione in quanto, con le mie velocità di ripresa, me ne trovo sempre qualcuno che trova il tempo di inserirsi davanti sia da dx che da sx.
L'esperienza delle code non la provavo da Seattle .... e non ne sentivo affatto la mancanza.
Dopo Parker finalmente la situazione si normalizza, ma prima di allora, sentendo un suono di clakson insistente, girando lo sguardo ho incrociato quello di una automobilista che, con il suono, voleva attirare la mia attenzione per darmi il segnale di pollice alzato: il suo compiacimento alla vista del Nomade!
Quando arrivo a Colorado Springs cerco di raggiungere un luogo che è in zona e che aveva mosso la mia fantasia: The Garden of The Gods.


Si tratta di un'area caratterizzata dalla presenza di formazioni di arenaria, principalmente rossa, inserite in un contesto incredibilmente ricco di vegetazione con la quale si creano dei contrasti di colore, specialmente in giornate con il cielo terso come oggi.




Sullo sfondo incombono le montagne più alte della zona, alcune ancora con un residuo di neve, fra le quali svetta il Pikes Peak con i suoi 4233 m. di altezza; la quota base è di oltre 2000 m., cosa che mi colpisce ancora così come restai colpito la prima volta che mi venni a trovare in una situazione del genere: allora ero in Oriente, a Katmandu, e le montagne attorno erano molto più imponenti, ma la sensazione di trovarsi così in alto con un clima così gradevole è del tutto straordinaria per un europeo.





Ho trovato interessante anche la storia di Garden of The Gods: Charles Elliot Perkins, generale con incarichi speciali, visitò la zona per motivi professionali e se ne innamorò tanto da acquistare del terreno e impostare una Farm. Non solo, suggerì ad un amico imprenditore nel settore delle ferrovie di acquistare il terreno adiacente al suo. Questi realizzò poi anche il collegamento ferroviario fra Denver e Pueblo, se non ricordo male, collegamento che rimase l'unico per molto tempo. All'epoca una famiglia appena arrivata a Denver ed ancora alla ricerca di un luogo dove sistemarsi, ebbe notizia di questi luoghi e venne ad esplorarli: il risultato che ne scaturì fu la decisione di rimanerci, dando vita al primo hotel della zona.





Prima della sua dipartita, C.E.Perkins aveva espresso ai propri figli il desiderio che la proprietà terriera venisse donata alla città di Colorado Springs a patto che questa ne realizzasse un giardino aperto gratuitamente al pubblico da qualsiasi parte del mondo provenisse. E così è stato.





Da tener presente anche il fatto che su questi territori hanno continuato a vivere le Tribe Ute fino al 1925: per loro le alte montagne attorno e le forme colorate di questi spuntoni rocciosi che si materializzano dal nulla sono sacri ancora oggi.
Successivamente ho provato a raggiungere Cliff Dwellings in area Manitou Springs, ma l'orario non mi consentito la visita: si tratta di case scavate nella roccia, tipo quelle dei Dogon in Mali, da parte della misteriosa popolazione degli Anasazi che le costruì e le abitò prima di scomparire verso il 1400 d.c..
Dico misteriosa perché da quella data sparì, anche se si ritiene sia la progenitrice dei Pueblo.





Soddisfatto della giornata mi sembra presto per fermarmi, così allungo sulla città successiva, per l'appunto chiamata Pueblo, che raggiungo verso le 19.30 deciso a farne sede di tappa.


Se penso a quanta strada ho già fatto, non tanto per i km. percorsi, quanto per tutti i cambiamenti che ho percepito muovendomi su un territorio così vasto: ad esempio, anche se attualmente non se ne incontrano molti, ho appreso che fra i migliori cow boys che hanno fatto la storia del Colorado ci sono stati gli afroamericani!
Questa area mi sta comunicato molto della sua origine spagnola, ed anche i tratti somatici delle persone me lo ricordano, che poi comunemente si dice Spagna, ma in realtà vuol dire Mexico.  

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