giovedì 23 agosto 2012



Domenica 19.08.12- Per fortuna che poco dopo le sette ero già in movimento così mi sono accorto di un tecnico che stava mettendo a terra i coni per impedire l'accesso ai vari posti parcheggio a fianco a dove mi trovo. Prima di essere avvicinato sposto il Nomade ma, poco dopo, lo stesso personaggio mi invita a parcheggiare in maniera diversa, cosa che eseguo subito. Però, così facendo, non ho più la connessione per cui cerco un altro spazio. Solo allora mi rendo conto che tutto lo spazio del P& R è stato invaso dai coni secondo un disegno preciso, quello di formare un percorso di prova entro il quale si sta già sbizzarrendo un autobus. Mi colloco fuori dai piedi per terminare il mio lavoro ma, al momento di andarmene, trovo ostruite tutte le uscite; spostando i birilli mi libero dall'imprigionamento e comincio ad andare in un grigio piovigginoso, tale per cui rinuncio a raggiungere nuovamente Fort Worden, toccato il giorno del mio arrivo, sia per mancanza di visibilità che per evitare ardite salite bagnate che potrebbero crearmi qualche problema.
Per la cronaca, ho saputo che è proprio lì che fu girato quel film che lanciò Richard Geer, Ufficiale e Gentiluomo, forse l'unico per il quale ho un ricordo positivo dell'attore, attore che in seguito ho apprezzato più sul piano umano (forte impegno in prima persona per il Tibet) che su quello professionale.


Un'altro particolare del quale prima non ho detto (non ricordavo se fosse una mia invenzione o se l'avessi rilevato veramente fra le tante carte che consulto quotidianamente), e a me crea associazioni frutto di passate esperienze, ma questa penisola nella penisola, quella che sta fra Admiralty Inlet e Discovery Bay e contiene Fort Worden State Park, si chiama Quimper Peninsula, probabilmente per la presenza fra i primi bianchi venuti qui di gente originaria della Cornovaglia Bretone della quale Quimper è la capitale, località nella quale ho potuto assistere qualche anno fa ad un importante festival celto-gaelico e che conosco come città gentile, raffinata ed elegante, in netto contrasto con la costa selvaggia dell'Atlantico che dista 30 km.(non è lontana da Audierne e la baia dei Trapassati, da Pointe du Raz, la punta con le più forti e pericolose correnti sotto costa).

Con questi argomenti per la testa viaggio a velocità molto controllata sino a fermarmi per un caffè che in questi casi aiuta sempre in uno spazio a bordo strada contraddistinto da segnali in lingua dei Nativi. Mentre preparo il caffè l'umidità sotto forma di pioggerella termina, così sono più invogliato a scendere ad esplorare: colpo di fulmine, mi trovo nella riserva appartenete alla Klallam Tribe, un luogo delizioso posto in fondo alla Discovery Bay, Strait of Juan de Fuca sullo sfondo, ma per loro è il Salish sea. 







Le nuvole basse stanno cercando di risalire la collina, la marea è bassa e gli uccelli acquatici sono all'opera, la parte della baia fuori dall'acqua è sassosa e presenta la colorazione verde chiaro data dalla presenza di alghe leggere, ci sono pali conficcati sul terreno laddove c'è ancora acqua, ed ai pali sono appese delle delle forme che mi fanno pensare a dei panieri, a delle ceste, dentro le quali probabilmente sono coltivate ostriche, l'unica imbarcazione ormeggiata, una barchetta di colore azzurro, sta in equilibrio instabile completamente fuori acqua, nell'attesa che la marea risalga. 




Inutile dire che in giro non c'è nessuno, che il silenzio domina, che il villaggio è ricco di Pole Totem finemente modellai da artisti Nativi, tutti rappresentanti elementi di sacralità nella tradizione della Tribe. Vi è anche una galleria che espone in vendita arte First Nation; peccato non si potessero riprendere foto al suo interno perché ho visto veramente degli oggetti di pregio, con prezzi in sintonia con la loro qualità. Mi sono quindi limitato a lustrare gli occhi, come si diceva una volta!
Lasciato questo luogo nel quale ho intravisto la magia delle attività che vi si svolgevano regolarmente sino alla fine dell'800, sulla strada per Port Angeles ho effettuato una digressione per la quale GPS ha avuto molto da ridire (in questi casi ho imparato a zittirlo spegnendolo), quella di Dungeness, dove si può percorrere un Loop che ho trovato entusiasmante. 







La marea è ancora bassa e la località, ricca di colonie di uccelli marini, mi si presenta con degli Aironi bleu in attività; ma la cosa più incredibile è che, mentre stavo scendendo, vedo una Bald Eagle in volo apparentemente sulla mia rotta. Questa è la prima che vedo durante il viaggio, anche se a me è ben nota per quante ne ho conosciute non lontano da qui, sulla Sunshine Coast, poco oltre Horseshoebay, in British Columbia, ma una che mi ha sfiorato in questo modo è stata una bella sorpresa. Praticamente ho parcheggiato a fianco all'albero sul quale essa monta la sua vedetta in attesa di adocchiare il cibo più conveniente per se e per i due baby ancora in fase di accudimento. Su una lingua di terra emersa in lontananza c'è una lighthouse che ogni sette secondi emette un segnale luminoso (non sono riuscito a coglierlo!), attorniata da miriadi di altri uccelli: anche da questo luogo faccio fatica a staccarmi, ma alla fine riparto.




Dimenticavo un'altra informazione: nella mia testa pensavo fosse la Provenza la più grande produttrice di lavanda, ma ora ho appreso essere quest'area, e personalmente ne ho vista di diverse qualità, con sfumature di colore sino ad uno più intenso rispetto a quello a me noto, molto intrigante.
All'arrivo a Port Angeles colgo al volo un distributore che offre il Diesel a soli $ 4,10 per U.S.G. quando in tutta l'area l'ho visto quotato $ 4,50, quindi avvicino la zona del Visitor Center dimenticando che è domenica, per cui lo trovo chiuso. Fa niente, mi rendo presto conto che tutte le info già acquisite enfatizzano il nulla. 



Si tratta di una città che porta un bel nome, ma come alla sua origine è ancora molto coinvolta con attività legate al legname ed alla sua trasformazione, in più oggi è un porto di una certa importanza, ma non desta alcun interesse in me, si tratta di una porta di ingresso all'Olympic N.P. che affronterò nella giornata di domani.
Mi ha però affascinato un'opera esposta su strada dalla quale si evince quanto segue:
  • i First Nation di questa zona esteticamente si presentavano in maniera assai diversa da quelli delle praterie o delle montagne, con tratti somatici più gentili;




  • il loro paradiso è stato occupato da altri a partire dal 1890 secondo la regola che chi spinge occupa gli spazi precedentemente utilizzati da altri;



  • distrutto il paradiso che la natura aveva collocato qui estirpando foreste millenarie, per l'uomo bianco oggi rimane il porto che già allora era stato creato per le attività legate al legname, attività tuttora presenti.


    Oggi Olympic N.P.: la strada è tutta in salita, e nel primo tratto, sino al casello dei Rangers che delimita la Fee Area, è tostissima, così dietro di me si crea una coda incredibile; fermandomi per prendere foto nei view point segnalati consento a tutti di superarmi, ma lì si fermano anche altri, per cui ad ogni fermata c'è una conversazione con qualcuno che si interessa al Nomade. 



    Proprio al secondo stop vengo intercettato da un tipo orientale che però non riesco ad inquadrare: mi chiede le solite cose, ma è molto attento al veicolo e quando lo porto sul retro per fargli vedere i simboli che portano ad identificare la provenienza di un'auto europea, questi, dotato di fotocamera con un cannone di teleobiettivo, si mette a riprendere foto particolareggiate dando segno di aver gradito l'insegnamento. E' allora che si avvicinano anche due ragazze carine, Gina e Nicole, e la conversazione prende corpo: grande sorpresa quando apprendo che Gina è la madre di Nicole, mi erano sembrate coetanee!Gina e Tony, suo marito, sono stati  recentemente in Italia, giro classico, e portano con se ancora l'entusiasmo che i luoghi visitati  hanno dato loro. Si arriva al momento delle foto ed il cannone spara su di me attorniato dalle due sulla fiancata del Nomade. Poi invito tutti per una visita a bordo che viene apprezzata tantissimo; questa volta la foto viene scattata con la mia camera in modo da conservarne traccia. 



    Poi i saluti, gli scambi di email address, incluso quello del blog e via. Sto manovrando per lasciare il parcheggio mentre vedo con la coda dell'occhio che Tony sta saltando giù dalla sua auto per scattare ancora qualche immagine con me alla guida!




Mentre proseguo la salita penso di quale origine potessero essere, ma non riesco ad inquadrarli fra Giappone, Corea, Filippine (forse si sono fatti ritoccare i tratti somatici così come usano fare spesso gli orientali che migrano, specialmente gli occhi) .
Intanto il panorama, inizialmente piuttosto coperto, superata una certa quota diventa luminoso ed affascinante, per me da urlo! Quindi effettuo varie soste per fissare immagini, ma quando arrivo dove oltre non posso proseguire noto l'auto degli orientali frendly dalla targa che è della California.





Quando sto per raggiungere la postazione dei Rangers per info incrocio Tony che mi risaluta mentre sta prendendo immagini con il telefonino: così si riprende una conversazione serrata che rappresenta il mio nuovo record di durata. La nazionalità è cinese, è immigrato 12 anni fa, mi ragguaglia su vari argomenti, così emerge che la British Columbia, anni addietro da me prescelta per viverci, che fra le varie positività contava anche su prezzi inferiori a quelli di Milano su tutto, ora sarebbe più cara degli U.S.A., che già io trovo cari!
Le cose poi sono andate come sono andate, ed è così che dovevano andare, non c'è niente da fare, bisogna sempre essere pronti a mettere in discussione le proprie scelte accettando il principio che nulla è permanente, e chi non riesce a capirlo è solo perché deve fare ancora esperienza di vita vissuta.







Dopo l'ampio scambio di opinioni su questioni internazionali, vista l'ora decido di iniziare la mia escursione subito dopo una breve pausa pranzo; quindi parto e subito mi trovo un deer fra i piedi, quasi difficile da scansare: ormai a questa categoria di animali non presto più tanta attenzione da quanti se ne incontrano dappertutto. Addirittura ieri verso sera ho incrociato una mamma con un baby fra le case periferiche di Port Angels, perfettamente a loro agio, intenti a brucare nel prato di qualcuno; poi, con uno scarto ed una leggera accelerazione, hanno riconquistato la foresta sita a pochi passi.
Resto sempre colpito dall'eleganza dei movimenti degli animali selvatici, costantemente capaci di tenere sotto controllo e chi si muove attorno e la relativa distanza di sicurezza, salvo riguadagnarla prontamente con un guizzo che, anche volendo rincorrerli, lascia sempre spiazzati e fuori tempo.




Già al parcheggio, con il sole che si è fatto deciso, il panorama era fantastico, ma alzandosi ancora un pò di quota, la sensazione è di essere affacciati a quella finestra della casetta che abitò Tiziano Terzani per alcuni mesi sull'Himalaya: montagne a 360°, quelle innevate coprono 180°, sfumature infinite di colori, prati prevalentemente fioriti di lupini dalle tonalità blu/azzurro, foresta mista ma con presenza massiccia di Western Red Cedar, macchie di neve anche a quote relativamente basse, uno spettacolo!
Ad un certo punto una coppia che è salita in parallelo con me, mi avvicina per chiedermi se si vede il monte Olympus fra le vette che abbiamo di fronte: e pensare che loro sono di qui!
Purtroppo la visibilità, per quanto migliorata, verso la costa non consente di vedere l'Isola di Vancouver, ma non mi sembra poi così grave.




Anche dalle vetrate della costruzione utilizzata dai Rangers lo spettacolo è grandioso, le immagini sono come tanti quadri appesi uno a fianco all'altro!
Nella zona dedicata alla vendita vedo in esposizione dei raffinati articoli eseguiti da Nativi; qui non c'è alcun divieto, così riesco a prendere qualche immagine.




Poi, a malincuore, mi avvio senza ancora aver deciso se spostarmi verso un altro accesso al N.P. non troppo lontano o fermarmi ancora a Port Angeles alla ricerca di facilities; durante la discesa opto per la prima soluzione in modo da raggiungere Elwha area e posizionarmi per una escursione con caratteristiche diverse da quella odierna.



Arrivo a destinazione proprio alle 18, quando l'ultimo Ranger presente deve ammainare la bandiera prima di andarsene. Parliamo un po' (anche questo è stato in Italia per un tour classico), ma capisco che qui le proposte destano meno interesse in me, così mi limito ad una gradevole escursione nella foresta per raggiungere una cascata, il tutto preceduto dall'arrivo di un elicottero che atterra poco lontano, centrando perfettamente lo spazio fra gli alberi di alto fusto, e riparte subito dopo.


Queste foreste pluviali temperate si sono sviluppate sulla costa del Pacifico potendo avvalersi di un tasso di umidità notevole, per cui muschi e licheni ricoprono tronchi e rami, mentre il sottobosco è costituito da una fitta vegetazione, principalmente felci (mi sembra di aver letto che sono state girate scene di alcuni films-che non sono quelli che io vedo- legati a delle saghe che piacciono tanto alle giovani generazioni) .





Come sempre quando esploro un luogo che stuzzica il mio interesse, mi dilungo un po'. Per curiosità mi metto a misurare a passi lunghi e ben distesi la circonferenza del moncone di tronco di un W.R.C. abbattuto chissà da quanto tempo, visto che il suo interno si è consumato: sono undici passi, pari a più di 11 metri; poi ne misuro uno ancora vivo, sono nove passi, pari a più di 9 metri, niente male per un esemplare che può crescere ancora!



Alla fine decido di passare la notte qui, dove il silenzio è assoluto dopo la partenza dell'ultima auto, ed il buio è intenso a ridosso della foresta: questa sera la musica di sottofondo che mi accompagna nelle mie attività è africana, si tratta di quella reperita durante l'inverno, anche lei Nomade oltre oceano.



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