Domenica
19.08.12- Per fortuna che poco dopo le sette ero già in movimento
così mi sono accorto di un tecnico che stava mettendo a terra i coni
per impedire l'accesso ai vari posti parcheggio a fianco a dove mi
trovo. Prima di essere avvicinato sposto il Nomade ma, poco dopo, lo
stesso personaggio mi invita a parcheggiare in maniera diversa, cosa
che eseguo subito. Però, così facendo, non ho più la connessione
per cui cerco un altro spazio. Solo allora mi rendo conto che tutto
lo spazio del P& R è stato invaso dai coni secondo un disegno
preciso, quello di formare un percorso di prova entro il quale si sta
già sbizzarrendo un autobus. Mi colloco fuori dai piedi per
terminare il mio lavoro ma, al momento di andarmene, trovo ostruite
tutte le uscite; spostando i birilli mi libero dall'imprigionamento e
comincio ad andare in un grigio piovigginoso, tale per cui rinuncio a
raggiungere nuovamente Fort Worden, toccato il giorno del mio arrivo,
sia per mancanza di visibilità che per evitare ardite salite bagnate
che potrebbero crearmi qualche problema.
Per
la cronaca, ho saputo che è proprio lì che fu girato quel film che
lanciò Richard Geer, Ufficiale e Gentiluomo, forse l'unico per il quale
ho un ricordo positivo dell'attore, attore che in seguito ho
apprezzato più sul piano umano (forte impegno in prima persona per
il Tibet) che su quello professionale.
Un'altro
particolare del quale prima non ho detto (non ricordavo se fosse una
mia invenzione o se l'avessi rilevato veramente fra le tante carte
che consulto quotidianamente), e a me crea associazioni frutto di
passate esperienze, ma questa penisola nella penisola, quella che sta
fra Admiralty Inlet e Discovery Bay e contiene Fort Worden State
Park, si chiama Quimper Peninsula, probabilmente per la presenza fra
i primi bianchi venuti qui di gente originaria della Cornovaglia
Bretone della quale Quimper è la capitale, località nella quale ho
potuto assistere qualche anno fa ad un importante festival
celto-gaelico e che conosco come città gentile, raffinata ed
elegante, in netto contrasto con la costa selvaggia dell'Atlantico
che dista 30 km.(non è lontana da Audierne e la baia dei Trapassati,
da Pointe du Raz, la punta con le più forti e pericolose correnti
sotto costa).
Con
questi argomenti per la testa viaggio a velocità molto controllata
sino a fermarmi per un caffè che in questi casi aiuta sempre in uno
spazio a bordo strada contraddistinto da segnali in lingua dei
Nativi. Mentre preparo il caffè l'umidità sotto forma di
pioggerella termina, così sono più invogliato a scendere ad
esplorare: colpo di fulmine, mi trovo nella riserva appartenete alla
Klallam Tribe, un luogo delizioso posto in fondo alla Discovery Bay,
Strait of Juan de Fuca sullo sfondo, ma per loro è il Salish sea.
Le
nuvole basse stanno cercando di risalire la collina, la marea è
bassa e gli uccelli acquatici sono all'opera, la parte della baia
fuori dall'acqua è sassosa e presenta la colorazione verde chiaro
data dalla presenza di alghe leggere, ci sono pali conficcati sul
terreno laddove c'è ancora acqua, ed ai pali sono appese delle delle
forme che mi fanno pensare a dei panieri, a delle ceste, dentro le
quali probabilmente sono coltivate ostriche, l'unica imbarcazione
ormeggiata, una barchetta di colore azzurro, sta in equilibrio
instabile completamente fuori acqua, nell'attesa che la marea
risalga.
Inutile dire che in giro non c'è nessuno, che il silenzio
domina, che il villaggio è ricco di Pole Totem finemente modellai da
artisti Nativi, tutti rappresentanti elementi di sacralità nella
tradizione della Tribe. Vi è anche una galleria che espone in
vendita arte First Nation; peccato non si potessero riprendere foto
al suo interno perché ho visto veramente degli oggetti di pregio,
con prezzi in sintonia con la loro qualità. Mi sono quindi limitato
a lustrare gli occhi, come si diceva una volta!
Lasciato
questo luogo nel quale ho intravisto la magia delle attività che vi
si svolgevano regolarmente sino alla fine dell'800, sulla strada per
Port Angeles ho effettuato una digressione per la quale GPS ha avuto
molto da ridire (in questi casi ho imparato a zittirlo spegnendolo),
quella di Dungeness, dove si può percorrere un Loop che ho trovato
entusiasmante.
La marea è ancora bassa e la località, ricca di
colonie di uccelli marini, mi si presenta con degli Aironi bleu in
attività; ma la cosa più incredibile è che, mentre stavo
scendendo, vedo una Bald Eagle in volo apparentemente sulla mia
rotta. Questa è la prima che vedo durante il viaggio, anche se a me
è ben nota per quante ne ho conosciute non lontano da qui, sulla
Sunshine Coast, poco oltre Horseshoebay, in British Columbia, ma una
che mi ha sfiorato in questo modo è stata una bella sorpresa.
Praticamente ho parcheggiato a fianco all'albero sul quale essa monta
la sua vedetta in attesa di adocchiare il cibo più conveniente per
se e per i due baby ancora in fase di accudimento. Su una lingua di
terra emersa in lontananza c'è una lighthouse che ogni sette secondi
emette un segnale luminoso (non sono riuscito a coglierlo!),
attorniata da miriadi di altri uccelli: anche da questo luogo faccio
fatica a staccarmi, ma alla fine riparto.
Dimenticavo
un'altra informazione: nella mia testa pensavo fosse la Provenza la
più grande produttrice di lavanda, ma ora ho appreso essere
quest'area, e personalmente ne ho vista di diverse qualità, con
sfumature di colore sino ad uno più intenso rispetto a quello a me
noto, molto intrigante.
All'arrivo
a Port Angeles colgo al volo un distributore che offre il Diesel a
soli $ 4,10 per U.S.G. quando in tutta l'area l'ho visto quotato $
4,50, quindi avvicino la zona del Visitor Center dimenticando che è
domenica, per cui lo trovo chiuso. Fa niente, mi rendo presto conto
che tutte le info già acquisite enfatizzano il nulla.
Si tratta di
una città che porta un bel nome, ma come alla sua origine è ancora
molto coinvolta con attività legate al legname ed alla sua
trasformazione, in più oggi è un porto di una certa importanza, ma
non desta alcun interesse in me, si tratta di una porta di ingresso
all'Olympic N.P. che affronterò nella giornata di domani.
Mi
ha però affascinato un'opera esposta su strada dalla quale si evince
quanto segue:
- i First Nation di questa zona esteticamente si presentavano in maniera assai diversa da quelli delle praterie o delle montagne, con tratti somatici più gentili;
- il loro paradiso è stato occupato da altri a partire dal 1890 secondo la regola che chi spinge occupa gli spazi precedentemente utilizzati da altri;
- distrutto il paradiso che la natura aveva collocato qui estirpando foreste millenarie, per l'uomo bianco oggi rimane il porto che già allora era stato creato per le attività legate al legname, attività tuttora presenti.Oggi Olympic N.P.: la strada è tutta in salita, e nel primo tratto, sino al casello dei Rangers che delimita la Fee Area, è tostissima, così dietro di me si crea una coda incredibile; fermandomi per prendere foto nei view point segnalati consento a tutti di superarmi, ma lì si fermano anche altri, per cui ad ogni fermata c'è una conversazione con qualcuno che si interessa al Nomade.Proprio al secondo stop vengo intercettato da un tipo orientale che però non riesco ad inquadrare: mi chiede le solite cose, ma è molto attento al veicolo e quando lo porto sul retro per fargli vedere i simboli che portano ad identificare la provenienza di un'auto europea, questi, dotato di fotocamera con un cannone di teleobiettivo, si mette a riprendere foto particolareggiate dando segno di aver gradito l'insegnamento. E' allora che si avvicinano anche due ragazze carine, Gina e Nicole, e la conversazione prende corpo: grande sorpresa quando apprendo che Gina è la madre di Nicole, mi erano sembrate coetanee!Gina e Tony, suo marito, sono stati recentemente in Italia, giro classico, e portano con se ancora l'entusiasmo che i luoghi visitati hanno dato loro. Si arriva al momento delle foto ed il cannone spara su di me attorniato dalle due sulla fiancata del Nomade. Poi invito tutti per una visita a bordo che viene apprezzata tantissimo; questa volta la foto viene scattata con la mia camera in modo da conservarne traccia.
Poi i saluti, gli scambi di email address, incluso quello del blog e via. Sto manovrando per lasciare il parcheggio mentre vedo con la coda dell'occhio che Tony sta saltando giù dalla sua auto per scattare ancora qualche immagine con me alla guida!
Mentre proseguo la salita penso di quale origine potessero essere, ma non riesco ad inquadrarli fra Giappone, Corea, Filippine (forse si sono fatti ritoccare i tratti somatici così come usano fare spesso gli orientali che migrano, specialmente gli occhi) .
Intanto
il panorama, inizialmente piuttosto coperto, superata una certa quota
diventa luminoso ed affascinante, per me da urlo! Quindi effettuo
varie soste per fissare immagini, ma quando arrivo dove oltre non
posso proseguire noto l'auto degli orientali frendly dalla targa che
è della California.
Quando sto per raggiungere la postazione dei Rangers per info incrocio Tony che mi risaluta mentre sta prendendo immagini con il telefonino: così si riprende una conversazione serrata che rappresenta il mio nuovo record di durata. La nazionalità è cinese, è immigrato 12 anni fa, mi ragguaglia su vari argomenti, così emerge che la British Columbia, anni addietro da me prescelta per viverci, che fra le varie positività contava anche su prezzi inferiori a quelli di Milano su tutto, ora sarebbe più cara degli U.S.A., che già io trovo cari!
Quando sto per raggiungere la postazione dei Rangers per info incrocio Tony che mi risaluta mentre sta prendendo immagini con il telefonino: così si riprende una conversazione serrata che rappresenta il mio nuovo record di durata. La nazionalità è cinese, è immigrato 12 anni fa, mi ragguaglia su vari argomenti, così emerge che la British Columbia, anni addietro da me prescelta per viverci, che fra le varie positività contava anche su prezzi inferiori a quelli di Milano su tutto, ora sarebbe più cara degli U.S.A., che già io trovo cari!
Le
cose poi sono andate come sono andate, ed è così che dovevano
andare, non c'è niente da fare, bisogna sempre essere pronti a
mettere in discussione le proprie scelte accettando il principio che
nulla è permanente, e chi non riesce a capirlo è solo perché deve
fare ancora esperienza di vita vissuta.
Dopo
l'ampio scambio di opinioni su questioni internazionali, vista l'ora
decido di iniziare la mia escursione subito dopo una breve pausa
pranzo; quindi parto e subito mi trovo un deer fra i piedi, quasi
difficile da scansare: ormai a questa categoria di animali non presto
più tanta attenzione da quanti se ne incontrano dappertutto.
Addirittura ieri verso sera ho incrociato una mamma con un baby fra
le case periferiche di Port Angels, perfettamente a loro agio,
intenti a brucare nel prato di qualcuno; poi, con uno scarto ed una
leggera accelerazione, hanno riconquistato la foresta sita a pochi
passi.
Resto
sempre colpito dall'eleganza dei movimenti degli animali selvatici,
costantemente capaci di tenere sotto controllo e chi si muove attorno
e la relativa distanza di sicurezza, salvo riguadagnarla prontamente
con un guizzo che, anche volendo rincorrerli, lascia sempre spiazzati
e fuori tempo.
Già
al parcheggio, con il sole che si è fatto deciso, il panorama era
fantastico, ma alzandosi ancora un pò di quota, la sensazione è di
essere affacciati a quella finestra della casetta che abitò Tiziano
Terzani per alcuni mesi sull'Himalaya: montagne a 360°, quelle
innevate coprono 180°, sfumature infinite di colori, prati
prevalentemente fioriti di lupini dalle tonalità blu/azzurro,
foresta mista ma con presenza massiccia di Western Red Cedar, macchie
di neve anche a quote relativamente basse, uno spettacolo!
Ad
un certo punto una coppia che è salita in parallelo con me, mi
avvicina per chiedermi se si vede il monte Olympus fra le vette che
abbiamo di fronte: e pensare che loro sono di qui!
Purtroppo
la visibilità, per quanto migliorata, verso la costa non consente di
vedere l'Isola di Vancouver, ma non mi sembra poi così grave.
Anche
dalle vetrate della costruzione utilizzata dai Rangers lo spettacolo
è grandioso, le immagini sono come tanti quadri appesi uno a fianco
all'altro!
Nella
zona dedicata alla vendita vedo in esposizione dei raffinati articoli
eseguiti da Nativi; qui non c'è alcun divieto, così riesco a
prendere qualche immagine.
Poi,
a malincuore, mi avvio senza ancora aver deciso se spostarmi verso un
altro accesso al N.P. non troppo lontano o fermarmi ancora a Port
Angeles alla ricerca di facilities; durante la discesa opto per la
prima soluzione in modo da raggiungere Elwha area e posizionarmi per
una escursione con caratteristiche diverse da quella odierna.
Arrivo
a destinazione proprio alle 18, quando l'ultimo Ranger presente deve
ammainare la bandiera prima di andarsene. Parliamo un po' (anche
questo è stato in Italia per un tour classico), ma capisco che qui
le proposte destano meno interesse in me, così mi limito ad una
gradevole escursione nella foresta per raggiungere una cascata, il
tutto preceduto dall'arrivo di un elicottero che atterra poco
lontano, centrando perfettamente lo spazio fra gli alberi di alto
fusto, e riparte subito dopo.
Queste
foreste pluviali temperate si sono sviluppate sulla costa del
Pacifico potendo avvalersi di un tasso di umidità notevole, per cui
muschi e licheni ricoprono tronchi e rami, mentre il sottobosco è
costituito da una fitta vegetazione, principalmente felci (mi sembra
di aver letto che sono state girate scene di alcuni films-che non
sono quelli che io vedo- legati a delle saghe che piacciono tanto
alle giovani generazioni) .
Come
sempre quando esploro un luogo che stuzzica il mio interesse, mi
dilungo un po'. Per curiosità mi metto a misurare a passi lunghi e
ben distesi la circonferenza del moncone di tronco di un W.R.C.
abbattuto chissà da quanto tempo, visto che il suo interno si è
consumato: sono undici passi, pari a più di 11 metri; poi ne misuro
uno ancora vivo, sono nove passi, pari a più di 9 metri, niente male
per un esemplare che può crescere ancora!
Alla
fine decido di passare la notte qui, dove il silenzio è assoluto
dopo la partenza dell'ultima auto, ed il buio è intenso a ridosso
della foresta: questa sera la musica di sottofondo che mi accompagna
nelle mie attività è africana, si tratta di quella reperita durante
l'inverno, anche lei Nomade oltre oceano.
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