mercoledì 18 luglio 2012

Sulla U.S. 90


Domenica 15, mi sta venendo quasi la nausea nel pensare a tutta la strada da percorrere per raggiungere Badlands, stante il clima difficile; qualche miglioramento dal punto di vista fisico lo sto producendo, ma è dal punto di vista mentale che sto subendo condizionamenti. 


Inoltre viaggiare su strade veloci non è il massimo: qui, dove non c'è alcuna differenza fra i vari giorni della settimana, il traffico è sempre a composizione mista.


Lascio Geneseo e riprendo a marciare ai miei ritmi, sostando qua e la alla ricerca del gasolio e di una possibilità di sosta all'ombra. Già qui le aree sosta sono rarefatte, pretendere l'ombra è impossibile; mentre sono in questa situazione, sento bussare. Mi giro e vedo un tipo interessato a me, che ha già capito prima ancora di parlarmi che vengo dall'Italia; si tratta di un autista di truck residente in Canada, ma che ha lasciato la Romania 20 o 25 anni fa. Parla l'inglese che più io comprendo, quindi la conversazione va che è un piacere, sin tanto che ci salutiamo con una stretta di mano dalla quale traspare sia la cordialità che il piacere reciproco per l'incontro.


Le uniche possibilità di diesel o altro vengono segnalate prima di ogni uscita, quindi sono lento perché sto verificando cosa trovo; stamane ho rifiutato il rifornimento quando ho letto che il prodotto era biodiesel, onde evitare stress al mio motore che non ne ha mai masticato di quella roba lì, ma il driver di truck mi ha spiegato che è quasi così dappertutto, salvo andare nelle stazioni di servizio esclusivamente per camion di due compagnie in particolare. Vedo la segnalazione di uno di quei marchi e raggiungo la postazione con 110° F., per fortuna che c'è una pensilina gigante che ombreggia.


Riparto che è già mezzogiorno e mezzo sognando una camera in un motel dove passare la giornata a rinfrescarmi.
Altra sosta la effettuo nell'area dove c'è il Visitor Center Iowa. Dopo il pranzo mi ci infilo esclusivamente con lo scopo di sentire del fresco; la tipa addetta è sola nel suo bel salone pieno di brochure e mi chiede se può aiutarmi: grazie, ma io sono qui solo per perdere un po' di tempo a rinfrescarmi! Ne esce una discreta conversazione, mi sembra di aver capito che è di origine bulgara, si complimenta un sacco per il mio inglese: ci vuole proprio tanto coraggio ed anche un po' di faccia tosta, o forse queste persone credono veramente che io capisca tutto quello che loro dicono solo perché sorrido spesso alle loro battute come un ebete.


La giornata procede con difficoltà, da domani cambierò strategia anche se, ad un tentativo odierno di coprire un tratto fuori autostrada, mi sono trovato per strade bianche. Queste zone agricole sono così, ed in più non c'è la solita facile offerta di supermarket.
Concludo a Mason City, dopo essermi lasciato alle spalle Waterloo, patria della Deer.
Lungo la strada ho avuto altre manifestazioni di simpatia, dalla mano che si sporge dall'auto a salutare sino alla richiesta di informazioni quando sono fermo da qualche parte.
Il panorama, sempre agricolo, smorto nei colori a causa della calura (prati bruciati, cielo indefinito), si ravviva ogni volta che il terreno raggiunge qualche quota, seppur modesta.
I nomi dei luoghi sono tutto un richiamo alle popolazioni native e a quei mormoni che, a partire dai primi del 1800, con grande coraggio hanno raggiunto queste terre sconosciute in assoluto, dove, con tanta sofferenza e tanti morti, hanno formato i loro insediamenti.


Lunedì 16, partenza alle 6 del mattino con temperatura a 26° C ed aria esterna moderatamente fresca. Pratico una sosta per rifornire e continuo a viaggiare, anche se con il sole l'aria è già calda.


Mi decido per una sosta prima di addormentarmi appena colgo la segnalazione di un'area, vicinissima ad un Forte che più minuscolo non si sarebbe potuto, molto simile a quello visto nel film “ballando con i lupi”.


Quando mi rimetto al volante capisco che non potrò andare oltre Sioux Falls – South Dakota – perché è veramente pesante condurre in queste condizioni, tant'è che preferisco fermarmi nell'area con il Visitor Center di benvenuto piuttosto che sforzarmi di coprire gli ultimi chilometri per raggiungere Sioux.



La fortuna mi ha assistito riservandomi uno spazio all'ombra; l'aria è veramente infuocata, però la sopporto abbastanza bene perché il tasso di umidità non è così alto come nei precedenti Stati, in più c'è movimento di vento.


L'addetto del V.C. mi cattura subito, appena entrato, e così ci parliamo un po': oltre alla gentilezza che fa parte del suo lavoro, oltre alle delucidazioni ed alle mappe, quando siamo ai saluti si informa se viaggio da solo o con qualcuno, per donarmi un piccolo gadget raffigurante i 4 Presidenti scolpiti nella roccia di Mt. Rushmore.

Anziché risalire a bordo, decido di esaminare il materiale sedendomi all'ombra di un albero: e cosa sarebbe senza l'ombra, perché il venticello ti soffia addosso a raffiche, creando l'effetto lancia fiamme.
Ogni tanto qualcuno che ha osservato Il Nomade mi avvicina per scambiare due parole e stringermi la mano, augurandomi un buon periodo in America. Anche una coppia che era sdraiata non lontano da me, prima di risalire sulla loro H.D. mi avvicina. E' la lei la più intraprendente, sicchè vengo a sapere che è di origine italiana, anche se non sa bene spiegarmi il luogo di provenienza né conosce mezza parola della madre lingua. A questo punto interviene lui e mi accenna a Vicenza, pertanto replico spiegando dove si trova e spiegando che si tratta della città del Palladio, ma credo che per costoro questo particolare, sino a che non andranno a Monticello in Virginia a visitare la casa di T. Jefferson, resterà del tutto oscuro.



Dopo un buon lavoro di studio, penso di poter pianificare, tenendo conto che con questo clima, se vorrò effettuare delle escursioni a piedi, o le eseguirò nelle Black Hill, al coperto nella foresta, oppure all'alba nelle Badlands, entrambi territori dei quali più ne apprendo e più mi attirano.
Sono quasi le 18 quando lascio l'area V.C.; percorsi pochi km., scelta l'uscita giusta, entro in Sioux Falls, sicuro di trovare un piazzalone con supermarket dove effettuare acquisti, invece niente. Allora dirigo per visitare subito le cascate, interessanti per il fatto che l'acqua viaggia in un contesto roccioso di quarzite rosa, tutta sagomata a cubetti, come la roccia dell'Irlanda del Nord, che però è di colore grigio scuro.




Qui tutto evoca le popolazioni che per tanto tempo hanno avuto a disposizione questo territorio; un velo di tristezza mi perseguita da stamane proprio all'idea di questi popoli che sono stati messi da parte sino a farli scomparire, oscurando la loro cultura, ingannandoli a tutti i livelli con la sottoscrizione di trattati che per i bianchi non valevano già dal giorno dopo.




Ma così va la vita, non c'è niente da fare. Chi è più forte impone la sua legge, così è stato nei secoli dei secoli, e nulla fa presagire che la regoletta sia in discussione per il futuro.
Cavallo Pazzo, una delle figure eroiche che hanno contribuito a creare il mito di queste popolazioni Lakota (sotto questo nome si raggruppano varie Tribe che includono i Dakota, i Siouz ed i Cheyenne, ma anche altri), mai si prestò a sottoscrivere gli inganni, mentre lui stesso fu ingannato ed ucciso a tradimento; alla richiesta dei bianchi su quali ritenesse fossero le sue terre, senza fronzoli rispose; “My lands are where my dead lie buried”.




Dopo la visita mi metto a pattugliare sulle direttrici che penso possano disporre di ciò che cerco, ma ci metto un bel po' a trovarlo. Ad un certo punto noto una costruzione che potrebbe rispondere ai requisiti, il piazzalone c'è, ed anche molte auto parcheggiate: come l'avvicino mi rendo conto di aver sbagliato, però vedo un tipo e mi fermo a chiedere. Tempo di sentire la risposta ed arriva un addetto alla sicurezza, ma già avvicinandosi capisce che non sono lì per un attentato. Mi chiede se sono russo, forse perché ha letto la traduzione stampata sulla fiancata in questa lingua, così vengo a sapere che il russo è lui, ucraino per la precisione.


Dopo essermi fermato in altri due piazzaloni non idonei, finalmente ottengo la dritta giusta: si tratta di procedere sulla stessa strada ancora un po', e chi mi compare davanti agli occhi? Un bel Walmart, così decido anche di acquistare la mappa stradale 2013 solo perché in questa edizione speciale per Walmart sono riportate le sue localizzazioni su tutto il territorio, informazione che ritengo preziosa.
A sorpresa trovo anche un debolissimo collegamento wi fi, ma non mi fido ad aggiornare il blog perché l'esperienza mi ha insegnato che, in queste condizioni, può essere una gran perdita di tempo e basta; mi limito a cercare qualche indirizzo da avvicinare domattina per effettuare nuovamente l'allineamento (convergenza) delle ruote anteriori dopo 4.500 km. dalla precedente.


Martedì 16, inizio recandomi all'indirizzo prescelto per sottoporre il Nomade ad un nuovo allineamento delle ruote anteriori. Il capannone, a differenza di quello di Springfield, è rinfrescato, ma gli operatori lavorano senza mezzi di protezione come là! Il tipo con il quale parlo mi fa una buona impressione perché si butta subito sotto il veicolo senza incertezze e ne riaffiora con una mano sporca di grasso proveniente da una cuffia del semiasse sx, però mi dice che sino a venerdì è oberato di lavoro: per me è essenziale procedere e, fidandomi della prima impressione, sono disposto a perdere un paio di giorni nell'attesa.


Forse questo mio atteggiamento agisce da leva sull'operatore in quanto mi dice di attendere meno di un'ora per l'intervento. Quando è il momento chiedo di assistere, anche perché fra i termini tecnici che non conosco e la pronuncia in uso in quest'area ho delle serie difficoltà a capire. Così vedo bene la cuffia che ha lasciato uscire il grasso: chiedo se è pericoloso e mi risponde che sino a quando il grasso non si esaurisce posso viaggiare. Si, ma dopo? Allora capisce che ho bisogno di trovare sicurezze più che continuare ad incassare problemi. Cerca e trova una cuffia che spera di poter adattare, quindi smonta il semiasse e procede con successo; poi esegue l'allineamento e mi chiede di accompagnarlo in un giro di prova. Emerge che è meglio invertire la posizione delle due ruote, quindi procede anhe a questo e poi altro giro di collaudo ulteriore, insomma, un lavoro accurato pagato $ 127, più o meno lo stesso prezzo di Springfield, ma in rapporto al lavoro eseguito lo ritengo più conveniente e più accettabile.
Nell'attesa mi sono sporcato le mani anch'io riorganizzando quel ferma marmitta già sistemato in qualche modo un mese fa; dopo mi avvicina un cliente in attesa, età già avanzata ma portata molto bene, niente sovrappeso, elegantemente vestito, con il suo bel cappello a falda larga in testa, e parliamo un po'. Solo alla fine costui capisce che la mia casa non è in Africa ma in Italia, però è stata una buona conversazione con una persona a modo rispondente in pieno alle caratteristiche di riservatezza dei locali ben educati.


Mi metto in movimento che è quasi mezzogiorno, vado deciso a West per Mitchell, ma non ce la faccio a condurre per cui dopo 45' desisto sostando in un'area autostradale per un paio d'ore.



Alla ripresa non è che la situazione sia migliore, ma almeno spero di evitare i colpi di sonno con soste ravvicinate. Mitchell non avrebbe nulla da offrire, ma proprio per la tecnica adottata mi viene buona per visitare una classica americanata: un palazzo che da oltre cento anni, ogni anno cambia il decoro esterno, completamente realizzato con pannocchie e suoi derivati.



Ovviamente l'area produce questo articolo a livelli da record, così come è da record l'afflusso di gente che arriva, vede, entra ed acquista sicuramente qualcosa della varia mercanzia esposta, oltre a consumare un pasto o limitarsi a bere qualcosa.



Io mi limito ad osservare e a documentare, poi me ne vado per Chamberlain non dopo aver documentato anche la situazione climatica a bordo.




Questa autostrada è proprio noiosa, perciò da Chamberlain proseguirò su strade alternative che offrono migliori viste panoramiche.



Inoltre mi riprometto di visitare Akta Lakota, un centro culturale segnalato da L.P. come particolarmente interessante.
So che a quest'ora è chiuso, ma desidero trovarlo, solo che Garmin mi tira uno scherzo: pur avendogli fornito l'indirizzo esatto, N Main Street etc, lui mi porta in campagna e non capisco sino a che mi rendo conto che recepisce la mia richiesta, ma la sua memoria è disposta solo a segnalarmi S Main Street.



Allora ci arrivo con il sistema antico e mi trovo in un bel luogo presso la St. Joseph's Indian School, sulle rive del Missouri, un vero signor fiume sia per portata d'acqua che per le dimensioni che raggiunge il suo alveo in questa località, sembra quasi un lago.



Sono tentato di fermarmi per la notte, ma visto che non c'è wi fi decido altrimenti. Così pattuglio il fiume su entrambe le rive fino a sostare in un bel posto: Cedar Shores. Nemmeno qui c'è wi fi, ma ormai sono stanco e se ne riparla domani. Climaticamente la giornata è stata più cattiva di quella di ieri, ed ora che il cielo è buio vedo lampeggiare. Non mi dispiacerebbe un bel temporale, anche se qui, come in tutto il corridoio centrale degli U.S.A., sono frequenti gli uragani.




A proposito di Louisiana Purchase, ne so un po' di più; con quel termine gli U.S.A. non hanno acquistato solo la Louisiana dalla Francia, ma anche un terzo dell'attuale loro territorio. I Francesi avevano per le mani una grande opportunità rappresentata da quei territori e da quelli canadesi: i primi se li sono venduti, i secondi li hanno persi in battaglia con gli Inglesi, proprio un'opportunità, come si dice, gettata al vento.

  

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